I
CONVENTI DI RACALMUTO NEL ‘500
CENNI INTRODUTTIVI
Non crediamo che vi siano stati conventi a Racalmuto nei primi quarant’anni del ‘500: solo attorno
al 1545 è di sicuro operante il convento di S. Francesco ove erano insediati i padri francescani
dell’Ordine dei Minori Conventuali. In certi documenti vescovili che riguardano
il sac. don Lisi Provenzano abbiamo rinvenuto elementi tali da suffragare
questa antica datazione del convento. L’altro cenobio che appare alla fine del
secolo, quello dei carmelitani, sorge all’incirca verso il 1575 se diamo
credito alla lapide dell’avello del primo priore padre Paolo Fanara, quale ancora si legge
nella chiesa del Carmelo (la chiesa sembra invece essere esistita già dal tempo
della visita del Tagliavia nel 1540 ed è citata nel testamento del barone
Giovanni del Carretto).
Giovan Luca Barberi parla di un convento benedettino presso
Racalmuto, ma gli eruditi locali
negli ultimi tempi sono propensi a ritenere che il chiostro fosse quello di S.
Benedetto, in territorio di Favara.
Quanto all’altro convento francescano, quello dei
Minori di Regolare Osservanza, esso, seppure se ne parla già nel 1598, inizia
la sua attività nei primi anni del ’600.
Per tutto il Cinquecento non vi sono conventi
femminili a Racalmuto. Il primo - quello di S. Chiara - comincerà ad operare verso il 1645.
Convento
di S. Francesco
Sappiamo con certezza che il 21 novembre 1545 il
convento di S. Francesco era operante. Noi pensiamo che sin dagli
esordi furono i padri minori conventuali ad occupare il convento, sotto l’egida
di Giovanni del Carretto. Pietro Rodolfo Tossiniano,
vescovo di Senigallia, accenna a questo convento racalmutese nel libro 2° della
sua Historia Serafica. Il maltese Filippo Cagliola nel 1644, fa un discorso un
poco più articolato e, descrivendo le “Almae sicilienses Provinciae ordinis
Minorum Conventualium S. Francisci”, prende in considerazione anche Racalmuto in questi termini:
LOCUS RACALMUTI [custodia agrigentina]. suae
fondationis certam non habet notam, cum scripturas omnes grassantis pestis insumpserit lues. Quam ob rem annus
1576 a THOSSINIANO inscriptus, ad reparationem Ecclesiae, post
eliminatum languorem, non ad fundationem referendus; pugnaret siquidem secum
Auctor, qui a Comite Ioanne, certam pecuniam pro Ecclesia reparatione, legatam
asserit, anno 1560. Ecclesia denuo excitata, imperfecta iacet, locus iuxta
arcem a Friderico Claramontano constructa, situs amoenus, qui fabricis non
spernendis incrementa suscepit. Ecclesia Divo Francisco dicata.[1]
Dunque non era nota la data di fondazione, per la
distruzione dell’archivio nel tempo della grande peste del 1576. Questo stesso
anno viene indicato dal Tossiniano come data di fondazione, subito dopo la
cessazione del flagello. Ma questi cade in contraddizione con se stesso, dato
che afferma che il conte Giovanni [invero era barone] ebbe a lasciare una certa
somma nel 1560 per riparare la chiesa. La chiesa, invero, di nuovo eretta,
giace ora incompleta vicino al castello edificato da Federico Chiaramonte, in un luogo ameno e con un
notevole chiostro. Essa è dedicata a S. Francesco.
Il barone Giovanni del Carretto, a dire il vero non aveva
tanto pensato alla chiesa ma alla sua tomba. Egli lasciò cento onze per la sua
cappella tombale. Ed altri mezzi per la celebrazione di messe in Conventu Sancti Francisci dictae Terrae,
che dunque nel 1560 era attivo.
Francescani conventuali nel 1593
Da una ricerca del prof. Giuseppe Nalbone risulta che nel 1593 stanziassero a S.
