martedì 15 marzo 2016

ALLEGATO N.° 2
pag. 273
FARDELLA ................... BOSCO, O DEL BOSCO.................... ABRIGNANO............FARDELLA
--------------------------------------------------------------------- HENRICO ABRIGNANO DI
--------------------------------------------------------------------- SIGNORI DI RECALMUTO, NO-
............................................................................................ BILE DI TRAPANI, E REGIO GIU-
--------------------------------------------------------------------- ZIERO, E CAPITANO 1395.
I
Francesco, Senatore, e Regio
Giustiziere, 1419.
I
Cesare 1462
I
Antonino sposò Antonina Bosco 1507
I
Giuseppe barone della Salina 1528
I
Ottofredo, Barone Scammaria, e Senatore Tommasa (Fardella)
di Trapani, 1635 Baronessa della Scammaria
Giovanni Fardella e Bosco, Barone Cointa Abrignano, e Fardella, Baronessa
della Ripa, Regio Giustiziero, nobile della Ripa, nobile di Trapani
di Trapani, Padre Madre
-----------------------------------------------
I
Fra D. Alberto Fardella di Trapani 1633.
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FRA D. ALBERTO FARDELLA DI TRAPANI 1633 di Giovanni Fardella e Bosco, barone di Ripa, regio giustiziero, nobile di Trapani, padre ....... Cointa Abrignano, e Fardella Baronessa della Ripa, nobile di Trapani, Madre.
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pag. 272
FARDELLA ..............FARDELLA........................ABRIGNANO......................................VICENZO O DI VICENZO
Vedi foglio 270 Un castello di oro con tre torri Non ho possuto avere la disti-
e tre ponti, in campo rosso nta notizia delle armi di così
fu molto nobile nei trascorsi secoli
questa stirpe Abrignano nella Italia
imperoché molti passarono nella
nostra Sicilia, dove popolarono
questa famiglia, e con la propria
virtù e valore la resero molto distin-
ta nella Città di Trapani.
Enrico Abrignano Nobile di Trapani
I
Francesco, Senatore, Regio Giustiziere,
e Capitano di Trapani nel 1428.
I
Cesare 1462
I
Antonino ebbe in moglie Antonina Bosco 1507
I
Giuseppe si casò con Filippa Bondino 1528
I
Onofrio, Barone della Isola, .... Giacoma (Vicenzo) baronessa
e Saline 1563 1563
D. Giacomo Fardella e Fardella nobile D. Geronima Abrignano, e Vicenzo
di Trapani, padre 1606 di Trapani, Madre 1606
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I
Fra D. Martino Fardella di Trapani 1629.
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Fra D. Martino Fardella di Trapani 1629 Fra D. Alberto Fardella di Trapani 1633.
(nipote di Vito Fardella) (Pronipote di Vito Fardella)
(nipote per parte di madre di (nipote per parte di madre di
Giuseppe Abrignano 1528) Giuseppe Abrignano 1528)
di Giacomo Fardella e Fardella di Giovanni Fardella e Bosco
e di Geronima Abrignano e Vicenzo e di Cointa Abrignano e Fardella
Giacomo Fardella è figlio di Giovanni Fardella è figlio di
Vito Fardella e Brigida Fardella Michele Marino Fardella e Angela Bosco
Geronima Abbrignano è figlia di Cointa Abrignano è figlia di
Onofrio Abrignano e Giacoma Vicenzo (?) Ottofredo Abrignano e Tomasa Fardella (?)
Vito Fardella è figlio di Michele Marino Fardella è figlio di
Michele Fardella Vito Fardella
Vito Fardella è figlio di
Michele Fardella
Michele Fardella è figlio di Michele Fardella è figlio di
Giacomo Fardella che sposò Giacomo Fardella Senatore e Capitano 1516
Bianca Barlotta 1506
Giacomo Fardella è figlio di Giacomo Fardella è figlio di
Antonino I c.tto emancipazione 1490 Antonio Fardella Senatore e regio giustiziero 1490
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Onofrio Abrignano è figlio di Ottofredo Abrignano è figlio di
Giuseppe Abrignano, si casò con Giuseppe Abrignano Barone della Salina 1528
Filippa Bonino 1528
Giuseppe Abrignano è figlio di Giuseppe Abrignano è figlio di
Antonino Abrignano sposato con Antonino, sposò Antonia Bosco 1507
Antonia Bosco 1507
Antonino Abrignano è figlio di Antonino Abrignano è figlio di
Cesare Abrignano 1462 Cesare Abrignano 1462
Cesare Abrignano è figlio di Cesare Abrignano è figlio di
Francesco Abrignano regio giustiziero 1419 Francesco Abrignano Senatore e regio Giustiziero 1419
Francesco Abrignano è figlio di Francesco Abrignano è figlio di
Enrico Abrignano 'Nobile di Trapani' "Henrigo Abrignano dei Signori di Recalmuto, Nobile di Trapani, Regio Giustiziero, e capitano, 1395."
