Lillo Taverna
Sempre minchiata resta. Contrapporrei un articolo sulle speranze dell'iniziata
industrializzazione della Sicilia apparso addirittura su un giornale economico.
Ma Sciascia si sa: contradisse e si contraddisse. Mi riferisco all'ubbriacatura
ermeneutica dell'Ambroise, che osa magari esordire nella sua intervista a
Sciascia: tra i vari approcci ai tuoi libri ... il più convincente mi pare la
tua volontà di fare della morte un'esperienza narrabile". Sia chiaro:
Sciascia non accetta una minchiata del genere, una domanda a minchia cioè e
infatti risponde, sornionamente: Tutte le interpretazioni delle cose da me
scritte ... mi si insinuano suggestivanmente e finiscono col convincermi. In
ciò - debbo ammetterlo - c'è anche della pigrizia - o qualcosa di simile. Sto
parlando dei libri ... che una volta pubblicati, non mi interessano più".
La "inutile questione" che avrei sollevato con il
dottore Butera, mi ha costretto a leggere e rileggere come legge lo spagnolo
Montalban Sciascia. Mi pare un altro Sciascia rispetto a tutti i cultori,
specie nocini, che mi hanno stordito in tanti anni.
Ora ecco, lo Sciascia che vive la distanza tra realtà e
ragione, E così, incidentalmente, resto colpito da affermazioni come le
seguenti:: " il suo [di Sciascia] atteggiamento morale e la sua
architettura letteraria si identificavano, nell'insieme formale, con un
accanito smascheramento di fondo della condotta individuale e sociale, partendo
dall'inquietudine, addirittura dall'angoscia, procurata dalla scoperta che
definitivamente le apparenze ingannano e che percepiamo le ombre di una realtà
guidata da centri di emissione non controllati da noi ma da qualcosa che
potremmo chiamare potere, il quale ci implica, ci adopera e ci integra in un
gioco dalle carte truccate."
Non posso qui dilungarmi oltre. Mi pare che viene fuori dalla
lezione montalbaniana un "altro" Sciascia, quello "suo" non
"mio" né di nessun altro, men che meno quello "nocino". E
mi piacerebbe che codesta per ora inutile Fondazione racalmutese si
trasformasse in una sorta di scuola alternativa, ove Sciascia venga studiato da
quest'altra angolazione, come dire non iperrealista all'Agnello, non "nocina",
non "familistica". Ma in totale contrapposizione. CONTRA OMNIA. In
una scuola cioè che elargendo magari qualche decimale di punticino ai tanti
precari e precarie in cerca di una sistemazione permanente nell'insegnamento
statale, porti avanti approcci diversi contrapposti della storia più o meno
locale, a cominciare magari dal buon Ettore Messana malgrado MALGRADOTUTTO.
Banalità? inutili cretinerie? Forse che sì; ma voglio credere preminente il
"forse che no".
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