Francesco i seguenti religiosi:
1
|
1593
|
COLA ANDREA
|
GAITANO
|
PADRE PRIORE
|
2
|
1593
|
GIOVANNIANTONIO
|
TODISCO
|
FRA
|
3
|
1593
|
SEBASTIANO
|
D ‘ ALAIMO
|
FRA
|
4
|
1593
|
FRANCESCO
|
BARBERIO
|
FRA
|
5
|
1593
|
GIO
|
BARBA
|
FRA
|
6
|
1593
|
LODOVICO
|
DI SALVO
|
FRA
|
7
|
1593
|
GIUSEPPE
|
LA MATINA
|
FRA
|
Francamente non conosciamo granché di tutti questi
francescani: abbiamo, ad esempio, alcuni accenni nell’atto di donazione di quel
singolare personaggio che fu Antonella Morreale, rimasta vedova piuttosto
giovane di Leonardo La Licata. Il rogito è datato 9
gennaio 1596 e ad un certo punto stabilisce:
Et voluit
et mandavit ditta donatrix quod dittus Jacobus donatarius ...debeat ac teneatur
supra dicto ut supra donato solvere uncias decem po: ge: in pecunia fratri
Lodovico de Salvo ordinis Sancti
Francisci, filio magistri Rogerij consanguineo dittae donatricis infra annos
duos cursuros et numerandos a die mortis dittae donatricis in antea hoc est
anno quolibet in fine unc. unam in pacem
pro vestito ispius Lodovici pro Deo et eius anima ipsius donatricis et solutis
dictis unc. 10 ut supra dictus Jacobus de Poma donatarius per se et successores
teneatur et debeat pro dittis unc. decem anno quolibet in perpetuum solvere
unciam unam redditus supra dicto loco de
supra donato dicto ven.li conventui Sancti Francisci dictae Terrae Racalmuti
eiusque guardiano mentionato pro eo et successoribus in ipso conventu in
perpetuum legitime stipulante in quolibet ultimo die mensis augusti cuiuslibet
anni incipiendo solvere anno quolibet in perpetuum pro Deo et eius anima ipsius
donatricis pro celebratione tot missarum celebrandarum per fratres dicti ven.
conventus
Fra Ludovico de Salvo era dunque un consanguineo della Morreale. Nella donazione si parla
di sussidi per il suo vestiario. Per le messe v’è un altro legato di un’oncia
annua in favore del padre guardiano.
Il guardiano padre Cola Andrea Gaitano
La Morreale si ricorda di questo priore anche a proposito
della sistemazione della non chiara
vicenda del lascito da parte del marito di
un vestito appartenente a don Cesare del Carretto. In dialetto, ella dispone
piuttosto prolissamente che:
Item ipsa donatrix pro Deo et eius anima ac pro anima
ditti condam Leonardi olim eius viri titulo donationis preditte post mortem
ipsius donatricis ... donavit et donat ditto ven. conventui Sancti
Francisci ditte terre uti dicitur: una robba di donna di villuto russo chiaro
con li soi passamanu di oro, quali robba ditta donatrichi teni in potiri suo in
pegno del sig. don Cesaro il Carretto, la somma dello quali pignorationi ipsa donatrici non
si recorda, per tanto essa donatrici voli chè si il detto del Carretto paghira ditto
conventu seu suo guardiano la reali summa per la quali robba fui inpignorata,
chè in tali casu lu guardiano di detto convento chè tunc forte serra sia tenuto
restituiri ditta robba a ditto del Carretto et casu chè il detto del Carretto
non si recapitassi detta robba oyvero non declarira la summa per la quali detta
robba sta pignorata voli la detta donatrichi chè lu guardiano di detto convento
habbia di obtenere lettere di executione et per quella somma chè serra revelato
il detto guardiano debbea detta robba per detta somma ad altri personi
inpignorarla et quelli denari convertirli et expenderli in subsidio et bisogno di detto conventi et
fari diri tanti missi per l’anima di detta donatrici et il ditto condam Leonardo
per li frati di detto convento et quoniam sic voluit ditta
donatrix et non aliter nec alio modo.
Il nome del padre guardiano doveva essere padre Cola
Andrea Gaitano: non è certamente
racalmutese, mentre originari del paese appaiono tutti gli altri sei
fraticelli.
