Il Falconcini, dopo, in piena irritazione per l’umiliante
defenestramento, sui misfatti di Racalmuto torna ed ora con accenti più
caustici e più offensivi. Scrive (cfr. il capitolo di pag. 55 intitolato:
“Vandalici fatti consumati in Racalmuto”): «Da Canicattì
Sottolineiamo subito quell’accenno al casino di
conversazione; quella devastazione; quell’insolenza da parte della plebaglia
(ma insufflata dai Farrauto). I “ddo”
racalmutesi finito in burla: inaudito; mai sotto i Borboni sarebbe
successo! Deserte allora le sale in quel settembre nero? C’è da esserne certi .. ma per il fatto che i
galantuomini erano tutti nelle loro villette di campagna a godersi le splendide
settembrate dell’altipiano racalmutese.
Quell’assalto al circolo - noi crediamo - fu più chiacchierato che reale. Del
resto anche i Farrauto erano autorevoli membri del nobile sodalizio.
Sciascia non era nuovo nell’ingigantire il settembrino
assalto al circolo dei galantuomini. In Parrocchie
di Regalpetra l’allora giovane
scrittore - in vena quindi di visionarietà romantica - ebbe a scrivere quel
passo sfottente che abbiamo sopra riportato.
La simpatia per il prefetto (toscano e crediamo noi con voglie
filo massoniche con quel favorire i Matrona) crediamo sia dovuta al culto che
Sciascia ebbe per la famiglia di don Gasparino - e fu un culto tanto
inossidabile quanto sprovveduto. A distanza di anni, quando un certo tipo di
passioni si era affievolito, ecco come la locale pubblica sicurezza ripercorre
quelle oscure vicende. Siamo nel giugno del 1886 - quattordici anni dopo,
dunque - ed il Delegato di S.P. A. Coppetelli così riferisce al prefetto:
«Riscontro alla Nota N. 419 Gabinetto, del 13
Giugno 1876 -
OGGETTO: Intorno al reclamo della Società di mutuo soccorso
degli operai, in Racalmuto.
Ill.mo
Signore Signor Prefetto della Provincia di Girgenti.
Racalmuto
addì 14 giugno 1876.
Prima
ch'io imprenda ad informare la S.V. Ill.ma sulle cose esposte nel reclamo della
Società, in oggetto indicata, non sarà inutile lo accennare alle fasi, che
subirono i partiti Municipali, in Racalmuto, a datare dall'anno 1860 a
tutt'oggi.
Anteriormente
alla rivoluzione dell'anno 1860, primeggiava in Racalmuto la famiglia Farrauto, e pel prestigio, che
esercitava su questa popolazione detta famiglia, sebbene di principii alquanto
retrogradi, continuò pure ad avere ogni ingerenza in questa Amministrazione
Comunale, fino all'anno 1862.
Man mano
che la famiglia Farrauto, dall'anno
1860 all'anno 1862, era andata perdendo di prestigio per l'opposizione, che le
veniva facendo la famiglia Matrona, in
allora composta di sette fratelli, la quale conoscendo che vi sarebbe stato il
suo tornaconto a secondare il governo nazionale già instaurato anche in queste
provincie, cercava di entrare a far parte di questa Amministrazione Comunale. E
da quì incominciarono i rancori e gli odii tra le dette due famiglie.
Il
territorio del Comune di Racalmuto, come in tutti gli altri territorii dei
Comuni di Sicilia, nell'anno 1862, era scorazzato dalle bande dei renitenti e
dei disertori delle due classi di leva militare degli anni 1860 e 1861, ed a
queste unitisi i latitanti per reati comuni, nel settembre 1862, invasero
questo paese commettendo atti vandalici, che non è mestieri ch'io rammenti alla
S.V. Ill.ma.
Non potrei
dire con certezza, se per quella influenza, che ancora esercitava la famiglia Farrauto o per qual altra ragione, il
Comandante della truppa, che venne spedito in Racalmuto, per quella
circostanza, fece eseguire l'arresto dei fratelli Matrona, come ritenuti complici nei fatti del Settembre 1862.- Ma
chiarita presto la loro innocenza, vennero quasi subito lasciati liberi. In
proseguo poi vennero arrestati taluni della famiglia Farrauto, e qualche aderente di quella, per lo stesso titolo pel
quale furono arrestati i Matrona.
