Gentilissimo signor giudice Filippo Salvatore Vitello,
nella sua magistrale ed elegante narrativa dei fatti contesi, mi
pare che mi escluda sia da una legittimazione passiva sia da una legittimazione
attiva per quanto attiene alla contesa
con il dottore Butera, che lei dichiara di conoscere sin da bambino. A
costui Ella ha da eccepire solo una
certa abbondanza di "battute polemiche esposte peraltro con garbo e
intelligenza".
Omette, appare per tabulas, che l'eccesso sia stato rivolto
contro la mia modesta persona. Quindi, una qualche legittimazione ad
intervenire nella contesa deve accordarmela. Ella sta per ora a Siena e quindi
ha dovuto interessarsi alla questione dei "derivati" del MPS. Che ne
pensa? E' lecito o no per un comune di farne oggetto di investimento di mera
alea. Le dico questo perché Grotte, proprio Grotte, intesseva intrecci
"derivati" per far quadrare i dati del suo bilancio cercando abili
ripari alle oscillazioni della sua liquidità futura, pensi un po' giocando con
i “derivati" (mi raccomando al maschile).
Perché Le dico questo: perché se vogliamo congiungere astruse
potenzialità tra i comuni di Grotte e di Racalmuto, dobbiamo partire dalla
base, dalle "datità". In fin dei conti Ella è giudice e da che mondo
è mondo un giudice dice: “da mihi factum, tibi dabo ius".
Invero questa è una pretesa che mi h sempre infastidito. Se a
te giudice do il fatto e che non ti do un fatto che postula solo un certo tipo
di jus?
Sì, io ho avuto a che fare molto con i giudici, a iniziare da
quelli che un tempo si definivano "pretori d'assalto" a quelli
(quasi) massimi che facevano arrogante giurisprudenza bancaria in quel di
Milano (cito: il caso Sindona). Se volevo tornarmene a casa dovevo finire col
sottoscrivere la tesi balorda che il signor giudice togato, dopo aver letto un
mio rapporto ispettivo, aveva formulato magari minacciandomi latamente che se
non aderivo alla sua tesi voleva dire che chissà chi volevo favorire, forse un mafioso come poteva esser un qualche mio
pingue paesano italo-americano. E già quella del giudice era la tesi che avevo
sostenuto nel "rapporto" mentre quella che adesso volevo in modo
impacciato riprospettare era o da falsa testimonianza, da favoreggiamento, roba
da farmi passare il classico "brutto quarto d'ora" per il quale
bastava suonare il campanello.
Capirà che a dire il vero io non ho molta stima dei giudici
che uscendo dalle pandette si mettono a fare i consulenti finanziari o i
progetti industriali o la segnalazione di mirabolanti potenzialità d'indole economica
e finanziaria.
Ma per stringere, le dico che per me più che le potenzialità
dei comuni di Grotte e Racalmuto. mi interessano le datità.
Grotte è comune capace di ardite operazioni finanziarie del
tipo dei "derivati"; non credo che abbia sovrabbondanza nella
compagine impiegatizia; buon per i cittadini grottesi hanno bilanci pubblici non
catastrofici, possono organare servizi a tasse non iugulatorie. Poi la nota
arditezza imprenditoriale ha fatto sì che quasi le potenzialità economiche
racalmutesi più appetibili sono divenute
appannaggio grottese. Le terre più ubertose sono in mano loro (guardi Garamoli,
guardi la Montagna), mentre invero le
potenzialità commerciali, tolto qualche esercizio alimentare in mano ai grottesi che lavoratori instancabili
non chiudono mai, né di festa né di sabato né di domenica, per il resto tutto
sta finendo in mano favarese, gente tosta a cui certo non può fare dispetto.
Racalmuto invece, gronda sangue per tasse e sovrattasse, dati
i dissesti su dissesti negli esercizi finanziari comunali da quarant’tanni in
qua; ha spalmato l’ammortamento di
debiti pregressi per milioni di euro pregiudicando il suo avvenire; subisce il
ricatto dei precari che quadrupli rispetto al fabbisogno vogliono avere assicurato
posto e e salario, anche se furono assunti a tempo (da tempo decorso)
determinato. I ‘derivati’ non sanno cosa sono. Per fortuna c'è l'Italkali,
quella sotto inchiesta in questi giorni, che assicura l'illuminazione nella
festa della Beddra Matri di Lu Munti.
Mi limito, ma mi pare chiaro che essendoci questa diversità alla base insanabile nonché contrapposte
prospettive e così inconciliabili bilanci comunali, in fondo disomogeneità
economiche, finanziarie sociali e strutturali, le DATITA' sono tali che al momento il congiungimento
è una utopia, un sogno di una notte di mezzo inverno, una battuta letteraria
(dicono di Sciascia); insomma una faccenda tutta teorica, metafisica,
"potenziale" appunto, niente affatto reale.
Un pericolo c'è: bisticciandoci per una onirica querelle
letteraria finiamo con chiudere gli occhi sulle tragiche datità, o meglio sulla
datità racalmutese (quella di Grotte non la conosco ma mi risulta
confortevole).
Con ciò dico che questo dibattito non è inutile e soprattutto
nessuno può seriamente ridurlo ad una "cretineria". Ottima occasione
per dare a Cesare quello che è di Cesare (le datità) e a Dio, per chi ci crede,
quel che è di Dio (le potenzialità).
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