Caro Roberto Salvo
Veramente più che colari mi ci sto divertendo. Questo Butera è davvero nessuno: si mette ad elogiare Racalmare e Tano Savatteri, pensa un po', dopo il flop culturale, mediatico ed economico di MALERBA. Intanto Malgradotutto ha dato il via al mio primo commento ed ha anche pubblicata la mia seconda molto più pepata rettifica.
Veramente più che colari mi ci sto divertendo. Questo Butera è davvero nessuno: si mette ad elogiare Racalmare e Tano Savatteri, pensa un po', dopo il flop culturale, mediatico ed economico di MALERBA. Intanto Malgradotutto ha dato il via al mio primo commento ed ha anche pubblicata la mia seconda molto più pepata rettifica.
Il direttore se ne
sta, almeno sinora, in disparte. Butera forse persino ignorava la ripugnanza di
Sciascia per i premi letterari. Racalmare (non premio Sciascia come non
fondazione Sciascia), fu forse uno sberleffo sottilmente beffardo? Racalmare,
premio dei lupi di li Grutti?
Invero da patetico
sciovinista, intellettualistico campanilista in vena di anacronistici sussulti
(sotto sotto anche Casarrubea mi dà del campanilista per la mia proterva
ricerca della verità sul caso Ettore Messana), inidoneo dopo sessant’anni di
pratica nazionale nelle cose dell'economia e della ineluttabile riforma dello
Stato amministrativo, e via suonando della prosa invero sapida del Mimmo Butera
dell'orbita Terrana targata Grotte, il paese dei lupi sciasciani, ho dovuto di
soprassalto svegliarmi da tutto ciò, quando il 29 gennaio 1998 degli amici
romani mi hanno regalato il libro di cui qui pubblico l'accattivante copertina.
In codesto grazioso
libro mi toccò leggere a pag. 176 questo inquietante resoconto: "Arrivai a
Palermo, prima di andare a Grotte per ricevere il premio Racalmare concessomi
da una giuria presieduta da Sciascia e nell'appartamento di Leonardo a Palermo
conobbi Porzio, dopo una difficile seduta di lavoro con lo scrittore, difficile
psichicamente perché Porzio sapeva che Sciascia stava morendo, ma facile in
quanto solo la provocazione culturale agiva come meccanismo in grado di tendere
la poderosa muscolatura intellettuale dello scrittore, e potei averne la prova.
Quell'uomo malato, malinconico, dagli occhi inumiditi dal pianto, recuperava la
colonna vertebrale quando la conversazione volgeva al 'letterario', sul
'culturale', dimostrando così che in noi resta sino all'ultimo ciò che più e
meglio ci ha identificato."
Certo Sciascia è
morto, anche Porzio è morto, ed anche quello scrittore premiato da Sciascia in
articulo mortis è morto. E noi ancora siamo vivi. Mi chiedo però: ma davvero
uno Sciascia presidente della giuria del premio RACALMARE avrebbe premiato
Grassonelli e la sua Malerba? Con buona pace di Cencio (quello che venne nella
mia terrazza nel lontano 1979), penso di no e sono portato solo per questa
volta a dare ragione all'amico grottese Gaspare Agnello. No! se c'era Sciascia,
quel pasticcio a firma di un ergastolano ostativo non pentito e di un homo
televisivus agrigentino non arrivava manco in finale. Sì forse l'avrebbe letto
ma non credo che giungeva alla pagina 175 con tutte quelle fandonie intrise di
sessualità per signorine. Ciò è potuto avvenire perché a presiedere è stato il
pur valente Tano Savatteri racalmutese, magari per spregio della aborrita
piazza letteraria in quel di Grotte, la terra dei lupi sciasciani.
E ciò mentre
quell'aureo ultimo libro di Sciascia FUOCO ALL'ANIMA manco si trova (salvo mio
errore) nella Fondazione che dovrebbe chiamarsi per volontà dello scrittore
FONDAZIONE FRA DIEGO LA MATINA, eretico agostiniano racalmutese bruciato vivo
in Palermo.
Scrive Manuel Vàzquez
Mantalbàn - questo il premiato in extremis da Sciascia : "ebbi la fortuna
e il dolore di essere presente a quello che fu l'ultimo incontro di coloro che
resero possibile 'Fuoco all'anima' conversazione tra Porzio e Sciascia
destinato ad essere un testo rivelatore sulle radici della scrittura di
Sciascia e della complessità di vedute di Porzio lettore."
"Testo
rivelatore"? No, purtroppo. La famiglia l'ha fatto ritirare penso per
volgari questioni di diritti di autore.
Per fortuna in
Racalmuto, sciovinisticamente parlando, c'è ancora un Circolo Unione che quel
"testo rivelatore" l'ha potuto avere in tempo, metterlo in vetrina e
renderlo disponibile per chi ha davvero voglia di abbeverarsi alle origini
della "scrittura di Sciascia".
E Sciascia viene dal
Montalbàn così visto, diversamente dagli egemoni NOCINI di cui capo corifeo è
Tano Savatteri: " Curiosamente, uno scrittore che sembrava muoversi
intorno a questioni così 'locali' come il pareggio storico italiano, il doppio
potere, la doppia verità, la congiura come condizione permanente nel rapporto
tra suolo e sottosuolo con materiali passati e presenti siciliani e una tecnica
letteraria che faceva da crogiuolo a patrimoni letterari assai diversi, alcuni addirittura
paraletterari, riusciva a creare una letteratura che metteva a nudo il
disordine del nostro tempo come nessun'altra prima, nessun'altra
specificatamente politica o collegata a ciò che in un certo momento venne
chiamato ' letteratura a tesi'. Dopo tutti i naufragi della ragione sistematica
e totalizzante. Sciascia acquisiva di nuovo l'innocenza razionalista, quella
del primo razionalista, come ipotesi di partenza per scoprire l'immensità del
disordine che ci veniva proposto come ordine inevitabile, un ordine inevitabile
come inevitabile è il presente, unica dimensione temporale avente senso in quei
rapporti di dipendenza in cui la memoria diventa un rumore di disturbo e il
futuro una pericolosa proposta di insoddisfazione e utopia. Quello di Sciascia era
quasi un modo di proporci, alla maniera leninista, di fare un passo indietro
per poi farne due in avanti. Sciascia ci poneva nella preistoria del contratto
sociale e ci mostrava l'orrore che questo era diventato , ma anche il bisogno
di ristabilirlo su nuove basi."
Ovvio che questo mi
manda in fibrillazione, proprio perché son uno sciovinista, dal miope campanilismo
con qualche punta di ironico svolazzo sul colle della mia "decadente
nostalgia" per dirla alla Butera. E vorrei però suggerire ai grottesi, se
non li disturba quel richiamo leninista del Montalbàn, di redimersi da quello
che successe l'anno scorso, e di premiare a RACALMARE quest'anno Manuel Vàzquez
Montalbàn per questo suo aureo libro LO SCRIBA SEDUTO, magari accoppiato al
reietto FUOCO ALL'ANIMA di SCIASCIA-PORZIO.
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