Anche questi ultimi arrestati, dopo un lungo tempo, vennero ridonati a libertà,
perchè quanto loro si attribuiva, non potè essere provato nelle vie
giudiziarie.
In
appresso le due famiglie Matrona e Ferrauto vennero tra loro a
conciliazione, e per tal modo, ben presto riuscirono ad acquistare, in
Racalmuto una certa supremazia, da riuscire cosa facile l'entrare a far parte
di questa Amministrazione Comunale insieme ad altri loro aderenti, ciò che
continuò ad essere fino a tutt'oggi, e fino a tutto l'anno 1874 senza
incontrare ostacolo di sorta, se si eccettuano le guerricciole e gli screzii,
che si andavano manifestando tra il partito Matrona, che così chiameremo sin d'ora, e l'altro che andava
accentuandosi, capitanato dal Barone Sig.r Luigi Tulumello, giovine di qualche ingegno, e ricco per censo, ma di
poca esperienza nelle vicende dei partiti sì politici, che amministrativi.
Questi
screzi si andavano manifestando per la ragione, che in paese si facevano
serpeggiare dei lamenti contro l'Amministrazione Comunale, per la gravezza
delle imposte comunali. Le cose andiedero prendendo più vaste proporzioni, nei
primi mesi dell'anno 1875, ed allorquando per altre piccole differenze sorte
tra i socii dell'unico Casino di
Compagnia, di cui facevano parte quasi tutti i civili di Racalmuto, senza
distinzione di colore tanto politico, quanto amministrativo, una porzione di
detti socii, aderenti al partito del Tulumello,
tra i quali il Sig.r Giuseppe Matrona
fratello dell'attuale Sindaco, si staccarono da detto Casino di Compagnia, e ne fondarono un'altro, che ora conta una
quantità abbastanza rilevante di socii.- Quì le ire e gli odii tra questi due
partiti si accrebbero e ne nacque una completa rottura.
Intanto si
avvicinavano le elezioni parziali amministrative dell'anno 1875, ed ognuno dei
due partiti si adoperava per riportare la vittoria a proprio favore. In questo
stato di cose, oltrecché gli animi erano esacerbati; un proclama datato da
Racalmuto, e pubblicato nel giornale, che viene in luce a Palermo, L'Amico del Popolo, venne ad aggiungere
fiamma a fiamma. Perchè poi la S.V.Ill.ma possa apprezzare la sostanza di quel
proclama, sebbene io sia persuaso, che non le giungerà nuovo, pure quì unito
glielo trasmetto contenuto nel suddetto Giornale, come pure unisco altri due
giornali nei quali trovansi le repliche a quel proclama.
Le
Elezioni Amministrative ebbero il loro compimento, e riuscirono in senso
favorevole al partito del Matrona. Questo
proclama ebbe per conseguenza una sfida a duello, sfida che faceva l'attuale
Sindaco Sig.r Cavalier Gaspare Matrona al Barone Sig.r Luigi Tulumello, creduto
dapprima autore di quel proclama. Quel duello poi non ebbe il suo effetto, poichè
rimase sospeso dopo essersi ricorso allo espediente di un giurì d'onore, di cui
io non conosco il vero tenore, non essendomi riuscito di trovarne un'esemplare.
In quella
circostanza il Sindaco Sig.r Matrona, a mezzo dei suoi aderenti, fece sentire alla
Società di mutuo soccorso degli Operai in Racalmuto, che sarebbe stato suo
compito smentire per le stampe le cose contenute in quel proclama a carico
dello stesso Sindaco e dell'intera Rappresentanza Comunale. Detta Società
anziché aderire a quella proposta, fece come suo quel proclama, e quindi la
Società stessa invitò il Sig.r Sindaco Matrona, come socio onorario a
giustificarsi delle accuse, che gli erano state fatte per quel proclama.
Questo
procedere della Società Operaia diede luogo ad una scena, che in seno alla
Società stessa fece il Sig.r Matrona Napoleone altro fratello del lodato Sig.
Sindaco. La scena fu questa: il medesimo Sig.r Napoleone Matrona recatosi alla
sede della Società ov'erano radunati i socii, o furono fatti radunare a bella posta,
e colà appostrofò con termini non troppo convenienti i socii, che vi si
trovavano, facendoli aspra rampogna di quanto avevano operato verso il fratello
di lui Gaspare Matrona.
