mercoledì 29 ottobre 2014
Il comune di Grotte destituisca la giuria del premio Racalmare
Non è che mi sia convertito a IL GIORNALE (Dio nni scansa e libbira, Berluscone Santanché e Salusti che trio da fare rabbrividire, almeno a me s'intende sotto il solo profilo politico).
Solo voglio servirmene per aggredire RACALMARI e farne una base per una dialettica risposta al mio amico Alfredo Sole che nell'ultima sua lettera prende le distanze da me e quasi quasi mi rimprovera di "viperino" sfruttamento dei suoi scritti.
Questo romanzetto grassonelliano alle sarde è una indecenza e le pubbliche autorità devono intervenire e il Comune di Grotte deve prenderne le distanze.
Mafioso in finale allo "Sciascia". Un giurato si dimette: vergogna
Il capo della "stidda" Giuseppe Grassonelli, condannato all'ergastolo, entra nella terna del premio. A protestare è un amico personale del romanziere
Daniele Abbiati - Ven, 29/08/2014 - 08:54
È Il giorno della civetta ? No, più probabile che sia Così è (se vi pare) . Comunque sempre di Sicilia si tratta. Nella fattispecie di mafia e di fatalismo, di commedia degli equivoci, e soprattutto di dramma, anche se questa volta, per fortuna, senza sangue (ma con molto inchiostro...).
I fatti parlano chiaro, sono parole e dunque pietre, a futura memoria.
I fatti dicono che nel tris di finalisti del «Premio Leonardo Sciascia-Racalmare», organizzato dal Comune di Grotte, in provincia di Agrigento, c'è anche il libro intitolato Malerba . Da non confondere con I Malavoglia di un altro siciliano doc, Giovanni Verga. Infatti Malerba è stato scritto (con la collaborazione probabilmente decisiva, almeno quanto alla forma, di un giornalista) da Giuseppe Grassonelli, un detenuto. Detenuto per via di un ergastolo, condanna alla quale la laurea in Lettere può recare ben poco sollievo. Grassonelli è (o era) un pezzo grosso della stidda , insomma, un mafioso. E la sua opera è, di fatto, un'autobiografia. Sulla carta, dunque, il sangue c'è, insieme alla consapevolezza dei tragici errori (!) commessi. Il volume, fra l'altro, è edito da Mondadori, e non è poco, per chi concorre a un premio letterario. Della giuria del «Leonardo Sciascia-Racalmare» fa (anzi faceva) parte anche Gaspare Agnello, un amico di Sciascia. Il quale Agnello, in segno di protesta contro la candidatura di Grassonelli, ha abbandonato il suo scranno di decano giurato.
In coda al libro incriminato, Grassonelli si rivolge al lettore spiegando che ha sbagliato, ma che dopo vent'anni di carcere è cambiato e chiede una nuova opportunità. Tuttavia l'ormai ex giurato Agnello non si lascia intenerire: «È possibile che un ergastolano che si è macchiato di crimini efferati partecipi a un premio letterario di cui sono stati protagonisti Sciascia, Consolo e Bufalino? Io penso di no perché il libro racconta la verità di Grassonelli che non è neppure collaboratore di giustizia e che le sue vittime non possono contestare. Grassonelli tenta una velata giustificazione delle sue azioni che continua a chiamare atti di guerra e non assassinii di mafia. Ciò lancia una cattiva luce sul libro. E dargli il premio, nato come strumento culturale di riscatto del Sud, ma che da oggi non può più fregiarsi del nome di Sciascia, sarebbe un'offesa alla tante vittime. Che sconfitta per la cultura...».
Da parte sua, il giornalista e scrittore Carmelo Sardo, caporedattore cronache del Tg5, coautore del... «romanzo verità» di Grassonelli, dice di «aver notato qua e là punte di malcelato inspiegabile livore» nella decisione di Agnello: «Sarebbe bastato che mi avesse chiamato per chiedermi come e perché è stato scritto a quattro mani e gliel'avrei banalmente spiegato». Sardo contesta inoltre il fatto che per Agnello un libro come Malerba non può essere tra i finalisti del premio in quanto offenderebbe la memoria delle vittime e non sarebbe gradito a Sciascia: «Questo - ribatte - denota da un lato una scarsa comprensione del testo, del suo valore e del suo messaggio, dall'altro una scarsa conoscenza della personalità di Sciascia, dell'attenzione che poneva ai temi legati alla giustizia, alle condanne e al recupero, tanto da far sospettare a chiunque abbia letto i suoi libri e ne conosca filosofia e pensiero che uno come Sciascia sarebbe anzi stato portato ad accogliere di buon grado che un libro come Malerba fosse scelto tra i finalisti di un premio alla sua memoria».
