LA CIVILTA' di PANTALICA NORD tratto da: D.Tanasi, archeologo del centro Archeologia Cretese Università Catania
Secondo la periodizzazione autorevolmente proposta da Luigi Bernabò Brea, la facies più antica (XIII - XII sec. A.c.) sarebbe quella offertaci dalla grandiosa e scenografica necropoli Nord (1500 tombe), dalla necropoli Nord-Ovest e da un nucleo della necropoli Sud. In questa prima facies della civiltà di Pantalica particolarmente profonda è l'influenza del mondo Egeo, con cui il nuovo stato montano degli Iblei ha ripreso - sia pure nella diversa forma imposta dalla durezza dei tempi - i contatti commerciali che avevano animato l'età precedente e si erano dappoi bruscamente interrotti con l'avvento degli invasori italici. Alla penetrazione culturale micenea si deve probabilmente, fra l'altro, una più ampia diffusione del bronzo, che in Sicilia entra comunemente nell'uso domestico appunto a partire da questa età.
Pantalica - panorama
rientrano in questa fase anche la necropoli della Montagna di Caltagirone, una parte delle tombe del Dessueri, almeno un corredo tombale della Rocca di Paternò, le capanne del Sabbucina. Testimonianze di quest`età sono state trovate anche a Lentini.
Questo periodo è caratterizzato da una ceramica tecnologicamente assai progredita, a superficie monocroma rossa lucida, con decorazione fatta da fasce di solchi sottili ravvicinati verticali. Le forme di essa, col frequente ricorrere di altissimi steli tubolari, ma anche con la tendenza verso colli alti e sottili, rappresentano l`evoluzione dei tipi che già caratterizzavano lo stile di Thapsos. Altre forme sono evidenti imitazioni di prototipi micenei, soprattutto del Miceneo III C. Altrettanto evidente è la duplice origine nella tipologia dei bronzi: spade e specchi. Fra i nuovi tipi della bronzistica sono le fibule che prendono una larga diffusione nell`abbigliamento.
Di ispirazione micenea sembrano gli anelli d`oro, decorati sul castone con la treccia e con l`occhio apotropaico o col pesce. La stessa impronta micenea troviamo nei bronzi |
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Le fibule,ancora assenti nelle necropoli della cultura di Thapsos, prendono ora una larga diffusione nell`abbigliamento per sostenere il mantello. Nella fase più antica hanno la forma ad arco di violino o ad arco semplice con noduli agli estremi, talvolta, con un tratto terminale dell`arco rettilineo. | |
I tipi di fibule caratteristici di questa età sono quelli ad arco di violino e ad arco semplice con noduli agli estremi. Il primo stanziamento sul sito di Pantalica è dovuto a genti portatrici di una facies culturale che è quella caratterizzata dalla ceramica dello stile di Thapsos. Se per l`inizio della fase culturale di Pantalica I possiamo accettare la data di Ellanico del 1270 circa A.C. e per la sua fine quella dataci da Tucidide del 1050 a. C., la sua durata è stata di più di due secoli. Lo stato di pericolo, che ha determinato la brusca interruzione della vita civile nella fascia costiera e obbligato le popolazioni indigene a cercare scampo rifugiandosi in posizioni più atte alla difesa, può essersi attenuato col tempo. Può essere iniziata una fusione fra invasori e indigeni, si è determinata senza dubbio la formazione di nuovi equilibri, di una nuova economia, alla quale i diversi fattori e le diverse forze in gioco hanno contribuito.
Intanto nel corso dei due secoli corrispondenti al periodo di Pantalica si sviluppano intorno a questa piccola capitale alcuni minori centri satelliti, che gravitano senza dubbio su di essa. Uno di questi è Rivettazzo in territorio di Solarino. Un altro è situato su un piccolo sperone roccioso che si protende sul fondo del vallone di S. Giovanni in Territorio di Ferla alla confluenza di due torrentelli. Un terzo potrebbe essere quello di Palazzolo Acreide, attestato dalla necropoli di tombe a grotticella artificiale della Pinita, aperte nelle balze che stanno di fronte al sito della greca Akrai. Si tratta quindi sempre di insediamenti in zone montane circostanti a Pantalica, il cui sito è scelto soprattutto in considerazione delle esigenze di sicurezza e di difesa.