E quì non
sarà fuor di proposito lo accennare al nascere e allo sviluppo, che ebbe la
Società Operaja in Racalmuto, e qual è al presente. Istituita detta Società
nell'anno 1873, e messo fuori il suo programma, buona parte di questa
cittadinanza vi si associò, tal che il numero dei socii, in breve tempo,
divenne abbastanza rilevante. Però dopo il fatto sovra esposto, molti socii del
partito del Matrona non vollero più appartenere a detta Società, ed in quella
vece vi entrarono parecchi soggetti, che per la loro moralità e tristi
precedenti, come si dirà in appresso, non le fa troppo onore, tal che al
presente la Società non conta, che il meschino numero di ottatre socii, compresi i socii onorari.
Intanto il
partito del Tulumello colse questa
favorevole circostanza per maggiormente far la guerra all'attuale
Amministrazione Comunale, incoraggiando la Società Operaia ad agire anche col mezzo della stampa
per raggiungere lo scopo qual era ed è di abbattere detta Amministrazione.
I socii
onorari Piccone Ignazio, Picone Giuseppe, e parecchi altri furono quelli che
stigmatizzarono la Società Operaja nel suo nascere, propalando in paese, che
chi vi associava era scomunicato; che la Società Operaja era una istituzione
detestabile, e che non era opera di buon cittadino lo appartenervi.
Dicevasi
questo perchè, allorchè fu istituita detta Società, questa era sotto gli
auspicii del Municipio; ma in contrario di quanto dicevano allora, ora
appartengono alla stessa Società per far guerra al Municipio.
Tolti Garibaldi, Campanella, Saffi e Floretta che
nulla sanno dello scopo e del personale della Società, e tolti pure Savatteri Calogero, Romano Salvatore,
Tulumello Luigi, Picone Marco, Mendola Calogero, Travale Antonino, Presti
Giuseppe e Tinebra Salvatore, che trovansi nella Società, chi per solo
spirito di opposizione, e chi per idee più o meno spinte, pel resto però detta
Società, in sè, ha degli elementi non troppo buoni, come facilmente si desume
dai cenni biografici di quattordici di coloro che ne fanno parte, e sono i
seguenti:
1° S c i b e t t a
Salvatore è autore dell'assassinio commesso a
danno di Sicorella Salvatore, e sotto tale imputazione fu per molto tempo in
carcere; e poscia per la sua scaltrezza venne prosciolto da quella imputazione
denunziando altri, e facendosi chiamare come testimonio. E questi è il
Presidente della Società di mutuo soccorso degli Operai di Racalmuto.
2° R o s s e l l o
Giovanni, fu imputato di omicidio mancato, in
danno di Calogero Scimè; e non saprei dire con certezza se ne riportò condanna.
3° M a r c h e s e
Giuseppe Primo, è uomo di carattere, irrequieto, ed
abitualmente ubriaco.
4° L u m i a
Gaetano,è persona che gode pesima fama in
Racalmuto; ma però non si conoscono precedenti, che stiano a suo carico.
5° G r i l l o
Giuseppe figura nel novero degli ammoniti di
questo Comune.
6° F a r r a u t o Angelo riportò
condanna per omicidio mancato in danno di Rocca Calogero.
7° G i a r d i n a
Pietro, ammonitofu imputato di tentata
estorsione di denaro mediante lettera minatoria diretta a Pinò Nicolò.
8° B e l l a v i a
Elia, vecchio camorrista, e molto tempo
indietro fu anche sorvegliato.
9° L i c a t a
Nicolò, è persona ritenuta capace di
commettere furti di destrezza.
10° S c i m è Salvatore, nel 1860,
in Bonpensieri con altri compagni disarmarono molti cittadini, appropriandosi
le armi, e nel 1861 fu uno dei presunti autori dell'assassinio in persona di Santo Cino Chillici.
11° F e r r a u t o
Vincenzo ha delle imputazioni, di cui ancora
non si conosce l'esito.
12 G i a n c a n i Luigi è stato
più volte carcerato per varie imputazioni dalle quali riuscì ad essere
prosciolto.
13 P a l u m b o Angelo viene
ritenuto un tristissimo soggetto, ma non si conoscono precedenti, che stiano a
suo carico.
14 P a l u m b o
Antonino, come al N. 13.