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Pag. 294
GIORGENTI.
CARRETTO VALGUARNERA LUCCHESE SIRACUSA
Un aquila con cinque sbarre
rosse in campo
Ritrovo molto illustre, ed antica questa
Famiglia, nel Regno della nostra Sicilia,
e per le dignità possedute, e per li Titoli,
e preminenze che fino al presente numera,
con non poco splendore di una delle più
cospicue prosapie del nostro Regno.
Antonio del Carretto, dei Signori di Savona,
piantò la sua famiglia in Sciacca, e fece acquisto
della terra di Recalmuto nel Val di Mazzara.
I
Matteo, Barone di Racalmuto, 1391
I
Giovanni, Barone 1401
I
Federico, Barone, 1453
I
Hercole, Barone.
I
Giovanni Barone di Recalmuto, 1519
I
Federico, 1558. Leonora,(Valguarnera) 1558.
D. Baldassare del Carretto e Valguarnera, Barone D. Maria Lucchese, e Siracusa, Baronessa
della Sciabica, Nobile di Giorgenti, Padre della Sciabica, Nobile di Giorgenti, Madre.
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I
Fra D. Alfonzo del Carretto, di Giorgenti, 1617.
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Gli Abrignano non sono comunque di alta nobiltà. Il Mugnos, nel suo Teatro Genologico, si limita a farne dei fuggiaschi da Ravenna e da Napoli attorno al 1316 - altro che favoriti dai Normanni della prima ora - e indicarli come semplici funzionari della città di Trapani. Maurizio Abrignano sarebbe stato il primo a svettare un po’ «per le sue virtuose qualità» e venire quindi iscritto «nella mastra delle nobili famiglie di quella, concorrenti agl’uffici maggiori, e dignitadi che fruivani gli nobili cittadini, già che Francesco Abrignano fu Giurato nobile di quella città nel 14128, e poscia Capitano nel 1437 e nel 1439; certifica la nobiltà di quella famiglia una loro antica cappella costrutta nel Convento di S. Agostino della medesima città nel 1427, ove si conosce il costruttore essere stato nobile, ricco e potente, e più d’ogn’altro honorò ne’ tempi antichi questa famiglia Henrico Abrignano, che oltre l’essere egli stato più e più volte Capitano della sua patria, ove fiorisce nobiltà, fù anche eletto dal Rè Giovanni d’Aragona Vicario d’armi del Val di Màzzara, da questi ne venne Gioseffo Abrignano, che per ricompensa degli suoi serviggi hebbe nel 1550 dall’Imperator Carlo Quinto la Baronia delli Salini dell’Isola di S. Giuliano, ed a lui seguì Honofrio, e dal predetto anche Christofaro vivente, che nella medesma città nobilmente, e feudatario vive, spiega ella per arme un Castel d’oro con tre Torre sopra un campo rosso..» Ed il Mugnos - si sa - era un piaggiatore: tuttavia non se la sente di attribuire la prestigiosa signoria di Racalmuto a quella borghese famiglia di Trapani, ce è pur sua amica. Incappando anche in un forsennato guazzabuglio di date, i nostri storici locale - come si è visto - non hanno le remore del Mugnos e giù ad esaltare la grande, improbabilissima, baronia racalmutese degli Abrignano. Solita propensione alla visionarietà, come direbbe Sciascia!
