La fosca storia del chierico Vella.
«Le controversie
poi per la giurisdizione o esenzione ecclesiastica non erano infrequenti.
«A Racalmuto il
chierico in minoribus Jacopu Vella fu
“infamato” della morte di un vassallo del Conte il quale lo fece arrestare e
volle procedere contro di lui, nonostante monitori e censure, e per sottrarlo
al vescovo lo fece prima portare nelle carceri di Palermo e poi in quelle di
Agrigento.
«“In detta terra
li preti e clerici non godono franchezza nixuna et per ordine del conte non si
da la franchezza della gabella et mali imposti et comprano come li seculari
denegandoli la franchezza.
«”In detta
terra, essendo mandati Vincenzo Carusio, sollicitaturi fiscali, e Giuseppi
Gatta commissario per prendere a notaro Oruntio Gualtieri, foro detenuti dalli uffiziali
temporali, carzerati per molti giorni tenendoli
a lassari exequiri l’ordini contra detto prosecuto”.
«Nella stessa
terra lungamente il conte contrastò con il vescovo e il capitolo per il diritto
di spoglio alla morte dell’arciprete Michele Romano.»
*
* *
Nei registri
della Matrice si hanno, tra l’altro, notizie sulla morte del detto arciprete.
Nel libro dei matrimoni del tempo si annota, ad esempio: «die 28 Julii X Ind.
1597. Incomensa lo conto delli inguaggiati dopo la morte del arciprete don
Michele Romano.»
Il benefizio di Sant’Agata.
Al Vescovo di
Agrigento facevano dunque gola i beni dell’arciprete racalmutese.
Rimane ancora
l’eco di un suo maneggio sui beni di S. Agata.
Non si sa se nel 1596 sorgesse nel Beneficio di S.
Agata una qualche omonima chiesa. In uno
studio del 1908 [2], F. M.
Mirabella illustrava la figura di «Sebastiano Bagolino, Poeta latino ed erudito
del Sec. XVI». Vi si parla anche dei difficili rapporti del poeta ed il vescovo
di Agrigento Giovanni Horozco Covarrusias e Leyva di Toledo.
«Certo è che - si legge a
pag. 188 - della sua traduzione [fatta dallo spagnolo in latino di alcune opere
del vescovo] il Bagolino non si tenne adeguatamente compensato. Aveagli il
vescovo fatto l'onore di ammetterlo alla sua mensa; aveva anche conferito a don
Pietro Bagolino, fratello di lui, prima i beneficj di Santa Lucia e di S.
Margherita in Castronovo, di S. Agata in
Racalmuto, di S. Maria Maddalena in Naro, di S. Leonardo fuori le mura di
Girgenti, e poi quello di S. Pietro nella stessa Girgenti col reddito annuo di
250 ducati. Ma questo al poeta non pareva un guiderdone condegno.»
Il nobile Girolamo Russo, marito della figlia spuria di Giovanni del Carretto.
Sul genero del
conte Giovanni siamo in grado di fornire qualche cenno anagrafico, desunto dai
registri della Matrice.
ATTI DI BATTESIMO (Battesimo
di tre bambini del nobile Russo)
data di battesimo Cognome Nome Paternità Maternità
3 luglio 1596 RUSSO Francesco Maria Girolamo sig. Sabetta, donna
3 luglio 1598
RUSSO Margherita Gironimo don D.a Elisabetta
10 gennaio 1600 RUSSO Giuseppe Gerolamo, don Elisabetta
Padrini dei
battesimi sono i coniugi Vincenzo e Caterina Piamontesi.
I Piamontesi ed altri “magnifici” di Racalmuto.
