Dadaismo
Da
Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai a: navigazione, ricerca
Questa voce o sezione sull'argomento arte è priva o
carente di note e riferimenti bibliografici puntuali.
Sebbene vi
siano una bibliografia e/o dei collegamenti esterni, manca la contestualizzazione
delle fonti con note a piè di pagina o altri riferimenti precisi che
indichino puntualmente la provenienza delle informazioni. Puoi migliorare
questa voce citando le fonti più precisamente.
Segui i suggerimenti del progetto di riferimento.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
R. Mutt
(Marcel Duchamp), Fontana, 1917
Il Dadaismo
o Dada è una tendenza culturale nata a Zurigo, nella Svizzera neutrale della Prima guerra mondiale, e sviluppatosi tra il 1916 e il 1920. Il movimento ha
interessato soprattutto le arti visive, la letteratura
(poesia, manifesti artistici), il teatro e la grafica, che
concentrava la sua politica anti bellica attraverso un rifiuto degli standard
artistici attraverso opere culturali che erano contro l'arte stessa. Il
dadaismo ha inoltre messo in dubbio e stravolto le convenzioni dell'epoca:
dall'estetica
cinematografica o artistica, fino alle ideologie politiche; ha inoltre proposto
il rifiuto della ragione
e della logica,
ha enfatizzato la stravaganza, la derisione e l'umorismo. Gli
artisti dada erano volutamente irrispettosi, stravaganti, provavano disgusto
nei confronti delle usanze del passato; ricercavano la libertà di creatività
per la quale utilizzavano tutti i materiali e le forme disponibili.
Quadro generale[modifica | modifica wikitesto]
Le attività
dada includevano manifestazioni pubbliche, dimostrazioni, pubblicazioni di
periodici d'arte e letteratura. Le tematiche trattate spaziavano dall'arte alla
politica. Dada nacque come protesta contro il barbarismo della Prima guerra mondiale, in seguito il
movimento divenne più improntato su una sorta di nichilismo
artistico, che escludeva e condannava la rigidità e il manierismo in vari campi
dell'arte come la letteratura, la pittura, la scultura. Tutto ciò era applicato anche e soprattutto alle
convenzioni della società in cui gli artisti vivevano. Il dadaismo ha
influenzato stili artistici e movimenti nati successivamente, come il surrealismo
e il gruppo neo
dada Fluxus.
Dada è stato un movimento internazionale, ed è relativamente difficile
classificare gli artisti in base al loro paese di provenienza, in quanto si
spostavano costantemente.
Cos'è Dada?[modifica
| modifica wikitesto]
Secondo i
dadaisti stessi, il dadaismo non era arte, era anti-arte. Tentava, infatti, di combattere l'arte con
l'arte. Per ogni cosa che l'arte sosteneva, Dada rappresentava l'opposto. Se
l'arte prestava attenzione all'estetica, Dada ignorava l'estetica; se l'arte doveva
lanciare un messaggio implicito attraverso le opere, Dada tentava di non avere
alcun messaggio, infatti l'interpretazione di Dada dipende interamente dal
singolo individuo; se l'arte voleva richiamare sentimenti positivi, Dada
offendeva. Attraverso questo rifiuto della cultura e dell'estetica tradizionali
i dadaisti speravano di distruggere loro stessi, ma, ironicamente, Dada è
diventato un movimento che ha influenzato l'arte moderna. Tristan
Tzara afferma:
« Dio e il mio spazzolino
sono Dada, e anche i new yorkesi possono essere Dada, se non lo sono
già. »
|
Un critico
dell'American Art News ha asserito al riguardo
che:
« la filosofia
Dada è la cosa più malata, più paralizzante e più distruttiva che sia stata
pensata dal cervello umano. »
|
Gli stessi
dadaisti hanno descritto Dada come:
« un fenomeno che
scoppia nella metà della crisi morale ed economica del dopoguerra, un
salvatore, un mostro che avrebbe sparso spazzatura sul suo cammino. Un
sistematico lavoro di distruzione e demoralizzazione... che alla fine non è
diventato che un atto sacrilego. »
|
La ragione e
la logica avevano lasciato alla gente gli orrori della guerra, e l'unica via di
salvezza era il rifiuto della logica per abbracciare l'anarchia e
l'irrazionale. Comunque, tutto ciò può essere inteso come lato logico
dell'anarchia e il rifiuto dei valori e dell'ordine. La distruzione sistematica
dei valori, non è quindi irrazionale, se si pensa che debba essere messa in
atto[1].