ALLEGATO N.° 3
Il San Martino de Spucches redige un albero genealogico dei Barresi che sembra più tratto dal Mugnos che dal Villabianca. A dire il vero, non è poi che il Mugnos sia molto chiaro: si pensi che ad un certo punto segna come Abbo III quello che secondo la sua stessa costruzione dovrebbe essere IV; ma, come ben dice il Pace, il Mugnos è «autore di un Teatro genealogico, opera araldica della quale ognuno potrà considerare quanta fede meriti.» La lettura delle notizie che ne fa il San Martino sembra pregevole specie là dove non manca di operare le dovute (ma non dichiarate) rettifiche. Noi mettiamo qui a confronto la triplice ricostruzione degli alberi genealogici secondo il Villabianca, il San-Martino de Spucches ed il Mugnos:
Gli Alberi Genealogici dei Barresi secondo Villabianca, de Spucches e Mugnos
Villabianca
Spucches Mugnos
Teatro Genologico:
pag. 117 e segg.
Barresi Abbo “ebbe concesse dopo il 1130 dal re Ruggero il Normanno vari feudi, Naso, Ucria ed altri Castelli. “Barresi Abbo I senior (Villabianca: Sic. Nob. vol. IV f. 200): Re Ruggero concesse Racalmuto ad Abbo Barresi Barresi Abbo “cavaliero di molta autorità e valore .. s'impiegò a' serviggi del nostro gran Conte Roggiero .. acquistò le terre di Naso, di Ucria ed altri Castelli”.
Barresi Matteo Matteo Giovanni Roggiero e Ramoaldo
Barresi Giovanni Giovanni Abbo Secondo Henrico e Matteo
Barresi Abbo II iunior “Lo stesso autore (Villabianca) dice altrove che l’Imperatore Federico II concesse, dopo il 1222, Racalmuto ad Abbo Barresi che sarebbe stato figlio di Giovanni (di Matteo di Abbo seniore). “ Matteo Secondo Nicolò
Matteo “A quest’ultimo successe il figlio Matteo: al quale successe Abbo ed a quest’ultimo il figlio Giovanni”. Giovanni Henrico, che intervenne nel vespro Siciliano
Barresi Abbo III Abbo III
Giovanni “Questi visse sotto Re Giacomo di Aragona e seguì il suo partito. Re Federico, fratello di Giacomo divenuto Re di Sicilia, dichiarò esso Giovanni fellone e gli confiscò i beni.” Giovanni “Sig. di Pietraperzia. Costui per aversi fatto fautore del Rè Giacomo nella renunzia che ei fece del regno di Sicilia a' Regi Angioini di Napoli, fù dal Rè Federico Secondo privato di tutti gli Stati che possedeva, e dopo l'ottenne Abbo III, suo figlio.”
Abbo III “Ebbe i possedimenti del padre «con il favor di Ricca La Matina, sua moglie, e Dammicella della reina Leonora; conseguì pur egli la terra di Militello del val di Noto, come erede di Giovanni Cammarana suo Avo, e sene investì nel 1318.»
Il Mugnos intercala la genealogia di Enrico primo figlio di Matteo secondo Barresi, fornendo questi dati:
Barresi Enrico Dal primo Enrico (figlio di Abbo Barresi II) ed Alderesia Lanolina
Abbo Barresi Matteo Barresi
Giovanni Nicolò Roggiero servirono per molti anni all'Imperatore Federico II
Per quel che ci concerne, a nostro avviso il Mugnos rileva per la storia di Racalmuto in quanto non fa cenno alcuno a signorie di sorta su questo Stato da parte dei Barresi: il Mugnos sarà confusionario, ma quanto ad informazioni non ci pare secondo ad alcuno.
