Carissimo
Angelo,
ricevo
e commento gli articoli di cui mi hai inviato le fotocopie.
A
farti i debiti elogi, più che cosa scontata, diviene impari eloquio. Non ti
scopro certo io: sei di razza superiore e poi rappresenti il meglio della
cultura Bankitalia, che di per sé è il meglio che c’è (ma ho voglia di dire:
c’è stato) nel settore.
Nel
1960, quando in quel febbraio misi piede nella filiale di Modena, c’era
Menichella, che nel suo intimo sarà stato quel pozzo di scienza che tutti
dicevano, ma aveva ridotto il personale BI ad un’accolta di austeri cassieri in
frack di crassa ignoranza e tutto si riduceva a gestire la distribuzione del
contante o il pagamento della congrua ai preti con soldi del Fondo Culto ed
altre diavolerie della tesoreria provinciale (che per due anni mi martorizzò,
sotto un bolso capufficio che ogni sera dovevo accompagnare a casa). E ometto
qualche altra cosa, ma non di estrema importanza. Venne Carli e tutto
rivoluzionò, sviluppò, aristocratizzò, in
primis il servizio studi, in secundis
la consulenza legale. L’ispettorato Vigilanza languì ancora per più di un
decennio, anche perché non molto gradito al principe del San Sebastianino.
Intrusioni
di emergenti e sommergenti fatti personali, per dirti che sono rimasto basito
per lo stile e l’eleganza con cui seppellisci il “soft touch” che ti confido
non so che cosa sia. Colpa della mia vecchiaia e della mia scarsa incultura in
materia di moderna ingegneria istituzionale creditizia extra moenia.
Non
colgo appieno la interrelazione tra i vari passaggi del tuo dire e come si
attagli alla vicenda giornalistica che tu perentoriamente dichiari chiusa nel
tuo riquadro aggiuntivo.
Peccato che non ho confidenza alcuna con
Umberto Eco, diversamente l’avrei pregato di spiegarmi la significatività di
questo passo della nuova letteratura economica della Banca d’Italia:
«L’esigenza
di recuperare margini reddituali ha indotto a perseguire strategie di carry
sull’intero bilancio e d’investimento a leva in titoli governativi
italiani che hanno richiesto il reiterato dei limiti interni a determinato
un’elevata esposizione al rischio al tasso di interesse.»
E perché saputo una cosa del
genere la Tarantola deve andare in galera? Davvero è legittimato il Rizzo
banchiere ad affermare che lui nulla aveva da dire: solo confermare la
rappresentazione di fatti gravi che un ispettore BI aveva effettuato alla
Tarantola?
Non conosco l’inglese, anzi lo odio:
quindi ho preso un vecchio vocabolario e trovo due significati alla voce CARRY,
il primo non mi dice nulla, il secondo mi diverte: “portata di cannone , di
fucile, di palla da gioco, di un fiume di un battello - posizione del ‘present arm’.
Ma questi del MPS che si sono messi a
sparare cannoni e fucili con la loro “politica di bilancio”. Vecchia faccenda
quella della magistratura di Milano che nulla sapendo di bilancio pontificavano
sul divieto di siffatta politica. Ed il buon ONIDA, reduce da una scuola che risaliva
al buon Luca Pacioli, controbattevano che il bilancio “è una realtà pensata e
nessuno può fornirne la formula matematica “come non si può dare " la
formula chimica dell’acqua sporca che corre
sulla strada”.
Ai
magistrati allora appariva mistificazione connivente. Alla Banca d’Italia vi fu
una repentina conversione alle concezioni aliene anglosassoni del bilancio
quotidianamente verità e alla sottomissione anche degli enti pubblici economici
alle ferree leggi del mercato, all’aziendalismo privatistico.
Solo che dopo, anche per poter far fingere di “vigilare” “controllare” “prevenire” “punire” si inventò una evanescente “vigilanza prudenziale” di cui il buon dottore Vincenzo Cantarella (e crediamo anche il suo valente numero due) un per lucido espemio in questo rapportino tanto divulgato, tanto incriminante secondo l’attuale imperante vulgata.
Solo che dopo, anche per poter far fingere di “vigilare” “controllare” “prevenire” “punire” si inventò una evanescente “vigilanza prudenziale” di cui il buon dottore Vincenzo Cantarella (e crediamo anche il suo valente numero due) un per lucido espemio in questo rapportino tanto divulgato, tanto incriminante secondo l’attuale imperante vulgata.
