.CW10
.OJ ON
.CW12
Il lugubre fardello di "paese di morti" o "morto" si deve al
profluvio storico dell'avvocato girgentano, Giuseppe PICONE, che
per tutta la seconda met … dell'Ottocento impervers • nella riesu-
mazione della microstoria locale (anche se non senza meriti,
come oggigiorno gli viene sempre pi £ riconosciuto).
Avvunteratosi il PICONE, tardivamente e da autodidatta, nello
studio della lingua araba, egli ritenne suo diritto storpiare il
toponimo "RACALMUTO" in RAHAL-MAUT (l*@443l*@4H 3 Cfr.
Giuseppe PICONE: MEMORIE STORICHE AGRIGENTINE , Agrigento, 1982,
riedizione anastatica della pubbli-cazione in Girgenti del 1866
presso Salvatore Montes, pag. 413 e ib. nota n. 2 con il termine
MAUT in carat-teri arabi.
4pDl*@) e, quindi, quell'arbitrario MAUT , privo di ogni
legittimazione epigrafica, (l*@4pD 3l*@4H 3 Come dopo
meglio preciseremo, il pi £ antico toponimo di Racalmuto con cui
ci siamo imbattuti Š RACHALCHA MUT ed appare nei registri della
Corte Angioina di Napoli del 1271 (Reg. 1271 A, f.246 del DE
LELLIS). In vari Diplomi del XIII secolo abbiamo: RAHALMUT (Cfr.
DOCUMENTI DA SERVIRE ALLA STORIA DI SICILIA - PRIMA SERIE -
DIPLOMATICA a cura di Raffaele STARABBA - PALERMO 1882, pag. 12,
[data di riferimento 10 settembre 1282, XI Ind.]) e RAKALMUTO
(Cfr. ibidem p. 364: anno di rif. 1283). Nei Registri avignonesi
del XIV ø secolo - da noi direttamente consultati presso
l'Archivio segreto del Vaticano - abbiamo: Rachalmoto,
Rachalmutu e Rachalmuto. Nel XVI ø secolo, il monaco saccense
FAZELLO indica sbrigativamente il nostro paese con il nome
"RAJALMUTO. Il PIRRO - ben conosciuto dal PICONE e che scrive
nel XVII ø secolo - scrive: RAHYALMUTUM. Nel DIZIONARIO
TOPOGRAFICO DELLA SICILIA di Vito AMICO e Gioacchino di MARZO,
tenuto costantemente sott'occhio dal PICONE, il toponimo viene
riportato in 13 variazioni, a seconda degli autori citati, ma
giammai in qualcosa che potesse in qualche modo giustificare la
storpiatura RACALMAUT necessaria al funambolismo arabi-co
dell'avv. Picone. Nelle tardive, ma non troppo, trascrizioni
degli amanuensi parrocchiali della Matrice di Racalmuto, le pi £
antiche delle quali risalgono agli anni sessanta del 1500, da
noi seguite piuttosto attentamente, il nome di Racalmuto viene
spesso storpiato, ma mai in RACALMAUTO o voce simile. RAYALMOTO
(10 gennaio 1583), RAULMUTO (7 gennaio 1585), RECALMUTO (28
ottobre 1585), RAYALMOTO (6 febbraio 1594) sono voci presenti
negli atti di matrimonio di quel tempo. Sia, per • , ben chiaro,
quando l'atto Š solenne, l'ortogra fia pu • essere discutibile, ma
il toponimo Š preciso: RACALMUTO (cfr. annotazioni del 16 luglio
1598, quando "pigliau la possessioni don Vito Bellosguardo e don
Antonio d'Amato procuratori di don Lixandro CAPOZZA per
l'arcipretato di Racalmuto come appare per atto plubico"; o del
14 agosto 1599; oppure del 7 marzo 1600 allorch ‚ "di la majori
ecclesia di Racalmuto pigliau possissioni don Andria Argumento a
li 7 di marzo XIII ind. 1600").
4pDl*@) tradusse in arabo per trarne @t(3 @0
.PA
appunto un inesistente Villaggio della morte .
.CW10
.OJ OFF
.CW12
.CW10
.OJ ON
.CW12
Sventuratamente, a corrergli dietro Š stato il nostro stori co
locale, l'ottocentesco Nicol • TINEBRA-MARTORANA: cos RACAL-
MUTO Š divenuto da quel d sinonimo di "villaggio morto ,
distrut-to, diroccato" (cfr. pag. 24 dell'edizione racalmutese
delle MEMORIE del 1982). Del resto il TINEBRA era storicamente
succubo dell'avvocato girgentano, come il querulo richiamo a
quella autorit … storica, ricorrente nelle pagine delle "MEMORIE"
del Nostro, sta ad attestare. Il povero TINEBRA, invero, tent •
di fugare la iellatoria etimologia del PICONE e di suo aggiunse,
ma timidamente, quel pudico " distrutto ". Dalla sua aveva uno
studio-so del calibro di Vito AMICO,($3l*@4H 3 AMICO Vito
Maria: fu un monaco benedettino, valente storico e geografo,
nato a Catania nel 1697 e ivi morto nel 1762. Priore di vari
conventi, ebbe la cattedra di storia civile presso l'universit …
di Catania (1743). Dal 1751 fu storiografo regio Carlo III di
Spagna. Le sue opere: CATANIA ILLUSTRATA (4 voll. - 1740- 43);
LEXICON TOPOGRAPHICUM SICULUM (1757-600. Quest'ultima opera
rappresenta il primo dizionario storico della Sicilia e viene
tuttora utilmente consultata nella traduzione di G. Di MARZO
(Dizionario topografico della Sicilia, 2 voll. 1855) - [da
"LESSICO UNIVERSALE TRECCANI].
$) secondo il quale "fra gli arabi vale RAHALMUT casale decaduto
o diruto". Poteva omettere la lugubre etimologia del PICONE. Non
lo fece, pur conoscendo il 'Lessico topografico siculo'
dell'AMICO (cfr. nota 12 di pag. 24). Solleticava la vanit …
giovanile il potere scrivere a vent'anni in arabo, sia pure
copiando meccanicisticamente due termini presi in prestito dal
PICONE: " Rahal " e " Maut ".
Si d … il caso che Leonardo SCIASCIA assegni al libro del Tinebra
l'insorgere presso i racalmutesi ® di un rapporto pi £ intrinseco
e profondo col luogo in cui sono nati, nel riverbero del
passato sulle cose presenti ¯ (v. PREFAZIONE, pag. 9). Alle
scuole elemen-tari, la maestra MARTORANA e il 'professore'
CAVALLARO mi inse-gnarono mezzo secolo fa che Racalmuto significa
'paese di morti'. Mia madre, mi ripete ancora il passo del
Tinebra che la sua insegnante elementare, la maestra MACALUSO,
le fece 'imparare a menoria'. Ma con tutto il rispetto che debbo
a SCIASCIA e al suo culto per l' ® aura romantica ¯ che ® trascorre ¯
nel libretto del TINEBRA, debbo dire che quella funerea
etimologia Š stramba, infondata e storicamente insensa. p 3P0
Se una congettura Š ammessa, allora pi £ attendibile appare
l'ipo-tesi che vorrebbe l'etimo "RACALMUTO" quale "CASTELLO DI
CHAMU-TO".
CHAMUTH fu l'ultimo emiro della dominazione araba del territorio
tra Agrigento ed Enna. Egli venne vinto, ma non umiliato, dal
conte Ruggiero il normanno nel 1087. Tutto fa pensare che a
Racalmuto vi fosse una fortezza, se non due, vuoi al Castelluc-
cio, vuoi 'a lu Cannuni'. E 'RAHAL' vuol anche dire in arabo
fortezza, castello, stazione. Quella fortezza era sotto il domi-
nio di CHAMUTH. In quel tempo, o dopo nella memoria degli arabi
umiliati, essa non poteva che venire indicata che come la Rocca
di CHAMUT, donde - almeno per noi - RACALMUTO.
Conosciamo le gesta di CHAMUTH perch ‚ un benedettino normanno,
che fu al seguito del conterraneo RUGGIERI, ce ne ha tramandato
la memoria. Trattasi della cronaca del secolo XI del monaco
Gaufredo MALATERRA. Michele AMARI non lo ebbe in grande stima,
ma nel raccontare quegli eventi nella sua Storia dei Musulmani
di Sicilia fa solo l'eco al monaco benedettino. A nostra volta,
noi trascriviamo quel passo di sapido stile ottocentesco. E' una
pagina di storia che, in ogni caso, investe la nostra terra di
Racalmuto nel frangente della sconfitta araba ad opera dei
predo-ni normanni.
® Il cauto normanno [il conte Ruggieri] avea occupata Girgenti, -
narra appunto Michele AMARI - mentre i marinai italiani si appa-
recchiavano tuttavolta all'impresa di al-Mahd – yah. Sbrigatosi di
Benavert nel 1086, radunava a d ¡ primo aprile del 1087 le
milizie feudali, volenterose e liete per la speranza di
acquisto; e s ¡ conduceale all'assedio di Girgenti. Ubbidiva
allora Girgenti con Castrogiovanni e con tutto il paese di
mezzo, a un rampollo della sacra schiatta di Al , del ramo degli
Idrisiti che avevano regna-to un tempo nell'Affrica occidentale,
e della casa de' Bam Hammud, la quale tenne per poco il
califato di Cordova (1015- 1027) indi i principati di Malaga e
di Algeziras (1035-1057), ma cacciata dalla Spagna, and •
cercando fortuna qua e l … . Par che un uomo di codesta famiglia,
passato in Sicilia, non sappiamo appun-to in qual anno, abbia
preso lo stato in quelle province, tra le guerre civili che si
travagliarono coi figli di Tam Œ m; portato in alto non da propria
virt £ , ma dal nome illustre e dalle pazze vicende dell'anarchia.
Chamut il suo nome, qual si legge nel Malaterra e ben risponde
alla voce che a nostro modo si trascrive Hamm – d.
® Il quale si rannicchi • tra sue rupi inaccesse di
Castrogiovanni, mentre la moglie e i figlioli soggiornavano in
Girgenti, e i Normanni circondavano la citt … , batteano le mura
con lor macchi-ne; tanto che occuparonla a d venticinque luglio
del medesimo anno. Ruggiero v'acconci ¢ fortissimo un castello,
munito di torri, bastioni e fosso; lasciovvi buon presidio, e
battendo la provincia, in breve ne ridusse undici castella:
Platani, Muxaro, P53 Guastarella, Sutera,Rahl,(l*@4pDn'3l*@4H 3 Su tale
toponimo RAHL abbiamo appuntato tutta la nostra attenzione
ritenendo che potesse essere quello del nostro paese. AMARI
riduce in RAHL un RACEL che trovavasi nel manoscritto
malaterrano che fu trafugato dall'Italia dallo spagnolo ZURRITA
e pubblicato a Saragozza nel 1578. Quel manoscritto Š andato
perduto. La pubblicazione che resta ancora l'edizione principe
fu recepita nella colossale opera di Ludovico Antonio MURATORI
RERUM ITALICARUM SCRIPTORES nel vol. V con il sintetico titolo
HISTORIA SICULA, Gaufredi MALATER-RAE. Il Muratori d … la lezione
RACEL e in calce annota RASEL-BISAR ad indicazione di altre
lezioni da lui tenute presenti. L'Amari non si produce in
ulteriori ricerche paleografiche: distingue RACEL da BIFAR; per
lui arabista, RACEL equivale a RAHL [casale]; si confessa
incapace di individuare un RAHL nelle pertinenze agrigentine,
che ne sono piene. Il PICONE segue la pista dell'AMARI e nelle
sue MEMORIE (cfr. pag. 401) reputa incompleto il toponimo e
segna RAHAL..., distinguendolo comunque da BIFAR, una localit …
piuttosto nota tra Campobello di Licata e Licata. Si sa che la
raccolta di 'scriptores rerum italicarum' Š stata, a cavallo di
secolo, oggetto di pregevolissime riedizioni con interventi di
personalit … della cultura del calibro del CARDUCCI. Il testo del
monaco benedettino dell'XI secolo ha avuto nel 1927 una
diligentissima riedizione con una illuminante introduzione da
parte di Ernesto PONTIERI. Questi venne in Sicilia; trov • altri
codici (A=Cod. X. A 16 della Biblioteca Nazionale di Palermo;
B=Cod.II.F 12 della Societ … Siciliana per la storia patria;
C=Cod. 97 della Biblioteca universitaria di Catania e D=Cod. QqE
165 della Biblioteca comunale di Palermo) che, comunque, mutili
e scorretti e pur sempre derivanti dalla fonte dell'edizione
principe del 1578, non gli furono di molto aiuto. Il PONTIERI
adott • la lezione RASELFIFAR, legando insieme Racel e Bifar, e
in nota forn la versione della Biblioteca universitaria di
Catania (C): RACEL GIFAR. Nel 1937, Carlo Alfonso NALLINO, nel
integrare le note della STORIA DEI MUSULMANI DI SICILIA di M.
AMARI contro-batteva al PONTIERI e reinterpretava il passo
malaterrano con questa dissertazione [aggiunta a nota n. 1 di
pag. 177 op. cit.]: ® In realt … i castelli sono 10 e non 11.
L'ed. princeps del Malaterra (Saragozza 1578), e le prime cinque
che la seguirono pedissequamente, hanno 'Ravel, Bifara', come se
si trattasse di due luoghi diversi; ci ¢ ingann ¢ V.D'Amico, Diz.
topogr. trad. Dimarzo (Palermo 1855-56, l'ed. latina Š del
1757-1760), che nel vol. I, pag. 143-144 tratta di Bifara e nel
II, p. 398 di RACEL (dal solo Malaterra), e quindi l'Amari.
Nessuno dei due pose mente all'attenzione del Diz. stesso, I, p.
143, che Bifara 'dicesi anche RAGAL BIFARA' (evidentemente
nell'uso locale siciliano). Il traduttore Dimarzo, I p. 144, n.
