lunedì 7 marzo 2016

E per corredare la vacua scorribanda del Coco ecco che Malgrado Tutto rapina una mia foto di Messana con De Gasperi per manipolarla. vivisezionarla e dare così l'immagine di un Messana gesticolante avulso dal grande statista De Gasperi che gli stava accanto.

Malgrado Tutto, non si sa perché, è pervicace nel volere un Ettore Messana,   mostro fascista,  stragista di stato (Riesi)  criminale di guerra (Lubiana) e soprattutto capo "del banditismo siciliano" in combutta con il bandito Giuliano.

Deve essere coerente con la topica commessa anni fa quando acriticamente si mise a pubblicare una veemente diatriba calunniosa del Casarrubea, cui furbescamente agganciò un'appendice inidoneamente difensiva di un Bellavia, ben noto all'ex foglietto di Sciascia,  che con Ettore Messana non ha nulla a che fare e di cui, per sue divagazioni esistenziali, nulla sa e nulla può dire.

Per un ironia del destino, Malgrado Tutto nel suo precipitoso e inesperto volere accusare il Messana raccoglie e pubblica documenti e notizie che sono preziosissime prove della fulgida figura del questore Messana.

Capita così che proprio pubblicando un raffazzonamento storico dell'impari  e disinformato Coco  proprio Malgrado Tutto rende pubblico uno stralcio della ispezione  Trani in cui risulta indubitabile che Ettore Messana non fu artefice della strage di Riesi nel 1919, mandando in fumo la prima delle tre reboanti calunnie del Li Causi di cui al suo pomposo intervento alla Costituente.

Sfruttando proprio la documentazione che il Coco nel suo saggio di pretesa obiettività storica veniamo a sapere che quando si cominciò a reagire ai colpi di pistola di facinorosi che ebbero a ferire un militare in quel di Riesi, Messana  se la 'svignò' e quindi si cercò di censurarlo per abbandono del posto di combattimento. Altro che stragista di stato dunque.

Emerge che in quel brutto periodo della storia di Sicilia (quando la mafia e l'abigeato sovvertirono l'ordine pubblico  come abbiamo appurato per Racalmuto) Messana all'inizio della sua carriera, appena vice commissario di Mussomeli, fu prelevato per dirottarlo con due mitragliatrici a Riesi onde per sedare moti ribellisti.

Risultò subito inidoneo a fare repressioni di orde armate e la sera stessa dell'inizio degli incidenti rimandato a casa. Allora si inviano commissari esperti e generai dei carabinieri  per riportare la calma.

Esplicita una corrispondenza dell'ORA del 12 ottobre del 1919 ch ci va di leggere insieme: "Riesi torna la calma - Caltanisetta 10 notte: All'alba di stamane truppe con agenti al comando del Commissario di P.S. cav. Caruso e del maggiore dei carabinieri Tartai sono entrati a Riesi senza incontrare  opposizione alcuna.... Durante il conflitto 10 dimostranti rimasero uccisi e circa 50 feriti. Della truppa è stato ucciso anche il sottotenente del 76 fanteria e due soldati sono stati feriti ... Aperta una inchiesta del procuratore del Re e del giudice istruttore, - I socialisti ufficiali sono stati rilasciati, Venne trattenuto soltanto l'avvocato Carmelo Calì di Mazarino."

Si vede qui come ora tutto passa nelle mani di un commissario esperto. L'accusa che eventualmente si poteva fare al Messanadi essere ancora inadatto e di i non avere esperienza sufficiente per contrastare
sommovimenti di ex combattenti che con il movimento operaio e contadino avevano poco a che vedere.  Errore fondamentale era  stato quello della prefettura/questura di avere sottovalutato la gravità del movimenti riesini, ove erano affluiti mestatori venuti da lontano ivi compreso quel Vittorio Ambrosini di Favara di cui ora si sa bene l'avventurismo politico .

Malgrado Tutto pubblicando la versione dei fatti dell'ispettore ministeriale Tanzi, senza  volerlo scagiona il Messana e smentisce se stesso quale fiancheggiatore della calunniosa veemenza del Casarrubea.

Niente di male. Da difensore di Messana ringrazio.