Pantalica - dall'interno di una grotta..
Il palazzo del principe Anaktoron appartiene alla stessa età della necropoli nord.
The aim of this paper is to globally revalue the elements of Mycenaean origins which are present, at different levels, in the native cultural production of the North Pantalica facies. The detailed definition of the influences, and the comparison on a diachronic level with the previous evidence in the Thapsos culture, would allow us to focus our attention on the nature and the dynamics implied in the Mycenaean presence in South-Eastern Sicily at the end of the Bronze Age.
For the pottery production, four different new forms of Mycenaean origin are identified: the belly handled amphora (FS 58), the askos (FS 195), the patera (FS 208) and the side spouted jar (FS 155); and one form of Thapsian origin, the cylindered pyxis (FS 11a); furthermore, the problem of jug 133 North, which is considered to be the unique example of a locally made Sicanian-Mycenaean pottery of this period, has also been discussed.
For the metallurgic production in Pantalica, the swords of the A and B Sandars type, of Thapsian origin, are absent, while they are widely found in the other coeval centres of North Pantalica culture; but there are advanced metallurgic war items of Mycenaean origin, such as the goose-head handle sword and the dagger of F Sandars type, which show a continuous relation with the Aegean metallurgic centres also for this period. A sort of continuity is also testified by the presence of other prestigious objects, such as the big bronze mirrors and the violin-arched and simple-arched fibulae. The increase of gold objects in the burials, and the presence of gold figured rings, confirm the intensity and variety of the relationships.
As far as the domestic architecture is concerned, there is the encounter of the influences of Thapsian origin with others whose introduction produces the anaktoron, for instance, in which, for the first time, a project culture of Aegean kind is applied by Mycenaean workshops.
Funerary architecture is different, as the meaningful lack of the tholoid tomb of Thapsian origin corresponds to the introduction of two new tomb types of Mycenaean derivation: the big chamber tomb (camerone) and the pluricellular chamber tomb, whose models in the Aegean are present only after the period of the flourishing of the tholos.
The in-depth study allows us to focus our attention, within the facies of North Pantalica, on the elements of Mycenaean origin in two periods, LH IIIB2 (the beginning of the facies) and LH IIIC (the middle-final period). In this way it would be possible to distinguish three different moments of Mycenaeanization in South-Eastern Sicily between the Middle and Late Bronze age: the first moment would concern Thapsos between LH IIIA1 and LH IIIB1; the second and third would reach Pantalica, without the mediation of Thapsos, respectively in LH IIIB2 and LH IIIC.
The penetration of the Mycenaean influences in the mountain hinterland in Pantalica would have occurred through a port on the coast, which had, during the facies in North Pantalica, the role that the Thapsos emporium had before; we must take into consideration, however, that in this period the commerce and the Mycenaean contacts were lessened.
The identification of a possible Syracusan landing place, in the modern Syracuse port and in the mouth of the Anapo seems to be probable, so that travelling up the river it would have been possible to reach Mount Lauro and, consequently, Pantalica; and we might also suppose that this port was already in use as a simple port of call in the facies of Thapsos, and that it later became a gatherer of the Mycenaean inputs, especially if we consider the traces of a presence in Ortygia in exactly the facies of North Pantalica.
Finally, it is possible to infer that in the facies of North Pantalica, the supposed drastic change in Mycenaean influences did not happen at all, and the centre of Pantalica had taken after the Thapsos period, as already supposed by Bernabò Brea, the role of partner of the latest Mycenaean peoples who attended Sicily at the end of the Bronze Age.
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