1, osserva che Bifara ' Š un sottocomune aggregato a Campobello
di Licata ..., in provincia di Girgenti (Agrigento) ...,
circondario di Ravanusa'. Campobello dista 50 Km. da Girgenti
(Agrigento) e 9 da Ravanusa. E. Pontieri, ultimo editore del
Malaterra (1928), trov • nei mss. anche le varianti Raselbifar e
Raselgifar e scelse a torto la prima nel testo (p. 88) e
nell'indice (p. 153), mentre Š certo che il primo componente e
rahl (racel, racal, ragal), come ben vide l'A. ¯ [cfr. pag. 178
op. cit.] Quel che sorprende in entrambi quest'ultimi due
studiosi Š il fatto che con la loro lezione i casali conquistati
da Ruggiero il Normanno diventano dieci in aperto contrasto con
la premessa del MALATERRA che parla di ben undici castelli
agrigen-tini presi all'arabo CHAMUTH: una contraddizione che
andava per lo meno giustificata. Come si vede un gran pasticcio
e ci scusiamo se l'averlo qui accennato pu • essere apparso
pedante e tedioso. Ma Š l'unico proba bile appiglio ad una fonte
storica delle origini del toponimo RACALMUTO. Alla fine della
fatica, vien per • da domandarsi se Š proprio importante trovare
un antico toponimo da assegnare alla storia della nostra terra.
n4pDl*@), Bifara, Micolufa, Naro, Caltanis-setta, Licata,
Ravenusa;(l*@4pDM3l*@4H 3 A completamento del discorso sui
toponimi svolto nella precedente nota, riportiamo il commento
dell'AMARI nella sua STORIA (pag. 177, n. 1): ® I nomi delle
castella prese nella provincia di Girgenti, sono tolti dal
Malaterra, correggendo alcun evidente errore del testo. Rimane
dubbio il suo Racel, che ho trascritto sicu-ramente in Rahl
(stazione), ma vi manca il nome che dee seguire per determinare
quella appellazione generi-ca, il qual nome io non saprei
indovinare tra i moltissimi Rahl di quella provincia. Credo
avere bene letto Ravanusa il Remise (variante Remunisse) del
testo, poich ‚ MICOLUFA sorgea presso Ravanusa. Del resto Simone
da Lentini, autore del XIV secolo, il quale copi • Malaterra nel
suo libro 'La conquista di Sicilia' recente-mente uscito alla
luce (Collezione d'opere inedite e rare, Bologna 1865, in -8),
d … otto soli nomi degli undici, dicendo non avere ritrovato gli
altri ne' testi; ed un ms. della stessa opera, appartenente alla
Biblioth Š que de l'Arsenal in Parigi (Ital. N. 68) ne d … sette
soltanto: Platani, Musan, Guastanella, Catala-nixetta, Bosolbi,
Mocofe, Ciaxo 'e li altri, aggiunge, non so chi si fusseru e non
si canuxirianu, ect.). Intorno i nomi non si trovano nella lista
odierna de' Comuni di Sicilia, vi vegga il Dizionario
Topografico dell'Amico e l'Indice che io ho messo in fine della
'Carte compar ‚ e de la Sicile, [1859], Notice'. ¯
M talch ‚ occupava tutto il paese dalla foce del fiume Platani a
~3@0@P quella del Salso ed a Caltanissetta, di che ei compose
non guari dopo, con qualche aggiunta la Diocesi di Girgenti, ed
or vi risponde tutt'intera la provincia di questo nome e parte
della finitima di Caltanissetta. La moglie e i figlioli
dell'Hamm – dita caduti in suo potere, tenne Ruggiero in sicura e
onorata custodia: pensando, cos nota il Malaterra, che pi —
agevolmente avrebbe tirato quel principe agli accordi, con
servare la sua famiglia illesa da tutt'oltraggio. ¯
(l*@l*@Q 3l*@4H 3 Cfr. Michele AMARI - STORIA DEI
MUSULMANI DI SICILIA, Catania 1937, Vol. III, parte prima, pagg.
174, ss. Nel trascrivere il CHAMUTH del MALATERRA in HAMMUD,
l'AMARI annota [nota 1 di pag. 175]: ® la h, sesta lette-ra
dell'alfabeto arabico, fu resa per lo pi £ , sino ad uno o due
secoli addietro, con le lettere latine ch; e il d, ottava
lettera, pi £ spesso con una t che con una d. L'anonimo ha HAMUS
[cio Š ANONIMO, presso Caruso, Bibl. Sic. pag. 855]. Sapendosi
dalla storia che Chamuth, fatto cristiano con tutta la famiglia,
rimase sotto il dominio del conquistatore, possiamo ben
identificare il casato con quello di Ruggiero HAMUTUS, gi …
proprietario di certi beni che Federico II concedea nel 1216
alla chiesa di Palermo (Diploma presso Pirro, Sicilia Sacra, p.
142) e dell'Ibn Hammud, ricchissimo signore che Ibn GUBAYR vide
in Sicilia nel 1185. Questo nobil uomo poteva essere nipote o
bisnipote del regolo di Castrogiovanni. Sapendosi ch'ei portasse
il soprannome d'Ab – al Q ƒ sim, sembra anco il Bucassimus, celebre
per brighe alla corte di Palermo, ne' primordi del regno di
Guglielmo il Buono.... ¯ . Ancor oggi, alcune nobili famiglie
siciliane vantano discendenze da quel ceppo Hamm – dita. Trattasi
dei nobili NICASIO di BURGIO. Impietoso l'Amari contro il
libello di Nicasio Burgio, conte palatino XXIII intitolato ® La
discendenza di Achmet ultimo potente ammira fra i Saraceni
dominanti in Sicilia, rappresentato in questo medesimo luogo
dalla chiarissima famiglia Burgio ¯ , pubblicato a Trapani nel
1786. Indulgente il NALLINO che nella stessa nota si dilunga
accogliendo le precisazione di una nobildonna di quella
famiglia. Costei segnala che i primogeniti della casata Burgio
continuano a chia-marsi ACHMET, ( ad. es. ACHMET RUGIERO NICASIO
BURGIO, principe di Aragona e di Villafiorita, di Palermo). Per
quel che ci riguarda, un'ipotesi potrebbe avere qualche
fondamento. Tra i beni del citato Ruggiero HAMUTUS poteva
esserci qualche signoria sul diruto castello di Racalmuto, un
tempo appartenuto al nonno, o bisnonno, CHAMUTO. Ma trattasi di
congettura che lascia il tempo che trova.
.CW10
.OJ OFF
.CW12
Q4pDl*@)
.CW10
.OJ ON
.CW12
Il racconto del MALATERRA (l*@4pD?3l*@4H 3 Trascriviamo
qui per eventuali cultori delle fonti l'intero passo latino
della cronaca del Malaterra: ® Comes ergo Rogerius, omnes
potentiores Siciliae a se debellatos gaudens, et nemine, excepto
CHAMUTO, seper-stite, ad hoc assidua deliberatione intendit, ut
ipso circumveniendo debellato, omnem sibi de caetero Sici-liam
subdat. Unde, exercitu admoto, ipso apud Castrum-Joannis
immorante, uxorem eius ac liberos apud Agri-gentinam urbem
obsessum vadit, anno Dominicae Incarnationis millesimo
octogesimo sexto [l'AMARI corregge in 1087], prima die Aprilis,
quam undique exercitu vallans, diutina oppressione lacessivit;
studioque machina-mentis ad urbem capiendam apparatis, tandem
vicesimaquinta die Julii viribus exahusta, imminentibus hosti-
bus, patuit: uxor Chamuthi, cum liberis, Comitis inventa est
captione. Comes itaque, pro libitu suo positus, uxorem Chamuti,
omni dehonestatione prohibita, suis custodiendam deliberata,
sciens Chamutum sibi facilius reconciliari, si eam absque
dehonestatione cognoverit tractari. - Urbem itaque pro velle suo
ordinans, castello firmissimo munit, vallo girat, turribus et
propugnaculis ad defensionem aptat, finitima castra
incursionibus lacessens ad deditionem cogit. Unde et usque ad
undecim aevo brevi subjugata sibi alligat, quorum ista sunt
nomina: Platonum, Missar, Guastaliella, Sutera, Rasel, Bifar,
Muclofe, Naru, Calatenixet, quod, nostra lingua interpretatum,
resolvitur Castrum foeminarum, Licata, Remunisce. ¯ [Le lezioni
dei nomi sono molte e spesso fortemente differenziate. Chi
volesse averne completa conoscenza, deve consultare l'edizione
del PONTIERI, varie volte citata, pag. 88 e ss. A parte RASEL,
che ovviamente abbiamo seguito con puntigliosa attenzione, per
il resto abbiamo scelto alquanto liberamente, intendendo
privilegiare le lezioni che maggiormente si avvicinassero ai
toponimi di Platani, Muxaro, Guastanella, Sutera, Racalmuto,
Bifara, Milocca (?!), Naro, Caltanissetta, Licata e Ravanusa.]
.CW10
.OJ OFF
®
.CW12
Unde
.CW10
.OJ ON
.CW12
?4pDl*@)fornisce altri dettagli sulla sorte 3P(p della
famiglia di CHAMUTO che credo non abbiano nulla a che spartire
con le vicende del nostro paese. Caduto in un tranello
dell'astuto Ruggeri, per salvare moglie e figli, si arrende e si
fa cristiano. ® Chamut - precisa Malaterra - enim cum uxore et
liberis christianus efficitur, hoc solo conventioni inperposito,
quod uxor sua, quae sibi quadam consanguinitatis linea conjunge-
batur, in posterum sibi non interdicetur ¯ . In altri termini,
CHAMUTO si fa cristiano con moglie e figli alla sola condizione
che non gli fosse tolta la moglie, alla quale peraltro era
legato da vincoli di parentela. Poi non gli resta che far
fagotto per MILETO in Calabria. Un indice di come quei rudi
normanni, guer-rieri e bigotti, imponessero gi … la conversione
agli arabi vinti. E qui siano in presenza di quelli nobili.
Quelli ignobili e contadini - come dovettero essere i paesani
dei castelli agrigen-tini conquistati, poterono forse
risparmiarsi l'onta di una abiura religiosa. Ma restando
musulmani furono ridotti ad una sorta di schiavit — , tartassata
ed angariata. E tale sorte pianse-ro per secoli gli antenati
nostri di Racalmuto. ® DIMMA, GESIA [o GIZIA], AGOSTALE, ALIAMA,
ALGOZIRIO, JOCULARIA, ANGARIA, CABELLA, SECRETO, BAJULO,
CATAPANO, CENSO, TERRAGGIO, TERRAGGIOLO etc. ¯ , sono termini che
sanno di tasse, soprusi, discriminazioni, anghe-rie, iattanze,
arroganza del potere. Sono la lingua degli uomini del potere
che parlano forestiero ma si servono di disponibili figuri
locali, ammessi nella loro congrega. E si fanno da padrini nei
battesimi, da compari nei matrimoni, in certa familiarit … a
danno e scorno degli altri, degli esclusi, del popolino basso e
villano. Sono i nomi dell'impotenza, della rabbia e dello sfrut-
tamento perduranti sino ai giorni nostri. E l'impareggiabile
Sciascia ne coglie gli umori e i malumori quali si aggrumavano
al CIRCOLO della CONCORDIA [rectius, UNIONE] negli anni
cinquanta. Chi non ha letto 'Le Parrocchie di Regalpetra'? (v.
p. 60 e 61 e per quel che riguarda l'argomento, la pag. 17).
Il tremendo passaggio dalla libert … araba allo stato servile
alle dipendenze di vescovi esattori, santi per i fatti loro
eppure vessatori per il bene delle varie 'mense' della chiesa e
del canonicato agrigentino, lo si intuisce, lo si pu •
ricostruire ma non Š documentabile se non con le poche righe del
MALATERRA (l*@4pD-3l*@4H 3 Sul MALATERRA poche e scarne sono
le notizie. Goffredo MALATERRA fu dunque un cronista normanno
del esca. XI. Monaco benedettino a Sanie-Evreul-Ouche, pass •
nell'Italia meridionale e si stabil in Sicilia. Qui fu
incaricato dal gran conte RUGGIERO a scrivere la cronaca delle
gesta del Normanno. Il racconto si estende per quattro libri. La
sua opera Š variamente intitolata. La riedizione del Pontieri
(Bologna 1927), sopra ricordata, titola: ® De rebus gestis
Rogerii ..... et Roberti Guiscardi ¯ . [V. Enciclopedia
Treccani, o, per puntuali riferimenti, la prefazione dello
stesso E. PONTIERI].
.CW10
.OJ OFF
-
.CW12
4pDl*@),
prima citate.
.CW10
.OJ ON
.CW12
A corto di notizie, TINEBRA MARTORANA ricorre alle imposture
dell'Abate VELLA - e SCIASCIA vi indulge con un benevolo sorriso
p+30 - e alle frottole di un signorotto della fine del secolo
scorso, Serafino MESSANA.[v.pag. 40 n.18] Son dunque fandonie
quelle di un governatore di RAHAL-ALMUT a nome AABD-ALUHAR,
servo dell'emi-ro Elihir, diligente nel censimento del nostro
fantomatico Racal-muto nell'anno 998; di una popolazione di 2095
anime [si pensi che nella seconda met … del XIV il solerte
arcivescovo Du Mazel contava per la curia papale di Avignone non
pi — di seicento anime nel nostro paese, abitanti in gran parte
in case di paglia 'pale-arum']; e tutte quelle altre amenit … del
capitolo III e dintorni. Non sapremo mai dove don Serafino
MESSANA abbia preso l'aire per le bubbole dei due giovani
saraceni messisi a strenua difesa di Racalmuto nell'aggressione
del gran conte Ruggeri, e del seguito che li vuole, dopo avere
inflitto gravi danni al nemico, notturni fuggitivi alla volta di
Licata. Ma invano, perch Š furono l rag giunti ed uccisi dallo
stesso gran conte, nel frattempo imposses-satosi e divenuto
signore di Rahal-Maut [v. p. 40]. Nulla di storico in quelle
pagine del Tinebra-Martorana, salvo le spigola-ture sulle tasse e
sulla 'dsimmi' prese dal lavoro dell'avvocato agrigentino
Picone.(l*@4pD
.UL off
3
.UL on
l*@4H 3 Evidente il supino recepimento di
quanto PICONE scrive a pag. 405 e ss. sulla 'dsimma' e sulla
'gezia'.
.CW10
.OJ OFF
.CW12
4pDl*@)
.CW10
.OJ ON
.CW12
I gravami, le violenze, le soggezioni, la morte, il pianto, la
paura, l'ignominia dell'invasione di Racalmuto nell'XI secolo vi
furono, ma solo l'immaginazione pu • ricostruire quelle scene di
panico e distruzione. I cronisti del tempo o ebbero il compito
di osannare il potente, come il Malaterra nei riguardi di
Ruggiero il Normanno, o erano poeti arabi di altri luoghi che
non ebbero occasione di tramandare echi, rimpianti o cenni sulla
devastata Racalmuto. Non abbiamo neppure il ricordo di quel nome
antico. Solo il RACEL del Malaterra, incerto e controverso.
Eppure, furono giorni funesti: i normanni - cavalieri nordici,
possenti e biondi - erano famelici di vergini e di prede. La
Racalmuto contadina poco bottino pot Š farsi levare; ma le
vergini o le giovani mogli furono di certo ghermite da quei
predatori dagli occhi cerulei e dai capelli chiari. Ed il misto
di razze, di figli nerissimi e saraceni e di figli longilinei e
di vezzoso colore, ebbe da allora inizio per durare fino ai
nostri giorni, inevitabilmente.
Michele AMARI non ebbe in simpatia il nostro CHAMUTH - quello a
cui ci sembra debba ascriversi il toponimo di Racalmuto - e lo
descrive come fellone, vile e rinnegato. Prende spunto dal Mala-
terra, ma ne stravolge senso e giudizi:
l*@4pD ® E veramente - scrive l'A. a pag. 178 della sua Storia dei
Mussulmani - Ibn Hammud si vedea chiuso d'ogni banda in
Castrogiovanni; occupata da' Cristiani tutta l'Isola, fuorch ‚
Noto e Butera; potersi differire, non evitar la caduta; n ‚ egli
ambiva il martirio, n ‚ i pericoli della guerra, n ‚ pure i disagi
della gloriosa povert … . Ruggiero fattosi un giorno con cento
lance presso la r " cca, lo invitava ad abboccamento; egli scendea
volentieri ed ascoltava senza raccapriccio i giri di parole che
conducevano a due proposte: rendere Castrogiovanni e farsi
cristiano. Dubbi • solo intorno il modo di compiere il tradimento
e l'apostasia, senza rischio di lasciarci la pelle: alfine,
trovato rimedio a questo, accomiatossi dal Conte, il quale se ne
p33pP tornava tutto lieto a Girgenti. N ‚ and • guari che il
Normanno con fortissimo stuolo chetamente si avviava alla volta
di Castrogiovanni; nascondeasi in luogo appostato gi … con
musulmano; e questi fatti montar in sella i suoi cavalieri,
traendosi dietro su per i muli quanta altra gente pot Š , quasi a
tentar impresa di gran momento, usc di Castrogiovanni, li men •
diritto all'agguato. E que' fur tutti presi; egli accolto a
braccia aperte. Allor muovono i Cristiani alla volta della
citt … ; la quale priva dei difensori pi — forti, si arrende a
parte, e Ruggiero vi pone a suo modo castello e presidio. Ibn
HAMMUD poi si battezz • , impetrato da' teologi del Conte di
ritenere la moglie ch'era sua parente, n ‚ gradi permessi dal
Corano, vietati dalla disciplina cattolica. Ma non tenendosi
sicuro de' Mussulmani in Sicilia, n ‚ volendo che Ruggiero pur
sospet-tasse di lui in caso di cospirazioni e tumulti, il cauto e
vile 'Alida chiese di soggiornare in terra ferma; ebbe da
Ruggiero certi poderi presso Mileto e quivi lungamente visse
vita irreprensibile, dice lo storiogra-fo normanno. ¯ 4pDl*@
Di quei cento lancieri al seguito di Ruggiero per la consunzione
di una resa proditoria e vile, quanti erano stati prima a Racal-
muto (la RACEL del Malaterra) a seminare terrore, violenza e
morte? A RACEL vi era certo un castello (o entrambi i due
castel-li: il Castelluccio e quello di piazza Castello); vi era
una guarnigione di arabi sognatori e disattenti; non erano
eroici guerrieri e comunque erano pochi. Piombarono i cento
lancieri di Ruggiero da Girgenti, li soppressero e si sparsero
per il casale e per le campagne a razziare e violentare. I
lancieri erano soprattutto predoni.
