lunedì 22 febbraio 2016

solitudinis erat solacium


Psiche è un personaggio della mitologia greca.
Fanciulla di straordinaria bellezza, Psiche scatena la terribile gelosia di Afrodite, la quale ordina al figlio Eros di suscitare in lei la passione per un uomo della più vile condizione. Il dio stesso però si innamora della fanciulla e la fa condurre in un favoloso palazzo dove ogni notte si reca a farle visita nell'oscurità più totale per non rivelare la sua identità. Eros chiede alla giovane di non tentare di conoscere la sua identità pena l'abbandono.
Una notte, tuttavia, Psiche, pensandolo il mostro a cui era stata destinata ed istigata dalle sorelle maligne ed invidiose, armata di un coltello si avvicina al dio che dorme facendosi luce con una lampada ad olio. Nel vedere la sua bellezza, rimane estasiata ed inavvertitamente fa cadere una goccia d'olio bollente dalla lucerna sulla spalla di Eros, che, ustionato e svegliatosi di soprassalto, abbandona subito la fanciulla.
Nella disperata ricerca del perduto amore Psiche giunge al palazzo di Afrodite. La dea, mossa dall'ira, sottopone la fanciulla a una serie di prove, che Psiche riesce a superare grazie all'aiuto di esseri divini. Eros intanto, in preda alla nostalgia, si pone alla ricerca dell'amata e, trovatala, chiede a Zeus il permesso di sposarla.
Il re degli dei ordina quindi a Ermes di andare a prendere Psiche e di condurla sull'Olimpo tra gli immortali. Dal loro matrimonio nasce una figlia, Volupta, il piacere in senso stretto.
La storia di Eros e Psiche, in particolare la versione presente nei libri IV,V,VI delle Metamorfosi di Apuleio, affascinò particolarmente gli artisti rinascimentali che la raffigurarono in tutti i suoi episodi nelle decorazioni dei palazzi nobiliari.

Interea Psyche cun sua sibi perspicua pulchritudine nullum decoris sui fructum percipit. Spectatur ab omnibus, laudatur ab omnibus, nec quisquam, non rex non regius nec de plebe saltem cupiens eius nuptiarum petitor accedit. Mirantur quidem divinam speciem, sed ut simulacrum fabre politum mirantur omnes

 
 
 
Iamque provecta nocte clemens quadam sonus aures eius accedit. Tunc virginitati suae pro tanta solitudine  metuens  et pavet et horrescit et quovis malo plus timet ignorat. Iamque aderat ignobilis maritus et torum inscenderat  et uxoren sibi Psychen fecerat et ante lucis exortum propere discesserat. Statim voces cubiculo praestolatae novam nuptam interfectae virginitatis curant  Haec diutino tempore sic agebantur - Atqae ut est natura redditun, novitas per assiduam consuetudinem delectationem et commendarat e sonum vocis incertae solitudinis erat solacium.
 
Apuleio Metarmorfosi  V, 4

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