Tra gli autori più antichi che coinvolgono Racalmuto nelle faccende dei barresi abbiamo il Villanova che nella sua Sicilia Nobile così raffigura quel rapporto (per noi inesistente):
«Il nome di RAGALMUTO vuol dire in lingua Araba, cioè DISTRUTTO(i) MASSA - Sic. in Prospett. p. 2 C.E. f.282 -; e questo fa credere essere stata fabbricata dai Saraceni su le rovine di qualche estinta Città. Ella è Baronale con mero e misto imperio, luogo ottenendo tralle mediterranee della Valle di Mazara [a) - ARETII, Liber de situ Sic. ex Bibliot., CARUSII t I f. 22 c. 2], ed ivi fra le piu' belle che abbondino di grano, e di ogni sorte di biade. Fu di ragione di Ruberto MALCOVANAT Signore di Busacchino, il cui figlio Guglielmo adorno videsi dell'eccelsa carica di Maestro Giustiziere del Regno sotto il Conte Ruggieri, come notò Pirri nella sua Cron. de' Rè, f. 38, e nella SIC.Sac. not. Montisreg. fog. 460 c. 2. e 461 c. 1., e la tenne pur anche la Famiglia ABGRIGNANO, se diam fede a MINUTOLO - Mem. Prior. lib. 8, f. 273. Credesi indi concessa dal Rè Ruggieri Normanno figlio del liberatore testé accennato ad ABBO BARRESE in consuso con quelle Terre, che sotto l'aggettivo di pleraque oppida per conto di esso Barrese numera FALZELLO nella sua Stor. di Sic. dec. 2. lib. 9. cap. 9 f. 184 avvegnachè sullo spirare del secolo decimoterzo stava ella in potere di Giovanni BARRESE, il quale al riferire del Padre APRILE Cron. Sic. f. 144 c. 1 fu il primo tra i Baroni del nostro Regno, che nelle guerre fatte dall'armi dei Collegati Angioini in quest'Isola passasse al loro partito col suo vassallaggio consistente nelle Terre di PIETRAPERZIA, NASO, RAGALMUTO, CAPO D'ORLANDO, E MONTEMAURO, terra oggi disfatta, situata in quel monte, che si alza fra la Città di Piazza e 'l MAZZARINO presso il fiume Braeme. Sicché dichiarato fellone esso Giovanni, cadde Tal Baronia nelle mani del Reg. Fisco, da cui l'ottennero i CHIARAMONTESI, possedendola primieramente Giovanni B. del Comiso, il quale per essa prestò servigio militare sotto il Rè Federigo II, così costando dalla seguente nota della Sic. Nob. di MUSCIA f. 23 D. Joannes de Claramonte pro Casali Comachi, quod emit a Beringario de LUBERA, PETRAMUSUNICHI, MUSARO, RACHALIANATO, S. JOANNIS, ET FABARIA
Quindi acquistandola successivamente FEDERIGO secondo di quedto nome, terzo genito di Federigo primo Chiaramonte, e di Marchisia Prefolio, e fratello di Manfredo Conte di Modica, e del chiarissimo Giovanni il Vecchio, l'accrebbe egli con la fabbrica di una forte Rocca, o sia Castello, che quivi sin oggi si vede in piedi, siccome ce 'l conferma Fazello dec. 1. lib. 10. cap. 3. fog. 468. Inveges nella sua Cartagine Siciliana lib. 2 cap. 6. f. 230. e Pirri Sic. Sac. not. Agrig. fog. 758 c. 1 colle seguenti parole; Propè Gruttas ad duo hinc p. m. RAYHALMUTUM Sarracenicum oppidum occurrit: ub arx est a Federico Claramontano olim eius Domino erecta. Fu sua mugliera Giovanna, siccome si legge nel testamento di esso Barone Federigo, che vien citato quì sotto: Item eligo meos fidecommissarios Dominum Bertoldum de Labro Episcopum Agrigentinum, Dominam Joannam consortem meam etc. ma di qual famiglia si fosse, a noi non palese. Da questa Dama nacque Costanza unica di lor figliola, che nel 1307, nobilmente si sposò ad Antonio del Carretto Marchese di Savona, e del Finale [p.201] provieniente dalla Real Famiglia del Carretto derivata da Aleramo figliolo di Vitichindo Secondo Duca di Sassonia, e madre feconda di Pontefici di Porporati (a) [Ciacconio Vite de'Papi, e Cardinali ediz. Vaticana del 1630 t.2. f. 1376.], e Principi Sovrani, come notò Crescenzi par. 1. narraz. 20. cap. I f. 568, Barone nel suo Anfit. Sic. Nob. lib. Proc. f. 5., e Sansovini Case Illustr. d'Italia ediz. di Venezia del 1670 f. 317 e 319, celebrandosi tal maritaggio nella Città di Girgenti per gli atti di Notar Bonsignor Tomasio Terrana di Girgenti a dì 11 settembre 1307, ratificato in Finale l'istesso anno, come riferisce Barone ragionando di quella Casa Carretto nel suo libro De Maiest. Panorm. lib. 3. c. 11. lit. C., l'istesso anche confermando il testamento testè cennato di esso Barone Federigo fatto nel 1311. a 27. di Dicembre 10 Ind., e poscia pubblicato a 22. di Gennajo del 1313. negli atti di Notar Pietro di Patti con tali parole: Item instituo, facio, et ordino haeredem meam universalem in omnibus bonis meis Contantiam fialiam meam, consortem nobilis Domini Antonini Marchionis Saonae, et Domini Finari. ...»
