Padre Giovanni Casuccio
Dissento da un grand'uomo e pio medico che telefonandomi a
tarda ora l'altra sera mi elogia per essere una voce discorde quanto ai vari
giudizi su questo arciprete della non sempre amata famiglia Casuccio. Infine ,
però, anche lui scade nell'ingenerosità
verso questo prete che andrebbe santificato vantando vere doti spirituali e non cicaleccio miracolistico alla padre Elia
Lauricella.
L'arciprete Casuccio deve in un primo momento lasciare il
seminario vescovile di Agrigento, perché sospetto di modernismo Buonaiutiano.
Non so manco se il padre Nalbone il famoso Papa Nero per detto popolare anche
se non per apicale ruolo generalizio dei gesuiti, ebbe a riguardare
inquisitorialmente il fascicolo personale del seminarista Giovanni Casuccio.
Ma se non vera la diceria è verosimile.
Padre Giovanni Casuccio amò spasmodicamente i giovani anche
se non ricambiato.
Era austero, dignitoso, fiero di essere un unto del signore.
Voleva istruire educare, rammentare ed emendare. Il suo però era un catechismo
non indulgente, non permissivo, non maniestici, non popolaresco.
Era presbitero, direi un "senatore" del Signore e
i giovani preferivano distrarsi con il bigliardino della sagrestia anziché con
la didattica aspra e formante del facondo arciprete Casuccio.
Inizia la sua attività pastorale a san Pasquale fra i
giovani, in quella che dopo sarà
l'Azione Cattolica.
Si differenzia dal vacuo anche se musicale atteggiamento di
padre Chiarelli.
Padre Chiarelli attira perché confabula, canta suona, è
giulivo. Ma quanto formativo?
Il giovane prete Casuccio: ha altre mire: formare rassodare
le coscienze spingere la gioventù racalmutese di quell'inizio di secolo strano,
il ventesimo, verso serietà prima ignote, verso onestà prima vilipese, verso
giocondità spirituali prima sconosciute.
Riesce, non riesce ma è encomiabile: certo il vescovo Peruzzo,
grande intenditore di uomini e cose lo fa arciprete preferendolo al cupo padre Farrauto.
E nel dopo guerra, ancor prima che padre Puma venisse
consacrato al suo del Te Deum disteso per terra nella cattedrale di Agrigento. Eccolo
qui tra giovani, in un momento teatrale, filodrammatico. Annuente e paterno.
Se oggi mi ritrovo
anch’io con una coscienza arcigna ,non compiacete, rigorosa ciò lo debbo a
questo mio primo aio, inflessibile, pensoso, indisponile, all'arciprete Giovanni
Casuccio di Racalmuto, non certo ad altri più simpatici amici miei preti, di sicuro più ilari e condiscendenti ma di
scarso cemento formativo.
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