Tutti gli
altri socii, salve pochissime eccezioni, appartengono all'infima classe dei
zolfataj, oltrecché non godano veruna fiducia in paese. Questa Società però,
almeno pel tempo in cui io mitrovo in Racalmuto, non ha dato luogo a verun
rilievo sul conto suo; avendo dovuto soltanto osservare che, con quella pacatezza
e disinvoltura accompagnata da un certo sussiego, con cui nel giorno 10 ultimo
scorso Maggio si recò al Cimitero Comunale per rendere osservanza alla memoria
di Giuseppe Mazzini, del pari il giovedì santo di quest'anno si portò alla
visita dei Santi Sepolcri nelle varie chiese di Racalmuto, con alla testa la
banda musicale e la bandiera della Società.
Tutto ciò
premesso, ora imprenderò a riferire intorno agli adebiti, che si fanno nel
reclamo della Società Operaja di Racalmuto, a carico dell'attuale Amministrazione
Comunale.
Quel
reclamo incomincia dal dire, che questo Municipio fa ogni sforzo per
disperdere la Società Operaja. A questo proposito io non ho potuto rilevare
altro, se non, che l'attuale Amministrazione Comunale, non è amica della
Società Operaia, del resto poi non si conoscono fatti, che per parte di questo
Municipio si faccia ogni sforzo per disperdere, come dice il ricorso, detta
Società.
Sullo
stesso proposito, in altro punto di quel reclamo si accenna all'aver dovuto
chiamare l'attuale Sindaco a discolparsi come socio onorario. In questo
punto il ricorso vuole riferirsi su quanto ha relazione al proclama di cui ho
riferito di sopra, cioè quando la Società venne invitata a combattere quel
proclama, ed invece se lo fece suo. Dopo questo fatto, sussiste che il partito
del Matrona cercò ed ottenne di far
ritirare molti socii da detta Società, altri però si fecero cancellare di
propria iniziativa. Ma però inutilmente ebbi a far pratiche per appurare, che
si fossero posti in opera i mezzi a cui accenna il reclamo per far ritirare
dalla Società i detti socii.
Ciò che
sussiste in realtà, si è che il Delegato Sig. Macaluso si recò alla sede della
Società, non saprei precisare con qual pretesto, e dagli atti ivi esistenti,
sottrasse tutte le carte, che si riferivano alla vertenza passata tra il Sig.r
Sindaco Cavalier Matrona, come socio onorario, e la Società stessa.
Continua
quel reclamo sempre allo stesso proposito, e dice, che dallo stesso
Municipio si tentò per varie volte e per mendicati pretesti di sfrattare la
Società dalla Sala, che dallo stesso
Municipio gratuitamente gli fu concessa per le ordinarie riunioni. A quanto
mi è risultato, il Municipio, su questo particolare, altro non fece, se non
invitare per iscritto il mio predecessore a chiamare il Presidente della
Società operaja per esortarlo a consegnare la chiave della detta Sala, perché
il Municipio abbisognava di quel locale per collocarvi il Distaccamento di
Fanteria, ma il medesimo Presidente essensodi rifiutato di ciò fare, le cose
restarono quali erano, e più non se ne parlò.
Finalmente
in quel ricorso è detto, e sempre a proposito che il Municipio cerca di
disperdere quella Società, che si negano le licenze di porto d'armi ad
integerimi cittadini, che appartengono alla Società Operaja, e che i relativi
incarti giaciono polverosi sugli scaffali municipali. Questo molti lovanno
ripetendo, ma è tale un fatto da non potersi credere, poiché gli aventi
interesse, se non vogliono ricorrere alla Superiorità per conseguire il
permesso di porto d'armi, o almeno perché la relativa pratica avesse il suo
corso, io sono certo che avrebbero già ricorso per ottenere la restituzione del
vaglia postale, che insieme ai documenti presentati vi si dovrebbe trovare il
vaglia postale per l'ammontare della tassa stabilita in £. 6=60, per ogni
permesso di porto d'armi.
Aggiungerò
poi, che tutte le investigazioni fatte
in proposito riuscirono in senso affatto negativo. Inoltre in detto ricorso si
accenna alle violenze che si esercitano alla vigilia delle Elezioni
Amministrative. Su questo particolare a quanto ho potuto appurare, mi è
risultato, che il partito Matrona ha
in tali circostanze cercato di riuscire nel suo intento, valendosi snche di
quella influenza, che ha sempre costantemente esercitata in paese, ma non mi è
riuscito di trovare un'elettore, che dichiari di aver subite violenze, ciò che
il partito contrario è andato e va dicendo tuttora, e come si è esposto nel
reclamo del quale si tratta.