I Piamontesi
fanno parte della ristretta cerchia dei notabili del paese e vengono fregiati
con l’appellativo di Magnifico. Sono “magnifici” a Racalmuto, al tempo del
censimento del 1593:
(limitandoci a
quelli che ricaviamo dal Rivelo
allegato:)
112
|
2
|
223
|
AFFLITTO
(D') CARLO MAGNIFICO
|
CAPO DI CASA DI ANNI
35 - JOANNELLA SUA MUGLERI - GIRARDO SUO FIGLIO DI JORNI - ANGELICA
SUA FIGLIA - URSULA SUA FIGLIA
- UNA CITELLA DI CASA
|
9
|
2
|
232
|
ALAIMO
(DI) LU M.co PETRO
|
CAPO DI CASA DI ANNI
44 - MARUZA SUA MUGLERI - FRANCESCO SUO FIGLIO DI ANNI 9 - JOSEPPI SUO FIGLIO
DI ANNI 5 - MARCO ANTONI DI ANNI 2 SUO
FIGLIO - CATHERINA SUA FIGLIA - UNA CITELLA DI CASA
|
154
|
3
|
159
|
BALDUNI M.co
FRANCESCO
|
30 - ALFONSINA M. -
BARTHULO SUO FIGLIO DI ANNI 15 - JO: ALOISI F. 12 - BEATRICELLA F. -
LAURIELLA F. - RUSELLA F. - PAULA BERTHOLINO SUA CITELLA - JOANNA ALTRA SUA
CITELLA
|
65
|
3
|
226
|
CACHIATURI Mco
JOSEPPI
|
42 - JOANNELLA
M-JOSEPPI F 11CATHERINA F. - FRANC.lla FIGLIA - CONTIS:lla FIGLIA
|
19
|
3
|
82
|
MONTILIUNI Not. Mco
COLA
|
CAPO DI CASA DI ANNI
37 - JOANNELLA SUA MUGLERI - ANTONINO SUO FIGLIO DI ANNI 11 - JO: BATTISTA
SUO FIGLIO DI ANNI 7 - GIOSEPPI SUO FIGLIO DI ANNI 2 - COSTANCELLA SUA FIGLIA
- PAULINA LA PUZZA SUA CITELLA DI CASA
|
71
|
3
|
232
|
PIAMONTISI
MAG.co ANIBALI
|
CAPO DI CASA DI ANNI
38 - MARUCZA SUA MUGLERI - ANTONIA SUA FIGLIA
|
3
|
3
|
66
|
PIAMONTISI
Mco ADARIO
|
CAPO DI CASA DI ANNI
QUARANTA INCIRCA 40 - Mca ANTONELLA PIAMONTISI SUA MUGLERI - JOANNI SUO FIGLIO DI ANNI
DECI 10 - MARUCZA SUA FIGLIA
|
25
|
3
|
49
|
PIAMONTISI Mco JACOPO
|
44 - BIATRICELLA S.
MUGLERI - UNA SCAVA
|
731
|
3
|
84
|
SANGUINEO M° MASI
|
45 - BEATRICELLA M. -
JACOPO F. 20 - GASPARO DI PETRA SUO GARZUNI DI ANNI 14
|
727
|
3
|
80
|
UGO (DI) Sr ANGILO
|
32 - PETRUCIA SUA
MUGLERI - JOSEPPI S. F. 13 - GASPARO S. F. ANNI 5
|
15
|
3
|
78
|
UGO (DI) Mco GIOSEPPI
|
40 - Mca CATHERINELLA
M. - VINCENZO F. 5 - PETRONILLA S. F. - GIOVANELLA S. F. - VINCENZA S. F. -
DECO SUO FIGLIO MISI TRE - DUI SCAVI UNO MASCULO ANNI 15 UNA FIMMINA
|
723
|
3
|
76
|
VILARDO ANTONI M.°
|
30 - JOANNELLA M. -
JOSEPPI F. 9 - FRANC.lla - CONSTANZA - INNOCENTIA - ANGELA - FANIA SUE FIGLIE
|
Abbiamo anche:
·
Amella Gianfrancisco magn.co
che
forse abitava al Monte.
Desta
una qualche curiosità una famiglia VUO. Le carte della Matrice accennano a
questo inconsueto battesimo:
30
|
4
|
1598
|
Giorgi
|
Vuo
|
Giorgi di Vuo 'adulto' b.to per don Gioseppe d'Averna p.ni don
Francesco Guarraci e Blevis e soro Gioanna Piamontisi
|
30
|
4
|
1598
|
Caterina
|
Vuo
|
Cat.na di VUO 'adulta' per il suddetto patrini Vic.o Piamontisi
e Cat.na sua moglie
|
Sembra
trattarsi di due convertiti, ma non sappiamo da quale religione.