Fra Ludovico de Salvo
La famiglia cui apparteneva fra Ludovico Salvo è così censita nel rivelo del 1593:
36
|
360
|
Salvo (de) Mg. Ruggero,
soldato anni 45
|
Nora de Salvo moglie; Santo anni
14; Ludovico 11; Francesco 7; Ivella; Caterina; Vincenza
|
confina con
La Lattuca Paulino
|
abita
al Monte
|
Nel 1602 consegue i quattro ordini minori e pare che
non sia andato oltre. Un’annotazione del vescovo Bonincontro del 1608 farebbe pensare che fra Ludovico
abbia lasciato il convento e si sia secolarizzato. Lo troviamo infatti fra i
chierici sottoposti alla giurisdizione dell’ordinario diocesano:
Ludovico di Salvo an 26 cons. ad 4 m. ord. die 23 martii
1602 ... S. Francisci
Fra Ludovico era nato a Racalmuto nel 1581 come da questo atto di battesimo:
19
|
7
|
1581
|
Lodovico
|
Rogieri m.o
|
Salvo
|
Nora
|
Fra Sebastiano d’Alaimo
Semplice frate nel 1593 ricevette sicuramente gli
ordini sacerdotali. Nella visita del 1608 viene autorizzato alle confessioni
per sei mesi:
Frater Sebastianus de Alaimo ordinis S.ti Francisci Convent. ad sex menses
Risulta dai Rolli di S. Maria quale teste in un atto
del 28 ottobre 1597. Null’altro ci è dato di sapere su questo francescano,
sicuramente racalmutese.
Il Convento del Carmine.
Per il Pirri questo convento è nobile ed antico ed ai
suoi tempi (1540) contava 10 religiosi con 108 onze di reddito. Ne era stato
solerte priore per 46 anni il racalmutese fra Paolo Fanara. La lapide del suo sepolcro
fornisce questi dati biografici:
Paolo Fanara innalzò, accrebbe e decorò, dotandolo
d’immagini, questo tempio; curò l’edificazione del convento con somma
operosità. Visse 71 anni e nell’anno della salvezza 1621, dopo 41 anni di
priorato, morì nella pace del Signore.
Fra Paolo Fanara nacque dunque nel 1550; nel 1575 diviene
priore del cenobio carmelitano di cui è fondatore a Racalmuto. Il convento viene
edificato accanto alla chiesa periferica del Carmelo, che stando ai documenti
disponibili sorgeva invero da tempo, a dir poco dal 1540.
La chiesa sembra in costruzione al tempo della morte
del barone Giovanni del Carretto che così ne accenna nel suo testamento:
Item
praefatus Dominus Testator dixit expendisse unceas centum triginta in emptione
lignaminum et tabularum facta per
Magistrum Paulum Monreale, et per Magistrum Jacobum de Valenti, de quibus
dominus Testator consequutus fuit nonnullas tabulas, et lignamina; voluit
propterea, et mandavit quod debeat fieri computum per dictum spectabilem D.
Hieronymum heredem particularem, et faciendo bonas uncias viginti septem
solutas Ecclesiae Sanctae Mariae de Jesu,
et uncias undecim solutas pro raubis; de residuo tabularum et lignaminum compleri debeat tectum Ecclesiae Sanctae
Mariae di lu Carminu dictae Terrae Racalmuti, et voluit quod debeat expendere unceas quindecim in
pecunia in dicto tecto, et ita voluit, et mandavit, et hoc infra terminum
annorum trium.
Nel 1560, dunque, la chiesa di Santa Maria del Carmelo
era a buon punto e doveva soltanto completarsi il tetto, cosa che andava fatta
entro tre anni. Non è attendibile quindi quel che dice l’avello del p. Fanara, quanto alla chiesa. Certo
dopo il 1575 fra Paolo non mancò di farvi fare opere murarie e migliorie ed a
ciò è da pensare che si riferisca l’iscrizione della lapide.