L'Amari Š aspro nei giudizi contro il capo degli arabi, CHAMUTH.
Ma costui aveva gi … moglie e figli in mano dei Cristiani a Gir
genti. Il Malaterra, monaco benedettino, intorbidisce ancor pi —
la sua non chiara prosa per mettere un velo pudico alle insane
voglie dei predatori suoi compaesani. Costa fatica al Conte Rug-
gieri non far violare la sua eccellente prigioniera. E noi qual-
che dubbio l'abbiamo sull'effettivo successo dell'iniziativa del
Normanno. I suoi sudditi erano irrefrenabili. Anche lui del
resto si era gi … macchiato di molte ignominie, specie in
giuvent — . Il suo biografo ufficiale che pure Š chiamato
all'osanna del suo committente, ne sente tante a corte da
inorridire, fors'anche per la sua mentalit … claustrale. Ed
allora la sua settaria cronaca si lascia andare a pesanti
giudizi morali contro i suoi.
Quando, per • , si tratta di cose militari, il candido monaco
crede alle esagerazioni dei vecchi soldati del Conte. Le forze
del nemico - naturalmente sconfitte - si accrescono a dismisura;
quelle amiche e vittoriose si assottigliano contro ogni logica
ed attendibilit … . L'AMARI, tutto preso dalla simpatia per i
musulma-ni, sbotta e sentenzia che nelle cronache del monaco
Malaterra, le cifre sulle forze musulmane vanno divise per otto
ed, invece, vanno moltiplicate per otto le cifre che riguardano
le forze normanne, quando vincono.
Eppure il Malaterra resta sempre cronista piuttosto attendibile,
come dimostra il PONTIERI nell'opera citata. I tanti episodi
cruciali della conquista della Sicilia da parte delle orde nor-
manne, tra i quali quelli relativi all'assalto della fortezza di
Racalmuto (o Racel), hanno una sola fonte storica che Š la
crona-ca del Malaterra. Questo monaco non sempre Š stato
testimone oculare. Ormai avanti negli anni, Š onorato ospite
della corte di p73 Ruggiero il quale ormai si ammanta dei fregi
regali, anche se non dismette il suo nomadismo ereditato dagli
avi vichinghi. Ascolta le fanfaronate dei decrepiti Veterani del
Conte. Vantano ora i galloni di generali, si fanno chiamare
baroni, si sono arricchi-ti, hanno possedimenti in Sicilia, ma
restano i rudi vandali, incolti ed immorali della loro
avventuriera giovinezza.
Il Malaterra ode nefandezze che gli mettono il disagio morale.
E' fervente cristiano, di buona cultura ecclesiastica. Scrive,
esalta il Conte; indulge, per • , al suo moralismo ed ama moraleg-
giare chiosando gli eventi con citazioni bibliche e religiose.
Abbiamo visto l'AMARI irridere a CHAMUTH. Lo ha fatto alla luce
degli incisi moraleggianti del Malaterra. Il giudizio sul padre
del toponimo - almeno secondo noi - di Racalmuto va corretto
leggendo pi — spassionatamente la cronaca del benedettino.
Questi dice che il Conte Ruggiero aveva gi … debellato tutti i
potenti di Sicilia, eccetto Chamuto. La voglia di annientarlo
era tanta ma l'impresa non era agevole e ci • costituiva un
cruccio per il Normanno. Ruggiero ne fa un suo pensiero fisso;
sa per • che non Š sul campo che pu • avere ragione del musulmano.
Pensa, quindi, a batterlo con l'astuzia e l'inganno. L'ablativo
assoluto adoperato dal Malaterra Š efficace: ® ipso
circumveniendo debella-to ¯ . Lo si pu • debellare solo circuendolo.
Chamuth allora non Š l'imbelle che ama descrivere M. Amari. Per
vincere il Saraceno, il conte Ruggiero assalta l'impreparata
Girgenti ove sa che dimorano moglie e figli di Chamuth. Prende
la citt … , la fortifi ca. Principalmente si preoccupa della sorte
della moglie di Chamuth. Questa viene sottratta da ogni
® dehonestatione ¯ e viene messa sotto diretta tutela del conte
normanno, il quale Š consa pevole che in tal modo il Saraceno pu •
venire ricattato ed essere facile preda del nemico. Il conte
Ruggiero Š proprio ® sciens Chamutum sibi facilius reconciliari ¯ ,
afferma il Malaterra; ci • equivale a dire che cos sarebbe stato
pi — facilmente soggiogabi-le.
Per fare terra bruciata attorno al nostro Chamuto, tocca ad 11
castelli l'ignominia delle scorribande dei lancieri di Ruggieri.
Alla nostra Racalmuto Š dato assaggiare le moleste attenzioni
dei normanni, come ai citati e sicuri Platani, Naro,
Guastanella, Sutera, Bifara, Caltanissetta e Licata o agli
incerti Missar, Muclofe e Remise.
Se poi il Chamuto si arrese, non ci sembra proprio che tutto sia
da imputare al suo essere un flaccido uomo d'armi. E se anche
fosse stato, questo non ci pare un grande demerito.
Lo stesso Amari nella nota di pag. 179 della sua Storia dei 13
Musulmani in Sicilia integra, e corregge, le sue impressioni
(33l*@4H 3 L'Amari cita prima le fonti: ® Malaterra, lib.
IV, cap. 6; Anomimo, presso Caruso, Biblioteca Siciliana, p.
855. ¯ e quindi aggiunge: ® Secondo fra Corrado, op. cit., pag.
48, Castrogiovanni e Girgenti furono occu-pate nello stesso anno.
Ma ci • non Š detto precisamente dal Malaterra; n ‚ citato l'anno
dell'avvenimento, il quale, secondo la serie dei fatti narrati
dallo stesso cronista, tornerebbe al 1087, ovvero ai primi mesi
del 1088. Gli ARABI pongono la resa di Castrogiovanni nel 484,
tre anni dopo quella di Girgenti (1088-89) e le fecero cedere
entrambe agli orrori della fame: Ibn al-ATIR, Ab – al-FIDA,
an-NUWAYRI e Ibn Ab Œ DINAR, nella 'Biblioteca Araba-Sicula',
pag. 278, 414, 448, 534 [trad. I, 499, e II, 99, 145, 287]. ¯
.CW10
.OJ OFF
.CW12
3).
.CW10
.OJ ON
.CW12
Per gli storici arabi, le citt … di Chamuth sono costrette ad
arrendersi per fame. E l'accenno arabo al crollo di Girgenti e
Castrogiovanni ci convince molto di pi — delle ingenuit …
narrati-ve del Malaterra o delle note prevenute dell'Amari. Del
resto, se i cristiani avevano prima portato desolazioni nelle
terre, tra cui Racalmuto, intercorrenti tra Agrigento ed Enna,
avevano tagliato i viveri a Chamuth e la sua resa fu
inevitabile.
Il Chamuth venne in seguito rammentato con qualche tono di esal-
tazione. A Sciacca per secoli si pens • di possedere il fonte
battesimale in cui era battezzato l'ultimo potente arabo di
Girgenti, e si era fieri di ci • . Un certo Vincenzo VENUTI aveva
scritto una memoria in tal senso. A stroncar tutto Š il solito
Michele Amari che la reputa una mera credenza volta ad onorare
un immeritevole CHAMUTH , dal canto suo, ® degenere nipote di
'Ali ¯ . Per il resto, il libro del Venuti sarebbe stato corredato
da ® diplomi che puzzano di falso, negli opuscoli di autori
Siciliani [V. Venuti, t. VII, p. 16 - Palermo, 1762] ¯ .
Sui due presunti discendenti di Chamuth, Ruggiero HAMUTUS e Ibn
HAMMUD, abbiamo dato qualche ragguaglio. Dello stesso ceppo pot Š
essere il geografo IDRISI: lo sostiene Amari; pare smentirlo il
commentatore dei testi dell'A., NALLINO. Ai fini della nostra
storia, ulteriori dettagli ci appaiono ininfluenti.
.CW10
.OJ OFF
.CW12
Ma chi erano questi normanni?.
.CW10
.OJ ON
.CW12
Il giudizio storico moderno resta ancora contraddittorio e,
spesso, prevenuto. A seconda delle ascendenze razziali e delle
convinzioni religiose, questi uomini del Nord - provenienti
dalla Scandinavia e dalla Danimarca ed attestatisi per quasi un
secolo nelle terre di Normandia in Francia - vengono ora
dileggiati per il loro essere degli avventurieri e dei
saccheggiatori, ora esaltati per il loro maschio rinvigorimento
delle popolazioni latine cadute in mani bizantine o peggio
saracene. Va da s ‚ che i normanni avventuratisi in Sicilia per
liberarla dal giogo infede-le hanno avuto il possente encomio
della pubblicistica vaticana. A dire il vero, in tempi molto
postumi. In vita, il conte Ruggie-ri ebbe con i papi
atteggiamenti di distacco con punte di indif-ferenza,
patteggiando e pretendendo benefici e concessioni come, ad
esempio, i poteri di 'legato apostolico'. Sorge la famosa
"legazia" che qualche guaio religioso pur procur • nella Sicilia
p-3P dei tempi successivi. In proposito Benedetto CROCE non
manc • di avere espressioni pungenti. ® La Legazia apostolica -
ebbe a dire - dava alla persona del re di Sicilia diritti
ecclesiastici paragonabili solo a quelli dello Czar in Russia
sulla Chiesa ortodossa. ¯ ({3l*@4H 3 Benedetto CROCE, Storia
d'Italia dal 1871 al 1915, Bari 1947, 9^ ed. pag. 71.
.CW10
.OJ OFF
{
.CW12
)
.CW10
.OJ ON
.CW12
L'AMARI, si Š visto, parteggia per gli arabi ed avversa i
norman-ni, almeno quelli della prima ora. Poi, sar … per la
poderosa personalit … di Ruggiero II. Il Pontieri, nella
elegante premessa alla revisione del testo del Malaterra di cui
in precedenza, esprime giudizi equanimi. Denis Mack Smith nella
sua Storia della Sicilia Mediovale e Moderna non Š molto tenero
con i Normanni: li chiama ® avventurieri provenienti dalla
Normandia francese che si guadagnavano da vivere con profitto
come soldati di mestiere nell'Italia del sud. Alcuni di questi
erano semplici mercenari; altri preferivano la vita di capo
brigante e depredavano i mer-canti, rubavano il bestiame e
infliggevano terribili devastazioni come combattenti salariati,
cambiando parte a volont … , o persino combattendo per entrambe le
parti contemporaneamente. Bisanzio ne assunse alcuni per la
spedizione di Maniace in Sicilia; talvolta, con
l'incoraggiamento del papa, attaccavano i cristiani greci
dell'Italia meridionale; e talvolta, trovavano pi — vantaggioso
fare incursioni negli Stati Pontifici ¯ . Di Ruggiero, lo Smith
dice cose elogiative ma con qualche tono di scherno inglese.
Geniale ® sia nei combattimenti, sia nell'amministrazione ¯ , viene
giudicato il conte normanno. Ma la velenosa aggiunta tende a
descrivercelo come colui che ® con spietati saccheggi [accumul • ]
quelle ricchezze su cui sarebbe stata edificata una famosa dina-
stia ¯ . (L
.PA
3l*@4H 3 Denis Mack SMITH, Storia della Sicilia medievale
e moderna, Laterza Bari 1973, vol. I pag. 21. Questo libro e il
suo autore furono cari a Leonardo SCIASCIA. La gelosia degli
storici siciliani fu persino pateti-ca. Ecco, ad esempio, casa
pubblica Santi CORRENTI a pag. 29 della sua Storia di Sicilia
come storia del popolo siciliano, Longanesi Milano 1982 ® ...a
lodare il Mack Smith per il suo 'stile provocatorio' rimase il
solo Leonardo Sciascia, che per • si rifece clamorosamente,
facendo decretare al suo amico inglese gli onori del trionfo, in
una speciale manifestazione organizzata a Palermo il 6 aprile
1970, niente meno che al palazzo dei Normanni: onore mai
concesso a nessuno storico, e assolutamente sproporzionato al
merito dell'o-pera (e il primo a stupirsene fu lo stesso Mack
Smith). ¯ Secondo il Correnti, anche Francesco Brancato, Giuseppe
Giarrizzo, Gaetano Falzone, Francesco Giunta, ed altri,
avrebbero storto la bocca di fronte alla storia siciliana
dell'inglese Smith. La quale, invece, Š oggi universalemte
cosiderata un classico, come tante altre opere dello storico
inglese. La piccineria dei nostri storici conterranei ci
disgusta alquanto. Come siciliani, il provincialismo di casta
dovremmo sempre evitarlo. Non ci si addice.
.CW10
.OJ OFF
.CW12
L)
.CW10
.OJ ON
.CW12
Il CORRENTI, citato in nota, mostra di stravedere per i
normanni. Ce li presenta come valenti ® guerrieri e navigatori
vichinghi, che dalla originaria Scandinavia, con una diaspora
impressionan-te, nel nono secolo avevano assediato Costantinopoli
e attaccato Parigi, nel decimo secolo erano arrivati certamente
in Groenlan-dia, e molto probabilmente nell'America del Nord,
nell'undicesimo secolo avevano costituito i regni di Nevgorod e
di Kiev nell'Eu-ropa orientale e si erano stabiliti in
Inghilterra, con la glo- p&30
.PA
@ riosa battaglia di Hastings del 14 ottobre 1066. ¯ (O3l*@4H 3 Cfr. C.
Correnti, op. cit. pag. 85.
.CW10
.OJ OFF
.CW12
O)
.CW10
.OJ ON
.CW12
Ruggiero il normanno riscuote il plauso incondizionato del Cor-
renti. Agli occhi di questi, l'Altavilla Š il fondatore del
primo Regno moderno. Facendo eco a Gioacchino Volpe, che non ci
sembra proprio di spiccato spirito democratico, lo storico di
Riposto conferisce al Normanno la paternit … dei meriti di tutta
la futura dinastia. Nessuno accenno all'aspetto gaglioffo
dell'avventura normanna che neppure il conterraneo Malaterra
occulta.
Francesco De Stefano, storico siciliano di grande valore, salta
nella sua Storia della Sicilia dall'XI al XIX secolo , la
vicenda della conquista normanna. La sua ricostruzione parte
dalle vicen-de immediatamente successive per dimostrare la sua
tesi che vuole la storia della Sicilia come storia del popolo
siciliano. Il giudizio sulla monarchia normanna Š appassionato.