Così si legge impunemente:
In
un lettera pubblicata oggi dal «Giornale» Antonio Rizzo, ex manager Dresdner
Bank - ora alla Bcc di Carate Brianza - e principale teste d'accusa nei
confronti dei vertici Mps ascoltato ieri in Procura in merito alla banda del 5 per cento, ha cercato di ridimensionare il
proprio ruolo nella vicenda: «ho denunciato il malaffare nel 2008 e il sistema
per il quale lavoravo ha cercato in tutti i modi di farmela pagare», esordisce.
Precisa anche che non è un martire perché per anni ha incassato lauti stipendi
e bonus.
Nella sua lettera al quotidiano milanese
Rizzo dice innanzitutto che ormai le leggi non riescono a disciplinare «in
tempo reale» la materia dei prodotti finanziari, che si evolvono in modo
veloce. Ma nonostante ciò boccia la proposta di Bersani della «commissione
d'inchiesta sui derivati» bollando la vicenda Mps come «un chiaro caso di falso
in bilancio, malversazione e probabilmente approvazione indebita ai danni degli
azionisti grandi e piccoli».
Per arrivare a questo scarica barile:
«Non sono io il supertestimone ma la
dottoressa Tarantola» - dice Rizzo -, l'ex vicedirettore generale della Banca
d'Italia che nel novembre 2010 lesse la relazione dei propri ispettori su Mps
non trovando nulla da eccepire. Di diverso avviso sembra essere la Procura di Trani, orientata all'archiviazione della posizione dell'attuale presidente
Rai.
Rizzo attacca anche il ministro delle
Finanze, Vittorio Grilli, per non avere saputo spiegare le responsabilità
politiche e istituzionali sui buchi nei conti Mps. Riserva infine due siluri
all'operazione Casaforte - approvata dalla Vigilanza - e secondo lui
volutamente tenuta sotto traccia, e ai Monti bonds, operazione di
«trasferimento di ingenti capitali dall'economia reale e dallo Stato alle
banche con la complicità dei loro amici» e il più grande derivato stipulato a
danno del contribuente italiano.
La dottoressa Tarantola si doveva
impressionare per il fatto che in MPS vi era stato “un investimeto a leva in
titoli governativi italiani”?.
Che
doveva fare il MPS investire in titoli governativi francesi o meglio tedeschi
(così la Merkel era contenta) o affidarsi a quei marpioni dei banchieri
olandesi di rito scozzese?
L’ho detto mille volte e lo ripeto: la
Tarantola non mi è simpatica, piace troppo a Bertone, Berlusconi e Tremonti.
Solo così dalle filiali (sia pure anche dalla sede di milano) è approdata a
quel tritacarne che è la Banca d’Italia dell’Amministrazione Centrale romana.
Ma aveva raggiunto un ruolo di massima immedesimazione organica nel
settore della Vigilanza.
Verrà
dalla Bocconi, ma non ha vissuto il melodramma della trasformazione della
vigilanza tradizionale (triplice profilo: saldezza patrimoniale, equilibrio
negli indici di liquidità e buona capacità di reddito) a quella c.d.
“prudenziale” delizia dei tanti Basilea, pedina di lancio di tanti rampanti
funzionari di Palazzo Koch.
Tutto sommato la Tarantola era ferma a
quello che scrivevo a De Mattia:
Obnubilo
ogni mia voglia chiosante dei tuoi intricanti passaggi d’alta analisi
istituzionale di questo modernissimo groviglio del controllo sopranazionale del
credito, imperante un rutilìo di saggezze svizzere, canonizzate a Basilea.
Mi
fermo solo su questo tuo affermare:
…
Ciò … non significa cadere nell’eccesso opposto secondo una visione rigoristica
e dimenticare che la Vigilanza e chi ne è a capo non sono meri arbitri – come
un’errata impostazione di alcuni giudici penali vorrebbe – non sono insomma,
solo organi di una magistratura economica, ma hanno anche una funzione
propulsiva per
la stabilità aziendale e sistemica, esercitano un compito anche di
indirizzo, possono ricorrere alla moral suasion, attivano tutte le
misure disponibili per la sana e prudente gestione del credito; rispondono agli
obblighi fissati dall’art. 47 della Costituzione sulla difesa del risparmio.
In ogni caso, costatato il fallimento
del soft touch occorrerebbe provvedere …
Magistrale, scultoreo, esaustivo, indilazionabile.