I burocrati nella Racalmuto della fine del ’500.
Ci siamo di già soffermati sulla procedura
seguita da don Cesare del Carretto al tempo della investitura di Racalmuto nel
1583 in nome e per conto dell’assente don Giovanni del Carretto. Reiterare qui
quei nomi di burocrati racalmutesi del ‘500 non ci pare ozioso:
·
Castellano: Chiccarano Giovanni Bartolo;
·
Secreto: Piamontesi magnifico Jo: Antoni;
·
Capitano: Tudisco Artale;
·
Giudice: Monteleone Nicolò;
·
Mastro Notaro: Fanara Rayneri;
·
Giurati Rizzo m.° Martino; Monreali
Antonucio; Vaccari Filippo e Capoblanco Nicolò;
·
Ufficiali fiscali: Puma magnifico Jacobo e
Cachiaturi no: Paolo.
IL
MERO E MISTO IMPERO
Nel 1582, nel testamento di
don Girolamo del Carretto primo conte di Racalmuto, il lascito a Don Giovanni
quarto comprende, senza ombra di equivoco, la contea di Racalmuto con il «..mero et misto imperio dicti comitatus ac
titulo dicti comitatus aquisito per
dictum dom. testatorem ...».
Ma viste le successive
contese, giocò forse il fatto che nel più importante privilegio di casa del
Carretto - quello della sua erezione a contea con firma autografa di Filippo II
di Spagna - latita un esplicito richiamo al mero e misto impero, anche se non
mancano le locuzioni equipollenti.[3]
Tra le varie clausole
scegliamo questa (che traduciamo dal latino):
«Concesse e concede a Don Giovanni del Carretto, suo figlio primogenito,
successore indubitato in detto stato, terra, titolo, feudi .. con le modalità
specificate .. il predetto stato e contea di Racalmuto .. con tutti i suoi
singoli feudi, gabelle, mercati, terre, terraggi,
terraggioli, censi, servitù,
giurisdizioni civile e criminale, mero
e misto impero, con il titolo e la dignità di conte.»
Concetto che ritorna subito
dopo: « Del pari, doniamo tutti ed
integralmente i beni stabili e mobili, allodiali e burgensatici, redditi,
diritti, censi e tutti gli altri diritti, .. nonché il detto stato di Racalmuto
con tutti i singoli relativi feudi, gabelle, mercati, terre, terraggi feudali,
giurisdizioni civile e criminale, nonché il “mero e misto impero” con la
dignità ed il titolo di conte...».
Nel Privilegium concessionis Comitatus Racalmuti in personam Don
Hieronimi de Carretto[4], dopo la
buriana dell’esecuzione per alto tradimento dell’ultimo Giovanni del Carretto,
il “mero e misto impero” non si dubita neppure essere prerogativa della Contea
di Racalmuto.
Il diploma regio è chiaro:
«...il feudo, lo stato ed il titolo
confiscati, doniamo, rimettiamo, con la nostra indulgenza, ed a te don Girolamo
del Carretto e Branciforti doniamo di nuovo e concediamo, investendotene, il
feudo e la contea di Racalmuto, con la sua terra, i suoi dominî, il
vassallaggio e con tutti i suoi singoli feudi e territori, nonché la baronia
come si dice di Gibillini e Fico, entro i loro confini, con le case, i mulini,
i corsi d’acqua, i boschi, e con tutte
le altre singole cose della detta Contea e Baronia e relative pertinenze,
comunque e dovunque inerenti, unitamente all’integrità dello stato con ogni sua
causa e modo, nonché alla giurisdizione, il mero e misto impero, la ’baglîa’, le gabelle, i censi e tutti gli
universi singoli diritti a detta Contea e Baronia spettanti, con tutte le
prerogative, dignità, preminenze e clausole come tuo padre e tuo nonno ed i
tuoi antecessori legittimamente avevano avuto, tenuto e posseduto ... »
Resta ancora poco chiaro
come venissero corrisposti i pesi feudali ai Del Carretto, se in natura (come i
termini “terraggio” e “terraggiolo” fanno pensare) o in contanti (come tanti
atti dell’epoca lasciano intendere) o in forma mista.