Il
medesimo ricorso accenna poi ad opere di lusso fatte dal Municipio da
dilapidare le ricche entrate del paese. Intorno a questo punto tutti sanno,
che l'Amministrazione Comunale spese forti somme per la costruzione della Casa
Comunale, per l'annessa Caserma dei Carabinieri Reali, e per il teatro, ove
tuttora si lavora per il compimento dell'opera muraria, e che richiederà non
poca spesa per condurlo a compimento.
Ma a che
vale ora lamentare un fatto, che può dirsi totalmente compiuto, e che riportò
la sanzione del Consiglio Comunale, e quella Superiore? Certo però si è che
tali opere si potevano fare con meno sfarzo, ciò che sarebbe ridondato a
vantaggio di questi amministrati, poiché molte migliaia di lire si sarebbero
risparmiate.
Lo stesso
si dica circa ai lamenti, che fa quel ricorso intorno alla costruzione della
strada obbligatoria intercomunale Racalmuto Favara, essendo anche questo ormai
un fatto compiuto ed autorizzato a forma di legge; ma che però non manca di
essere gravoso a questi Amministrati, ciò che vanno ripetendo anche alcuni
amici del partito Matrona,
osservando che contemporaneamente si sta
costruendo altra strada pure obbligatoria tra Racalmuto e Montedoro, ciò che se
è vantaggioso dal lato di veder sviluppata, e presto, la viabilità
intercomunale, non è men vero, che costruendosene due ad un tempo, ciò viene ad
aggravare, e non poco, il Bilancio Comunale, e per esso questi Amministrati; e
perciò non mancano coloro che vanno lamentandosi della gravezza delle tasse
Comunali. E da ciò che in detto ricorso si grida all'arbitrio nelle deliberazioni
di questo Consiglio Comunale, ed alle flagranti violazioni della legge.
Quel
reclamo finalmente accenna alla mafia nell'avvenimento del 27 Agosto 1875,
come lo si chiama in detto reclamo, e segue quindi a dire, che la Società
Operaja, e che la pubblica opinione e l'Autorità giudiziaria seppero rendere
èpina giustizia.
In
riguardo a ciò le cose passarono come appresso.
Dopo, che
il novello partito del Tolumello si
era più scopertamente manifestato l'anno scorso, massime per varii articoli
pubblicati per i giornali, e dopo la fondazione del nuovo Casino di Compagnia,
come sopra si è accennato, e finalmente dopo tutti gli altri fatti
superiormente accennati che precedettero, accompagnarono e susseguirono le
Elezioni Amministrative di detto anno, i componenti la Società Operaja,
sembrava a quanto aseriscono gli avversari di questa e del partito del Tulumello, che facesse mostra d'imporsi
all'altro partito, ciò che si volle desumere dal vedersi alcuni socii di quella
Società passeggiare innanzi il vecchio Casino di Compagnia, in modo alquanto
burbanzoso. Per contrapporsi a questo fatto, il partito del Matrona valendosi di un nucleo di
persone dipendenti ed affezionate al partito stesso, la sera del 27 Agosto
1875, detto nucleo di persone si mise a passeggiare avanti il nuovo Casino di
Compagnia, in modo di motteggiare e quasi provocare i socii di detto Casino,
che colà trovavansi raunati. Di questo fatto se ne portò lamento a questo
Delegato di P.a S.a Sig.r Macaluso, ma al dire di coloro che portarono tali
lagnanze a quel funzionario, questi non ne avrebbe fatto verun conto, contegno
questo del Delegato Sig.r Macalsuo, che si vorrebbe attribuire a troppa
deferenza verso il Sindaco Sig.r Matrona Cavalier Gaspare. E siccome il fatto
anzidetto sembrava essere stato stabilito doversi rinnovare la successiva sera
del 28 detto mese, perciò alcuni socii del nuovo Casino, per evitare
quell'inconveniente, che avrebbe potuto avere delle triste conseguenze, questa
volta anziché rivolgersi al delegato di P.a S.a, si presentarono al locale
Pretore, e questi fattone parola al Delegato ed al Comandante la Stazione dei
Carabinieri Reali, perché cercassero di prevenire ed impedire al caso, che si
rinnovasse quell'inconveniente, che avrebbe potuto compremettere l'ordine pubblico,
ciò valse a scongiurare, che un tal fatto si rinnovasse la sera del 28 di detto
mese.
