Solo che le tre carrozze erano una sola-Veniva adattata con degli appositi sportelloni a seconda della necessità. Ben altra faccenda era quando la carrozza dei morti era trainata dai bei cavalli che i Di Marco sapevano mirabilmente allevare. Vi fu un periodo in cui l' "appalto" comunale del servizio pubblico che tale era allora considerato, venne assunto da una emergente famiglia prima dedita encomiabilmente alla coltura di cavoli e verdurai. Pare che le casse dei morti nel tragitto dalla Croce al Cimitero potevano finire in terra e i muli venissero adoperati per i funerali dei poveri.
Dalla carrozza trainata dai cavalli (che sempre quella era) alle carrozze tre in una che credo quella ricordasse lu zzi Tanu "meccanizzate" l'evoluzione civica e economica di Racalmuto fu molto marcata. Sparirono le orfanelle, la mastranza si assottigliò sino ad essere due o tre testardi confrati, di preti e seminaristi in tunica vi fu una continua flessione per cui gli antichi funerali "cum clero", non furono più possibili. Aggiungo che i funerali di terza classe, gratuiti, nel Settecento erano esplosi e di si dicevano "gratis pro Deo" , ora erano pochi miserevoli casi di poveri totale, sempre meno a Racalmuto.
Il culto dei morti a Racalmuto è stato sempre radicato spesso rasentando il fanatismo.
Noi stiamo di questi tempi soppesando la intervista che padre arciprete Casuccio rilasciò al colto gesuita Sferrazza. Pur con tutta la reticenza di cui era capace Mons. Casuccio, vengono fuori squarci di vita reale racalmutse oggi impensabili. Ecco ad esempio quanto si lascia sfuggire il vecchio arciprete sul culto dei morti:
Casuccio: Ricordo un episodio della Chiesa del Purgatorio, della piccola chiesa del Purgatorio, che era tanto affollata, era tanto vista con devozione, perché per le Anume del Purgatorio ......
Sferrazza: Questo sempre?
Casuccio. Sì, questo (culto dei morti) è stato sempre cme un privilegio, una leva sensibilissima per le Anime dei Racalmutesi ... il cimitero ...
Sferrazza: Il culto dei morti era molto sentito?
Casuccio: Il culto de morti continua ad esere un richiamo ...
Sferrazza: Ho sentito dire, e l'ho visto anch'io, che il cimitero di Racalmuto è tenuto molto bene, è diventato uno dei posti più belli, dove velentieri si va per incontrarsi, oltre che naturalmente per pregare per i proprio cari.
Casusucio; Però credo che potrebbe essere non encomiabile tutto quello sfarzo .... lo sfarzo ....
Sferrazza: ma il pensiero c'è,
Casuccio: Il pensiero è fondamentale, si dimostra in quella facilità di trovarsi insieme in occasione della morte di qualcuno del quartiere. di una persona, di na parente ecc.: sono tutti lì all'accompagnamento, specialmene oggi. La radice c'è stata sempre , ma oggi in maniera organica, direi organizzata, che fanno bella impressione!
Sferrazza: credo che oltre al fattore religioso, in questo c'entra una certa sensibiliò sociale. Cioè credo ce i Racalmutesi ci tengano molto alla partecipazione, si offendono se non si patecipa, è vero? C'è un certo egoismo?
Casuccio: questo è vero ma è certo anche che il valore principale sta nel concorso di preghiera alla Messa celebrata solennemente.
Sferrazza- E si compotano bene? Patrtecipano con fede?
Casuccio: Sì, si compotano bene, e ricordano che, oltre alle preghiere liturgiche valgono nella fede anche le opere della carità, l'aiuto a poveri bisognosi.
Sferrazza.: A questo propoito ricorda se c' stata una attenzione speciale all'assistenza dei poveri?
Casuccio: Beh. questo fenomeno dela povertà. non credo che fosse un privilegio, purtroppo numeroso d Racalmuto.
Sferrazza: Ma lei ricorda che erano molti i medicanti, gli abbandonati ...?
Casuccio: Mendicanti .... mendicanti, perché bastava che venisse meno il lavoro o nelle campagne o soprattutto nelle miniere, per diventare un povero, che non aveva ..
Sferrazza. Allora non c'eran opere assistenziali dello Sato.
Casuccio: Niente, non c'era niente di questo. C'era la devozione, la bella maniera di trattare i poveri che arrivavano, soprattutto nel ricordo della Passione di Cristo. Perciò nei venerdì tutte le famiglie erano disponibili a fare lelemosina a tutti i poveri che arrivavano
.
Man mano che trascrivevamo ci venivano in mente squarci caratteristici della vita paesana, del vivere in questa landa così peculiare quale è Racalmuto. I due eccellenti preti hanno obiettivi diversi eppure danno impulsi agli storici del vivere a Racalmuto che ovvio andrebbero sviluppati razionalizzati.
Lu zzi Tanu ci dà una pennellata - diciamo sinceramente artata e incngrua - più folkloristica che altro con questa nota sulle tre carrozzc dei morti che poi erano una.
Mi consta che lo Sferrazza aveva vergato un bel manoscritto. Qualcuno ha tradotto, amputando, quel manoscritto. Si renderebbe maggior gloria a lu zzi Tanu pubblicare in anastatica quei fogli per godere anche della calligrafia delle incertezze ma soprattuto dei modi di dire racalmutesi ma quelli genuini, quelli metabolizzati da un uomo di tanta sensibilià di molteplici esperienze ma di ovvia memoria labile e di alfabetizzazione alquanto approssimativa. Insomma una testimonianza antropologica già si racchiude in lui stesso, in questo speciale autore, in questo narratore schietto di schiette e lontane vicende paesane.
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