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Accompagnava don Clemente Messana uno zolfataio, tale Romano
Lorenzo, ovviamente analfabeta. Per me questo è un indizio per congetturare che
don Clemente avesse terre di proprietà e vi 'coltivasse' lo zolfo. Era dunque
un possidente facoltoso. Tanto è vero che fece studiare questo suo figlio,
mandarlo all'università e farne un avvocato come attesta Eugenio Napoleone
Messana che facendo parte di un altro ramo dei Messana non era tenero per questo
largo parente per scabrosi attriti di famiglia. E questo avvocato Messana entra
in polizia e ne diviene egemone sino al 1963.
Mi dice Federico Messana che quando faceva politica. Nei primi mesi del 1963,
andò a trovare a Roma in una casa modesta ma dignitosa questo Ispettore generale
di PS in pensione per raccomandare un compagno poliziotto he voleva essere
trasferito in una sede più agevole. L'ex ispettore generale ebbe a rispondere che
lui ormai era fuori gioco. Ma nel giro
di una settimana il raccomandato ebbe il trasferimento desiderato.
Sino alla morte l'Ispettore Generale di PS comm. grande
ufficiale aveva tanta voce in capitolo nel Viminale, altro che derelitto senza
fama e senza gloria come piace credere e divulgare sia a quelli di malgrado
tutto sia a quelli di ASSOHIMUS.
Tornando a
don Clemente non è vero dunque che non frequentasse Racalmuto e che era un sorta di girovago biscazziere: favolette purtroppo diffuse da certi invidiosi lontani parerenti racalmutesi che me le avevamo fatto inghiottire. Racalmutese puro sengue, discendente dal quel don Calogero Messana del 1820, poteva signoreggiare a Racalmuto e al Circolo Unione (o come allora si chiamasse) ricco di terre e di fiorenti solfare. Poi la crisi dello zolfo a cavallo dei due secoli potè travolgerlo e finire magari in mano di usurai racalmutesi che ben conosciamo quali razziarono a pochi soldi le cospicue possidenze immobiliari dei signori caduti in ristrettezze economiche. Quante cose dunque da un pressoché illeggibile atto dello Stato Civile di Racalmuto. E per me, così si fa la storia di questo grande paese senza Sciascia o oltre Sciascia. Documentatamente e non per avelo sentito dire dall'acida zia Ermenegilda, quella dal culo grosso.
Tornando a
don Clemente non è vero dunque che non frequentasse Racalmuto e che era un sorta di girovago biscazziere: favolette purtroppo diffuse da certi invidiosi lontani parerenti racalmutesi che me le avevamo fatto inghiottire. Racalmutese puro sengue, discendente dal quel don Calogero Messana del 1820, poteva signoreggiare a Racalmuto e al Circolo Unione (o come allora si chiamasse) ricco di terre e di fiorenti solfare. Poi la crisi dello zolfo a cavallo dei due secoli potè travolgerlo e finire magari in mano di usurai racalmutesi che ben conosciamo quali razziarono a pochi soldi le cospicue possidenze immobiliari dei signori caduti in ristrettezze economiche. Quante cose dunque da un pressoché illeggibile atto dello Stato Civile di Racalmuto. E per me, così si fa la storia di questo grande paese senza Sciascia o oltre Sciascia. Documentatamente e non per avelo sentito dire dall'acida zia Ermenegilda, quella dal culo grosso.
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