Occupavano l'estensione superiori delle valli del fiume Anio (Aniene), affluente del Tevere, Tolenus (Turano), Himella (Imele) e Saltus (Salto), che scorrono verso nord e confluiscono nel fiume Nera. Il loro centro principale sarebbe stato conquistato una prima volta dai Romani verso il 484 a.C. [1] e di nuovo circa novanta anni più tardi [2], ma non furono sottomessi definitivamente che alla fine della Seconda guerra sannitica [3], quando sembra che abbiano ricevuto una forma limitata di libertà [4].
Tutto ciò che sappiamo della loro successiva situazione politica è che dopo la guerra sociale le popolazioni di Nersae (quest'ultima oggi nel comune di Pescorocchiano) sembrano unite in una res publica Aequiculorum, che era un municipium di tipo ordinario [5] insieme a Cliternia (probabilmente oggi Petrella Salto). Le colonie latine di Alba Fucens (304 a.C.) e Carsoli (298 a.C.) dovevano aver diffuso l'uso del Latino (o di una variante di esso) per tutto il distretto. Il territorio era attraversato dall'itinerario verso Lucera e l'Italia meridionale (via Valeria). Sicuro insediamento di questo popolo fu anche un villaggio dove oggi sorge Marano Equo, situato nella valle dell'Aniene, nel cui territorio sono presenti, delle sorgenti di acque minerali di 7 tipi diversi, di eccezionale qualità; altra città ricondotta agli Equi è Tora.
Il sito archeologico della colonia latina di Alba Fucens in territorio equo.
Della lingua parlata dagli Equi prima della conquista romana non abbiamo notizie: poiché le popolazioni confinanti dei Marsi, che vivevano subito ad est, e degli Ernici, loro vicini a sud-ovest, erano di sicura etnia osco-umbra, si può ipotizzare che anche gli Equi facesso parte dello stesso ceppo.
Alla loro lingua originaria doveva appartenere il nome stesso della popolazione, ricordato come Aequi o Aequiculi (con la "i" lunga)[6]. In particolare la forma più lunga del loro nome sembrerebbe collegata ad un locativo derivante dal termine aequum (con il significato di "pianura"), indicando quindi gli "abitanti della pianura": in epoca storica tuttavia furono stanziati in un territorio prevalentemente collinoso.
La presenza della "q" nel nome potrebbe derivare da una "q" indoeuropea: in questo caso si confermerebbe l'appartenenza al gruppo latino, che conserva infatti la "q" indoeuropea originaria, mentre questa diviene una "p" nei dialetti volsci umbri e sanniti (il latino quis corrisponde all'umbro-volsco pis). La "q" del nome potrebbe tuttavia derivare anche da un originario termine indoeuropeo con "k" + "u" (come nel latino equus, corrispondente all'umbro-volsco ekvo). L'aggettivo derivativo Aequicus potrebbe indicare una parentela con i Volsci o i Sabini, ma il termine non sembra essere mai stato usato come un reale etnico.
Per approfondire, vedi la voce Res publica Aequiculorum.
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Panoramica del Cicolano
Alla fine del periodo repubblicano gli Equi appaiono, sotto il nome di Aequiculi o di Aequicoli, organizzati come un municipium, il cui territorio sembra che abbia compreso la parte superiore della valle del Salto, ancora conosciuta come Cicolano. È probabile, tuttavia, che abbiano continuato a vivere nei loro villaggi come prima. Di questi Nersae presso Nesce, una frazione di Pescorocchiano, era il più considerevole. Le mura poligonali che esistono in considerevole quantità nel distretto, rappresentano una notevole testimonianza della loro cultura.
- ^ Diodoro Siculo XI 40
- ^ Diodoro Siculo XIV 106
- ^ Livio IX 45 e Diodoro Siculo XX 101
- ^ Cicerone Off. I, 35
- ^ CIL IX p. 388
- ^ Virgilio, Aen. VII. 744
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