Ed ecco che sempre Malgrado Tutto si mette a propagandare il libello del Coco che volendo accusare viene invece  a dimostrare che il Messana fu tutt'altro che un fanatico fascista. Ci ragguaglia
della conflittualità latente del Messana verso l'arrogante regime fascista. Per trovare un merito fascista il Coco non sa fare altro che ricorrere ad una nota del 1930 relativa al Messana vice questore di Bolzano. Quanto fedele fascista fosse in quel periodo il Messana valga l'episodio che sfata siffatta accusa. quale  Eugenio  Napoleone Messana racconta  di cui abbiamo  dato testimonianza in altra occasione.

E che il Messana fosse in dissidio con Roma fascista ce lo dimostra proprio il Difrancesco nel suo
 aureo libro STORIE SCORDATE  con quella storia di pag. 126 e ss. del Mormino che giubila il Messana come questore di Palermo. E Gero Difrancesco a pag. 128 riporta questo squarcio di una
lettera anonima ma addentro alle segrete cose secondo cui: "Eppure quando  il Mormino fu chiamato da voi come capo di gabinetto il questore di Palermo era già stato nominato nella persona  di Giuseppe [qui chiamato con il secondo nome, ndr] Messana, funzionario di valore sacrificato dal Mormino  per dar posto al Lauricella suo fiduciario e milionario che è a tuttora e rimarrà Questore di Palermo ed esponente della cricca Mormino: separatista ed accaparratrice". (pag. 128).

Un Messana dunque tutt'altro che mafioso, tutt'altro che protetto dal fascismo, tutt'altro che potente agente dell'OVRA. E la carriera la fa e come per suoi meriti personali se appena cinquantenne  potrebbe andare a fare il questore di palermo. Invece lo tengono a Bolzano ed a Bolzano fa scappare in Austria e l'amico  e compaesano socialista l'avv. Picone Chiodo. (Vedi E.N. Messana).

E Poi vediamo che invece di Palermo o altra questura di primo grado come questore il Messana dopo viene spedito nella periferica e turbolenta nuova questura di Lubiana.


Malgrado Tutto dovrebbe essere ben fiero di questo suo compaesano la cui fulgida figura emerge addirittura dai tanti denigratori che tentano di sovvertire fatti e valori per tesi preconcette. Ed invece attacca me con Colpi di Spillo che mi sto industriando di fare emergere una verità conculcata sin dai tempi di Montalbano (di cui tutti tacciono) e di Li Causi (di cui tanti blaterano),

E guardate qui il tentativo abnorme di dimostrare che l'opposizione al fascismo di Messana  (che emerge dalle carte che vanno pubblicando) va disattesa ,che è un modo molto strato di fare storia avalutativa, obiettiva.

E per corredare la vacua scorribanda del Coco ecco che Malgrado Tutto rapina una mia foto di Messana con De Gasperi per manipolarla. vivisezionarla e  dare così l'immagine di un Messana gesticolante avulso dal grande statista De Gasperi che gli stava accanto.
Se questo è giornalismo!!!

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I dubbi sul questore Ettore Messana. Fascista o antifascista?
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STORIA. Resta aperto il dibattito sul questore Ettore Messana, protagonista delle stagioni più tormentate dell’Italia e della Sicilia. Un saggio di Vittorio Coco sul numero 56/57 della rivista Storica, sul ruolo dei funzionari di polizia in Sicilia tra regime fascista e Repubblica,  dedica alcune pagine alla figura di questo poliziotto originario di Racalmuto. Su concessione dell’autore e della rivista, pubblichiamo alcuni stralci dello studio

