29 marzo 1375, Bertrand du Mazel - o un suo fiduciario - piomba a Racalmuto (RACHALMUTU
nelle carte pontificie) conta 136 case coperte di paglia, tassa ed esige l'obolo; dopo di che fu rimosso l'interdetto inflitto ai nostri antenati per essersi macchiati della colpa del Vespro-
Formalmente era stato Federico IV , quale mediatore fra popolazione e autorità ecclesiale,a fissare la misura della sovvenzione. Nell'atto del maggio del 1374 veniva infatti specificato che si trattava di "moderatio regia" .
Il sussidio fu ripartito in ciascuno abitato per case, in rapporto alle condizioni economiche: 1 tarì per le famiglie più povere, 2 per le "mediocri", 3 per le agiate.
Si computarono metà delle famiglie di ciascuno abitato nelle inferiori, 1/4 nella mediana e un 1/4 nelle benestanti.
Era stato il conte Manfredi Chiaramonte a sollecitare, tra altre località,anche Racalmuto nel febbraio del 1375 il pagamento del sussidio al Papa, di recente reduce da Avignone, per la salute dell'anima e del corpo "et maxime per la consideracioni
della malsasia epithimia" che si era abbattuta feroce in tutta la Sicilia. Racalmuto che doveva essere un casale piuttosto consistente ora non si sa più come definirlo: indicato in un primo tempo come "casale" ora l'amanuense cancella quella definizione e lascia impreciso l'abitato. 136 case, metà- sia pure a calcolo - case squallide coperte di paglia, metà un po' più dignitose, meno di una quarantina quelle che potevano considerarsi dignitose. . La popolazione era stata decimata dalla peste; ora sopravvivono meno di 500 anime. Odiosissima sarà stata la tassazione, che in effetti di questo si trattava, una tassazione destinata alle occorrenze di un papa lontano e vagamente percepito come capo della Chiesa. La tassazione andava a colpire per una colpa che semmai c'era stata era stata perpetrata quasi un secolo prima. Non vi era logica. Io credo che iniziò a serpeggiare in Racalmuto quell'anticlericalismo che perdura tutt'ora, radicatissimo negli uomini anche per questioni di comprensibili gelosie verso le proprie donne pronte a correre nei confessionali dei maschi in abito talare e mi accorgo molto sentita anche nelle donne soprattutto in quelle molto vicine nelle pratiche religiose. Una spiegazione maliziosa c'è l'ho ma non la esterno qui, proteso a far storia religiosa e civile e non pettegolezzo da Chianu Castieddru.
Formalmente era stato Federico IV , quale mediatore fra popolazione e autorità ecclesiale,a fissare la misura della sovvenzione. Nell'atto del maggio del 1374 veniva infatti specificato che si trattava di "moderatio regia" .
Il sussidio fu ripartito in ciascuno abitato per case, in rapporto alle condizioni economiche: 1 tarì per le famiglie più povere, 2 per le "mediocri", 3 per le agiate.
Si computarono metà delle famiglie di ciascuno abitato nelle inferiori, 1/4 nella mediana e un 1/4 nelle benestanti.
Era stato il conte Manfredi Chiaramonte a sollecitare, tra altre località,anche Racalmuto nel febbraio del 1375 il pagamento del sussidio al Papa, di recente reduce da Avignone, per la salute dell'anima e del corpo "et maxime per la consideracioni
della malsasia epithimia" che si era abbattuta feroce in tutta la Sicilia. Racalmuto che doveva essere un casale piuttosto consistente ora non si sa più come definirlo: indicato in un primo tempo come "casale" ora l'amanuense cancella quella definizione e lascia impreciso l'abitato. 136 case, metà- sia pure a calcolo - case squallide coperte di paglia, metà un po' più dignitose, meno di una quarantina quelle che potevano considerarsi dignitose. . La popolazione era stata decimata dalla peste; ora sopravvivono meno di 500 anime. Odiosissima sarà stata la tassazione, che in effetti di questo si trattava, una tassazione destinata alle occorrenze di un papa lontano e vagamente percepito come capo della Chiesa. La tassazione andava a colpire per una colpa che semmai c'era stata era stata perpetrata quasi un secolo prima. Non vi era logica. Io credo che iniziò a serpeggiare in Racalmuto quell'anticlericalismo che perdura tutt'ora, radicatissimo negli uomini anche per questioni di comprensibili gelosie verso le proprie donne pronte a correre nei confessionali dei maschi in abito talare e mi accorgo molto sentita anche nelle donne soprattutto in quelle molto vicine nelle pratiche religiose. Una spiegazione maliziosa c'è l'ho ma non la esterno qui, proteso a far storia religiosa e civile e non pettegolezzo da Chianu Castieddru.
Nessun commento:
Posta un commento