Vito Maria Amico e Statella nel suo Lexicon topographicum siculum (Tomo secondo pars altera p. 115) discetta in latino:
«Minutulus Memor: Prior: Messan: gentis de Abrignano juris fuisse, tradit lib. 8. Barresiis subindedatum; Joannes enim eiusdem familiae ad Andegaverensium partes se deficiens, secum oppida sibi subdita traxit, Petrapretiam, Nasum, Rahalmutum et alia. Rex hinc Fridericus huius nominis II Claromontanis attribuit, Friderico scilicet II Friderici I et Marchisiae Praefoliae filio, qui Agrigenti diem clausit extremum MCCCXI.»
Il pur valido abate si mostra piuttosto superficiale nel inserire la baronia di Racalmuto nell’orbita dell’influenza feudale dei Barresi: a costoro nulla poteva venire da parte degli Abrignano, se non altro per ostacolo cronologico (operanti alla fine del XIV secolo gli Abgrignani; sotto i Normanni, i Barresi).
A ben vedere, le notizie sui Barresi derivano tutte dal Fazello; in particolare da questo passo in latino (ove, comune, Racalmuto è del tutto assente) :
«Hinc genus suum ad Abbum Barresium, cuius pater ex proceribus, qui cum Rogerio Normanno ad propulsandos Sarracenos in Siciliam venerunt, unus fuit, ut Rogerij Regis diplomate constat, hoc ordine refert. Ex Abbo, qui Petrapretiam, Nasum, Caput Orlandi, Castaniam, et pleraque alia oppidula à Rogerio Rege adeptus est, Matthaeus.»
Negli annali finisce Giovanni Barresi: a parlarne è Nicolò Speciale, il cronista delle vicende di Giacomo d’Aragona, passato dalla parte degli Angioini, contro il proprio fratello Federico III, re di Sicilia. «Sed interea - annota N. Speciale - Ioannes de Barresio plus capere quam oportebat attentans, neque intelligens verbum illud ‘cum possidente possideas’, cum tribus castris que habebat in Sicilia, videlicet Petrapertia, Naso, et Capite Horlandi, ad Regem Iacobum declinavit.» Anche qui, Racalmuto è ben lontano dall’essere citato come feudo di codesto Giovanni Barresi. Si spiega quindi - anche per quest’altra fonte - perché Carlo II d’Angiò nel dicembre del 1299 si sia indotto a promettere Racalmuto a Piero di Monte Acuto.
Abbiamo citato in proposito l’Amari. I documenti originali dell’Archivio Angioino di Napoli sono da ritenersi ormai irrimediabilmente perduti per l’infame distruzione dei nazisti perpetrata a Caserta nel 1944. Al momento non siamo stati in grado di reperirne copia nelle tante pubblicazioni a stampa di parte di quegli archivi.
Henri Bresc asserisce di aver rinvenuto quel diploma negli archivi di Barcellona, ma lo dice in termini come al solito ambigui e sfuggenti. Lo studioso francese - oltremodo foraggiato dalla Regione Siciliana per le sue ricerche - non è nuovo a reticenze paleografiche del genere. Nella ponderosa opera del 1986 - Un Monde méditerranéen. Économie et Société en Sicile - 1300-1450, opera pubblicata in francese a spese dell’Accademia di scienze, lettere e arti di Palermo - il Bresc afferma a pag. 798, a proposito della féodalissation croissante:
«La prise du pouvoir par Fréderic III allait d’abord entraîner la scission la plus grave au sein de l’opinion insulaire et la résurrection des Guelfes, ralliée aux Angevins, qui obtiennent encore l’adhésion des chefs aragonais fidèles a Jacques II, de Roger de Lauria et du comte Enrico Ventimiglia.» Ed a proposito dei fedeli a Giacomo II scrive in nota sub 140:
«Gilbert Centelles, Simon de Bell.lloc, Pere Montagut recevront de Charles II l’expectative de fiefs dans le royaume qu’il restait à conquérir, respectivement le premier Giarratana et Palazzolo, le second Tavi, Cundrò et Sciortino, et le troisième Caccamo et Racalmuto (M. AMARI, La guerra del Vespro siciliano, II, Florence, 1876, p. 121 et ACA Conc. Perg. Jaime II, 1152).» [Sottolineature nostre, n.d.r.].