Perché Dada?[modifica
| modifica wikitesto]
« Dada non
significa nulla. È solo un suono prodotto della bocca. »
|
L'origine
della parola Dada non è chiara; esistono varie interpretazioni e vari
fatti collegati con la scelta del nome. Tristan Tzara definì il termine come un
nonsense.
Hans Richter ne sostiene la derivazione dall'uso frequente della parola da
(sì in russo). Dominique Noguez, docente
di Estetica della letteratura e del cinema alla Sorbona ipotizzò che l'origine
del termine fosse in rapporto con Lenin (incluso insieme a Tzara e James Joyce
in Travesties di Tom
Stoppard) in quanto probabile frequentatore del cabaret Voltaire[2]. In ogni caso, volendolo tradurre
letteralmente, in russo significa due volte sì; in tedesco due volte là;
in italiano e francese costituisce una delle prime parole che i bambini
pronunciano, e con la quale essi indicano tutto: dal giocattolo alle persone.
Secondo una
testimonianza di Richard Huelsenbeck, uno tra i primi fondatori del movimento,
la parola "Dada" significa in francese "cavallo a dondolo",
e tale parola fu scoperta in modo del tutto casuale e fortuito da lui e
dall'amico Hugo Ball, mentre erano intenti a scovare tra le pagine di un
vocabolario tedesco-francese un nome appropriato per la cantante del loro
cabaret, Madame Le Roy. Facendo fede a questa testimonianza, la scoperta del
nome si collocherebbe sulla scia di quella casualità, illogicità che sono
tratti peculiari dell'intero movimento dadaista. Siamo nella Zurigo del 1916. A
partire proprio dal teatro e dalle manifestazioni visive, la cultura
ufficiale viene scardinata da un movimento nuovo e rivoluzionario che porta
all'estremo quello futurista. La derisione per ogni estetica e tecnica
tradizionale è messa in scena con grande presa sul pubblico. Anche il mondo
della letteratura e dell'arte non possono che esserne travolti.
Bisognerà
aspettare il 1918 per ottenere il "Manifesto Dada" ad opera di
Tristan Tzara:
« Per lanciare un
manifesto bisogna volere: A, B, C, scagliare invettive contro 1, 2, 3,
eccitarsi e aguzzare le ali per conquistare e diffonder grandi e piccole
a,b,c firmare, gridare, bestemmiare, imprimere alla propria prosa l'accento
dell'ovvietà assoluta, irrifiutabile, dimostrare il proprio non plus ultra e
sostenere che la novità somiglia alla vita tanto quanto l'ultima apparizione
di una cocotte dimostri l'essenza di Dio. Scrivo un manifesto e non voglio
niente, eppure certe cose le dico, e sono per principio contro i manifesti,
come del resto sono contro i principi (misurini per il valore morale di
qualunque frase). Scrivo questo manifesto per provare che si possono fare
contemporaneamente azioni contraddittorie, in un unico refrigerante respiro;
sono contro l'azione, per la contraddizione continua e anche per
l'affermazione, non sono né favorevole né contrario e non do spiegazioni
perché detesto il buon senso. Dada non significa nulla. »
|
Va notato che,
secondo l'ideale Dada, il movimento non si sarebbe dovuto chiamare affatto
Dadaismo: il nome Dada venne creato proprio in opposizione a tutti gli -ismi
letterari ed artistici. In fondo il dadaismo era una provocazione, che ha
saputo dimostrare quanto la gente reagisca con strane emozioni ad un'arte, cioè
a una provocazione, diversa dal solito.
