e poi mi lasci in pace, libero nella pastura delle mie follie. Non son certo l'uom che ride .. direi neppure quel che spegne. Solo che il melodramma bello ad udirsi è impari alla tragedia del vivere di ciascun di noi.
L’avvocato Pujades accentuò i suoi tic nervosi. Si fece rilasciare un
mandato ampio e pieno. Si accomiatò di mala grazia dallo scrittore amico e si
precipitò in tribunale. Meluccio tornò a dimensioni normali, si sentì uomo
ormai vecchio come capita a tutti i settantenni. Non era paura la sua, solo angoscia,
avvilimento, avversione per tutto quanto sa di stato, di potere, di procure, di
capitani e di avvocati, anche. Li avvertì come nemici ed ebbe in uggia anche la
vita. A passi lenti, bolso e vecchio si incamminò per le scalette che
conducevano su, al seminario. La sera agrigentina sapeva di morte, quasi un
preludio funebre. L’uomo, questa misera cosa con empiti di onnipotenza subito
in cenere. A Meluccio cessò la voglia di lotta … rintanarsi nell’ospizio dei del Carretto ora era l’unico
suo desiderio, emergeva l’infanzia, quando si sentiva protetto dal corpo della
madre, sotto al rifugio, per ripararsi dalle bombe che dal cielo piovevano
nella guerra del Quaranta. “Memento homo,
quia pulvis es et in pulverem reverteris”, la polvere del mercoledì delle
ceneri quale saggissimo simbolo! - in questo era profondamente cattolico, cupo,
senza speranza, dannato all’inferno. Non per nulla amava proclamarsi: cattolico
non credente.
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