Il gesto di cattivo gusto, nel pubblicare il libro a spese dei siciliani in francese, vorrebbe essere giustificato dall’Autore in quanto un precedente suo articolo sarebbe stato «défiguré par une traduction scandaleuse». Trattasi dell’ intervento di Bresc nella «Storia di Sicilia» vol. III, Napoli 1980, recante il titolo: «La feudalizzazione in Sicilia dal vassallaggio al potere baronale» (pag. 503-543). Poteva allora tradurselo lui o correggerne la traduzione! Ma, i francesi, si sa. E dire che il Bresc in Sicilia trovò la manna, anche per la benevolenza del nostro Sciascia (di cui però il francese tesse un’osanna a pag. 2 dell’opera in discorso.) E fin qui siamo nelle quisquilie: ciò che è grave è che nessuno riesce a capire se il diploma del 1299 riguardante la promessa di Racalmuto a Piero di Monte Aguto travasi effettivamente tra le carte di Giacomo Secondo custodite (al n.° 1152?) presso l’ACA (Archivio della Corona d’Aragona, Barcellona). Lo stesso Autore è sibillino e per di più aveva premesso che quanto all’archivio di Barcellona «L’ensemble ne présente d’ailleurs que peu d’originalité; la plupart des actes se retrouvent dans la corrispondance des vice-rois de Sicile, à l’exception de quelques volumes de lettres privvées d’Alphonse le Magnanime. La recherche des fonds des grands offices de contrôle a été beaucoup plus ardue; il n’existe plus de série organique des archives du Maître Portulan, du Maître Justicier ou du “Maestro Secreto”; elles existent encore en partie, mais on n’y a pas accès; c’est la ‘numerazione provvisoria’ des fonds du ‘Tribunale del R. Patrimonio’ qui a permis la consultation d’une partie minime de ces registres, déclassés en 1943 et encore loin d’étre tous repérés et numérotés.Ou a pu, grâce à l’amitié des archivistes, avoir accès au fichier et consulter ces volumes.» La mancata segnalazione dei dati individuativi del diploma che più ci interessa potrebbe essere il segno che quel documento o non esiste o non è stato consultato: forse solo sospettato. Se è così siamo nel preambolo della frode scientifica.
ALLEGATO N.° 5
Racalmuto nella diplomatica del Vespro siciliano.
Presso gli archivi angioini, dopo il diploma del 1271, non si ha memoria che vi siano altri diplomi riguardanti il nostro Racalmuto. Quello del 1299 (o 1300) è molto indiretto e nulla chiarisce sullo snodarsi degli eventi. A partire dal settembre 1282, qualche documento relativo alla storia locale sembra sussistere: sono gli atti che il soprintendente degli archivi della Sicilia, Giuseppe Silvestri, dice di avere rinvenuto presso l’Archivio della Corona d’Aragona in Spagna, or è oltre un secolo fa (1882), e sono le notizie che il Bresc ci ha fornito nel lavoro dianzi cennato del 1986.
Riferiamoci alle pregevoli pubblicazioni dei «documenti per servire alla storia di Sicilia» di cui alle edizioni palermitane del secolo scorso. Il citato Silvestri ci ragguaglia nella «prima serie - diplomatica - vol. V - Palermo 1882» che presso l’Archivio della Corona d’Aragona vi erano documenti inediti “de rebus Siciliae (9 settembre 1282-26 agosto 1283), ed uno di questi (l’ottavo della raccolta, pag. 8) concerneva proprio Racalmuto che come universitas veniva sottoposta a tassazione dal novello re aragonese nel 1282. Ne abbiamo già parlato piuttosto a lungo. Soggiunge quel soprintendente «la nostra raccolta comprende i due registri intitolati “De rebus Regni Siciliae” che corrono dal 9 settembre 1282 al 26 agosto 1283 e son tutti relativi al re Don Pedro III d’Aragona e II di Barcellona, chiamato il Grande da’ cronisti catalani.... Gli stessi registri non sono poi che due parti dell’antico codice, e portano sul dorso le indicazioni seguenti: Regest. 12, Petri 2 pars I. N.° 53; e Regest. 12. Petri 2. Pars II N.° 54.