Quadro socio-culturale[modifica | modifica wikitesto]
Hugo Ball al
Cabaret Voltaire
L'esperienza
della guerra, la disgregazione delle istituzioni di tradizione ottocentesca e
le grandi trasformazioni sociali e politiche producono nel ventennio tra le due
guerre mondiali un forte distacco dal passato non solo in campo storico e
sociale ma anche in quello culturale e artistico. Cercando di spiegare le
ragioni della nascita di Dada Tristan
Tzara, in un'intervista alla radio francese, concessa nel 1950, dichiarava:
« Per
comprendere come è nato Dada è necessario immaginarsi, da una parte, lo stato
d'animo di un gruppo di giovani in quella prigione che era la Svizzera
all'epoca della prima guerra mondiale e, dall'altra, il
livello intellettuale dell'arte e della letteratura a quel tempo. Certo la
guerra doveva aver fine e dopo noi ne avremmo viste delle altre. Tutto ciò è
caduto in quel semioblio che l'abitudine chiama storia. Ma verso il 1916-1917, la guerra
sembrava che non dovesse più finire. In più, da lontano, sia per me che per i
miei amici, essa prendeva delle proporzioni falsate da una prospettiva troppo
larga. Di qui il disgusto e la rivolta. Noi eravamo risolutamente contro la
guerra, senza perciò cadere nelle facili pieghe del pacifismo utopistico. Noi
sapevamo che non si poteva sopprimere la guerra se non estirpandone le radici.
L'impazienza di vivere era grande, il disgusto si applicava a tutte le forme
della civilizzazione cosiddetta moderna, alle sue stesse basi, alla logica,
al linguaggio, e la rivolta assumeva dei modi in cui il grottesco e l'assurdo
superavano di gran lunga i valori estetici. Non bisogna dimenticare che in
letteratura un invadente sentimentalismo mascherava l'umano e che il cattivo
gusto con pretese di elevatezza si accampava in tutti i settori dell'arte,
caratterizzando la forza della borghesia in tutto ciò che essa aveva di più
odioso… »
|
(Tristan Tzara)
|
La Street
Art e la Sticker Art, praticate da
artisti del calibro di Banksy e Adam Neate, riprendono in qualche modo i temi cari ai
dadaisti, e li rilanciano con materiali, forme e grafiche consentite
dall'evoluzione della tecnologia.
Storia[modifica | modifica wikitesto]
Il Dadaismo
o Dada è un movimento culturale nato nel 1916 a Zurigo, nella Svizzera
neutrale della Prima guerra mondiale, e sviluppatosi tra il 1916 e il 1920. Il movimento ha
interessato soprattutto le arti visive, la letteratura
(poesia,
manifesti artistici), il teatro e la grafica, e ha concentrato la sua politica antibellica
mediante un rifiuto degli standard artistici attraverso opere culturali che
erano contro l'arte stessa.
Il dadaismo
ha inoltre messo in dubbio e stravolto le convenzioni dell'epoca: dall'estetica
cinematografica o artistica fino alle ideologie politiche; ha inoltre proposto
il rifiuto della ragione
e della logica,
ha enfatizzato la stravaganza, la derisione e l'umorismo. Gli artisti dada
erano volutamente irrispettosi, stravaganti, provavano disgusto nei confronti
delle usanze del passato; ricercavano la libertà di creatività per la quale
utilizzavano tutti i materiali e le forme disponibili.
La
situazione storica in cui il movimento ha origine è la fine della Prima Guerra
Mondiale, quando la situazione politica era pessima e i conflitti sociali
esasperati; l’inclinazione sovversiva di Dada trova il terreno giusto con un
gruppo di intellettuali europei che si rifugia in Svizzera per sfuggire alla
guerra. Questo gruppo è formato da Hans Arp, Tristan
Tzara, Marcel Janco, Richard Huelsenbeck e Hans
Richter.
Il loro
esordio ufficiale è fissato al 5 febbraio 1916, giorno in cui
viene inaugurato il Cabaret Voltaire fondato dal regista teatrale Hugo Ball.