A contendere il premio a Grassonelli, oltre a Salvatore Falzone con Piccola Atene , c'è Caterina Chinnici con È così lieve il tuo bacio sulla fronte . La Chinnici è figlia del giudice Rocco, ucciso dalla mafia. Dunque: Il giorno della civetta o Così è (se vi pare) ?
Aristofane etneo
Ven, 29/08/2014 - 11:33
"Legge del taglione": uccidi una persona, vieni ucciso. A meno che i parenti che sono stati privati di un loro caro non ottengano soddisfazione altrimenti. Premi letterari, lezioni spettacolo nelle università, perdono sociale alla faccia delle vittime e dei congiunti ... ma vaffa, che società di caccaioli.
Ven, 29/08/2014 - 13:32
in quest specie di stato ITALICO, dove un Mercenario assasino di nome Garibaldi ruffiano dei Savoia ha trasformato una terra di coltura in uno stato di merda, con poltici di merda schiavi dei Mafiosi e del clero,cosa volete che sia un volgare premio letterario, dimostra solo di condividere gli orrori del passato esubirne pasivamente le conseguenze amen
rolf.carlon
Ven, 29/08/2014 - 18:11
é vero, infatti una pietosa impiegata della Mondadori, dopo che ho inviato il quinto manoscritto, mi ha suggerito di lasciare perdere, visto che la politica dell'azienda era indirizzata a favorire la pubblicazione di romanzi di persone già conosciute! Lettera che conservo come un premio ed un riconoscimento: infatti ora mi accontento di pubblicare su Anazon. Per quanto riguarda il premio Sciascia, non posso fare commenti visto che i premi letterari sembrano solo un veicolo per la vendita di un romanzo invendibile. Mac Tardinoh Frank.
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Alfredo Sole ecco come mi redarguisce: (vedi sotto).
Rimbecco: spero che i suoi SUPERIORI leggano quello che mi scrive (ecco una delle ragioni per cui ne faccio pubblico bando) e così non vanno magari insinuando che a RIINA è Alfredo a mettergli in bocca che il compaesano Sciascia aveva certe idee sull’antimafia (che collimano con le mie).
Sì, Nanà ribadisce il tutto in articulo mortis nel suo aureo A FUTURA MEMORIA (se la Memoria ha un futuro).
Altro che confermare il titolo del redattore del Corriere della Sera che appose al lucido je accuse di Sciascia il pertinentissimo anatema del dagli Ai PROFESSIONISTI DELL’ANTIMAFIA (allora come ora).
In Fuoco all’Anima, in altro libro aureo di Sciascia che la moglie dello stesso ha osato censurare perché il marito l’avrebbe chiamata “la figlia del maresciallo” di Petralia, aveva flebilmente di voce ma non di spirito sussurrato a Porzio che LA MAFIA IN SICILIA ERA MORTA con il prefetto del Fascismo MORI-
Ed infatti davvero vogliano chiamare Riina , i “pentiti” del mio paese, i subodoli confidenti della ANTIMAFIA di Ingroia MAFIOSI? Incolti. Studiatevi Sante Roano e poi parlate- Quello era un ordinamento, una sorta di Stato nello Stato (allora assente). Costituitosi lo Stato con il feroce Mussolini, finì la mafia siciliana.
Ed anche Alfredo non è un MAFIOSO. Non ne ha la cultura anche se qualche filamento lo tiene nel suo DNA, cosa che gli impedisce di dire (o confermare) finalmente la VERITA’ sulla vicenda criminale (ripeto CRIMINALE) di quelli che i giornalisti incolti e pennivendoli chimarono gli STIDDARA-
A Racalmuto dobbiamo partire dall’esecuzione i pieno Corso Garibaldi di un PAGLIAVAGNATA. Certo vi era stata l’esecuzione di BALLASSARU TINEVRA (giustiziato su ordine di Calogero Vizzini per questioni economiche legate alla gestione di Gibillini e la favoletta della CONGIURA DEI LOQUACI è appunto una deviante favoletta infantile). Ma quella esecuzione fu l’ultimo singulto della preesistente mafia di Racalmuto. Poi venne il business della droga e successe quello che successe, che Sole ben potrebbe oramai svelare A FUTURA MEMORIA ( e per me la memoria ha sempre un futuro)-
Ecco perché vorrei incriminare Racalmari e chi lo propaga. Non si possono premiare libro che è una palmare istigazione a delinquere. Il Comune di Grotte, tutto quanto, se non si pente è colpevole di fiancheggiamento mafioso. Da condannare all’ergastolo del 4bis. Sindaco di Grotte. pentiti che la storia futura forse ti potrà perdonare.
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