E' un po' storta ma solo provando e riprovandoci sono
riuscito a diffondere questa pagina di fiori sicani che il Linneo di Racalmuto
dottor Salvo dice che sarebbero state invece "introdotte per
rimboschimento o a scopo ornamentale". Non ci giurerei! E così la mefitica
Racalmuto solfifera e salina si sarebbe resa agghindata e odorosa con peonie, giaggioli, zinnie, mirti,
miopori, tigli ed anche agavi quelli che rendono talora spettrali la Curma e
Gargilata. Sarà! .
Spiego bene agli
altri quello che per me non ho capito. Prima mi è successo con la speculazione
in cambi di Sindona; mi sa che ora mi stia succedendo con la flora. Io ero
fermo a Botticelli.
Ma va a vedere le "coincidenze", così sto per dare
sussiegoso scientifismo a questa coloritura vagamente erotica di uno Sciascia contemplativo
dall’alto della sua disadorna "robba" della Noce.
"... E dalle villeggiature
di quella grande famiglia [gli arricchiti Matrona n.d.r.] è rimasto favoloso
ricordo: delle feste delle colazioni sull'erba in cui tra i lini e gli argenti,
nel profumo delle magnolie, e luminose e
profumate come magnolie, donne di mai più vista
bellezza splendevano ; delle carrozze
dorate e stemmate; dei cavalli, dei cavalieri, dei lacchè, degli
stallieri, dei cuochi"
Certo qualche residuale
riverbero rondista. Per descrivere
"un giardino pieno di rare piante, di ombrosi recessi, di fontane .. e
la vegetazione si addensa, il verde si fa intenso: e ci sono grandi alberi che
i contadini chiamano 'di bellu vidiri', con disprezzo; cioè belli a vedersi ma inutili:
il corbezzolo, il caccamo, qualche varietà di ficus. E ci sono gli orti. E
queste sono le oasi, nella gran calura del giorno; né manca a darne l'illusione
, la palma. La 'palma de oro y el azul sereno’: e questo verso di Mochado,
palma d'oro in campo azzurro, è diventato per me una specie di araldico simbolo
del luogo".
Che è come dire Racalmuto e mi chiedo e domando perché non
mutare così l'osceno stemma attuale. Ed
è questa qui una mia insolente postulazione a sindaci presenti o futuri così
come quella di elidere le toponomastiche infami e sostituirle con gli onori ai grandi
figli indigeni alla Ettore Messana.
Calogero Taverna
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