Alcuni di loro sono tedeschi, come il pittore e scultore Hans Arp, altri
rumeni, come il poeta e scrittore Tristan Tzara o l’architetto Marcel Janco.
Dada è infatti ormai pensata e diretta interamente da Tzara. Egli non è solo il
direttore ufficiale ma anche l’ideatore e unico organizzatore; è sempre lui a
sponsorizzare la seconda fase, quella di Galerie Dada (17 marzo 1917), nella quale il
movimento gira verso uno standard un po’ più conforme a quello del resto
dell’avanguardia creando una “Nuova arte
astratta“, con esposizioni di opere di artisti cubisti ecc. Tzara si
schiera anche contro il cubismo e il futurismo, che considera alla stregua di “accademie”. Marcel
Duchamp (1887-1968), molto colpito dalla diffusione di prodotti
industriali, già nel 1913
crea la prima opera dada con un oggetto “la ruota della bicicletta”.
Le serate al
Cabaret Voltaire non sono molto diverse dalle serate organizzate dai futuristi:
in entrambe vi è l’intento di stupire con manifestazioni inusuali e
provocatorie, così da proporre un’arte nuova e originale. Hausmann, Grosz,
Heratfield, formano il club dada berlinese, di protesta politica contro la
società borghese e nazionalità di quegli anni, e realizzano manifesti e
volantini con la tecnica del fotomontaggio cercando nuove forme per esprimere
nuovi contenuti. “Il dadaista è la persona totalmente attiva che vive solo
d’azione”. I due movimenti, Futurismo e Dadaismo, hanno diversi punti comuni,
come l’intento dissacratorio e la ricerca di meccanismi nuovi del fare arte.
Hanno anche
qualche punto di notevole differenza: soprattutto il diverso atteggiamento nei
confronti della guerra. I futuristi, nella loro posizione interventista, sono
tutto sommato favorevoli alla guerra, mentre ne sono del tutto contrari i dadaisti. Questa
diversa impostazione conduce a una facile, anche se non proprio esatta,
valutazione per cui il futurismo è un movimento di destra, mentre il dadaismo è
di sinistra. Altri punti in comune tra i due movimenti sono l’uso dei manifesti quale momento di dichiarazione di
intenti.
Vediamo i
contenuti principali del dadaismo. Innanzitutto la parola Dada, che identificò
il movimento, non significava assolutamente nulla. Già in ciò vi è una prima
caratteristica del movimento: quella di rifiutare ogni atteggiamento razionalistico.
Il rifiuto della razionalità è ovviamente provocatorio e viene usato come una
clava per abbattere le convenzioni borghesi intorno all’arte. Pur di rinnegare
la razionalità, i dadaisti non rifiutano alcun atteggiamento dissacratorio.
Tutti i mezzi sono idonei per giungere al loro fine ultimo: distruggere l’arte.
Distruzione assolutamente necessaria per poter ripartire con una nuova arte,
non più sul piedistallo dei valori borghesi, ma coincidente con la vita stessa
e non separata da essa.
Il
movimento, dopo il suo esordio a Zurigo, si diffonde ben presto nel 1916 in
Europa, soprattutto in Germania e quindi a Parigi. Il dadaismo fu la più
radicale delle avanguardie storiche: si schierò contro la guerra e la cultura
occidentale, e si schierò contro le avanguardie artistiche che l’avevano
preceduto.
Benché il
dadaismo sia un movimento ben circoscritto e definito in area europea, vi è la
tendenza di far ricadere nel medesimo ambito anche alcune esperienze artistiche
che, negli stessi anni, ebbero luogo a New York e negli Stati Uniti.
L’esperienza dadaista americana nacque dall’incontro di alcune notevoli
personalità artistiche: il pittore francese Marcel Duchamp, il pittore e
fotografo americano Man Ray, il pittore franco-spagnolo Francis
Picabia e il gallerista americano Alfred
Stieglitz.