Mi accorgo però di essere davvero
obsoleto. Certi tuoi incisi ai miei tempi sarebbero stati eretici. E siccome
tutto tu sarai ma non chierico vagante, quello che dici origina da ben
consolidate riforme che ovviamente mi sono sfuggite.
Ti chiedo quindi alcune spiegazioni.
A)
essere arbitri legali per un governatore
avrebbe un fondamento, solo che non bisognerebbe eccedere in visioni
rigoristiche. Ho presente lo strillare di Carli alle prese con il banchiere di
Dio, con il caso Bazan e ai miei tempi con magistratura meneghina piena di
grevi giudici all’Urbisci e Viola, prima, Colombo, dopo, martellante il
concetto che tentazioni volte a considerare in qualche misura un magistrato
speciale il Governatore della Banca D’Italia, quello della vecchia legge
bancaria, precedente la costituzione ma non rinnegata da questa, era follia
giuridica: il governo dell’economia monetaria, creditizia e finanziaria provava
disgusto dei lacci e laccioli del formalismo leguleio. Tanta, possibilmente
sola, moral suasion e se qualcuno sgarrava, bastava chiudergli i cordoni della
borsa, quella a presidio del credito di ultima istanza di cui aveva l’esclusiva
il banchiere centrale, il famoso risconto tanto per intenderci e semplificare.
Non è più così? Ricordo un accigliato Antonio Fazio dichiararsi prosecutore
della linea Carli. Non fu capito, qualcuno derise ma era un imbecille.
B)
Pensare solo che ci possa essere “una
magistratura economica” mi pare attentato alla Costituzione. Qualche norma l’ha
fatto? Qualche accordo di Basilea si è surrogato al lungo percorso necessario
qui in Italia per sovvertire la Costituzione? Esagero?
C)
Ecco che mi viene rifilata la storia
dell’aziendalismo: la banca mera e semplice impresa privata, senza dover
adeguarsi alle esigenze di giovare al “pubblico interesse”. Già nella riforma
del Titolo quinto della Costituzione, anche noi di sinistra cademmo
nell’abbaglio che sfoderare l’interesse nazionale era da fascisti. Sbagliammo.
Correggiamoci.
D)
Impresa, bilancio, verità di bilancio:
gridavo a De Sario & C. che abbandonare lo sciatto linguaggio italico era
dissennati e che era minchioneria parlare anglosassone o dover pensare tedesco
perché e dovere rinnegare la nostra gloriosa cultura ragionieristica in quanto
robaccia obsoleta. Citavo Onida: esistono tante verità di bilancio quanti sono
gli obiettivi che ci si prefigge; non si può dare la formula della verità di
bilancio come non si può dare la formula chimica dell’acqua sporca che scorre
per le strade. Soggiungevo, sempre forte dell’Onida, che la verità di bilancio
è una verita PENSATA. Giammai la contabilità di per sé fa istantaneamente BILANCIO.
A fine anno, per lo meno per un trimestre successivo hai bisogno di fare le
scritture di assestamento per le valutazioni – verità pensate – che anche il
codice civile ti impone. Basilea, per quanto ne so, se ne infischia: Bastano i
ratios. Di cui tutti sono maestri a farne ghirigori da modelli microeconomici.
E così, per me, hanno mandato in galera (o meglio quasi in galera), il più
galantuomo dei governatori che abbia avuto la Banca d’Italia.
E)
Senza assunzione di rischio non si fa
banca. I concetti di IMMOBILIZZI, INCAGLI, SOFFERENZE, Ammortamento di
sofferenze in base misurazioni aritmetiche sono imbecillità. Potrei sollazzarmi
e sollazzare con esempi da me vissuti in ispezioni di grande risalto che mi
hanno voluto improvvidamente affidare i grandi del passato della Vigilanza di
Via Nazionale 91. Non ho cultura anglosassone, disprezzo Basilea… ma mi si
accordi un minimo di irripetibile esperienza.
Caro Angelo. Spero in una tua
formidabile stroncatura – una di quelle di cui tu sei impareggiabile maestro:
così potrò mettermi l’anima in pace, all’occaso, davvero, del mio esistere.
Calogero Taverna
Ecco perché finisco con solidarizzare con la clericalissima
Tarantola. Aggiungiamo che essendo l’unica donna ascesa al Direttorio,
l’imperante maschilismo di via Nazionale è ben felice di fracassarla e il
femminismo imperante non sa difenderla.