A LUBIANA, DURANTE LA GUERRA

Ettore Messana
Ettore Messana
[…] Un periodo per noi molto interessante è quello successivo all’ingresso dell’Italia nella seconda guerra mondiale. In quel momento, infatti, esplosero definitivamente alcuni problemi che questi territori avevano posto al fascismo, insieme con le contraddizioni che i tentativi di risolverli avevano comportato. Tutto ciò determinò l’esasperazione di alcuni dei caratteri dell’apparato di repressione del regime, che possiamo ritrovare nelle vicende dei funzionari che abbiamo seguito finora.
Dopo l’attacco vittorioso dell’Asse ai danni della Jugoslavia nell’aprile del 1941, all’Italia furono attribuite la Slovenia meridionale, quasi tutta la costa dalmata, il Montenegro e il Kosovo. In particolare, la creazione della provincia di Lubiana, inglobando nel confine italiano alcuni dei principali centri del movimento di resistenza sloveno, determinava dei contraccolpi notevoli nella Venezia Giulia, esponendola all’azione delle bande partigiane slovene.
Fu per far fronte a questa situazione che il capo della Polizia, Carmine Senise, nell’aprile 1942 mandò in missione nella zona [Giuseppe] Gueli, che ormai era considerato un’autorità nel coordinamento delle forze di polizia nelle periferie.
Ciò che risulta con maggiore evidenza dalla relazione dell’ispettore e dalla sua corrispondenza successiva – poiché a partire da quel momento egli fu posto a capo di un Ispettorato generale di pubblica sicurezza per la Venezia Giulia – era una gestione caotica degli apparati che, in una continua sovrapposizione di competenze, entravano costantemente in conflitto, provocando un’incapacità di reazione a quello che veniva definito «brigantaggio politico».
Era necessaria un’immediata razionalizzazione, perché altrimenti «il prossimo avvenire, se il male non verrà convenientemente fronteggiato, ci riserva sorprese dolorose specialmente per il buon nome e per il prestigio del nostro Paese». (1)
Invece, notava Gueli a più di un anno di distanza dalla costituzione dell’Ispettorato, «una vera gara – determinata in parte da sentimento di gelosia, in parte da spirito di emulazione – si è venuta a stabilire tra i vari Corpi di Polizia e tra questi ed i molti presidi dell’Esercito». (2)
Un primo ordine di problemi era costituito infatti dalla mancanza di accordo tra le autorità civili e militari. […]
Secondo Gueli uno dei casi in cui il dissidio tra autorità civile e militare aveva prodotto i maggiori problemi era quello della provincia di Lubiana, di cui nel 1941 divenne questore Ettore Messana. Nel 1942, il generale del IX Corpo d’armata, Mario Robotti, scriveva che Messana «anziché affiancare la propria opera a quella dell’autorità militare ha assunto sempre più un atteggiamento nettamente in contrasto con qualsiasi forma di collaborazione». (3)
Il fascicolo su Ettore Messana conservato all'Archivio di Stato
Il fascicolo su Ettore Messana conservato all’Archivio di Stato
E concludeva: «Ho acquistato ormai la convinzione che si tratta di persona che per il suo speciale apprezzamento della situazione, basato su una non adatta comprensione del movimento attuale in Slovenia, non è adatto ad una carica che si deve svolgere in condizioni particolari di ambiente nel quale debbono essere bandite tutte le forme di personalismo e tutte le ingiustificate gelosie. La sua presenza – fermo restando il mio atteggiamento – incide non solo sull’armonia fra le varie autorità, ma compromette l’esito della lotta intrapresa contro il comunismo e rende il lavoro degli organi competenti difficile e pesante». (4)
Fu probabilmente anche a causa di questa durissima presa di posizione che Messana – contro il quale peraltro si stava conducendo un’inchiesta per maltrattamenti sulla popolazione slava – fu sollevato dal suo incarico a metà del 1942, passando alla questura di Trieste.