La vita del
movimento è abbastanza breve. Del resto non poteva essere diversamente. La
funzione principale del dadaismo era quello di distruggere una concezione
oramai vecchia e desueta dell’arte. Questa è la funzione che svolge, ma per
poter diventare propositiva necessitava di una trasformazione: ciò avvenne tra
il 1922 e il 1924, quando il
Dadaismo scomparve e nacque il Surrealismo.
Zurigo[modifica | modifica wikitesto]
Nel 1916, Hugo Ball, Emmy Hennings, Tristan
Tzara, Hans
Arp, Marcel Janco, Richard Huelsenbeck, Sophie Täuber, insieme con
altri, discutevano sull'arte e mettevano in scena esibizioni al Cabaret
Voltaire, il locale dove è stato concepito e dove è nato il dadaismo. La
prima serata pubblica si svolse il 14 luglio 1916: durante la festa
Ball recitò il primo manifesto Dada. Nel 1918 Tzara lo riscrisse
apportando modifiche sostanziali.
Nasce quindi
anche un ideale dadaista: il principio cardine dell'azione Dada è la negazione
di tutti i valori e canoni estetici dell'arte, di quella tradizionale, ma anche
di quella d'avanguardia, entrambe accusate di essere funzionali ai valori del
sistema borghese. Essa si traduce nel rifiuto del concetto di bellezza, degli
ideali, della ragione positivistica, del progresso e del modernismo,
cui vengono contrapposti una libertà senza freni, l'irrazionalità, l'ironia, il
gusto per il gesto ribelle e irridente, lo spirito anarchico. La volontà di
mettere in crisi modi di pensare definiti borghesi stimola una strategia di
spiazzamento imperniata sull'accostamento di forme e materiali inconsueti,
sulla degerarchizzazione delle tecniche e dei generi artistici tradizionali e
sulla valorizzazione dei nuovi procedimenti quali il collage e il fotomontaggio
(inventato dai dadaisti tedeschi). Poco tempo dopo uscì il primo ed unico
numero della rivista Dada Cabaret Voltaire. Dopo la chiusura
dell'omonimo locale, le attività si spostarono altrove, e Ball lasciò l'Europa. Tzara
iniziò una campagna per la diffusione delle idee dadaiste, contattando artisti
e scrittori francesi ed italiani; in poco tempo divenne il leader e lo stratega
del movimento.
Berlino[modifica | modifica wikitesto]
Dopo la fine
della guerra, i dadaisti tedeschi tornarono in patria, e lì esportarono le
esperienze fatte al Cabaret Voltaire. Berlino (così
come Colonia e Hannover) fu il
punto d'incontro dell'incursione di Dada in Germania.
Berlino è ormai una capitale decentrata rispetto all'ex Impero
tedesco del periodo di Guglielmo II, che andava dal mar Baltico
al Reno; infatti la
nuova sede del governo tedesco fu spostata nella più centrale Weimar che dette
nome alla Repubblica omonima. Colonia si trovava ormai a ridosso dei nuovi
confini francesi e della regione della Saar,
occupata dagli eserciti dell'Intesa.
Nonostante
ciò Berlino in
questo periodo divenne un centro culturale fervente e il gruppo dadaista,
riunito intorno alla rivista Der Dada, introdusse il suo spirito
caustico e iconoclasta aggiungendosi all'espressionismo
della pittura di George Grosz (poi diventato lui stesso una delle punte
di diamante
del dadaismo berlinese) del teatro di Ernst Toller, Franz
Werfel, Erwin Piscator e di certe messincena di Max
Reinhardt e del primo Brecht e anche del cinema di Fritz Lang
e Murnau.
I principali
esponenti del dadaismo berlinese furono: John
Heartfield, George Grosz, Wieland Herzfelde
(fratello di Heartfield), Richard Huelsenbeck, Jefim (Jef) Golyscheff,
Raoul
Hausmann e Hannah Höch che fondarono il Dada-Club degli
artisti berlinesi. Il momento più importante del dadaismo a Berlino fu la Erste
Internationale Dada-Messe del 1920 cioè la prima mostra internazionale del dadaismo.