I carmelitani racalmutesi del secolo XVI
Nel rivelo del 1593, questo era l’organico del cenobio
carmelitano racalmutese:
1
|
1593
|
PAULO
|
FANARA
|
PADRE PRIORE
|
2
|
1593
|
RUBERTO
|
COSTA
|
PADRE
|
3
|
1593
|
SALVATORE
|
RICCIO
|
FRA
|
4
|
1593
|
FRANCESCO
|
SFERRAZZA
|
FRA
|
5
|
1593
|
ANGELO
|
CASUCHIO
|
FRA
|
6
|
1593
|
GEREMIA
|
RUSSO
|
FRA
|
7
|
1593
|
GIUSEPPI
|
RAGUSA
|
FRA
|
8
|
1593
|
ZACCARIA
|
RICCIO
|
FRA
|
Fra Paolo Fanara
Nella visita del Bonincontro del 1608 il priore del Carmelo è ricordato
fugacemente come confessore approvato ed indicato semplicemente come “fra Paulo di Racalmuto padre guardiano del Carmine”.
Fra Paolo fu molto attivo anche nelle faccende
sociali. Lo incontriamo in un documento del 1614[2] in cui si briga per consentire una “fera
franca” in occasione della festività della Madonna del Carmine.
«Ill.mo
Signor Conte di questa terra. Fra Paulo Fanara priore del Convento
del Carmine di questa
terra, dice a V.S. Ill.ma che per devotione et decoro della festività della
Madonna del Carmine quali viene alla terza domenica di giugnetto [luglio] resti
servita V.S. Ill.ma concedere ché ogn’anno per otto giorni cioe quattro inanti
detta festa et quattro poi, si possa inanti detto convento farci la fera franca
di quella di Santa Margarita la quale si transportao in lo conventu di Santa
Maria di Giesu per lo decoro della detta festa et della terra di V.S. Ill.ma
ché li sarà gratia particolare ultra il merito che per tal causa haverà ut
altissimus etc. - Racalmuti Die XX° octobris XIII^ ind. 1614.»[3]
Nel 1596 lo incontriamo come teste in un paio di atti
della confraternita di S. Maria di Gesù. Non spesso, ma qualche
volta assiste pure alla celebrazione del matrimonio di qualche racalmutese in
vista.
Fra Salvatore Riccio di Racalmuto
Dalla solita visita del 1608 sappiamo che è sacerdote
ed è autorizzato alle confessioni per sei mesi:
Frater Salvator Riccius Carmelitanus ad sex menses.
A dire la verità abbiamo dubbi sulla correttezza della
grafia del cognome. Se racalmutese, ebbe forse a chiamarsi fra Salvatore Rizzo.
Fra Zaccaria Riccio
Anche in questo caso, il cognome è forse da correggere
in Rizzo. Un chierico a nome
Zaccaria Rizzo è presente in vari atti di battesimo ed in atti di trascrizione
matrimoniali della Matrice dal 1598 in poi. Costui è anche citato nella
nota visita del 1608:
cl: Zaccaria Rizzo an. 25 cons. ad p. t. die 19 decembris 1597
alias vocatus Leonardus
Tratterebbesi di un racalmutese nato nel 1581 come da
seguente atto di battesimo:
5
|
9
|
1581
|
Rizzo
|
Leonardo
|
Martino
|
Norella
|
Ma resta pur sempre da appurare se v’è identità fra il
fraticello carmelitano ed il chierico che s’incontra negli atti della matrice e
della curia vescovile di Agrigento.
Fra Angelo Casuccio
Nel 1608 lo ritroviamo fra i confessori:
P. Angelo Casuchia
Stando al Liber in quo .. sarebbe morto il 4 febbraio 1636 (c. 2 n.°
45). Certo sorge il dubbio che tra il frate carmelitano del 1593 ed il
sacerdote che del 1608 vi sia identità
di persona. Noi siamo per la tesi affermativa e pensiamo ad una
secolarizzazione del giovane fraticello del Carmine. Il Casuccio che s’incontra in Matrice è chierico tra il 1598 ed il 1600 e figura
come diacono in un atto di battesimo del 30 agosto 1600. Il 12 gennaio 1601 è
già stato, comunque, ordinato sacerdote.
Fra Francesco Sferrazza
Analogo dubbio sorge per questo fraticello, visto che
negli atti della Matrice figura un omonimo che però viene indicato nel
Liber (c. 2 n.° 38) come don Francesco Sferrazza Fasciotta (ma rectius Falciotta).