«Il primo reca scritto nel primo foglio: Reg. 12. R. Petri 2 - Orde 4 *Calaix de N. 15; indicazioni coteste che si riferiscono al confuso ed intralciato metodo, che tiranneggiò l’ordinamento degli antichi Archivi e perdura in molti tuttavia, classificando i documenti in Sacchi, casse, arche, armadi ecc. Calaix poi è voce catalana, che corrisponde alla voce castigliana cajon, cassone.»
A credere al Bresc, la situazione è oggi addirittura peggiorata.
Il documento ottavo (pag. 8) relativo a Racalmuto è datato Palermo, 10 settembre 1282, ind. XI, e nella trascrizione del Silvestri recita:
«... Universitati Racalbuti, archeorum XV.»
Per Silvestri si tratterebbe di “Racalbuto”; a noi sembra che tutto sommato possa riferirsi proprio al nostro paese giacché risulta interpolato nell’elenco che segue alla lettera che stiamo trascrivendo, in mezzo a paesi decisamente dell’agrigentino.
Il documento X della pubblicazione Silvestri, datato Palermo 10 settembre 1282 indizione XI, implica un’elencazione di università tra cui emerge senza ombra di dubbio Racalmuto.
«Petrus Dei gracia Rex Aragonum et Siciliae, baiulo, iudicibus et universis hominibus Adriani fidelibus suis graciam suam et bonam voluntatem. Ut de magestatis nostre in Regionem Siculam certeficacione felicis et prosperi interventus. Quem omnipotentis domini dextera cuius applaussu Reges regnant et principes dominantur speciali cura dirigit et gubernat vobis omnibus qui dicti felicis nostri adventus in vestrum exptectatum subsidium quo vos plurimum indigere cognovimus. ab ex pecto reffici rore sitistis troprediosa iocunditas presentibus afferatur. Fidelitati vestre feliciter nunciamus. Quod nos sanctum flamen altissimi creatoris inspiravit intrinsecus in prefatam ragionem Sicularum diversis racionibus profisci. Prima videlicet quod regnum Sicilie Jure domine consortis et filiorum nostrorum racionaliter ad nos spectati. Secunda quod regio supradicta immerito a Carolo provincie Comite diversis obsidionis [pag. 10] angustis artabatur. Tercia quod omnes et singule Universtitates Terrarum et locorum Sicilie nostrum nomen dominium et felix subsidium irrevocabiliter incocant. Quarta et ultima ut prefatus hostis omnis malleo nostre potencie totaliter conteratur. Et hiis de causis in insulam Sicilie accelerato profiscentes remigio attingimus Trapanum et abinde per terram cum multorum militum equitum et peditum decenti et honorabili comitiva. die veneris. quarto presentis mensis septembris. Panormum applicuimus sospite toto nostro navigio ad panormitanum portum nichilominus destinato. Unde cum jura dictent ut ab universitate vestra et singulis aliis Universitatibus singularum terrarum et locorum Sicilie debite fidelitatis et homagii nostre magestati prestentur corporalia ipsa iuramenta et quia a modo videretur defficile ut alias quam per sindicos ipsa iuramenta debita prestarentur consulte providimus per terrarum et locorum ipsorum sindicos admictenda. Ideoque fidelitati vestre firmiter et expresse mandamus quatenus confestim visis presentibus vos universi et singuli in unum more solito congregati duos de melioribus terre vestre predicte in sindicos mictere studere debeatis coram cospectu nostro celsitudinis presentandos et prestituros pro parte universitatis vestre debite fidelitatis et homagii juramenta. Propterea quia firmi propositi et nostre intencionis existit continuatis dictis et gressibus ad comittis provincie comminis hostis et emuli finale exterminium proficissi. Fidelitati vestre firmiter et expresse mandamus quatenus statim receptis presentibus vos universi et singuli equites pedites ballistarii archerii lancerii et scudati equis et armis decentibus communiti ad nos apud Randacium communiter accedentes magestati nostre vel quem ibi statuerimus vos personaliter presentetis. Ita quod per totum XXII presentis mensis septembris ad tardius in eadem terra Randacii vos omnes et singuli ut prescribitur sitis omnino presentes. Si quis autem vestrum post discessum nostrum et vestrum in terra vestra remanserit habitus suspectus a nobis in indignacionem nostri culminis se noverit incursurum. Datum Panormi anno domini M° CC° LXXX° secundo, mense septembris X° eiusdem XI Indicionis.