Il momento
fondamentale del gruppo Dada berlinese fu, nel 1919, l'adesione alla
rivolta spartachista di Rosa
Luxemburg e Karl Liebknecht, che tendeva ad instaurare una
repubblica bolscevica
anche in Germania sull'esempio della Russia sovietica.
I dadaisti
berlinesi si erano molto politicizzati; fu forse l'unica cellula Dada che si
affiancò ad una vera e propria posizione politica ma ciò fu dovuto alle
particolari condizioni della Germania che nella crisi in cui si trovava dette
spazio a correnti politiche di estrema sinistra (come la Lega di Spartaco e il
Partito Comunista Tedesco -KPD-) e di estrema destra (come il NSDAP di Adolf
Hitler).
Con l'ascesa
di Hitler,
tutti gli appartenenti al Dada berlinese s'iscrissero al neonato partito
comunista e misero a disposizione della propaganda anti-nazista la loro arte.
Celebri in questo senso furono i quadri e i disegni di George
Grosz, dove la borghesia liberale e più destrorsa viene messa in burla in
maniera impietosa; ancora più celebri furono i fotomontaggi di John
Heartfield (che insieme a Man Ray si disputa il primato dell'invenzione di questa
tecnica fotografica al tempo sconosciuta) dove i ritratti di Hitler
sono abilmente ritoccati con intenti satirici di sapore amaro. La maggior parte
delle opere di Heartfield furono pubblicate dopo gli anni venti nella rivista
politica AIZ.
Dopo il 1933, con il
cancellierato di Adolf Hitler, i dadaisti berlinesi furono costretti
insieme a migliaia di altri artisti non graditi al nuovo regime
ad emigrare all'estero.
Colonia[modifica | modifica wikitesto]
Anche Colonia, come Berlino, fu molto provata dalla
crisi finanziaria della Germania postbellica, costretta a pagare danni di
guerra superiori alle proprie possibilità economiche.
Ma il
dadaismo a Colonia fu molto diverso rispetto alla cellula berlinese. I suoi
fondatori, Hans
Arp, Max
Ernst e il pittore-poeta Johannes Baargeld,
co-autori, fra l'altro, di collage collettivi e anonimi definiti Fatagaga, riuscirono, data la
vicinanza geografica, ad intessere rapporti sia col gruppo di Zurigo, del quale
avevano fatto parte nel periodo precedente la guerra, sia con quello parigino.
La pittura
di Arp proveniva da un retroterra culturale molto importante: aveva partecipato
con Vasilij Kandinskij alla nascita del gruppo Der
Blaue Reiter (Il Cavaliere Azzurro) a Monaco
di Baviera nel 1911
e alla rivista espressionista Der Sturm, dove avevano pubblicato loro opere anche gli
espressionisti tedeschi più importanti come Franz Marc,
Oskar
Kokoschka e August Macke oltre allo stesso Kandiskij.
Max Ernst
fu un pittore di grande tecnica e vena creativa che cavalcò tutte le principali
correnti del suo tempo, dall'espressionismo al dadaismo, e poi il surrealismo,
dove dette le migliori prove della sua tecnica pittorica.
Il dadaismo
di Colonia non ebbe i risvolti politicizzati di quello berlinese ma ugualmente
fu messo al bando dai nazisti come arte degenerata e dopo l'ascesa al potere di
Hitler i dadaisti renani lasciarono la Germania continuando ad operare in
Francia e/o aderendo tutti al neonato movimento surrealista.
Hannover[modifica |
modifica wikitesto]
Fra le
espressioni migliori del dadaismo in Germania non va scordata quella di Hannover, forse
la più dadaista e radicale. Quella di Hannover non fu una vera e propria
"scuola" dato che in fondo era rappresentata da un solo
artista valido: Kurt Schwitters.