A quest’ultimo di certo si riferiscono gli atti della
visita del 1608, ove è reiteratamente citato. Vengono forniti alcuni dati
anagrafici:
D. Franciscus Sferrazza an. 27 cons. ad sacerd. die 17 decembris 1605
Panorm ... quas dixit amisisse
Costui era già protagonista a quell’epoca, come emerge
dai alcuni passi di quella relazione episcopale a proposito di S. Giuliano. [4]
Da altri elementi risulta che trattasi di un membro
dell’importante famiglia degli Sferrazza Falciotta. Sembrerebbe quindi che si debba
escludere l’identità con l’umile fraticello del Carmelo. D. Francesco Sferrazza
Falciotta fu peraltro anche Commissario del Tribunale del S. Officio e morì il
7 maggio 1630.
Se fra Francesco Sferrazza, carmelitano nel 1593, fu
persona diversa, come sembra, nulla sappiamo all’infuori di quella citazione
del rivelo.
Fra Giuseppe d’Antinoro
Dalle brume documentali dell’archivio parrocchiale
dell’ultimo scorcio del ‘500 affiorano alcune figure di religiosi racalmutesi
o, comunque, operanti a Racalmuto: uno di questi è fra
Giuseppe d’Antinoro, sicuramente un carmelitano, che l’11 settembre 1584 è
presente nel matrimonio insolitamente celebrato nella chiesa del Carmine. Per
questa inusuale celebrazione era occorso il benestare del vescovo agrigentino.
Il matrimonio era avvenuto tra certo La Licata Paolo di Paolo e La Matina Antonella di Pietro e di Vincenza. Benedisse
le nozze l’arc. Romano. Ne furono testimoni il
noto fra Paolo Fanara ed il citato
fra Giuseppe d’Antinoro. Ne trascriviamo qui l’atto che si conserva nella
matrice.
11 9 1584 La Licata Paolo di Paolo
e di Angela con La Matina Antonella
di Petro e di Vincenza.= Sacerdote benedicente:Romano Michele arciprete.
Testi: Fanara r. fra Paolo ed D’Antinoro frate Gioseppe.
Nota: foro benedetti nella chiesa del Carmine ex concessione Ill.mi et rev.mi
n. Epi. Agrigentini
Due religiosi di fine secolo:
fra Antonino Amato;
fra Pasquale Di Liberto
gli atti di matrimonio di fine secolo restituiscono
alla memoria questi due monaci, di cui però s’ignora tutto: dall’ordine
d’appartenenza ad un qualsiasi altro dato biografico. Quel che conosciamo è
tutto contenuto in queste annotazioni d’archivio:
1
9 1588 Gibbardo Berto Vincenzo con Savarino Francesca di Joanne. Benedice le
nozze: Amato frati Antonino. Testi:
Todisco Pietro e Rotulo Pietro
30
9 1596 Mendola (la) Leonardo di Angilo e Paolina con Aucello Antonella di Paolo
e Minichella. Benedice le nozze: Spalletta don Nardo. Testi: Mulioto Giuseppe e Di Liberto frati Pasquali.
Nella visita del 1608 è invero ricordato un
francescano a none fra Antonino Amato: che si tratti dello stesso
monaco del 1588, non abbiamo elementi per affermarlo. Questi comunque non
figura nel rivelo del 1593. Nella relazione episcopale del 1608 è indicato in
questo stringato modo:
Notamento di confessori di S.to Francisci: il p.re guardiano - fra. Antonio di Amato.
[1]) ALMAE
SICILIENSES PROVINCIAE - ORDINIS MINORUM
CONVENTUALIUM S.FRANCISCI - a patre magistro Philippo CAGLIOLA - a MILITA.
"Sicilia francescana
secoli XIII-XVIII a cura di Filippo ROTOLO" Venetiis, MDCXLIV - Officina
di Studi Medievvali - Via del Parlamento, 32 - 90133 PALERMO - 1984. pag. 108
[Petrus Rodulfus THOSSINIANUS, Episcopus Senegallensis ordinis nostri, in
Historia Serafica - v. per RACHALMUTUM lib. 2] .