Sub eadem forma et modo fuit scriptum universis hominibus singularum terrarum et locorum Sicilie ultra flumen Salsum et fuit tradita littera Arnaldo de Armentera et Nicolasio Piperi judici. [Doc. XI pag. 11].
Item et infra fuit scriptum eodem modo videlicet universis de
Heraclea, Butera, Calatagirone, Favaria, Platea, Aydone, Mineo, Bizino, Oddogrillo, Gulfo, Ligodia, Jarratana, Buchero, Palatiolo, Ragusia, Modica, Sycla, Notho, Lentino cum casalibus, Palagonia, Gillebi, Syracusia, Augusta, Ferla, Turturathio, Cathania, Jacio, Mascali, Patersio, Castro Johannis, Nicosia, Gangio, Traina cum casalibus, Chiranio, Capiti, Randacio, Tauromenio, Pactis, Masuni, Caronia, Ficaria cum casalibus, Sanctus Philadelfus, Sanctus Marcus, Mistrecta, Pitaneu, Castilluzu, Turturichio, Alcara, Mirto, Militello, Abola, Surtino, Monteregali, Carino, Alcamo, Modica, Calataphimo, Salem, Monte S. Juliani, Trapano, Arcudachio, Marsalia, Mazaria, Castro Veterano, [pag. 12] Burgio, Sacca, Calatabellota, Agrigento, Licata, Naro, Delia, Darfudo, Calatanixerio, Rahalmut, Mulotea, Sutera, Camerata, Castronuovo, Sancto stephano, Bibona, Sancto Angelo, Raya, Busabemo [Buscemi], Curiolono, Juliana, Adragna, Comicio, Divisa, Biccaro, Ciminna, Caccabo, Monte maiori, Thermis, Gabisano, Sclafano, Calatabuto, Policio, Petralia Inferiori, Petralia Superiori, Giracio, Santo Mauro, Tusa, Ypsigro, Cephaludo, Gratterio, Asinello.»
Il documento XXI (pag. 24) contiene la notizia relativa alla nomina da parte del re Pietro di Berardo di Ferro, da Marsala, quale Giustiziere della Valle di Girgenti.
A pag. 364 c’imbattiamo in questo documento che ci riguarda:
«Scriptum est Baiulo Judicibus et universis hominibus Rakalmuti pro archeriis sive aliis armigeriis peditibus quatuor sicut supta. Datum ut supra.»
Invero trattasi dell’eplicitazione di questo diploma (pag. 343 documento CCCXLV) datato Messina 26 gennaio 1283 Indizione XI:
«Petrus Dei gratia etc. Baiulo Judicibus et universis hominibus Montis Sancti Juliani fidelibus suis etc. Quia pro confusione hostium nostrorum ac Regni nostro Sicilie statu pacifico et tranquillo sui alii armigeri pedites fideles septuaginta de eadem terra montis Sancti Juliani sunt nostre excellencie oportuni. Fidelitati vestre sub otentu gracie nostre firmiter et districte precipiendo mandamus. Quatenus dictos archerios sive alios armigeros pedites septuaginta. Solidatos per vos sub expensis vestris pro mense uno. Apud Cathaniam Randacium sive Pactas vel locum alium civitatis Messane vicinum. Ubi alii armigeri Sicilie fideles nostri tam equites quam pedites de serenitatis nostre mandato conveniunt. Destinetis. Sic quod per totum octavum decimum diem proximo futuri mensis februarii presentis undecime indicionis ibi penitus sint presentes moraturi ibidem. Ut deinde quod facere debeant nostra precipiat celsitudo. Datum ut supra.»

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