NELLA SICILIA DEL DOPOGUERRA

[…] Siamo così giunti all’altro estremo cronologico che possiamo prendere in considerazione nel nostro discorso, quello che dalla caduta del regime arriva ai primi anni della Repubblica.
[…] Nell’ottobre 1945 l’organismo tornò poi ad assumere la stessa denominazione che aveva con Gueli, Ispettorato generale di pubblica sicurezza per la Sicilia, e fu posto alle dipendenze di Ettore Messana. La scelta di un simile funzionario derivava da più motivi: indubbiamente non fu trascurata l’esperienza di inizio carriera in Sicilia, anche se a giocare il ruolo decisivo fu forse l’assimilazione del cosiddetto «brigantaggio politico» slavo, con cui Messana aveva avuto a che fare da questore di Lubiana e Trieste, con la situazione siciliana, in cui la recrudescenza del banditismo si saldava con l’emergenza separatista.
Ettore Messana
Ettore Messana
Del resto anche nell’isola si era iniziato a parlare di un «banditismo politico» – esemplare il caso di Salvatore Giuliano –, in un momento in cui, però, stavano ormai tramontando le fortune separatiste ed esso si configurava piuttosto come strumento nelle mani dei gruppi conservatori per acquistare peso all’interno dei nuovi equilibri di cui era al centro la Democrazia cristiana. Messana arrivava a quest’incarico dopo il recentissimo proscioglimento da parte della commissione di I grado per l’epurazione della pubblica amministrazione dall’accusa di «faziosità fascista». (5)
In particolare deponevano a suo favore i contrasti che, da questore di Trieste, aveva avuto con la Federazione fascista e con il prefetto Tamburini, per cui fu sospeso dal suo incarico dalle autorità della Repubblica di Salò e costretto a darsi poi alla latitanza per alcuni mesi. La vicenda ci viene anche raccontata da Senise nelle sue memorie, con il solito tono assolutorio nei confronti della pubblica sicurezza rispetto al fascismo. (6)
L’allora capo della Polizia, infatti, in una situazione che stava ormai precipitando, aveva inviato a tutti i questori una circolare nella quale li invitava a compilare degli elenchi dei gerarchi delle varie province, in cui dietro all’espressione «per poterli tutelare in caso di disordini» si sarebbe dovuto intendere «arrestare».
Messana, avendo inteso l’interpretazione autentica del telegramma, aveva allora compilato una lista completa di tutti i fascisti triestini (Tamburini compreso), rimettendoci poi il posto a causa di una delazione anonima. Più che a un contesto di antifascismo, però, a me sembra che il caso del questore rimandi a quella situazione di caos e conflitto tra diversi poteri che, in una situazione ormai di collasso del regime, si era fatta evidentissima. Tanto più che, nel suo fascicolo personale, si possono leggere numerosi giudizi nei quali Messana è ben lontano dall’essere dipinto, come vorrebbe invece Senise, come un funzionario «che proprio non aveva l’animo del fascista». (7)
Ettore Messana (in primo piano) con Alcide De Gasperi
Ettore Messana (in primo piano) con Alcide De Gasperi
Messana, così come i suoi successori alla guida dell’Ispettorato (tra i quali Ciro Verdiani), continuò a usare i metodi che avevano caratterizzato la polizia nel regime fascista, come la durissima repressione militare e il tentativo di sfaldare i gruppi criminali dall’interno attraverso la ricerca di informatori, tra cui il famigerato Salvatore Ferreri, noto pure con il nome di Frà Diavolo.
Come negli anni Trenta da parte dell’Ispettorato di Gueli, tale ricerca appare sistematica e non un mezzo occasionale. Dunque, le parole di Aristide Spanò, figlio di un altro funzionario che diresse l’organismo, secondo cui in fondo «tutte le polizie del mondo si servono di confidenti», sembrano posizionarsi su una linea giustificazionistica dell’azione della Pubblica Sicurezza in Sicilia. Tale prassi, del resto, non poteva che attirare le critiche del dirigente comunista Girolamo Li Causi il quale, dopo gli attacchi in provincia di Palermo ad alcune sezioni comuniste e socialiste e ad alcune sedi della Camera del Lavoro del giugno 1947, accusò l’ispettore Messana di essere «il dirigente del banditismo politico». […]

NOTE AL TESTO

(1) L’ispettore generale di P.S. al Capo della Polizia, Roma, 23 aprile 1942, p. 7, in ACS, MI, DGPS, cat. A5G (seconda guerra mondiale), p 2.
(2) Ivi, l’ispettore generale di P.S. al Capo della Polizia, Trieste, 10 luglio 1943, p. 1.
(3) Ivi, l’ispettore generale di P.S. al Capo della Polizia, Trieste, 22 agosto 1942, p. 1
(4) Ivi, il Generale Comandante il IX Corpo d’Armata al Comando della II armata, 28 febbraio 1942, p. 1 e p. 5.
(5) Delibera della Commissione di I grado per l’epurazione del personale di pubblica sicurezza, Roma, 3 maggio 1945, in ACS, MI, DGPS, Divisione del personale, Personale fuori servizio, versamento 1973, b. 126 bis.
(6) Senise, Quando ero Capo della Polizia, Ruffolo, Roma, 1946, pp. 146-8 e 180.
(7) Ivi, p. 147. Ad esempio, il prefetto di Bolzano Marziali scriveva al ministero dell’Interno: «Attaccato al Regime ed alle organizzazioni da esso create, gode la più alta simpatia del locale Fascio, mentre numerosi sono gli attestati ed i ringraziamenti che gli pervengono da Gerarchi di organizzazioni giovanili […]»: il prefetto al ministero dell’Interno, Bolzano, 7 agosto 1930, in ACS, MI, DGPS, Divisione del personale, Personale fuori servizio, versamento 1973, b. 126 bis.

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