Lillo Taverna Lasciamo
stare il professore Nalbone che ebbe ad intrufolarsi in una mia iniziativa con
tanto di regolare concessione del sindaco Petrotto che qui ringrazio. Quello di
andare a sfasciare il lavoro altrui non è cosa nuova. Ma de mortuis nihil nisi
bonum. Quanto alla "galera" non so come tu l'hai intesa, ma io nel
mio senso la ribadisco e la rimarco e il lavoro non c'entra per nulla. Diversamente
mi metto a raccontare la storia delle cognate zie e simili dal culo grosso che
andarono per sistemare le carte secondo le direttive del professore di Palermo.
Già valide universitarie avevano fatto un buon lavoro. Le
"raccomandate" dai capelli appena fatti dal noto parrucchiere di
Racalmuto, misero a sedere e darsi ai lavori di uncinetto. Alle contestazioni
delle universitarie: candidamente loro dissero che stavano li per avere quei
soldi e non potevano né volevano andare a respirare la polvere delle scartoffie.
Dissero che erano allergiche. Le universitarie si adeguarono subito.
Continuarono tutte a venire pagate sino ad esaurimento dei fondi. Le carte
finirono nei noti sacchi neri di monnezza e così poi trasportati a lu cannuni
in saloni senza finestre, Andai con mio nipote a consultare qualcosa; siamo
dovuti scappare per il gelo: era una giornata di tramontana. Nelle me sortite
in materia economica, addito il caso come classico lavoro a produttività
negativa. Ma credo che qualcosa sia finita in quei celeberrimi 20 faldoni che
gli avvocati interessati mi dicono che non hanno avuto voglia di guardare e che
sono ignoti. Ma qualcuno sa. E qualche sezione della Corte dei Conti credo che
vi stia rovistando.
Nessun commento:
Posta un commento