Questi sono i veri personaggi dell'allora circolo dei 'galantuomini' scorticati da Sciascia.
Dopo, necessità di vita e di convivenza, molti peli si lisciarono, molti aculei si stemperarono, molta acrimonia si sdolcinò.
Ed ora uno che non tempo non era certo il barone Trupia divenne poi il baculo della bonomia di Sciascia sempre prodigo di sigarette per il vizioso ma non danaroso celeberrimo signorotto di paese.
Male hanno fatto, per me, gli eredi a riesumare queste acide pagine del FUOCO SUL MARE.
Ma visto che con 18 euro - che mercimonio indegno caro Nanà - possiamo persino intrufolarci maligni e malevoli, vi ci tuffiamo.
DON GIUSEPPE SAVATTERI
"Don Giuseppe Savatteri è un imbecille detestabile. La sua voce sembra trascinarsi diet0ro un'eco molteplice, tanto è violenta e maleducata. Tutte le sue parole ingombrano l'area del luogo in cui si trova come un ciarpame confuso, si accatastano come cose inutili dentro un vecchio solaio ..."
DON IGNAZIO GRILLO
"... nel minuscolo e composito paese del nostro ricordo , ci farà collocare vicino a don Giuseppe Savatteri un piccolo uomo tutto nervi, poco castigato nel linguaggio, tanto amico della verità quanto del vino: il nostro caro don Ignazio Grillo. E tra il vino e la e la musica di Rossini che egli ama seguire con gesti concitati e felici: col suo corpo leggero insugherito scattante; col suo bastone in bilico nella destra, vibrante come una bacchetta di rabdomante ad ogni sotterranea malignità - forse quando così lo ripenseremo domani ci sembrerà vederlo sollevato a mezz'aria, sorridente e canuto, con due di quelle alucce che l'umorista Mosca disegna ai suoi strani angeli."
il signor MUNISTERI
" Lo vedremo piombare a terra con una piroetta, un mezzo giro; e il suo volto dipingerà una certa contrizione. Sarà quando, parlando di donne, il signor Munisteri, suo vecchio compagno di scuola e di giuochi, svegliandosi un momento dal sonno che per tre quarti del giorno felicemente lo sprofonda in una poltrona del circolo, gli griderà con una voce che la mancanza di denti rende come ovattata: 'amico, ricordati che sessantasette anni non li ritorneremo a compiere l'anno venturo"...
IL BARONE TRUPIA
Il Barone Trupia, entrando col suo passo anchilosato, muoverà le mani, leggere come farfalle, a foggiare nell'aria un gran corpo di donna: una di quelle gigantesse alla Baudelaire, alla cui ombra don Ignazio riprende quota come una mongolfiera."
strana chiusa
"Un uomo che ha saputo fare, dicono questi signori poveri, questi 'galantomini' la cui fortuna è tutta in un paio di salme di terra che vanno sciogliendosi, come zucchero nell'acqua, nelle esigenze dei figli che studiano fuori o si trascinano dietro una dote".
" E così l'uomo che ha saputo fare chiamato semplicemente ladro. E ogni casa ha il suo buco nel tetto, e dentro vi guardano queste pupille vitree e ferme. Qualcuno tenta di sorridere. Ma è difficile, proprio difficile sorriderne. E il pazzo dice: tu sorridi, ma come la lumaca sulla brace. E resta con l'indice puntato, la testa alzata a non guardare chi lo circonda. E così fermo resterà per noi al centro della piccola piazza".
Strane Erinni che hanno tramato in modo che al centro della piccola piazza, proprio quella antistante quel circolo così deriso vi finisse "fermo" proprio lui in effige: Leonardo Sciascia.
Dopo, necessità di vita e di convivenza, molti peli si lisciarono, molti aculei si stemperarono, molta acrimonia si sdolcinò.
Ed ora uno che non tempo non era certo il barone Trupia divenne poi il baculo della bonomia di Sciascia sempre prodigo di sigarette per il vizioso ma non danaroso celeberrimo signorotto di paese.
Male hanno fatto, per me, gli eredi a riesumare queste acide pagine del FUOCO SUL MARE.
Ma visto che con 18 euro - che mercimonio indegno caro Nanà - possiamo persino intrufolarci maligni e malevoli, vi ci tuffiamo.
DON GIUSEPPE SAVATTERI
"Don Giuseppe Savatteri è un imbecille detestabile. La sua voce sembra trascinarsi diet0ro un'eco molteplice, tanto è violenta e maleducata. Tutte le sue parole ingombrano l'area del luogo in cui si trova come un ciarpame confuso, si accatastano come cose inutili dentro un vecchio solaio ..."
DON IGNAZIO GRILLO
"... nel minuscolo e composito paese del nostro ricordo , ci farà collocare vicino a don Giuseppe Savatteri un piccolo uomo tutto nervi, poco castigato nel linguaggio, tanto amico della verità quanto del vino: il nostro caro don Ignazio Grillo. E tra il vino e la e la musica di Rossini che egli ama seguire con gesti concitati e felici: col suo corpo leggero insugherito scattante; col suo bastone in bilico nella destra, vibrante come una bacchetta di rabdomante ad ogni sotterranea malignità - forse quando così lo ripenseremo domani ci sembrerà vederlo sollevato a mezz'aria, sorridente e canuto, con due di quelle alucce che l'umorista Mosca disegna ai suoi strani angeli."
il signor MUNISTERI
" Lo vedremo piombare a terra con una piroetta, un mezzo giro; e il suo volto dipingerà una certa contrizione. Sarà quando, parlando di donne, il signor Munisteri, suo vecchio compagno di scuola e di giuochi, svegliandosi un momento dal sonno che per tre quarti del giorno felicemente lo sprofonda in una poltrona del circolo, gli griderà con una voce che la mancanza di denti rende come ovattata: 'amico, ricordati che sessantasette anni non li ritorneremo a compiere l'anno venturo"...
IL BARONE TRUPIA
Il Barone Trupia, entrando col suo passo anchilosato, muoverà le mani, leggere come farfalle, a foggiare nell'aria un gran corpo di donna: una di quelle gigantesse alla Baudelaire, alla cui ombra don Ignazio riprende quota come una mongolfiera."
strana chiusa
"Un uomo che ha saputo fare, dicono questi signori poveri, questi 'galantomini' la cui fortuna è tutta in un paio di salme di terra che vanno sciogliendosi, come zucchero nell'acqua, nelle esigenze dei figli che studiano fuori o si trascinano dietro una dote".
" E così l'uomo che ha saputo fare chiamato semplicemente ladro. E ogni casa ha il suo buco nel tetto, e dentro vi guardano queste pupille vitree e ferme. Qualcuno tenta di sorridere. Ma è difficile, proprio difficile sorriderne. E il pazzo dice: tu sorridi, ma come la lumaca sulla brace. E resta con l'indice puntato, la testa alzata a non guardare chi lo circonda. E così fermo resterà per noi al centro della piccola piazza".
Strane Erinni che hanno tramato in modo che al centro della piccola piazza, proprio quella antistante quel circolo così deriso vi finisse "fermo" proprio lui in effige: Leonardo Sciascia.
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