[2])
Archivio di Stato di Agrigento - Fondo 46 - vol. 506 - f. 1.
[3]) Il
prosieguo del documento è in latino e recita:
«Cons. Ref., eodem, Ad
relationem U.J.D. Francisci la Rizza fuit provisum quod concedatur petitio et
fiat actus in curia juratorum, Joannes Gulielmus secretarius etc.».
Più complesso il seguito
che trascriviamo per gli eventuali cultori della lingua latina in uso nella
curia racalmutese del primo Seicento:
«Die XXI
ottobris XIII^ Ind. 1614:
«fuit provisum et mandatum per Ill.mum Dominum Comitem Don Hyeronimum
del Carretto Comitem huius terrae et Comitatus Racalmuti ad
relationem U.J.D. Francisci la Rizza consultoris, vigore provisionis fattae in
dorso memorialis venerabilis fratris Pauli Fanara prioris venerabilis conventus Sanctae Mariae de
Monte Carmelo, eiusdem terrae, sub die 20 praesentis mensis
«quod otto de numero dierum sexdecim nundinarum quae antiquitus fiebant
in hac praeditta terra et in festivitate Divae Margharitae et postea translatae
in festivitate divae Mariae Jesu, eiusdem terrae solitae fieri in die secundo
mensis Julij cuiuslibet anni cum illis franchitijs pro ut hactenus servatum
fuerat.
«Intelligantur et sint concessae ditto venerabili conventui Sanctae
Mariae de Monte Carmelo pro ut vi praesentis actus perpetuo valituri,
spectabilis ill.mus Comes per se et suos etc. tribuit et concessit eidem ven:
conventui Virginis de Monte Carmelo eiusdem terrae nundinas praedittas pro maiori decoro et
devotione festivitatis dittae Beatae Mariae Virginis de Monte Carmelo celebrandae
in dominica tertia cuius libet mensis Julij cuiuslibet anni in perpetuum
fiendas ante eccelsiam et conventum praedittum per dies quatuor ante et dies
quatuor postea dittum festum
«et hoc cum omnibus et singulis franchitijs et alijs pro ut dittae
nundinae gaudunt et sunt exemptae ab omnibus gabellis ditti ill.mi domini
comitis ut supra dittum est et non aliter.
«Remanentibus tamen de numero dierum sexdecim nundinarum praedittarum
divae Margharitae alijs diebus octo pro ditta ecclesia et Conventu Sanctae
Mariae Jesu eiusdem terrae fiendarum quoque antea dittam ecclesiam et conventum
dittae Sanctae Mariae de Jesu pro ut hucusque servatum est, in festivitate
dittae Beatae Mariae Virginis de Jesu quae celebratur in die secundo cuiuslibet
mensis Julij in perpetuum,
« hoc est pro diebus quatuor antea et diebus quatuor postea dittam festivitatem et cum franchitijs et aliis ut
supra dittum est e non aliter nec alio modo etc.
«Unde ut in futurum appareat fattus est praesens actum in curia
juratorum huius terrae praedittae juxta ordinem et provisionem praeditti ill.mi
D. Comitis suis die loco et tempore valitures etc.
«Unde etc. -
«Ex actis Curiae Juratorum huius terrae et Comitatus Racalmuti,
extratta est praesens copia - Coll. Sal. - Sanctus Poma, magister notarius.»
[4] ) Sequitur Cappella
transfigurationis S.mi Dni Nostri Iesu Xristi, quae fuit constructa a Don
Francisco Sferrazza propriis
expensis. et adhuc non est completa. Altare d.e Cappellae est decenter ornatum
super quo est scena trasfigurationis praedictae cum multis imaginibus aliorum
sanctorum, est bene depicta et pulchra, est dotata unciarum duarum redditus
relicti a q. Antonino praedicti de Sferrazza pro celebratione unius missae
qualibet hebdomada quae celebratur a Cappellano Ecclesiae
Habet etiam dicta Cappella incias X pro maritaggio unius
orfanae consanguineae, pariter relictus iure legati a d.o Antonino Sferrazza.
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