® La monarchia normanna, - scrive appunto il De Stefano a pag. 7
- la quale nel prossimo continente modific • il corso spontaneo e
naturale della storia, troncati i fili ideali e spirituali che
congiungevano l'isola con Bisanzio e con l'Africa, e
riallacciati quelli con l'Italia, rispett • , pur dandogli la sua
forte impronta, il mondo esistente. ¯ Alla base v' Š una tesi che
pu • anche non essere condivisa ma ha la sua suggestione e la sua
sicilitudine ® In Sicilia - soggiunge il De Stefano - non erano
forze contrastanti di principati, non citt … autonome, n ‚ grande
feudalit … , ma so-ciet … musulmana in sfacelo, elementi cristiani
deboli, citt … bisognose di aiuto. Pur, fra tutto ci • , molto era
vivo, tradizio-ni perpetuantisi, energie di civilt … , che i geni
fondatori dello stato chiamarono a collaborare e seppero
armonizzare fra loro e con i nuovi elementi; la civilt …
romano-bizantina, la musulmana, la latina infusero animo allo
stato; il diritto romano e bizanti-no e le tradizioni giuridiche
locali compenetrarono la legisla-zione; i diritti della
popolazione furono rispettati fin dove non contrastassero con le
leggi dello stato; gli elementi normanni e germanici si
composero con quelli che preesistevano: sorse, cos , la
'monarchia normanna-sicula' ¯ . Tesi elegante ma elitaria: vi
echeggia l'insidiosa teoria della violenza quale levatrice
della storia. Purtroppo non corrisponde alla realt … storica la
soprav-vivenza della civilt … musulmana. Questa fu forse tollerata
all'i-nizio, ma non tanto. Soggiacque e alla lunga spar ed era
la vera civilt … che allignava nella nostra Racalmuto araba.
Illuminato PERI ha fatto un diligente studio su ® uomini, citt … e
campagne in Sicilia dall'XI al XII secolo ¯ . L'avvento dei
norman-ni viene trattato di straforo, ma il giudizio ci sembra
pondera-to. ® ... le distruzioni non mancarono - scrive a pag. 9
(
.PA
3l*@4H 3 Illuminato PERI, UOMINI, CITTA' E CAMPAGNE IN
SICILIA DALL'XI AL XIII SECOLO, Bari 1978, pag. 9
.PA
) - durante la guerra di conquista dei normanni, che fu
logorante, e p13`@ fu anzi proprio di logoramento, e dur • 31
anni; e tattica abitua-le fu una sorta di 'rassia', con rapide
puntate aggressive, la distruzione di colti, il
taglieggiamento, la cattura di prigio-nieri e la adduzione di
essi in schiavit — , e solo eccezionalmente e risolutivamente
l'attacco frontale e l'assedio ¯ .
Pi — in generale, l'attuale storiografia sta facendo un ponderato
ripensamento sulle trasmigrazioni nordiche tra il basso e l'alto
medioevo. Il retaggio del passato Š infido e contraddittorio. La
precorsa storiografia ha infatti riguardato gli scandinavi
dell'alto medioevo in termini del tutto contrastanti: ® Essi
sono stati - scrive ad esempio Aldo A. SETTIA (e3l*@4H 3 Aldo A.
SETTIA, L'ESPANSIONE NORMANNA, in "La Storia" diretta da N.
Tranfaglia e M. Firpo - IL MEDIOEVO, vol. II - Popoli e
Strutture politiche, TORINO 1982, cap. IX, pag. 263 e s.
e) - di volta in volta considerati come incarnazione diabolica e
flagelli di Dio, come rigeneratori di un occidente infiacchito o
come superuomini liberi e geniali; soltanto da poco si pu • dire
che gli "uomini del nord" cominciano ad essere visti nella loro
giusta luce. ¯ Tratterebbesi dunque non di un ® vichingo brutale e
sanguinario ¯ ma di un ® portatore di una civilt … progredita, in
grado di elabo-rare non solo proprie tecniche artigianali, ma
anche elementi artistici molto ricchi; [questi Š dotato di] ® una
meravigliosa capacit … di adattamento, molto equilibrato ed
attivo, intrapren-dente industrioso, n ‚ diabolico, n ‚ divino, che
non merita quindi n ‚ disprezzo n ‚ eccessi di gloria. ¯ (>
.CW10
3l*@4H 3 Per una
moderna e puntuale visione di quegli eventi cfr. Salvatore
TRAMONTANA, LA MONARCHIA NORMANNA E SVEVA, in IL MEZZOGIORNO DAI
BIZANTINI A FEDERICO II, Torino 1983, pag. 437 e ss. Spigolando,
ci sembrano rimarchevoli i seguenti passi: ® Sulla prima comparsa
nel Mezzogiorno italiano di avventurieri provenienti dal ducato
di Normandia - dove, nel 911, erano riusciti ad insediarsi come
vassalli del re di Francia nuclei vichinghi di origine
scandinava - siamo poco e male informati. E in effetti lo stato
delle fonti non Š tale da illuminare in modo esauriente la prima
apparizione normanna nel Sud. Il che spiega, d'altra parte, le
diverse ipotesi che, in connessione alla esperienza e mentalit …
dei tempi, sono state via via formulate. Chalandon [ F.
CHALANDON, Histoire de la dominatione normande en Italie et en
Sicile, Paris 1907, I], per esempio sulla base di considerazioni
che ancor oggi sembrano convincenti, pensava che la prima
comparsa normanna in Italia meridionale doveva essere ricondotta
[....] a un esplicito invito organizzato dal princi-pe di Salerno
nel quadro di una lotta a fondo contro i bizantini. ¯ [pagg.
461-462]. ® Figlio maggiore del secondo matrimonio di Tancredi
d'Altavilla, ROBERTO era, come riferisce Anna Commena, [...]
'grande di corporatura, s da superare gli altri; rubicondo,
biondo, spalle larghe, occhi cerulei, agile nei movimenti, bello
dal capo ai piedi" [Alexiade, ‚ d. B. Leib Paris 1937-45, I,
10-4]. Giunto in Italia con soli cinque cavalli e trenta pedoni,
e in una data che non si riesce a precisare, ma da collocare tra
il 1046 e il 1047, quando i suoi fratelli e gli altri conti
normanni si erano gi … sistemati e non dimostravano certo
simpatia per il nuovo arrivato, era costretto, a causa della
povert … , a vivere da ladrone. ¯ Ruggiero era il pi — piccolo degli
Altavilla ed aveva aiutato il fratello Roberto nelle prime
sortite in Sicilia.
® Con l'occupazione di Reggio e l'eliminazione della Calabria di
tutte le guarnigioni bizantine s'imponeva per il Guiscardo, in
conformit … al giuramento prestato al papa Niccol • , la necessit …
dello sbarco in Sici-lia. La cui conquista avrebbe rappresentato
non solo la logica conclusione di quella grande ondata migrato-
ria che spingeva ora, come dice il Malaterra, Roberto il
Guiscardo e Ruggero a 'guadagnare meriti spirituali e temporali
acquisiti' [De rebus cit. l. II, c. I, p. 29, il quale precisa
che Ruggero 'semper dominationi-bus avidus erat'], ma, nel quadro
del declino bizantino e di quello musulmano, il controllo di
un'isola la cui posizione geografica aveva sempre avuto notevole
rilievo nei rapporti di forza nel Mediterraneo. ¯ [pag. 320]
® Senza volere comunque esagerare il significato di certe
insofferenze e tenendo conto solo di ci • che si sa dei sistemi
normanni di occupazione che anche in Sicilia saranno stati tali
da disilludere ogni aspet-tativa, se pure ce ne era stata, Š da
sottolineare che si trattava di ragioni che contribuivano a
rappresen-tare situazioni e stati d'animo molto vicini alla
realt … . E a ben considerare quanto scrive Malaterra a proposito
del malessere, della esasperazione e della ribellione aperta
degli abitanti di Troina nei riguardi di questi invasori che non
avevano esitato a saccheggiare le loro terre e le loro case e a
insolentire e oltraggiare le loro donne, si Š portati a
immaginare anche per la Sicilia una situazione analoga a quella
che si era venuta a creare nei vari centri del Mezzogiorno
peninsulare subito dopo la comparsa dei primi contingenti
normanni. ¯
> ) py3@!@ Le osservazioni del TRAMONTANA che abbiamo riportato
nella prece-dente nota e gli accenni del Malaterra alle
vessazioni normanne contro Troina si attagliano alla svolta
storica della nostra Racalmuto. Quel che era Racalmuto prima dei
normanni e quella che fu subito dopo pu • ricostruirsi
richiamando quanto pianse e rimpianse il poeta arabo siciliano
dell'epoca, Ibn HAMDIS. Fu questi un poeta celebre ai suoi
tempi. Nacque a Siracusa verso il 1053 e mor in Africa nel
1133. Ci ha lasciato molti versi in lingua araba. Abbondano i
fatti storici o biografici. E' uno spaccato dei sentimenti di
allora, quali albergavano nei cuori dei musulmani siciliani
asserviti dai normanni. La sua opera - che con l'AMARI
indichiamo, snellendo ed amputando abbondantemen-te, "DIW N"
(3l*@4H 3 Cfr. BIBLIOTECA ARABO-SICULA - raccolta da
Michele AMARI, (Edizione di Torino 1880-1881 ristampata da FORNI
Editore Bologna) Cap. LIX, pag. 312 e ss. Per notizie su Ibn
Hamdis e sulla sua opera v. pag. LXIII.
) - ci consente di cogliere echi degli animi di nostri antenati
arabi. Esule, quel poeta, canta:
.OJ OFF
l*@4pD ® Torna a mente la Sicilia, ohi!, ricordanza che suscita
dolore nell'animo! ¯
.OJ ON
® Ripenso al paese che fu campo dei miei folleggiamenti giovanili.
Che fior di valenti uomini vi soggiorna-va. ¯
.OJ OFF
® Poich ‚ fui cacciato da tale Paradiso, almeno voglio rievocarne
le delizie. ¯
.OJ ON
® Se ne beveva di vecchio vino. Oh! concedi che io ricordi da
quanti anni era in serbo; ch ‚ a contarli non bastano pi — le
dita.
® Liquore di tal forza che quando esso ti penetra in corpo, ti
senti ora stare a galla, ora sprofondare in basso.
.OJ OFF
® Le notti! Non ne passava una che noi non si stesse a infilzare
perle di poesia, per farne monili agli anni che passano ratti.
.OJ ON
Che Iddio rinfreschi di dolci lagrime l'occhio di chi piange i
paesi dove il corpo ha un animo imprigionato dall'amore.
.OJ OFF
® Paesi che salutano lieti le stelle maggiori, quando si levano su
l'orizzonte a destarli dal sonno.
® Terra s ridente che spegne le ambasce dell'animo tuo, s lieta
che cancella lo strascico delle calamit … .
® Quanti schietti amici io v'ho, liberali, gelosi dell'onor loro,
spregianti la vile mercede. ¯ 4pDl*@
.OJ ON
Capita anche a noi - moderni esuli dalla nostra Racalmuto - di
rivivere i giorni della nostra giovinezza. Allora, era d'obbligo
il vino, da bere nelle 'put e', anche tra studenti. V'era quello
che sapeva verseggiare, in dialetto. Ed erano versi irridenti e
talora sconci, ma scaturivano da una voglia di vita tutta sici-
liana, tutta racalmutese. Rabbia, sogno, intelligente disprezzo,
salacit … che il tanto sale locale imponeva, e in fondo
schiettez-za d'animo erano in quelle bande giovanili e
studentesche. Oggi - avvocati affermati o esuli intristiti,
falliti o criminali manca- p(3` 0 ti, vecchi canuti o uomini
di successo - quel tempo ricordiamo, in Sicilia o fuori, e, in
fin dei conti, il tempo della nostra giovinezza molto somiglia
al rimpianto del profugo arabo di Siracusa Ibn Hamdis. I nostri
normanni sono stati quei tre ameri-cani che conquistarono
Racalmuto nel luglio del 1943, alla stre-gua dei lancieri di
Ruggiero d'Altavilla che la asservirono nell'estate del 1087,
all'incirca nove cento anni prima.
Il poeta ha in mente amici sospettati di tradimento e rimprovera
ma con pudore, sommessamente:
.OJ OFF
l*@4pD ® Mi credi tu immemore? Eppure io ricordai sovente le
magagne del mio secolo e la perfidia del mio compagno.
® Crebbe costui dall'infanzia nella mia schiatta, ma ebbe costumi
contrari ai miei.
.OJ ON
® Quanti fratelli d'amore l , in quella terra, mi serbano
l'affetto: eppure non hanno in uggia gli uggiosi nemici loro.
® Amici d'adolescenza, che si passava insieme il tempo tra vino e
lascivie: felici loro, perch ‚ le mani del tempo non li hanno
svaligiati! ¯ 4pDl*@
Nel suo esilio africano, Ibn Hamdis si strazia per la sua
Sicilia in mano dei barbari, dei R – m - i cristiani -, e sembra
il nostro Leopardi 'ante litteram'. Ma anche se un po' retorico
non dispia-ce:
l*@4pD ® E la patria? Oh!, senza fallo, se fosse libera, mi
dedicherei tutto a lei, con animo da osare tutto per lei!
.OJ OFF
® Ma la patria, e come posso io riscattarla dalle rapaci mani dei
barbari che la tengono prigioniera?
.OJ ON
® Lo potrei quando i suoi figli si sterminano a vicenda,
trascinati dalla guerra civile, nel cui fuoco non v' Š
taglialegna che non getti il suo fascio?
.OJ OFF
® I congiunti non sentono carit … di parentela: bagnano le spade
nel sangue dei congiunti.
® Onde, tutti insieme, non hanno maggior forza che una mano le
cui dita si piegano al primo sforzo.
® Eppure sono uomini che se li vedi nel bollore dell'ira,
preferiresti affrontare i leoni quando assaltano la preda.
® Trottano su snelli corsieri, il cui nitrito suscita nella terra
dei nemici lunghi pianti di prefiche.
® Mancava alla mia terra il fermo proposito di tornar padrona di
s ‚ : onde inorridii e disperai.
.OJ ON
4pDl*@Che cosa ne Š stata della Sicilia musulmana? di Racalmuto
sarace-na? Gli storici, specie quelli siciliani, che abbiamo
prima citato, indulgono troppo alla grandezza della Sicilia
normanna e non si curano abbastanza delle sofferenze e della
prostrazione dei popoli indigeni, dei nostri antenati in
definitiva. Sembrano non avere letto i versi che ci accingiamo a
riportare o di non averli recepiti. Per la piccola storia di
Racalmuto vale per • la pena di ponderarli:
.OJ OFF
l*@4pD ® Ho riacquietato il mio animo quando ho visto la mia
patria assuefarsi alla malattia mortale, fastidiosa.
® Che? Non l'hanno macchiata d'ignominia? Non hanno, mani
cristiane, mutate le sue moschee in chiese,
® dove i frati picchiano a loro voglia, e fanno chiacchierare le
campane mattina e sera?
® O Sicilia, o nobili citt … , vi ha tradite la sorte, voi che
foste propugnacolo contro popoli possenti. ¯
® Quanti occhi tra voi vegliano paventando, i quali un d , sicuri
dai Cristiani, traevano dolci sonni?
® Vedo la mia patria vilipesa dai R — m [cristiani]; essa che in
mano dei miei fu s gloriosa e fiera.
® Aprirono con le loro spade i serrami di quel paese: splendeva
esso di luce, e vi lasciarono le tenebre.
.OJ ON
® Passeggiano nei paesi i cui cittadini giacciono sotterra: oh no,
non hanno pi — paura di incontrarvi quei pugnaci leoni. ¯ 4pDl*@
La tragedia di quella conquista normanna ai danni dei saraceni
p73 (quali erano gli abitanti della Racalmuto di allora) non ha
avuto rogatori e fonti storiche. Supplisce il poeta. Ibn HAMDIS
ha pianto anche per noi racalmutesi che vantiamo sangue arabo.
.OJ OFF
HH!
