giovedì 12 dicembre 2013

Il professore Peri ha confuso. Regalbuto e non Racalmuto subì le vessazioni nel 1347 dell'arcivescovo di Messina

Zigzagando in internet trovo queste notizie. Un brutta scoppola per me. Il professore Illuminato Peri ha confuso Regalbuto per Racalmuto. Vittime delle angherie dell'arcivescovo Raimondo di Messina nel 1347 furono gli abitanti dei Regalbuto e non i nostri rustici.


II privilegio fu confermato dal sovrano normanno Ruggero II di Sicilia, nel maggio 1143 e nel giugno 1144; dall'imperatrice Costanza nel 1198 e dall'imperatore Federico II il 15 marzo del 1212. L'ultima conferma e' stata quella del 14 settembre 1347 fatta dal re Ludovico e cosi riportata dallo storico Rocco Pirro: "Eidem Archiep. Rex Donationem factam Casalis Butah, nunc Rayhalbuti, a Comite Rogerio, confirmavit, riservatis ornnibus regiis juribus" (Al medesimo Arcivescovo, riservati tutti i diritti regi, il Re confermo' la donazione del Casale di Butah, ora Regalbuto, fatta dal Conte Ruggero).
In base al trascritto diploma l'arcivescovo di Messina si ritenne per tanti secoli il Signore di Regalbuto, documento che gli permetteva di imporre tributi, di eleggere i magistrati, di eserci tare il mero e misto imperio, di riscuotere gli emolumenti delle dogane e di esercitare il diritto di compascolo sulle terre comunali, non soggette a decima, come primi cittadini.


CARATTERE DELLA CONCESSIONE DEL CONTE RUGGERO
Ruggero, in qualita di sovrano, diede a Roberto, arcivescovo di Messina, la "potesta' e la giurisdizione sul casale di Butah con tutto il suo territorio ed appartenenze secondo le antiche divisioni dei Saraceni"; aggiungendo inoltre che "s'egli avverra' mai che detto casale sia abitato da Cristiani e che si fabbricano Chiese dentro al Castello o nei luoghi d'intorno pertinenti a lui, voglio che quelle siano sottoposte al solo Vescovo di Messina e che da Lui elle sieno provvedute d'olio santo e d'altri sacramenti ecclesiastici". Quindi il sovrano nel concedere la signoria a Roberto donava da una parte la facolta feudale di imporre tributi agli abitanti del casale, e dall'altra la possibilita di riscuotere dalla popolazione le decime dovute alla Chiesa in cambio dell'amministrazione dei sacramenti e degli altri servizi spirituali. Non si puo' nascondere quindi il carattere feudale e nello stesso tempo sacramentale della donazione. Le decime e le mezze decime si presentavano con un carattere personale e non dominicale in quanto non vi era un dominio da parte dell'arcivescovo di Messina sulle terre possedute dagli abitanti ma un diritto giurisdizionale. Erano un tributo feudale che ricadeva sulla persona e non sul fondo.
Lo conferma anche il dispaccio datato 1347 del re Ludovico che impose all'arcivescovo Raimondo De Pizcolis di non imporre nuovi tributi oltre la sola decima che erano soliti pagare i Regalbutesi.

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