Questo è il rapporto che sono
riuscito ad avere dai mass media,diciamo che è solo la parte aperta e forse non
completa mancando qualche allegato.S'è vero con questi dieci rilievi non si va
lontano
L'ispettore nulla contesta di significativo. Quello che lui riesce a contestare sono "risultanze parzialmente sfavorevoli, da limitare ad una eleusina "revisione prudenziale" .Forse il MPS è stato non molto prudente. Giudizio di valore che nelle scienze sociali dovrebbe essere bandito. O c'è del marcio in Danimarca o è come la confessione dei puberi: "non commettere atti impuri".
Notiamo che i responsabili del MPS non hanno nulla da osservare a difesa, perchè non avevano da difendersi in alcunché. Poi avranno dovuto fare le controdeduzioni, e statene certi che lì vi è pane per i denti lattei degli ispettori e per la banca d'Italia.
Se la Tarantola ha ricevuto solo queste "risultanze ispettive" nessuna incombenza doveva esplicare, non aveva atti di ufficio da compiere.
Il Governatore del tempo non si difenda attaccando. Se ha disposto l'ispezione, ha ricevuto il "memorandum" e dopo l'intero rapporto. Aveva tempo per ponderarlo, ma scattava il dovere per operare ed adempiere i compiti del suo alto ufficio. Se nel memorandum non c'era nulla di significativo e tanto veniva confermato dall'intero rapporto allora dica che non si era limitato a disporre l'ispezione ma che si era dovuto acquietare perchè nell'intero rapporto dal solo Vincenzo Cantarella non era emerso alcunché di penalmente rilevante o di tale gravità da richiedere le sanzioni gravi quali lo scioglimento degli organi amministrativi e di controllo. Certo ora l'antico art. 67 del TULB è sparito. Il nuovo Tulb è davvero operante, visto che legge delega adeguata e dispositiva delle radicali riforme e modifiche della vecchia legge non mi pare che ci siano? Forse si dovrà aspettare un giudizio di incostituzionalità. Già la crisi della Vigilanza è quella che è, figuriamoci se dovesse sorgere questa questione di non lieve momento., quella della incostituzionalità del nuovo TULB (diremmo ironicamente di Capriglione) per difetto di delega.
Andiamo alla Tarantola: le si pesenta il dr. Vincenzo Cantarella e le sottopone in visione l'intero rapporto MPS. Lo legge. La parte aperta è innocua; non avrebbe nulla da compiere. Ma c'è la parte chiusa. Non è pubblica e quindi non so cosa c'era scritto. Là effettivamente vi sono sproloqui che spesso hanno fatto scattare denunce per calunnia, appena nota.
Siamo sicuri che la parte chiusa è ora in mano alla magistratura e se questa ci capirà qualcosa saprà fare il proprio dovere. Non si può interferire.
Precisiamo l'iter di un rapporto ispettivo. I collaboratori presentano al capo missione le loro carte di lavoro e si dichiarano fuori. Il capo missione studia le carte dei collaboratori - mi dicono che nel caso di specie molto competente era l'ispettore numero due per abilità professionale - rielabora soprattutto i suoi appunti e redige una BOZZA di rapporto. Dicono che quelle carte di lavoro vanno subito in archivio come carte senza valore. Personalmente non ne ero per nulla convinto e quando fui al SECIT chiedevo quelle carte e soprattutto quello che allora si chiamava FAI (fascicolo analisi ispettiva). Mi dicono che hanno abolito il FAI.
Il povero ispettore capo missione diviene a questo punto uno scolaretto che deve passare tre ordini di esami. primo un senior studia, controlla e corregge la BOZZA, secondo la COMMISSIONE CONSULTIVA DELLE SANZIONI si asside in cattedra e fa correggere "errori concettuali e giuridiche improprietà", terzo ritorna il tutto al capo servizio che la sua parola la mette e come. Ricordo che per la mia ispezione Sindona, avendola fatta franca per i due gradi di controllo, un paio di "attenuazioni" dovetti subirle da parte del capo servizio e poi non sapevo che dire ai magistrati.
A questo punto parte il memorandum per il Governatore che non può più dire: io non ne sapevo nulla, c'era il vice direttore generale con delega (in questo caso la Tarantola). Il prosieguo:consegna della parte aperta, controdeduzioni, sanzioni (lievi) etc. non credo che riguardino più il rapporto di cui sopra. Altra ed alta attività amministrativa sottratta all'ispettorato vigilanza è ora tutta monopolio dei servizi di Vigilanza c.d. amministrativa.
Sapranno i giudici districarsi in questo
sapientissimo dedalo?
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