.OJ ON
.CW12
Il lugubre fardello di "paese di morti" o "morto" si deve al
profluvio storico dell'avvocato girgentano, Giuseppe PICONE, che
per tutta la seconda met … dell'Ottocento impervers • nella riesu-
mazione della microstoria locale (anche se non senza meriti,
come oggigiorno gli viene sempre pi £ riconosciuto).
Avvunteratosi il PICONE, tardivamente e da autodidatta, nello
studio della lingua araba, egli ritenne suo diritto storpiare il
toponimo "RACALMUTO" in RAHAL-MAUT (l*@443l*@4H 3 Cfr.
Giuseppe PICONE: MEMORIE STORICHE AGRIGENTINE , Agrigento, 1982,
riedizione anastatica della pubbli-cazione in Girgenti del 1866
presso Salvatore Montes, pag. 413 e ib. nota n. 2 con il termine
MAUT in carat-teri arabi.
4pDl*@) e, quindi, quell'arbitrario MAUT , privo di ogni
legittimazione epigrafica, (l*@4pD 3l*@4H 3 Come dopo
meglio preciseremo, il pi £ antico toponimo di Racalmuto con cui
ci siamo imbattuti Š RACHALCHA MUT ed appare nei registri della
Corte Angioina di Napoli del 1271 (Reg. 1271 A, f.246 del DE
LELLIS). In vari Diplomi del XIII secolo abbiamo: RAHALMUT (Cfr.
DOCUMENTI DA SERVIRE ALLA STORIA DI SICILIA - PRIMA SERIE -
DIPLOMATICA a cura di Raffaele STARABBA - PALERMO 1882, pag. 12,
[data di riferimento 10 settembre 1282, XI Ind.]) e RAKALMUTO
(Cfr. ibidem p. 364: anno di rif. 1283). Nei Registri avignonesi
del XIV ø secolo - da noi direttamente consultati presso
l'Archivio segreto del Vaticano - abbiamo: Rachalmoto,
Rachalmutu e Rachalmuto. Nel XVI ø secolo, il monaco saccense
FAZELLO indica sbrigativamente il nostro paese con il nome
"RAJALMUTO. Il PIRRO - ben conosciuto dal PICONE e che scrive
nel XVII ø secolo - scrive: RAHYALMUTUM. Nel DIZIONARIO
TOPOGRAFICO DELLA SICILIA di Vito AMICO e Gioacchino di MARZO,
tenuto costantemente sott'occhio dal PICONE, il toponimo viene
riportato in 13 variazioni, a seconda degli autori citati, ma
giammai in qualcosa che potesse in qualche modo giustificare la
storpiatura RACALMAUT necessaria al funambolismo arabi-co
dell'avv. Picone. Nelle tardive, ma non troppo, trascrizioni
degli amanuensi parrocchiali della Matrice di Racalmuto, le pi £
antiche delle quali risalgono agli anni sessanta del 1500, da
noi seguite piuttosto attentamente, il nome di Racalmuto viene
spesso storpiato, ma mai in RACALMAUTO o voce simile. RAYALMOTO
(10 gennaio 1583), RAULMUTO (7 gennaio 1585), RECALMUTO (28
ottobre 1585), RAYALMOTO (6 febbraio 1594) sono voci presenti
negli atti di matrimonio di quel tempo. Sia, per • , ben chiaro,
quando l'atto Š solenne, l'ortogra fia pu • essere discutibile, ma
il toponimo Š preciso: RACALMUTO (cfr. annotazioni del 16 luglio
1598, quando "pigliau la possessioni don Vito Bellosguardo e don
Antonio d'Amato procuratori di don Lixandro CAPOZZA per
l'arcipretato di Racalmuto come appare per atto plubico"; o del
14 agosto 1599; oppure del 7 marzo 1600 allorch ‚ "di la majori
ecclesia di Racalmuto pigliau possissioni don Andria Argumento a
li 7 di marzo XIII ind. 1600").
4pDl*@) tradusse in arabo per trarne @t(3 @0
.PA
appunto un inesistente Villaggio della morte .
.CW10
.OJ OFF
.CW12
.CW10
.OJ ON
.CW12
Sventuratamente, a corrergli dietro Š stato il nostro stori co
locale, l'ottocentesco Nicol • TINEBRA-MARTORANA: cos RACAL-
MUTO Š divenuto da quel d sinonimo di "villaggio morto ,
distrut-to, diroccato" (cfr. pag. 24 dell'edizione racalmutese
delle MEMORIE del 1982). Del resto il TINEBRA era storicamente
succubo dell'avvocato girgentano, come il querulo richiamo a
quella autorit … storica, ricorrente nelle pagine delle "MEMORIE"
del Nostro, sta ad attestare. Il povero TINEBRA, invero, tent •
di fugare la iellatoria etimologia del PICONE e di suo aggiunse,
ma timidamente, quel pudico " distrutto ". Dalla sua aveva uno
studio-so del calibro di Vito AMICO,($3l*@4H 3 AMICO Vito
Maria: fu un monaco benedettino, valente storico e geografo,
nato a Catania nel 1697 e ivi morto nel 1762. Priore di vari
conventi, ebbe la cattedra di storia civile presso l'universit …
di Catania (1743). Dal 1751 fu storiografo regio Carlo III di
Spagna. Le sue opere: CATANIA ILLUSTRATA (4 voll. - 1740- 43);
LEXICON TOPOGRAPHICUM SICULUM (1757-600. Quest'ultima opera
rappresenta il primo dizionario storico della Sicilia e viene
tuttora utilmente consultata nella traduzione di G. Di MARZO
(Dizionario topografico della Sicilia, 2 voll. 1855) - [da
"LESSICO UNIVERSALE TRECCANI].
$) secondo il quale "fra gli arabi vale RAHALMUT casale decaduto
o diruto". Poteva omettere la lugubre etimologia del PICONE. Non
lo fece, pur conoscendo il 'Lessico topografico siculo'
dell'AMICO (cfr. nota 12 di pag. 24). Solleticava la vanit …
giovanile il potere scrivere a vent'anni in arabo, sia pure
copiando meccanicisticamente due termini presi in prestito dal
PICONE: " Rahal " e " Maut ".
Si d … il caso che Leonardo SCIASCIA assegni al libro del Tinebra
l'insorgere presso i racalmutesi ® di un rapporto pi £ intrinseco
e profondo col luogo in cui sono nati, nel riverbero del
passato sulle cose presenti ¯ (v. PREFAZIONE, pag. 9). Alle
scuole elemen-tari, la maestra MARTORANA e il 'professore'
CAVALLARO mi inse-gnarono mezzo secolo fa che Racalmuto significa
'paese di morti'. Mia madre, mi ripete ancora il passo del
Tinebra che la sua insegnante elementare, la maestra MACALUSO,
le fece 'imparare a menoria'. Ma con tutto il rispetto che debbo
a SCIASCIA e al suo culto per l' ® aura romantica ¯ che ® trascorre ¯
nel libretto del TINEBRA, debbo dire che quella funerea
etimologia Š stramba, infondata e storicamente insensa. p 3P0
Se una congettura Š ammessa, allora pi £ attendibile appare
l'ipo-tesi che vorrebbe l'etimo "RACALMUTO" quale "CASTELLO DI
CHAMU-TO".
CHAMUTH fu l'ultimo emiro della dominazione araba del territorio
tra Agrigento ed Enna. Egli venne vinto, ma non umiliato, dal
conte Ruggiero il normanno nel 1087. Tutto fa pensare che a
Racalmuto vi fosse una fortezza, se non due, vuoi al Castelluc-
cio, vuoi 'a lu Cannuni'. E 'RAHAL' vuol anche dire in arabo
fortezza, castello, stazione. Quella fortezza era sotto il domi-
nio di CHAMUTH. In quel tempo, o dopo nella memoria degli arabi
umiliati, essa non poteva che venire indicata che come la Rocca
di CHAMUT, donde - almeno per noi - RACALMUTO.
Conosciamo le gesta di CHAMUTH perch ‚ un benedettino normanno,
che fu al seguito del conterraneo RUGGIERI, ce ne ha tramandato
la memoria. Trattasi della cronaca del secolo XI del monaco
Gaufredo MALATERRA. Michele AMARI non lo ebbe in grande stima,
ma nel raccontare quegli eventi nella sua Storia dei Musulmani
di Sicilia fa solo l'eco al monaco benedettino. A nostra volta,
noi trascriviamo quel passo di sapido stile ottocentesco. E' una
pagina di storia che, in ogni caso, investe la nostra terra di
Racalmuto nel frangente della sconfitta araba ad opera dei
predo-ni normanni.
® Il cauto normanno [il conte Ruggieri] avea occupata Girgenti, -
narra appunto Michele AMARI - mentre i marinai italiani si appa-
recchiavano tuttavolta all'impresa di al-Mahd – yah. Sbrigatosi di
Benavert nel 1086, radunava a d ¡ primo aprile del 1087 le
milizie feudali, volenterose e liete per la speranza di
acquisto; e s ¡ conduceale all'assedio di Girgenti. Ubbidiva
allora Girgenti con Castrogiovanni e con tutto il paese di
mezzo, a un rampollo della sacra schiatta di Al , del ramo degli
Idrisiti che avevano regna-to un tempo nell'Affrica occidentale,
e della casa de' Bam Hammud, la quale tenne per poco il
califato di Cordova (1015- 1027) indi i principati di Malaga e
di Algeziras (1035-1057), ma cacciata dalla Spagna, and •
cercando fortuna qua e l … . Par che un uomo di codesta famiglia,
passato in Sicilia, non sappiamo appun-to in qual anno, abbia
preso lo stato in quelle province, tra le guerre civili che si
travagliarono coi figli di Tam Œ m; portato in alto non da propria
virt £ , ma dal nome illustre e dalle pazze vicende dell'anarchia.
Chamut il suo nome, qual si legge nel Malaterra e ben risponde
alla voce che a nostro modo si trascrive Hamm – d.
® Il quale si rannicchi • tra sue rupi inaccesse di
Castrogiovanni, mentre la moglie e i figlioli soggiornavano in
Girgenti, e i Normanni circondavano la citt … , batteano le mura
con lor macchi-ne; tanto che occuparonla a d venticinque luglio
del medesimo anno. Ruggiero v'acconci ¢ fortissimo un castello,
munito di torri, bastioni e fosso; lasciovvi buon presidio, e
battendo la provincia, in breve ne ridusse undici castella:
Platani, Muxaro, P53 Guastarella, Sutera,Rahl,(l*@4pDn'3l*@4H 3 Su tale
toponimo RAHL abbiamo appuntato tutta la nostra attenzione
ritenendo che potesse essere quello del nostro paese. AMARI
riduce in RAHL un RACEL che trovavasi nel manoscritto
malaterrano che fu trafugato dall'Italia dallo spagnolo ZURRITA
e pubblicato a Saragozza nel 1578. Quel manoscritto Š andato
perduto. La pubblicazione che resta ancora l'edizione principe
fu recepita nella colossale opera di Ludovico Antonio MURATORI
RERUM ITALICARUM SCRIPTORES nel vol. V con il sintetico titolo
HISTORIA SICULA, Gaufredi MALATER-RAE. Il Muratori d … la lezione
RACEL e in calce annota RASEL-BISAR ad indicazione di altre
lezioni da lui tenute presenti. L'Amari non si produce in
ulteriori ricerche paleografiche: distingue RACEL da BIFAR; per
lui arabista, RACEL equivale a RAHL [casale]; si confessa
incapace di individuare un RAHL nelle pertinenze agrigentine,
che ne sono piene. Il PICONE segue la pista dell'AMARI e nelle
sue MEMORIE (cfr. pag. 401) reputa incompleto il toponimo e
segna RAHAL..., distinguendolo comunque da BIFAR, una localit …
piuttosto nota tra Campobello di Licata e Licata. Si sa che la
raccolta di 'scriptores rerum italicarum' Š stata, a cavallo di
secolo, oggetto di pregevolissime riedizioni con interventi di
personalit … della cultura del calibro del CARDUCCI. Il testo del
monaco benedettino dell'XI secolo ha avuto nel 1927 una
diligentissima riedizione con una illuminante introduzione da
parte di Ernesto PONTIERI. Questi venne in Sicilia; trov • altri
codici (A=Cod. X. A 16 della Biblioteca Nazionale di Palermo;
B=Cod.II.F 12 della Societ … Siciliana per la storia patria;
C=Cod. 97 della Biblioteca universitaria di Catania e D=Cod. QqE
165 della Biblioteca comunale di Palermo) che, comunque, mutili
e scorretti e pur sempre derivanti dalla fonte dell'edizione
principe del 1578, non gli furono di molto aiuto. Il PONTIERI
adott • la lezione RASELFIFAR, legando insieme Racel e Bifar, e
in nota forn la versione della Biblioteca universitaria di
Catania (C): RACEL GIFAR. Nel 1937, Carlo Alfonso NALLINO, nel
integrare le note della STORIA DEI MUSULMANI DI SICILIA di M.
AMARI contro-batteva al PONTIERI e reinterpretava il passo
malaterrano con questa dissertazione [aggiunta a nota n. 1 di
pag. 177 op. cit.]: ® In realt … i castelli sono 10 e non 11.
L'ed. princeps del Malaterra (Saragozza 1578), e le prime cinque
che la seguirono pedissequamente, hanno 'Ravel, Bifara', come se
si trattasse di due luoghi diversi; ci ¢ ingann ¢ V.D'Amico, Diz.
topogr. trad. Dimarzo (Palermo 1855-56, l'ed. latina Š del
1757-1760), che nel vol. I, pag. 143-144 tratta di Bifara e nel
II, p. 398 di RACEL (dal solo Malaterra), e quindi l'Amari.
Nessuno dei due pose mente all'attenzione del Diz. stesso, I, p.
143, che Bifara 'dicesi anche RAGAL BIFARA' (evidentemente
nell'uso locale siciliano). Il traduttore Dimarzo, I p. 144, n.