Non vi erano solo i diritti
feudali veri e propri, ma anche i beni allodiali della famiglia del Carretto,
per la gran parte in mano ai rami cadetti (che erano soliti dimorare ad
Agrigento) a motivo forse del dispersivo gioco del ‘paraggio’.
Lo stato di Racalmuto
Le terre dello stato di
Racalmuto, soggette a vincolo feudale, non si estendevano per tutto il
territorio extraurbano: un qualche rilievo di autonomia mostra intanto, come si
è visto, la contrada della Menta (sempre
dei del Carretto) che talora viene denominata ‘feudo’. Sono dei del Carretto i
fertili fondi di Garamoli, ma appaiono come terre allodiali.
Lo stato di Racalmuto parte
dalla contrada di Cannatuni (come ai
giorni nostri) e da quel versante nord
va verso ponente: coinvolge Santa
Margaritella e Santa Maria di Gesù,
arriva alle porte di Grotte (Rina o Scavo Morto); si diffonde nella fertile
piana di Fico Amara o Fontanella della Fico; sale sulla Montagna; gira per Rocca Russa e per Bovo;
annette una parte del Serrone (un
altro versante è detto appartenere al feudo di Gibbillini); scende per Judio,
Malati, Casalvecchio e Saracino, annettendo le contrade di San Giuliano, Baruna[5] e Difisa; e chiude quindi l’irregolare
circonferenza inerpicandosi per le contrade della Pernice fino a Quattro
Finaiti.
Menta, Noce, Garamoli Roveto
e Zaccanello sono pertinenze del feudo dei Del Carretto, ma hanno una loro
distinta configurazione.
Negli atti notarili non
sempre è chiara la peculiarità feudale di queste terre dei del Carretto che
talora vengono segnate come un distinto ‘feudo’ (fego della Menta o della
Nuci), tal altra no, e comunque, come si è visto per l’indebitamento granario
di don Federico del Carretto, restano talora attratte nell’intreccio delle doti
di ‘paragio’ dei cadetti e delle figlie di quella famiglia.
L’importanza dei
possedimenti di Garamoli si coglie da questa pagina della ‘Fabrica’[6] della
Matrice del 1658. La fiumara di Garamoli
doveva essere contornata da un bosco
fitto con alberi ad alto fusto. Da lì si ricavava il legname per
costruzione, fonte di grossi affari.
La famiglia Napoli, quella
degli Alcello e l’altra dei Gueli fornivano maestranze specializzate, ben
pagate per l’epoca.
· Per coprire
il tetto della Matrice occorrevano “burduna”
di enormi proporzione. Si trovavano nel mezzo della fiumara di Garamoli. Per
trarli fuori provvede la maestranza ma
soprattutto un nugolo di nerboruti facchini che vengono pagati in modo
inconsueto: con salsicce e vino. Leggiamo in quei documenti:
· alli d. di Gueli et Napoli et suo figlio
per havere andato in Garamoli per sbarrare li travetti et li burduna n.° tre
che mancano al complimento della nave tt. 11.10;
· per havere fatto portare dui carichi di
travetti di Garamoli tt. 5;
· più per havere fatto venire dui burduna da
Garamoli tt. 20;
· e più per pani salzizza e vino a vinti homini che uscirno detti burduna
dentro la fiumana e ni portaro uno tt.
15.8.»
Piena autonomia ha invece
sempre il feudo di Gibbillini. Feudi dei dintorni di Racalmuto sono - stando a
certi atti notarili - quelli Di Grotte, del Chiuppo, di Scintilia e del Nadore.
I dintorni di Racalmuto (secondo antichi atti notarili).
