Mi si dovesse chiedere: chi mai sei tu, ho la risposta
pronta: io sono colui che non è! Vivo in un maniero crocifisso tra due monasteriali
avelli di vaticana ricchezza. L’inceder pingue della monaca affloscia, il frate
svolazza e cogito poche donne voglia di sciogliergli il cingolo. Cinguettavano gli
uccelli senonché le loro uova sono state
pasto ghiotto degli invadenti gabbiani,
Silente la vita, ignota qui la morte. Mors semper certa hora
eae nunquam. Il dio scese dal cielo per dissolversi tra queste polveri sottili
diffusesi attorno alla gran cupola del papa romano. Ora non si canta più come
ai tempi dei miei vagiti: noi vogliam dio. Si impone: mira il tuo popolo. Non
sento a Coromoto le lamentele di Isasia,
profeta di Sion. Vede la luce il biondo nazareno che Carducci irritò.
Tutti credenti in questa Roma senza dio. Ecco come allora
pregai. Dissi e nessun annuì:
Non amo, non so di odio. Il sublime? lo inseguo. Se lo
raggiungessi morirei di dolore. Bramo come un mare di desideri sommersi. Acqua la vita, fuoco la morte.
Adoratori puzzate di aglio. Mefitici seppure in steli fioriti. Siete le strane
orchidee delle mie alte colline d'alabastro sotterrato. Vidi gabbiani silenti.
Vidi dio laggiù. Vulcano rapisce Proserpina ma la cede ai satiri ghiotti. Non
indosso frak . Adoro il nulla se sorride in primavera. Se fossi musulmano
ammazzerei, se credessi in cristo dio ammazzerei, se venerassi la stella di
david mi farei esplodere tra monache oranti. Non mi rivolgo al compasso
massonico: schiatterei dal ridere. Non prego. Mai supplice. La mia divinità la
regalo ad una vergine impura. Oh, come urla il vuoto di mente! Insano colui che si appropria del cielo.
Folle se dice sua la terra degli avi. Corriamo verso il paradiso degli altri.
Donne copritevi, uomini pervertitevi. Sterili partorite. Il mondo ci piomba
addosso per donarci la gioia
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