1, osserva che Bifara ' Š un sottocomune aggregato a Campobello
di Licata ..., in provincia di Girgenti (Agrigento) ...,
circondario di Ravanusa'. Campobello dista 50 Km. da Girgenti
(Agrigento) e 9 da Ravanusa. E. Pontieri, ultimo editore del
Malaterra (1928), trov • nei mss. anche le varianti Raselbifar e
Raselgifar e scelse a torto la prima nel testo (p. 88) e
nell'indice (p. 153), mentre Š certo che il primo componente e
rahl (racel, racal, ragal), come ben vide l'A. ¯ [cfr. pag. 178
op. cit.] Quel che sorprende in entrambi quest'ultimi due
studiosi Š il fatto che con la loro lezione i casali conquistati
da Ruggiero il Normanno diventano dieci in aperto contrasto con
la premessa del MALATERRA che parla di ben undici castelli
agrigen-tini presi all'arabo CHAMUTH: una contraddizione che
andava per lo meno giustificata. Come si vede un gran pasticcio
e ci scusiamo se l'averlo qui accennato pu • essere apparso
pedante e tedioso. Ma Š l'unico proba bile appiglio ad una fonte
storica delle origini del toponimo RACALMUTO. Alla fine della
fatica, vien per • da domandarsi se Š proprio importante trovare
un antico toponimo da assegnare alla storia della nostra terra.
n4pDl*@), Bifara, Micolufa, Naro, Caltanis-setta, Licata,
Ravenusa;(l*@4pDM3l*@4H 3 A completamento del discorso sui
toponimi svolto nella precedente nota, riportiamo il commento
dell'AMARI nella sua STORIA (pag. 177, n. 1): ® I nomi delle
castella prese nella provincia di Girgenti, sono tolti dal
Malaterra, correggendo alcun evidente errore del testo. Rimane
dubbio il suo Racel, che ho trascritto sicu-ramente in Rahl
(stazione), ma vi manca il nome che dee seguire per determinare
quella appellazione generi-ca, il qual nome io non saprei
indovinare tra i moltissimi Rahl di quella provincia. Credo
avere bene letto Ravanusa il Remise (variante Remunisse) del
testo, poich ‚ MICOLUFA sorgea presso Ravanusa. Del resto Simone
da Lentini, autore del XIV secolo, il quale copi • Malaterra nel
suo libro 'La conquista di Sicilia' recente-mente uscito alla
luce (Collezione d'opere inedite e rare, Bologna 1865, in -8),
d … otto soli nomi degli undici, dicendo non avere ritrovato gli
altri ne' testi; ed un ms. della stessa opera, appartenente alla
Biblioth Š que de l'Arsenal in Parigi (Ital. N. 68) ne d … sette
soltanto: Platani, Musan, Guastanella, Catala-nixetta, Bosolbi,
Mocofe, Ciaxo 'e li altri, aggiunge, non so chi si fusseru e non
si canuxirianu, ect.). Intorno i nomi non si trovano nella lista
odierna de' Comuni di Sicilia, vi vegga il Dizionario
Topografico dell'Amico e l'Indice che io ho messo in fine della
'Carte compar ‚ e de la Sicile, [1859], Notice'. ¯
M talch ‚ occupava tutto il paese dalla foce del fiume Platani a
~3@0@P quella del Salso ed a Caltanissetta, di che ei compose
non guari dopo, con qualche aggiunta la Diocesi di Girgenti, ed
or vi risponde tutt'intera la provincia di questo nome e parte
della finitima di Caltanissetta. La moglie e i figlioli
dell'Hamm – dita caduti in suo potere, tenne Ruggiero in sicura e
onorata custodia: pensando, cos nota il Malaterra, che pi —
agevolmente avrebbe tirato quel principe agli accordi, con
servare la sua famiglia illesa da tutt'oltraggio. ¯
(l*@l*@Q 3l*@4H 3 Cfr. Michele AMARI - STORIA DEI
MUSULMANI DI SICILIA, Catania 1937, Vol. III, parte prima, pagg.
174, ss. Nel trascrivere il CHAMUTH del MALATERRA in HAMMUD,
l'AMARI annota [nota 1 di pag. 175]: ® la h, sesta lette-ra
dell'alfabeto arabico, fu resa per lo pi £ , sino ad uno o due
secoli addietro, con le lettere latine ch; e il d, ottava
lettera, pi £ spesso con una t che con una d. L'anonimo ha HAMUS
[cio Š ANONIMO, presso Caruso, Bibl. Sic. pag. 855]. Sapendosi
dalla storia che Chamuth, fatto cristiano con tutta la famiglia,
rimase sotto il dominio del conquistatore, possiamo ben
identificare il casato con quello di Ruggiero HAMUTUS, gi …
proprietario di certi beni che Federico II concedea nel 1216
alla chiesa di Palermo (Diploma presso Pirro, Sicilia Sacra, p.
142) e dell'Ibn Hammud, ricchissimo signore che Ibn GUBAYR vide
in Sicilia nel 1185. Questo nobil uomo poteva essere nipote o
bisnipote del regolo di Castrogiovanni. Sapendosi ch'ei portasse
il soprannome d'Ab – al Q ƒ sim, sembra anco il Bucassimus, celebre
per brighe alla corte di Palermo, ne' primordi del regno di
Guglielmo il Buono.... ¯ . Ancor oggi, alcune nobili famiglie
siciliane vantano discendenze da quel ceppo Hamm – dita. Trattasi
dei nobili NICASIO di BURGIO. Impietoso l'Amari contro il
libello di Nicasio Burgio, conte palatino XXIII intitolato ® La
discendenza di Achmet ultimo potente ammira fra i Saraceni
dominanti in Sicilia, rappresentato in questo medesimo luogo
dalla chiarissima famiglia Burgio ¯ , pubblicato a Trapani nel
1786. Indulgente il NALLINO che nella stessa nota si dilunga
accogliendo le precisazione di una nobildonna di quella
famiglia. Costei segnala che i primogeniti della casata Burgio
continuano a chia-marsi ACHMET, ( ad. es. ACHMET RUGIERO NICASIO
BURGIO, principe di Aragona e di Villafiorita, di Palermo). Per
quel che ci riguarda, un'ipotesi potrebbe avere qualche
fondamento. Tra i beni del citato Ruggiero HAMUTUS poteva
esserci qualche signoria sul diruto castello di Racalmuto, un
tempo appartenuto al nonno, o bisnonno, CHAMUTO. Ma trattasi di
congettura che lascia il tempo che trova.
.CW10
.OJ OFF
.CW12
Q4pDl*@)
.CW10
.OJ ON
.CW12
Il racconto del MALATERRA (l*@4pD?3l*@4H 3 Trascriviamo
qui per eventuali cultori delle fonti l'intero passo latino
della cronaca del Malaterra: ® Comes ergo Rogerius, omnes
potentiores Siciliae a se debellatos gaudens, et nemine, excepto
CHAMUTO, seper-stite, ad hoc assidua deliberatione intendit, ut
ipso circumveniendo debellato, omnem sibi de caetero Sici-liam
subdat. Unde, exercitu admoto, ipso apud Castrum-Joannis
immorante, uxorem eius ac liberos apud Agri-gentinam urbem
obsessum vadit, anno Dominicae Incarnationis millesimo
octogesimo sexto [l'AMARI corregge in 1087], prima die Aprilis,
quam undique exercitu vallans, diutina oppressione lacessivit;
studioque machina-mentis ad urbem capiendam apparatis, tandem
vicesimaquinta die Julii viribus exahusta, imminentibus hosti-
bus, patuit: uxor Chamuthi, cum liberis, Comitis inventa est
captione. Comes itaque, pro libitu suo positus, uxorem Chamuti,
omni dehonestatione prohibita, suis custodiendam deliberata,
sciens Chamutum sibi facilius reconciliari, si eam absque
dehonestatione cognoverit tractari. - Urbem itaque pro velle suo
ordinans, castello firmissimo munit, vallo girat, turribus et
propugnaculis ad defensionem aptat, finitima castra
incursionibus lacessens ad deditionem cogit. Unde et usque ad
undecim aevo brevi subjugata sibi alligat, quorum ista sunt
nomina: Platonum, Missar, Guastaliella, Sutera, Rasel, Bifar,
Muclofe, Naru, Calatenixet, quod, nostra lingua interpretatum,
resolvitur Castrum foeminarum, Licata, Remunisce. ¯ [Le lezioni
dei nomi sono molte e spesso fortemente differenziate. Chi
volesse averne completa conoscenza, deve consultare l'edizione
del PONTIERI, varie volte citata, pag. 88 e ss. A parte RASEL,
che ovviamente abbiamo seguito con puntigliosa attenzione, per
il resto abbiamo scelto alquanto liberamente, intendendo
privilegiare le lezioni che maggiormente si avvicinassero ai
toponimi di Platani, Muxaro, Guastanella, Sutera, Racalmuto,
Bifara, Milocca (?!), Naro, Caltanissetta, Licata e Ravanusa.]
.CW10
.OJ OFF
®
.CW12
Unde
.CW10
.OJ ON
.CW12
?4pDl*@)fornisce altri dettagli sulla sorte 3P(p della
famiglia di CHAMUTO che credo non abbiano nulla a che spartire
con le vicende del nostro paese. Caduto in un tranello
dell'astuto Ruggeri, per salvare moglie e figli, si arrende e si
fa cristiano. ® Chamut - precisa Malaterra - enim cum uxore et
liberis christianus efficitur, hoc solo conventioni inperposito,
quod uxor sua, quae sibi quadam consanguinitatis linea conjunge-
batur, in posterum sibi non interdicetur ¯ . In altri termini,
CHAMUTO si fa cristiano con moglie e figli alla sola condizione
che non gli fosse tolta la moglie, alla quale peraltro era
legato da vincoli di parentela. Poi non gli resta che far
fagotto per MILETO in Calabria. Un indice di come quei rudi
normanni, guer-rieri e bigotti, imponessero gi … la conversione
agli arabi vinti. E qui siano in presenza di quelli nobili.
Quelli ignobili e contadini - come dovettero essere i paesani
dei castelli agrigen-tini conquistati, poterono forse
risparmiarsi l'onta di una abiura religiosa. Ma restando
musulmani furono ridotti ad una sorta di schiavit — , tartassata
ed angariata. E tale sorte pianse-ro per secoli gli antenati
nostri di Racalmuto. ® DIMMA, GESIA [o GIZIA], AGOSTALE, ALIAMA,
ALGOZIRIO, JOCULARIA, ANGARIA, CABELLA, SECRETO, BAJULO,
CATAPANO, CENSO, TERRAGGIO, TERRAGGIOLO etc. ¯ , sono termini che
sanno di tasse, soprusi, discriminazioni, anghe-rie, iattanze,
arroganza del potere. Sono la lingua degli uomini del potere
che parlano forestiero ma si servono di disponibili figuri
locali, ammessi nella loro congrega. E si fanno da padrini nei
battesimi, da compari nei matrimoni, in certa familiarit … a
danno e scorno degli altri, degli esclusi, del popolino basso e
villano. Sono i nomi dell'impotenza, della rabbia e dello sfrut-
tamento perduranti sino ai giorni nostri. E l'impareggiabile
Sciascia ne coglie gli umori e i malumori quali si aggrumavano
al CIRCOLO della CONCORDIA [rectius, UNIONE] negli anni
cinquanta. Chi non ha letto 'Le Parrocchie di Regalpetra'? (v.
p. 60 e 61 e per quel che riguarda l'argomento, la pag. 17).
Il tremendo passaggio dalla libert … araba allo stato servile
alle dipendenze di vescovi esattori, santi per i fatti loro
eppure vessatori per il bene delle varie 'mense' della chiesa e
del canonicato agrigentino, lo si intuisce, lo si pu •
ricostruire ma non Š documentabile se non con le poche righe del
MALATERRA (l*@4pD-3l*@4H 3 Sul MALATERRA poche e scarne sono
le notizie. Goffredo MALATERRA fu dunque un cronista normanno
del esca. XI. Monaco benedettino a Sanie-Evreul-Ouche, pass •
nell'Italia meridionale e si stabil in Sicilia. Qui fu
incaricato dal gran conte RUGGIERO a scrivere la cronaca delle
gesta del Normanno. Il racconto si estende per quattro libri. La
sua opera Š variamente intitolata. La riedizione del Pontieri
(Bologna 1927), sopra ricordata, titola: ® De rebus gestis
Rogerii ..... et Roberti Guiscardi ¯ . [V. Enciclopedia
Treccani, o, per puntuali riferimenti, la prefazione dello
stesso E. PONTIERI].
.CW10
.OJ OFF
-
.CW12
4pDl*@),
prima citate.
.CW10
.OJ ON
.CW12
A corto di notizie, TINEBRA MARTORANA ricorre alle imposture
dell'Abate VELLA - e SCIASCIA vi indulge con un benevolo sorriso
p+30 - e alle frottole di un signorotto della fine del secolo
scorso, Serafino MESSANA.[v.pag. 40 n.18] Son dunque fandonie
quelle di un governatore di RAHAL-ALMUT a nome AABD-ALUHAR,
servo dell'emi-ro Elihir, diligente nel censimento del nostro
fantomatico Racal-muto nell'anno 998; di una popolazione di 2095
anime [si pensi che nella seconda met … del XIV il solerte
arcivescovo Du Mazel contava per la curia papale di Avignone non
pi — di seicento anime nel nostro paese, abitanti in gran parte
in case di paglia 'pale-arum']; e tutte quelle altre amenit … del
capitolo III e dintorni. Non sapremo mai dove don Serafino
MESSANA abbia preso l'aire per le bubbole dei due giovani
saraceni messisi a strenua difesa di Racalmuto nell'aggressione
del gran conte Ruggeri, e del seguito che li vuole, dopo avere
inflitto gravi danni al nemico, notturni fuggitivi alla volta di
Licata. Ma invano, perch Š furono l rag giunti ed uccisi dallo
stesso gran conte, nel frattempo imposses-satosi e divenuto
signore di Rahal-Maut [v. p. 40]. Nulla di storico in quelle
pagine del Tinebra-Martorana, salvo le spigola-ture sulle tasse e
sulla 'dsimmi' prese dal lavoro dell'avvocato agrigentino
Picone.(l*@4pD
.UL off
3
.UL on
l*@4H 3 Evidente il supino recepimento di
quanto PICONE scrive a pag. 405 e ss. sulla 'dsimma' e sulla
'gezia'.
.CW10
.OJ OFF
.CW12
4pDl*@)
.CW10
.OJ ON
.CW12
I gravami, le violenze, le soggezioni, la morte, il pianto, la
paura, l'ignominia dell'invasione di Racalmuto nell'XI secolo vi
furono, ma solo l'immaginazione pu • ricostruire quelle scene di
panico e distruzione. I cronisti del tempo o ebbero il compito
di osannare il potente, come il Malaterra nei riguardi di
Ruggiero il Normanno, o erano poeti arabi di altri luoghi che
non ebbero occasione di tramandare echi, rimpianti o cenni sulla
devastata Racalmuto. Non abbiamo neppure il ricordo di quel nome
antico. Solo il RACEL del Malaterra, incerto e controverso.
Eppure, furono giorni funesti: i normanni - cavalieri nordici,
possenti e biondi - erano famelici di vergini e di prede. La
Racalmuto contadina poco bottino pot Š farsi levare; ma le
vergini o le giovani mogli furono di certo ghermite da quei
predatori dagli occhi cerulei e dai capelli chiari. Ed il misto
di razze, di figli nerissimi e saraceni e di figli longilinei e
di vezzoso colore, ebbe da allora inizio per durare fino ai
nostri giorni, inevitabilmente.
Michele AMARI non ebbe in simpatia il nostro CHAMUTH - quello a
cui ci sembra debba ascriversi il toponimo di Racalmuto - e lo
descrive come fellone, vile e rinnegato. Prende spunto dal Mala-
terra, ma ne stravolge senso e giudizi:
l*@4pD ® E veramente - scrive l'A. a pag. 178 della sua Storia dei
Mussulmani - Ibn Hammud si vedea chiuso d'ogni banda in
Castrogiovanni; occupata da' Cristiani tutta l'Isola, fuorch ‚
Noto e Butera; potersi differire, non evitar la caduta; n ‚ egli
ambiva il martirio, n ‚ i pericoli della guerra, n ‚ pure i disagi
della gloriosa povert … . Ruggiero fattosi un giorno con cento
lance presso la r " cca, lo invitava ad abboccamento; egli scendea
volentieri ed ascoltava senza raccapriccio i giri di parole che
conducevano a due proposte: rendere Castrogiovanni e farsi
cristiano. Dubbi • solo intorno il modo di compiere il tradimento
e l'apostasia, senza rischio di lasciarci la pelle: alfine,
trovato rimedio a questo, accomiatossi dal Conte, il quale se ne
p33pP tornava tutto lieto a Girgenti. N ‚ and • guari che il
Normanno con fortissimo stuolo chetamente si avviava alla volta
di Castrogiovanni; nascondeasi in luogo appostato gi … con
musulmano; e questi fatti montar in sella i suoi cavalieri,
traendosi dietro su per i muli quanta altra gente pot Š , quasi a
tentar impresa di gran momento, usc di Castrogiovanni, li men •
diritto all'agguato. E que' fur tutti presi; egli accolto a
braccia aperte. Allor muovono i Cristiani alla volta della
citt … ; la quale priva dei difensori pi — forti, si arrende a
parte, e Ruggiero vi pone a suo modo castello e presidio. Ibn
HAMMUD poi si battezz • , impetrato da' teologi del Conte di
ritenere la moglie ch'era sua parente, n ‚ gradi permessi dal
Corano, vietati dalla disciplina cattolica. Ma non tenendosi
sicuro de' Mussulmani in Sicilia, n ‚ volendo che Ruggiero pur
sospet-tasse di lui in caso di cospirazioni e tumulti, il cauto e
vile 'Alida chiese di soggiornare in terra ferma; ebbe da
Ruggiero certi poderi presso Mileto e quivi lungamente visse
vita irreprensibile, dice lo storiogra-fo normanno. ¯ 4pDl*@
Di quei cento lancieri al seguito di Ruggiero per la consunzione
di una resa proditoria e vile, quanti erano stati prima a Racal-
muto (la RACEL del Malaterra) a seminare terrore, violenza e
morte? A RACEL vi era certo un castello (o entrambi i due
castel-li: il Castelluccio e quello di piazza Castello); vi era
una guarnigione di arabi sognatori e disattenti; non erano
eroici guerrieri e comunque erano pochi. Piombarono i cento
lancieri di Ruggiero da Girgenti, li soppressero e si sparsero
per il casale e per le campagne a razziare e violentare. I
lancieri erano soprattutto predoni.