Considerato
un lupo solitario Schwitters fu scoperto dadaista, suo malgrado, da Hans Arp che
lo introdusse nel circolo parigino. Lontano dagli intellettualismi dei dadaisti
originari, Schwitters aveva sviluppato un suo stile personale e i suoi lavori
furono da lui raccolti sotto l'etichetta di Merzbau. Pur se distante
dall'ideologia Dada, il suo stile può essere considerato dadaismo a tutti gli
effetti e la sua figura quella di un artista estremo e quasi animalesco
che viveva la sua arte in maniera completa corrispondente alla sua vita.
Parigi[modifica | modifica wikitesto]
Le avanguardie
francesi rimasero al corrente delle attività del movimento Dada a Zurigo
tramite contatti regolari tenuti da Tristan
Tzara (il suo pseudonimo significa triste nel proprio paese, un nome
scelto per protestare contro il trattamento ricevuto dagli ebrei nella sua
patria natia, la Romania),
che intratteneva una corrispondenza consistente in lettere, poemi, e riviste,
scambiate con Guillaume Apollinaire, André
Breton, Max
Jacob, e con altri scrittori, critici ed artisti francesi.
Il movimento
Dada sorse anche a Parigi
quando nel 1920 molti
dei suoi fondatori vi si trasferiscono in massa. Inspirati da Tzara, il Dada
parigino presto pubblica manifesti, organizza dimostrazioni, mette in scena
esibizioni e produce un buon numero di giornali (le due edizioni finali di Dada,
Le Cannibale, e Littérature presentò in diverse edizioni il
movimento Dada).
La prima
presentazione al pubblico parigino delle opere d'arte dadaista è stata al Salon des Indépendants nel 1921. Jean Crotti
mostrò lavori associati col movimento Dada, includendo un'opera intitolata, Explicatif
che mostrava soltanto la scritta Tabu.
A New York,
ovvero un'altra città che, come Zurigo, non era stata toccata direttamente dalla guerra, un
gruppo di artisti ha incominciato a operare in uno spirito simile a quello
Dada: il termine si sarebbe però diffuso in un secondo momento. In questo caso
il luogo non era un locale di svago, ma la piccola galleria 291, diretta da Alfred
Stieglitz (1864-1946), un pioniere
della fotografia
moderna anche grazie alla rivista da lui diretta, Camera Work.
La galleria
era frequentata da giovani intraprendenti come Marcel
Duchamp, Man
Ray e Francis Picabia. Si data normalmente l'emergere di
uno spirito Dada a New York attorno al 1915, ma un evento
precedente consente di anticiparne ancora la nascita, rispetto alle attività di
Zurigo: l'Armory Show, la prima vasta
rassegna informativa che portò l'arte delle avanguardie europee in America, tenutasi
nel 1913 in una
vecchia armeria e destinata a fecondare l'atmosfera artistica newyorkese.
Le riviste Dada[modifica | modifica wikitesto]
Le riviste,
assunsero per la diffusione del Dadaismo un'importanza pari, se non superiore,
a quella dei periodici per gli espressionisti tedeschi. Benché ne uscissero
pochi numeri, la loro diffusione nel mondo dell'avanguardia era capillare; si
trattava dei soli veicoli attraverso i quali potevano diffondersi le idee di un
gruppo ristretto di intellettuali, contrari alle opinioni correnti. Le pagine
di queste riviste, non soltanto le copertine, erano spesso concepite come
progetti d'artista e opere riproducibili.
Le riviste
di maggiore rilievo in ambito Dada furono:
- Dada: fondata a Zurigo nel 1917 da Hugo Ball
e Tristan Tzara, ne furono pubblicati
complessivamente cinque numeri, l'ultimo dei quali il 5 maggio 1919 e fu diffusa
in Europa
fino al 1921.
- 291: fondata a Barcellona
nel 1917 da Francis
Picabia, diffusa in Europa e in America fino al 1924.
- Littérature: fondata nel 1919 a Parigi da un
gruppo di giovani poeti.
- Cannibale: fondata nel 1920 a Parigi da Francis
Picabia.
- Mécano: fondata nel 1922 con Theo van Doesburg, Kurt
Schwitters, Jean Arp e Tristan
Tzara.
