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Lillo Taverna e Beppe Cino hanno condiviso il post di Ornella Pennacchioni.
Ornella Pennacchioni
-ODE ALLE MUTANDE-
di Ornella Pennacchioni.
Uno dei più grandi interlocutori della storia del costume, sono le mutande. Vero è che i dialoghi più significativi... si sono consumati fra asola e bottone, fra zip e stoffa, ma nulla ha più rilevanza delle mutande. Nel ruolo specifico, dopo l' ever green della foglia di fico, dove neppure l'autunno poté ai bigotti creduloni, nulla può competere con le stesse. Sottoposte ad estenuanti manovre di slanci amorosi, goffaggini, urgenze, ne sanno più del confessore, e quindi del diavolo. Segni particolari? Oltre alla genialata degli oblò per le gambe a bloccare la clericale vergogna, tacciono l'esubero, quanto l'astinenza del proprietario. Mute e complici, sfacciate e clandestine, una sorta si spionaggio, un'agenda del come e dove, o una carrambata di merce già usata. Si desse parola alle mutande, ne uscirebbe un dialogo tipo fra porta e vano, un che di claustrofobico accesso o espulsione a seconda delle umane urgenze. Forse pacato d'assensi immediati, forse qualche battibecco fra necessità e rinuncia nella formalità delle trattative, comunque mai monologo. Perché fatalmente, le mutande, comunicano con la ragione d'esistere, e si necessitano finché soggetto e oggetto reggono al patto. Bisbigliano, sussurrano, spettegolano, se la ridono fra resistenza e liberazione. Testimonial di fatti e misfatti, di doveri subiti, penose castità, violazioni maldestre, accadimenti d'amore, o tacite calamità, perché nessuno ti vuole. Guerra e Pace del presidio labile di un fortino ermetico o arrendevole da cui tutti sono entrati e usciti almeno una volta nella vita, santi compresi, ode, ode, ode alle mutande.
Buon Natale.
Altro...
di Ornella Pennacchioni.
Uno dei più grandi interlocutori della storia del costume, sono le mutande. Vero è che i dialoghi più significativi... si sono consumati fra asola e bottone, fra zip e stoffa, ma nulla ha più rilevanza delle mutande. Nel ruolo specifico, dopo l' ever green della foglia di fico, dove neppure l'autunno poté ai bigotti creduloni, nulla può competere con le stesse. Sottoposte ad estenuanti manovre di slanci amorosi, goffaggini, urgenze, ne sanno più del confessore, e quindi del diavolo. Segni particolari? Oltre alla genialata degli oblò per le gambe a bloccare la clericale vergogna, tacciono l'esubero, quanto l'astinenza del proprietario. Mute e complici, sfacciate e clandestine, una sorta si spionaggio, un'agenda del come e dove, o una carrambata di merce già usata. Si desse parola alle mutande, ne uscirebbe un dialogo tipo fra porta e vano, un che di claustrofobico accesso o espulsione a seconda delle umane urgenze. Forse pacato d'assensi immediati, forse qualche battibecco fra necessità e rinuncia nella formalità delle trattative, comunque mai monologo. Perché fatalmente, le mutande, comunicano con la ragione d'esistere, e si necessitano finché soggetto e oggetto reggono al patto. Bisbigliano, sussurrano, spettegolano, se la ridono fra resistenza e liberazione. Testimonial di fatti e misfatti, di doveri subiti, penose castità, violazioni maldestre, accadimenti d'amore, o tacite calamità, perché nessuno ti vuole. Guerra e Pace del presidio labile di un fortino ermetico o arrendevole da cui tutti sono entrati e usciti almeno una volta nella vita, santi compresi, ode, ode, ode alle mutande.
Buon Natale.
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