L'Amari Š aspro nei giudizi contro il capo degli arabi, CHAMUTH.
Ma costui aveva gi … moglie e figli in mano dei Cristiani a Gir
genti. Il Malaterra, monaco benedettino, intorbidisce ancor pi —
la sua non chiara prosa per mettere un velo pudico alle insane
voglie dei predatori suoi compaesani. Costa fatica al Conte Rug-
gieri non far violare la sua eccellente prigioniera. E noi qual-
che dubbio l'abbiamo sull'effettivo successo dell'iniziativa del
Normanno. I suoi sudditi erano irrefrenabili. Anche lui del
resto si era gi … macchiato di molte ignominie, specie in
giuvent — . Il suo biografo ufficiale che pure Š chiamato
all'osanna del suo committente, ne sente tante a corte da
inorridire, fors'anche per la sua mentalit … claustrale. Ed
allora la sua settaria cronaca si lascia andare a pesanti
giudizi morali contro i suoi.
Quando, per • , si tratta di cose militari, il candido monaco
crede alle esagerazioni dei vecchi soldati del Conte. Le forze
del nemico - naturalmente sconfitte - si accrescono a dismisura;
quelle amiche e vittoriose si assottigliano contro ogni logica
ed attendibilit … . L'AMARI, tutto preso dalla simpatia per i
musulma-ni, sbotta e sentenzia che nelle cronache del monaco
Malaterra, le cifre sulle forze musulmane vanno divise per otto
ed, invece, vanno moltiplicate per otto le cifre che riguardano
le forze normanne, quando vincono.
Eppure il Malaterra resta sempre cronista piuttosto attendibile,
come dimostra il PONTIERI nell'opera citata. I tanti episodi
cruciali della conquista della Sicilia da parte delle orde nor-
manne, tra i quali quelli relativi all'assalto della fortezza di
Racalmuto (o Racel), hanno una sola fonte storica che Š la
crona-ca del Malaterra. Questo monaco non sempre Š stato
testimone oculare. Ormai avanti negli anni, Š onorato ospite
della corte di p73 Ruggiero il quale ormai si ammanta dei fregi
regali, anche se non dismette il suo nomadismo ereditato dagli
avi vichinghi. Ascolta le fanfaronate dei decrepiti Veterani del
Conte. Vantano ora i galloni di generali, si fanno chiamare
baroni, si sono arricchi-ti, hanno possedimenti in Sicilia, ma
restano i rudi vandali, incolti ed immorali della loro
avventuriera giovinezza.
Il Malaterra ode nefandezze che gli mettono il disagio morale.
E' fervente cristiano, di buona cultura ecclesiastica. Scrive,
esalta il Conte; indulge, per • , al suo moralismo ed ama moraleg-
giare chiosando gli eventi con citazioni bibliche e religiose.
Abbiamo visto l'AMARI irridere a CHAMUTH. Lo ha fatto alla luce
degli incisi moraleggianti del Malaterra. Il giudizio sul padre
del toponimo - almeno secondo noi - di Racalmuto va corretto
leggendo pi — spassionatamente la cronaca del benedettino.
Questi dice che il Conte Ruggiero aveva gi … debellato tutti i
potenti di Sicilia, eccetto Chamuto. La voglia di annientarlo
era tanta ma l'impresa non era agevole e ci • costituiva un
cruccio per il Normanno. Ruggiero ne fa un suo pensiero fisso;
sa per • che non Š sul campo che pu • avere ragione del musulmano.
Pensa, quindi, a batterlo con l'astuzia e l'inganno. L'ablativo
assoluto adoperato dal Malaterra Š efficace: ® ipso
circumveniendo debella-to ¯ . Lo si pu • debellare solo circuendolo.
Chamuth allora non Š l'imbelle che ama descrivere M. Amari. Per
vincere il Saraceno, il conte Ruggiero assalta l'impreparata
Girgenti ove sa che dimorano moglie e figli di Chamuth. Prende
la citt … , la fortifi ca. Principalmente si preoccupa della sorte
della moglie di Chamuth. Questa viene sottratta da ogni
® dehonestatione ¯ e viene messa sotto diretta tutela del conte
normanno, il quale Š consa pevole che in tal modo il Saraceno pu •
venire ricattato ed essere facile preda del nemico. Il conte
Ruggiero Š proprio ® sciens Chamutum sibi facilius reconciliari ¯ ,
afferma il Malaterra; ci • equivale a dire che cos sarebbe stato
pi — facilmente soggiogabi-le.
Per fare terra bruciata attorno al nostro Chamuto, tocca ad 11
castelli l'ignominia delle scorribande dei lancieri di Ruggieri.
Alla nostra Racalmuto Š dato assaggiare le moleste attenzioni
dei normanni, come ai citati e sicuri Platani, Naro,
Guastanella, Sutera, Bifara, Caltanissetta e Licata o agli
incerti Missar, Muclofe e Remise.
Se poi il Chamuto si arrese, non ci sembra proprio che tutto sia
da imputare al suo essere un flaccido uomo d'armi. E se anche
fosse stato, questo non ci pare un grande demerito.
Lo stesso Amari nella nota di pag. 179 della sua Storia dei 13
Musulmani in Sicilia integra, e corregge, le sue impressioni
(33l*@4H 3 L'Amari cita prima le fonti: ® Malaterra, lib.
IV, cap. 6; Anomimo, presso Caruso, Biblioteca Siciliana, p.
855. ¯ e quindi aggiunge: ® Secondo fra Corrado, op. cit., pag.
48, Castrogiovanni e Girgenti furono occu-pate nello stesso anno.
Ma ci • non Š detto precisamente dal Malaterra; n ‚ citato l'anno
dell'avvenimento, il quale, secondo la serie dei fatti narrati
dallo stesso cronista, tornerebbe al 1087, ovvero ai primi mesi
del 1088. Gli ARABI pongono la resa di Castrogiovanni nel 484,
tre anni dopo quella di Girgenti (1088-89) e le fecero cedere
entrambe agli orrori della fame: Ibn al-ATIR, Ab – al-FIDA,
an-NUWAYRI e Ibn Ab Œ DINAR, nella 'Biblioteca Araba-Sicula',
pag. 278, 414, 448, 534 [trad. I, 499, e II, 99, 145, 287]. ¯
.CW10
.OJ OFF
.CW12
3).
.CW10
.OJ ON
.CW12
Per gli storici arabi, le citt … di Chamuth sono costrette ad
arrendersi per fame. E l'accenno arabo al crollo di Girgenti e
Castrogiovanni ci convince molto di pi — delle ingenuit …
narrati-ve del Malaterra o delle note prevenute dell'Amari. Del
resto, se i cristiani avevano prima portato desolazioni nelle
terre, tra cui Racalmuto, intercorrenti tra Agrigento ed Enna,
avevano tagliato i viveri a Chamuth e la sua resa fu
inevitabile.
Il Chamuth venne in seguito rammentato con qualche tono di esal-
tazione. A Sciacca per secoli si pens • di possedere il fonte
battesimale in cui era battezzato l'ultimo potente arabo di
Girgenti, e si era fieri di ci • . Un certo Vincenzo VENUTI aveva
scritto una memoria in tal senso. A stroncar tutto Š il solito
Michele Amari che la reputa una mera credenza volta ad onorare
un immeritevole CHAMUTH , dal canto suo, ® degenere nipote di
'Ali ¯ . Per il resto, il libro del Venuti sarebbe stato corredato
da ® diplomi che puzzano di falso, negli opuscoli di autori
Siciliani [V. Venuti, t. VII, p. 16 - Palermo, 1762] ¯ .
Sui due presunti discendenti di Chamuth, Ruggiero HAMUTUS e Ibn
HAMMUD, abbiamo dato qualche ragguaglio. Dello stesso ceppo pot Š
essere il geografo IDRISI: lo sostiene Amari; pare smentirlo il
commentatore dei testi dell'A., NALLINO. Ai fini della nostra
storia, ulteriori dettagli ci appaiono ininfluenti.
.CW10
.OJ OFF
.CW12
Ma chi erano questi normanni?.
.CW10
.OJ ON
.CW12
Il giudizio storico moderno resta ancora contraddittorio e,
spesso, prevenuto. A seconda delle ascendenze razziali e delle
convinzioni religiose, questi uomini del Nord - provenienti
dalla Scandinavia e dalla Danimarca ed attestatisi per quasi un
secolo nelle terre di Normandia in Francia - vengono ora
dileggiati per il loro essere degli avventurieri e dei
saccheggiatori, ora esaltati per il loro maschio rinvigorimento
delle popolazioni latine cadute in mani bizantine o peggio
saracene. Va da s ‚ che i normanni avventuratisi in Sicilia per
liberarla dal giogo infede-le hanno avuto il possente encomio
della pubblicistica vaticana. A dire il vero, in tempi molto
postumi. In vita, il conte Ruggie-ri ebbe con i papi
atteggiamenti di distacco con punte di indif-ferenza,
patteggiando e pretendendo benefici e concessioni come, ad
esempio, i poteri di 'legato apostolico'. Sorge la famosa
"legazia" che qualche guaio religioso pur procur • nella Sicilia
p-3P dei tempi successivi. In proposito Benedetto CROCE non
manc • di avere espressioni pungenti. ® La Legazia apostolica -
ebbe a dire - dava alla persona del re di Sicilia diritti
ecclesiastici paragonabili solo a quelli dello Czar in Russia
sulla Chiesa ortodossa. ¯ ({3l*@4H 3 Benedetto CROCE, Storia
d'Italia dal 1871 al 1915, Bari 1947, 9^ ed. pag. 71.
.CW10
.OJ OFF
{
.CW12
)
.CW10
.OJ ON
.CW12
L'AMARI, si Š visto, parteggia per gli arabi ed avversa i
norman-ni, almeno quelli della prima ora. Poi, sar … per la
poderosa personalit … di Ruggiero II. Il Pontieri, nella
elegante premessa alla revisione del testo del Malaterra di cui
in precedenza, esprime giudizi equanimi. Denis Mack Smith nella
sua Storia della Sicilia Mediovale e Moderna non Š molto tenero
con i Normanni: li chiama ® avventurieri provenienti dalla
Normandia francese che si guadagnavano da vivere con profitto
come soldati di mestiere nell'Italia del sud. Alcuni di questi
erano semplici mercenari; altri preferivano la vita di capo
brigante e depredavano i mer-canti, rubavano il bestiame e
infliggevano terribili devastazioni come combattenti salariati,
cambiando parte a volont … , o persino combattendo per entrambe le
parti contemporaneamente. Bisanzio ne assunse alcuni per la
spedizione di Maniace in Sicilia; talvolta, con
l'incoraggiamento del papa, attaccavano i cristiani greci
dell'Italia meridionale; e talvolta, trovavano pi — vantaggioso
fare incursioni negli Stati Pontifici ¯ . Di Ruggiero, lo Smith
dice cose elogiative ma con qualche tono di scherno inglese.
Geniale ® sia nei combattimenti, sia nell'amministrazione ¯ , viene
giudicato il conte normanno. Ma la velenosa aggiunta tende a
descrivercelo come colui che ® con spietati saccheggi [accumul • ]
quelle ricchezze su cui sarebbe stata edificata una famosa dina-
stia ¯ . (L
.PA
3l*@4H 3 Denis Mack SMITH, Storia della Sicilia medievale
e moderna, Laterza Bari 1973, vol. I pag. 21. Questo libro e il
suo autore furono cari a Leonardo SCIASCIA. La gelosia degli
storici siciliani fu persino pateti-ca. Ecco, ad esempio, casa
pubblica Santi CORRENTI a pag. 29 della sua Storia di Sicilia
come storia del popolo siciliano, Longanesi Milano 1982 ® ...a
lodare il Mack Smith per il suo 'stile provocatorio' rimase il
solo Leonardo Sciascia, che per • si rifece clamorosamente,
facendo decretare al suo amico inglese gli onori del trionfo, in
una speciale manifestazione organizzata a Palermo il 6 aprile
1970, niente meno che al palazzo dei Normanni: onore mai
concesso a nessuno storico, e assolutamente sproporzionato al
merito dell'o-pera (e il primo a stupirsene fu lo stesso Mack
Smith). ¯ Secondo il Correnti, anche Francesco Brancato, Giuseppe
Giarrizzo, Gaetano Falzone, Francesco Giunta, ed altri,
avrebbero storto la bocca di fronte alla storia siciliana
dell'inglese Smith. La quale, invece, Š oggi universalemte
cosiderata un classico, come tante altre opere dello storico
inglese. La piccineria dei nostri storici conterranei ci
disgusta alquanto. Come siciliani, il provincialismo di casta
dovremmo sempre evitarlo. Non ci si addice.
.CW10
.OJ OFF
.CW12
L)
.CW10
.OJ ON
.CW12
Il CORRENTI, citato in nota, mostra di stravedere per i
normanni. Ce li presenta come valenti ® guerrieri e navigatori
vichinghi, che dalla originaria Scandinavia, con una diaspora
impressionan-te, nel nono secolo avevano assediato Costantinopoli
e attaccato Parigi, nel decimo secolo erano arrivati certamente
in Groenlan-dia, e molto probabilmente nell'America del Nord,
nell'undicesimo secolo avevano costituito i regni di Nevgorod e
di Kiev nell'Eu-ropa orientale e si erano stabiliti in
Inghilterra, con la glo- p&30
.PA
@ riosa battaglia di Hastings del 14 ottobre 1066. ¯ (O3l*@4H 3 Cfr. C.
Correnti, op. cit. pag. 85.
.CW10
.OJ OFF
.CW12
O)
.CW10
.OJ ON
.CW12
Ruggiero il normanno riscuote il plauso incondizionato del Cor-
renti. Agli occhi di questi, l'Altavilla Š il fondatore del
primo Regno moderno. Facendo eco a Gioacchino Volpe, che non ci
sembra proprio di spiccato spirito democratico, lo storico di
Riposto conferisce al Normanno la paternit … dei meriti di tutta
la futura dinastia. Nessuno accenno all'aspetto gaglioffo
dell'avventura normanna che neppure il conterraneo Malaterra
occulta.
Francesco De Stefano, storico siciliano di grande valore, salta
nella sua Storia della Sicilia dall'XI al XIX secolo , la
vicenda della conquista normanna. La sua ricostruzione parte
dalle vicen-de immediatamente successive per dimostrare la sua
tesi che vuole la storia della Sicilia come storia del popolo
siciliano. Il giudizio sulla monarchia normanna Š appassionato.