- Dudu: fondata nel 1977 a Milano, il nome
deriva dalla fusione delle parole Dada e Punk.
- Bleu: fondata a Mantova da
Cantarelli e Fiozzi, vi collaborarono artisti di ispirazione dada italiani
in collaborazione con il filosofo Julius
Evola e con Tristan Tzara stesso.
Per approfondire, vedi Ready-made.
|
Un notevole
contributo dato alla definizione di una nuova estetica sono i «ready-made». Il
termine indica opere realizzate con oggetti reali, non prodotti con finalità
estetiche e presentati come opere d’arte. In pratica i «ready-made» sono
un’invenzione di Marcel Duchamp, il quale inventa anche il termine per
definirli che in italiano significa approssimativamente «già fatti», «già
pronti». I «ready-made» nascono ancor prima del movimento dadaista, dato che il
primo «ready-made» di Duchamp, la ruota di bicicletta, è del 1913. Essi
diventano, nell’ambito dell’estetica dadaista, uno dei meccanismi di maggior
dissacrazione dei concetti tradizionali d'arte. Soprattutto quando Duchamp, nel
1917, propose uno dei suoi più noti «ready-made»: fontana. In pratica, con i
«ready-made» si ruppe il concetto per cui l’arte era il prodotto di un'attività
manuale coltivata e ben finalizzata. Opera d’arte poteva essere qualsiasi cosa:
posizione che aveva la sua conseguenza che nulla è arte. Questa evidente
tautologia era superata dal capire: che innanzitutto l’arte non deve separarsi
altezzosamente dalla vita reale, ma confondersi con questa, e che l’opera
dell’artista non consiste nella sua abilità manuale, ma nelle idee che riesce a
proporre. Infatti, il valore dei «ready-made» era solo nell’idea. Abolendo
qualsiasi significato o valore alla manualità dell’artista, l’artista, non è
più colui che sa fare cose con le proprie mani, ma colui che sa proporre nuovi
significati alle cose, anche per quelle già esistenti.
Critiche e commenti esterni su Dada[modifica | modifica
wikitesto]
« Dichiaro che
Tristan Tzara trovò la parola (dada) l’otto febbraio 1916 alle sei di sera.
Ero presente con i miei dodici figli quando Tzara pronunciò per la prima
volta questa parola, che destò in noi un legittimo entusiasmo. Ciò accadeva
al café de la terrasse di Zurigo, mentre portavo una brioche alla narice
destra »
|
(Jean Arp)
|
« L’orinatoio del
signor Mutt non è immorale, non più di quanto lo sia una vasca da bagno. Non
ha importanza se il signor Mutt abbia o meno fatto la fontana con le sue
mani. Egli l’ha scelta. Egli ha preso un articolo casuale della vita, e lo ha
collocato in modo tale che il suo significato utilitario è scomparso sotto un
nuovo titolo e punto di vista e ha creato un nuovo modo di pensare
quest’oggetto” »
|
(Duchamp)
|
« la gente si
comporta come se nulla fosse accaduto. La carneficina continua e loro si
giustificano con la ‘gloria europea’. Tentano di rendere possibile
l’impossibile, di far passare il disprezzo dell’umanità, lo sfruttamento
dell’anima come un trionfo dell’intelligenza europea. Non ci convinceranno a
mangiare il pasticcio putrefatto di carne umana che ci offrono »
|
(Hugo ball)
|
« cercavamo
un’arte elementare che curasse gli uomini dalla follia dell’epoca, un ordine
nuovo che ribaltasse l’equilibrio tra il cielo e l’inferno »
|
(Jean Arp)
|
« Il dadaista
inventava gli scherzi per togliere il sonno alla borghesia, il dadaista
comunicava alla borghesia un senso di confusione e un brontolio distante e
potente tanto che i suoi campanelli cominciavano a ronzare, le sue casseforti
ad asciugarsi e i suoi amori scoppiavano in bollicine »
|
(Jean Arp)
|
Nessun commento:
Posta un commento