Ed è per
questo, che in quel reclamo è detto, che l'Autorità giudiziaria, e la
pubblica opinione seppedro rendere piena giustizia.
Tutto
quanto sopra ho esposto, non è che il risultato delle informazioni che ho
potuto procurarmi da persone, che possono meritare qualche fiducia, e dico
qualche fiducia, poiché è cosa assai difficile, trovare in un paese qual è
Racalmuto, persone totalmente indipendenti da poter avere notizie esatte e
spassionate, diviso, com'è, in due partiti, che sono formati dal ceto ristretto
delle persone civili, in confronto della massa ignorante dei campagnoli e dei
zolfataj, che compone la popolazione di questo Comune.
Da ultimo
aggiungerò che le cose esposte nel ricorso, che quì unito ritorno alla S.V.
Ill.ma, non fanno che riprodurre i sentimenti, da cui è animato il partito del Tulumello, partito, che cerca tutti i
mezzi, onde vedere sciolto l'attuale Consiglio Comunale, sperando con questo mezzo
di rompere l'attuale maggioranza del Consiglio stesso, senza far questione
sulla scelta del Sindaco, con la veduta, come tutto giorno va ripetendo detto
partito, di far economie sul Bilancio Comunale, e senza essere alieni, a queste
condizioni di riconciliarsi col partito contrario, conciliazione, a parer mio,
che potrebbe realizzarsi, quando a mezzo di persone autorevoli, potesse
ottenersi una sincera ripacificazione tra il Sig.r Giuseppe Matrona ed i suoi
fratelli; poiché una volta, che il Sig.r Giuseppe Matrona si staccasse dal suo
partito, sarebbe cosa facilissima far scomparire le divisioni, che affliggono
questo paese, poiché il ripetuto Sig.r Giuseppe Matrona può ritenersi il capo
del partito a cui appartiene, tanto più, che il Tulumello è da parecchi mesi, che ha preso stanza in Palermo
insieme alla sua famiglia, e non si sa, almeno per ora, che abbia intenzione di
ritornare in Racalmuto. Certa cosa poi si è, che una più attenta e ben ordinata
Amministrazione, esclusa ogni idea di personalità e di partito, potrebbe
vantaggiare di molto la finanza comunale, ciò che non andrebbe disgiunto
dall'utilità, che ne risentirebbero questi Amministrati, e tutto ciò non
toglierebbe al Sig.r Sindaco cavalier Gaspare Matrona, tutto quel merito, che
ha nell'aver rialzato le condizioni morali di questo paese, nell'aver non poco
contribuito, col concorso di tutto il ceto civile, a vantaggiare le condizioni
della pubblica sicurezza in questo Comune, messe in confronto, coi tempi, che
precedettero la sua ingerenza nell'Amministrazione Comunale, e finalmente
coll'aver cercato di rendere lustro e decoro al paese col compiere varie opere
pubbliche, che i suoi predecessori avevano iniziate.
Il
Delegato
A. Coppetelli
»
La suestesa relazione di pubblica
sicurezza ci ragguaglia - magari con un incerto italiano, ma con pignoleria
sbirresca - su come veramente erano andate le cose tra i Farrauto ed i Matrona:
se poi si intruppano insieme nelle beghe potitiche paesane, nulla di veramente
grave era avvenuto fra loro. Il contrasto tra gli ottimati racalmutesi scoppia
dopo ed investe i Matrona e quel Luigi Tulumello, giovane barone ed al contempo “di qualche ingegno, e ricco per censo, ma
di poca esperienza nelle vicende dei partiti sì politici, che amministrativi”
per dirla come il delegato Coppetelli.
Sappiamo ora con certezza che la
frattura al casino di compagnia avvenne in occasione delle elezioni del 1875 e
le parole del commissario di P.S. ci paiono del tutto pertinenti e credibili: «Le cose andiedero prendendo più vaste proporzioni,
nei primi mesi dell'anno 1875, ed allorquando per altre piccole differenze
sorte tra i socii dell'unico Casino di
Compagnia, di cui facevano parte quasi tutti i civili di Racalmuto, senza
distinzione di colore tanto politico, quanto amministrativo, una porzione di
detti socii, aderenti al partito del Tulumello,
tra i quali il Sig.r Giuseppe Matrona
fratello dell'attuale Sindaco, si staccarono da detto Casino di Compagnia, e ne fondarono un'altro, che ora conta una
quantità abbastanza rilevante di socii.- Quì le ire e gli odii tra questi due
partiti si accrebbero e ne nacque una completa rottura.»