® La monarchia normanna, - scrive appunto il De Stefano a pag. 7
- la quale nel prossimo continente modific • il corso spontaneo e
naturale della storia, troncati i fili ideali e spirituali che
congiungevano l'isola con Bisanzio e con l'Africa, e
riallacciati quelli con l'Italia, rispett • , pur dandogli la sua
forte impronta, il mondo esistente. ¯ Alla base v' Š una tesi che
pu • anche non essere condivisa ma ha la sua suggestione e la sua
sicilitudine ® In Sicilia - soggiunge il De Stefano - non erano
forze contrastanti di principati, non citt … autonome, n ‚ grande
feudalit … , ma so-ciet … musulmana in sfacelo, elementi cristiani
deboli, citt … bisognose di aiuto. Pur, fra tutto ci • , molto era
vivo, tradizio-ni perpetuantisi, energie di civilt … , che i geni
fondatori dello stato chiamarono a collaborare e seppero
armonizzare fra loro e con i nuovi elementi; la civilt …
romano-bizantina, la musulmana, la latina infusero animo allo
stato; il diritto romano e bizanti-no e le tradizioni giuridiche
locali compenetrarono la legisla-zione; i diritti della
popolazione furono rispettati fin dove non contrastassero con le
leggi dello stato; gli elementi normanni e germanici si
composero con quelli che preesistevano: sorse, cos , la
'monarchia normanna-sicula' ¯ . Tesi elegante ma elitaria: vi
echeggia l'insidiosa teoria della violenza quale levatrice
della storia. Purtroppo non corrisponde alla realt … storica la
soprav-vivenza della civilt … musulmana. Questa fu forse tollerata
all'i-nizio, ma non tanto. Soggiacque e alla lunga spar ed era
la vera civilt … che allignava nella nostra Racalmuto araba.
Illuminato PERI ha fatto un diligente studio su ® uomini, citt … e
campagne in Sicilia dall'XI al XII secolo ¯ . L'avvento dei
norman-ni viene trattato di straforo, ma il giudizio ci sembra
pondera-to. ® ... le distruzioni non mancarono - scrive a pag. 9
(
.PA
3l*@4H 3 Illuminato PERI, UOMINI, CITTA' E CAMPAGNE IN
SICILIA DALL'XI AL XIII SECOLO, Bari 1978, pag. 9
.PA
) - durante la guerra di conquista dei normanni, che fu
logorante, e p13`@ fu anzi proprio di logoramento, e dur • 31
anni; e tattica abitua-le fu una sorta di 'rassia', con rapide
puntate aggressive, la distruzione di colti, il
taglieggiamento, la cattura di prigio-nieri e la adduzione di
essi in schiavit — , e solo eccezionalmente e risolutivamente
l'attacco frontale e l'assedio ¯ .
Pi — in generale, l'attuale storiografia sta facendo un ponderato
ripensamento sulle trasmigrazioni nordiche tra il basso e l'alto
medioevo. Il retaggio del passato Š infido e contraddittorio. La
precorsa storiografia ha infatti riguardato gli scandinavi
dell'alto medioevo in termini del tutto contrastanti: ® Essi
sono stati - scrive ad esempio Aldo A. SETTIA (e3l*@4H 3 Aldo A.
SETTIA, L'ESPANSIONE NORMANNA, in "La Storia" diretta da N.
Tranfaglia e M. Firpo - IL MEDIOEVO, vol. II - Popoli e
Strutture politiche, TORINO 1982, cap. IX, pag. 263 e s.
e) - di volta in volta considerati come incarnazione diabolica e
flagelli di Dio, come rigeneratori di un occidente infiacchito o
come superuomini liberi e geniali; soltanto da poco si pu • dire
che gli "uomini del nord" cominciano ad essere visti nella loro
giusta luce. ¯ Tratterebbesi dunque non di un ® vichingo brutale e
sanguinario ¯ ma di un ® portatore di una civilt … progredita, in
grado di elabo-rare non solo proprie tecniche artigianali, ma
anche elementi artistici molto ricchi; [questi Š dotato di] ® una
meravigliosa capacit … di adattamento, molto equilibrato ed
attivo, intrapren-dente industrioso, n ‚ diabolico, n ‚ divino, che
non merita quindi n ‚ disprezzo n ‚ eccessi di gloria. ¯ (>
.CW10
3l*@4H 3 Per una
moderna e puntuale visione di quegli eventi cfr. Salvatore
TRAMONTANA, LA MONARCHIA NORMANNA E SVEVA, in IL MEZZOGIORNO DAI
BIZANTINI A FEDERICO II, Torino 1983, pag. 437 e ss. Spigolando,
ci sembrano rimarchevoli i seguenti passi: ® Sulla prima comparsa
nel Mezzogiorno italiano di avventurieri provenienti dal ducato
di Normandia - dove, nel 911, erano riusciti ad insediarsi come
vassalli del re di Francia nuclei vichinghi di origine
scandinava - siamo poco e male informati. E in effetti lo stato
delle fonti non Š tale da illuminare in modo esauriente la prima
apparizione normanna nel Sud. Il che spiega, d'altra parte, le
diverse ipotesi che, in connessione alla esperienza e mentalit …
dei tempi, sono state via via formulate. Chalandon [ F.
CHALANDON, Histoire de la dominatione normande en Italie et en
Sicile, Paris 1907, I], per esempio sulla base di considerazioni
che ancor oggi sembrano convincenti, pensava che la prima
comparsa normanna in Italia meridionale doveva essere ricondotta
[....] a un esplicito invito organizzato dal princi-pe di Salerno
nel quadro di una lotta a fondo contro i bizantini. ¯ [pagg.
461-462]. ® Figlio maggiore del secondo matrimonio di Tancredi
d'Altavilla, ROBERTO era, come riferisce Anna Commena, [...]
'grande di corporatura, s da superare gli altri; rubicondo,
biondo, spalle larghe, occhi cerulei, agile nei movimenti, bello
dal capo ai piedi" [Alexiade, ‚ d. B. Leib Paris 1937-45, I,
10-4]. Giunto in Italia con soli cinque cavalli e trenta pedoni,
e in una data che non si riesce a precisare, ma da collocare tra
il 1046 e il 1047, quando i suoi fratelli e gli altri conti
normanni si erano gi … sistemati e non dimostravano certo
simpatia per il nuovo arrivato, era costretto, a causa della
povert … , a vivere da ladrone. ¯ Ruggiero era il pi — piccolo degli
Altavilla ed aveva aiutato il fratello Roberto nelle prime
sortite in Sicilia.
® Con l'occupazione di Reggio e l'eliminazione della Calabria di
tutte le guarnigioni bizantine s'imponeva per il Guiscardo, in
conformit … al giuramento prestato al papa Niccol • , la necessit …
dello sbarco in Sici-lia. La cui conquista avrebbe rappresentato
non solo la logica conclusione di quella grande ondata migrato-
ria che spingeva ora, come dice il Malaterra, Roberto il
Guiscardo e Ruggero a 'guadagnare meriti spirituali e temporali
acquisiti' [De rebus cit. l. II, c. I, p. 29, il quale precisa
che Ruggero 'semper dominationi-bus avidus erat'], ma, nel quadro
del declino bizantino e di quello musulmano, il controllo di
un'isola la cui posizione geografica aveva sempre avuto notevole
rilievo nei rapporti di forza nel Mediterraneo. ¯ [pag. 320]
® Senza volere comunque esagerare il significato di certe
insofferenze e tenendo conto solo di ci • che si sa dei sistemi
normanni di occupazione che anche in Sicilia saranno stati tali
da disilludere ogni aspet-tativa, se pure ce ne era stata, Š da
sottolineare che si trattava di ragioni che contribuivano a
rappresen-tare situazioni e stati d'animo molto vicini alla
realt … . E a ben considerare quanto scrive Malaterra a proposito
del malessere, della esasperazione e della ribellione aperta
degli abitanti di Troina nei riguardi di questi invasori che non
avevano esitato a saccheggiare le loro terre e le loro case e a
insolentire e oltraggiare le loro donne, si Š portati a
immaginare anche per la Sicilia una situazione analoga a quella
che si era venuta a creare nei vari centri del Mezzogiorno
peninsulare subito dopo la comparsa dei primi contingenti
normanni. ¯
> ) py3@!@ Le osservazioni del TRAMONTANA che abbiamo riportato
nella prece-dente nota e gli accenni del Malaterra alle
vessazioni normanne contro Troina si attagliano alla svolta
storica della nostra Racalmuto. Quel che era Racalmuto prima dei
normanni e quella che fu subito dopo pu • ricostruirsi
richiamando quanto pianse e rimpianse il poeta arabo siciliano
dell'epoca, Ibn HAMDIS. Fu questi un poeta celebre ai suoi
tempi. Nacque a Siracusa verso il 1053 e mor in Africa nel
1133. Ci ha lasciato molti versi in lingua araba. Abbondano i
fatti storici o biografici. E' uno spaccato dei sentimenti di
allora, quali albergavano nei cuori dei musulmani siciliani
asserviti dai normanni. La sua opera - che con l'AMARI
indichiamo, snellendo ed amputando abbondantemen-te, "DIW N"
(3l*@4H 3 Cfr. BIBLIOTECA ARABO-SICULA - raccolta da
Michele AMARI, (Edizione di Torino 1880-1881 ristampata da FORNI
Editore Bologna) Cap. LIX, pag. 312 e ss. Per notizie su Ibn
Hamdis e sulla sua opera v. pag. LXIII.
) - ci consente di cogliere echi degli animi di nostri antenati
arabi. Esule, quel poeta, canta:
.OJ OFF
l*@4pD ® Torna a mente la Sicilia, ohi!, ricordanza che suscita
dolore nell'animo! ¯
.OJ ON
® Ripenso al paese che fu campo dei miei folleggiamenti giovanili.
Che fior di valenti uomini vi soggiorna-va. ¯
.OJ OFF
® Poich ‚ fui cacciato da tale Paradiso, almeno voglio rievocarne
le delizie. ¯
.OJ ON
® Se ne beveva di vecchio vino. Oh! concedi che io ricordi da
quanti anni era in serbo; ch ‚ a contarli non bastano pi — le
dita.
® Liquore di tal forza che quando esso ti penetra in corpo, ti
senti ora stare a galla, ora sprofondare in basso.
.OJ OFF
® Le notti! Non ne passava una che noi non si stesse a infilzare
perle di poesia, per farne monili agli anni che passano ratti.
.OJ ON
Che Iddio rinfreschi di dolci lagrime l'occhio di chi piange i
paesi dove il corpo ha un animo imprigionato dall'amore.
.OJ OFF
® Paesi che salutano lieti le stelle maggiori, quando si levano su
l'orizzonte a destarli dal sonno.
® Terra s ridente che spegne le ambasce dell'animo tuo, s lieta
che cancella lo strascico delle calamit … .
® Quanti schietti amici io v'ho, liberali, gelosi dell'onor loro,
spregianti la vile mercede. ¯ 4pDl*@
.OJ ON
Capita anche a noi - moderni esuli dalla nostra Racalmuto - di
rivivere i giorni della nostra giovinezza. Allora, era d'obbligo
il vino, da bere nelle 'put e', anche tra studenti. V'era quello
che sapeva verseggiare, in dialetto. Ed erano versi irridenti e
talora sconci, ma scaturivano da una voglia di vita tutta sici-
liana, tutta racalmutese. Rabbia, sogno, intelligente disprezzo,
salacit … che il tanto sale locale imponeva, e in fondo
schiettez-za d'animo erano in quelle bande giovanili e
studentesche. Oggi - avvocati affermati o esuli intristiti,
falliti o criminali manca- p(3` 0 ti, vecchi canuti o uomini
di successo - quel tempo ricordiamo, in Sicilia o fuori, e, in
fin dei conti, il tempo della nostra giovinezza molto somiglia
al rimpianto del profugo arabo di Siracusa Ibn Hamdis. I nostri
normanni sono stati quei tre ameri-cani che conquistarono
Racalmuto nel luglio del 1943, alla stre-gua dei lancieri di
Ruggiero d'Altavilla che la asservirono nell'estate del 1087,
all'incirca nove cento anni prima.
Il poeta ha in mente amici sospettati di tradimento e rimprovera
ma con pudore, sommessamente:
.OJ OFF
l*@4pD ® Mi credi tu immemore? Eppure io ricordai sovente le
magagne del mio secolo e la perfidia del mio compagno.
® Crebbe costui dall'infanzia nella mia schiatta, ma ebbe costumi
contrari ai miei.
.OJ ON
® Quanti fratelli d'amore l , in quella terra, mi serbano
l'affetto: eppure non hanno in uggia gli uggiosi nemici loro.
® Amici d'adolescenza, che si passava insieme il tempo tra vino e
lascivie: felici loro, perch ‚ le mani del tempo non li hanno
svaligiati! ¯ 4pDl*@
Nel suo esilio africano, Ibn Hamdis si strazia per la sua
Sicilia in mano dei barbari, dei R – m - i cristiani -, e sembra
il nostro Leopardi 'ante litteram'. Ma anche se un po' retorico
non dispia-ce:
l*@4pD ® E la patria? Oh!, senza fallo, se fosse libera, mi
dedicherei tutto a lei, con animo da osare tutto per lei!
.OJ OFF
® Ma la patria, e come posso io riscattarla dalle rapaci mani dei
barbari che la tengono prigioniera?
.OJ ON
® Lo potrei quando i suoi figli si sterminano a vicenda,
trascinati dalla guerra civile, nel cui fuoco non v' Š
taglialegna che non getti il suo fascio?
.OJ OFF
® I congiunti non sentono carit … di parentela: bagnano le spade
nel sangue dei congiunti.
® Onde, tutti insieme, non hanno maggior forza che una mano le
cui dita si piegano al primo sforzo.
® Eppure sono uomini che se li vedi nel bollore dell'ira,
preferiresti affrontare i leoni quando assaltano la preda.
® Trottano su snelli corsieri, il cui nitrito suscita nella terra
dei nemici lunghi pianti di prefiche.
® Mancava alla mia terra il fermo proposito di tornar padrona di
s ‚ : onde inorridii e disperai.
.OJ ON
4pDl*@Che cosa ne Š stata della Sicilia musulmana? di Racalmuto
sarace-na? Gli storici, specie quelli siciliani, che abbiamo
prima citato, indulgono troppo alla grandezza della Sicilia
normanna e non si curano abbastanza delle sofferenze e della
prostrazione dei popoli indigeni, dei nostri antenati in
definitiva. Sembrano non avere letto i versi che ci accingiamo a
riportare o di non averli recepiti. Per la piccola storia di
Racalmuto vale per • la pena di ponderarli:
.OJ OFF
l*@4pD ® Ho riacquietato il mio animo quando ho visto la mia
patria assuefarsi alla malattia mortale, fastidiosa.
® Che? Non l'hanno macchiata d'ignominia? Non hanno, mani
cristiane, mutate le sue moschee in chiese,
® dove i frati picchiano a loro voglia, e fanno chiacchierare le
campane mattina e sera?
® O Sicilia, o nobili citt … , vi ha tradite la sorte, voi che
foste propugnacolo contro popoli possenti. ¯
® Quanti occhi tra voi vegliano paventando, i quali un d , sicuri
dai Cristiani, traevano dolci sonni?
® Vedo la mia patria vilipesa dai R — m [cristiani]; essa che in
mano dei miei fu s gloriosa e fiera.
® Aprirono con le loro spade i serrami di quel paese: splendeva
esso di luce, e vi lasciarono le tenebre.
.OJ ON
® Passeggiano nei paesi i cui cittadini giacciono sotterra: oh no,
non hanno pi — paura di incontrarvi quei pugnaci leoni. ¯ 4pDl*@
La tragedia di quella conquista normanna ai danni dei saraceni
p73 (quali erano gli abitanti della Racalmuto di allora) non ha
avuto rogatori e fonti storiche. Supplisce il poeta. Ibn HAMDIS
ha pianto anche per noi racalmutesi che vantiamo sangue arabo.
.OJ OFF
HH!
Nessun commento:
Posta un commento