Sciascia ha voglia di riesumare
quella frattura: ma quando da letterato passa a far lo storico fa confusione.
«Intorno al 1890 - gli vien l’uzzolo di scrivere - la lotta tra i Martinez
[leggi: Matrona] e i Lascuda [leggi: Tulumello] divenuta particolarmente
feroce, il circolo attraversò un brutto momento: i Lascuda e la loro coda
l’abbandonarono, aprirono un circolo denominato di cultura, in verità vi si giocava a zecchinetta come nell’altro
circolo, ma il barone di tanto in tanto teneva conversazioni sui temi come
“l’erezione del Mongibello” e “il conquisto del Perù”. La scissione durò un
paio d’anni, poi furono aperte trattative, studiato un nuovo statuto: e il nome
augurale della concordia sortì dalla costituente assemblea. Lo statuto varato
in tale occasione portava circa 400 articoli, e un lungo preambolo in cui le
letture del barone Lascuda erano sufficientemente testimoniate. Un tale
capolavoro di cultura letteraria e giuridica vive soltanto nei ricordi dei
vecchi: quando il circolo diventò dopolavoro fascista le copie dello statuto
andarono disperse. Pare comunque che la concordia ha davvero regnato, da allora
ad oggi, sul circolo; le zuffe e gli incidenti che frequentemente accadono non
portano mai a scissioni o pronunciamento.»
Sbagliare di quattordici anni la data della frattura non ci pare un
peccato veniale, dal punto di vista storico almeno.
Sciascia colloca l’abbruciamento
degli archivi comunali nel 1866 nelle Parrocchie
[vedi pag. 25 op. cit.] ed è questa un’altra topica storica dello scrittore. Il
crimine avvenne, come abbiamo visto, nel 1862. Una cronaca coeva ce l’ha
lasciata l’avv. Giuseppe Picone nelle sue Memorie
Storiche Agrigentine [citiamo dalla copia anastatica del 1982]. Eccone i
passi: «7 [settembre 1862, pag. 659] Timori di strepitosa dimostrazione contro il
governo. Quarantatre impiegati firmano la loro dimissione. La guardia nazionale
si rinforza. Per influenza di taluni popolani, la dimostrazione non ha luogo.
La sera partono duecento soldati per Racalmuto, che dicesi insorto.» « 14
[settembre 1862, pag. 660] La sera
partono due compagnie di linea per Racalmuto, ove si dice, che circa
quattrocento rivoluzionar si fossero fortificati al ‘Castelluzzo’.»
Ritorna, come Dio vuole, la calma e
la vita cittadina s’incanala lungo le battute strade della normalità e della
banalità. Cogliamo alcune note dalle carte dell’Archivio di Stato di Agrigento
[Inventario n.° 32 - fascicoli riguardanti Racalmuto: 403-404 relativi agli
anni 1860-1887; fascicoli n.° 537-538-539 sul 1885.].
«Prefettura
di Girgenti - anno 1870 - Affare Racalmuto - Conto Consuntivo 1869 e carteggio
relativo.
...
dal consigliere sig. Giudice Sac. Calogero in prima si fa opposizione al
mandato n.° 96 per gratificazione accordata in lire 170 al Capo Comico sig.
Sinigaglia Angelo per portare la propria compagnia in questa giacché da parte
dello stesso Consigliere non si ritiene come utile il teatro, e poi non è il
desiderio della popolazione ...
Di
risposta la Presidenza ha fatto conoscere al consigliere Lo Giudice Sac.
Calogero, ed ai Consiglieri delle sue idee, come si è altieri di sostenere, non
farsi una spesa capricciosa, e senza utile scopo, mentre che il teatro al
dilettevole unisce l’utile, e non è un trastullo qualunque come potrebbe solo
insanamente asserirsi, ma scuola ai costumi, allo sviluppo; è una iniziativa al
progresso dolorosamente bisognevole a questo Comune per quanto se ne mostri
restio.»
Al circolo la contesa sarà
divampata; ma si può essere certi che la maggioranza era per il teatro. Lo
erano senza dubbio i figli di don Gaetano Savatteri, teatranti di antica -
anche se filodrammatica - passione.
« .. L’assessore sig. Matrona Paolino ha dichiarato alla Presidenza lo
stesso
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