N.°
|
CONTRADA
|
NOTA
|
TOPONIMO ATTUALE
|
N.° pr.
|
N.° Mappa
|
1
|
Baruna
|
Racalmuto (fego) ottobre
1714
|
Barona
|
8
|
21
|
2
|
Bovo
|
Racalmuto (fego)
|
Bove
|
12
|
41,42,43
|
3
|
Canalotto
|
Racalmuto (fego)
|
Canalotto
|
15
|
45
|
4
|
Cannatuni
|
Racalmuto (fego)
|
Cannatone
|
16
|
1
|
5
|
Carcarazzo
|
Racalmuto (fego)
|
==
|
|
|
6
|
Carcia
|
Racalmuto (fego)
confinante con le terre dello stato
|
==
|
|
|
7
|
Carmine
|
Racalmuto (fego)
|
Carmelo
|
19
|
42,44,45
|
8
|
Carmine
|
Grotti (fego)
|
==
|
|
|
9
|
Carpitella (anche P.ta Carpitella)
|
Racalmuto (stato)
|
Carpitello
|
20
|
0
|
10
|
Casa Murata
|
Racalmuto (fego)
|
==
|
|
|
11
|
Casali Vecchio
|
Racalmuto (fego)
|
Casalvecchio
|
21
|
47,48
|
12
|
Casalivecchio
|
Racalmuto (stato)
|
|
|
|
13
|
Castello
|
Gibbillini (fego) [1687]
|
Castelluccio
|
22
|
27
|
14
|
Cava
|
Racalmuto
|
==
|
|
|
15
|
Colmitella
|
Racalmuto (fego)
|
Culmitella
|
34
|
64
|
16
|
Cortigliazzo
|
Racalmuto (fego)
|
|
|
|
17
|
Cuti
|
Racalmuto (confinanti con
li terri dello stato di Racalmuto)
|
Cute
|
35
|
67
|
18
|
Difisa
|
Racalmuto (fego)
|
Vallone della Difesa
|
||
19
|
Donnaphali (o Donnagali o Donnaxhala)
|
Racalmuto (fego)
|
Donna Fara
|
37
|
2,3
|
20
|
Ferraro
|
Gibillini
|
Ferraro
|
41
|
6,9,23,25
|
21
|
Fico (o Fontana della Fico)
|
Racalmuto
|
Fico
|
43
|
31
|
22
|
Fico Amara
|
Racalmuto (confinante con
le terre dello Stato di Racalmuto e con il fego dello Chiuppo)
|
Fico Amara
|
44
|
75
|
23
|
Filippuzzo
|
Gibbillini (fego)
|
==
|
|
|
24
|
Funtana Dulci
|
Nadore (fego)
|
|
|
|
25
|
Funtanelli
|
Gibbillini (fego)
|
Fico Fontanella
|
45
|
18, 30
|
26
|
Garamoli
|
Racalmuto (fego)
|
Garamoli
|
52
|
60,61,69
|
27
|
Gazzella
|
Racalmuto (fego)
|
Gazzella
|
54
|
57,59
|
28
|
Granci
|
Racalmuto (fego)
confinante con 'finaita della Scintilia)
|
Granci
|
59
|
68,69
|
29
|
Granci
|
Racalmuto (fego) nel fego
della Scintilia
|
|
|
|
30
|
Jacuzzo
|
Racalmuto (fego)
|
Jacuzzo
|
64
|
4
|
31
|
Judio
|
Racalmuto (fego)
|
Giudeo
|
58
|
46
|
32
|
Laco
|
Racalmuto (fego)
|
==
|
|
|
33
|
Macalubbi
|
Gibbillini (fego)
|
==
|
|
|
34
|
Malati
|
Racalmuto
|
Malati
|
70
|
47
|
35
|
Manchi
|
Racalmuto (fego)
|
==
|
|
|
36
|
Mandra del Piano
|
Gibbillini (fego)
|
Mandra di Piano
|
73
|
39
|
37
|
Marcatello
|
Racalmuto (fego)
|
==
|
|
|
38
|
Marcianti
|
Racalmuto (fego)
|
==
|
|
|
39
|
Marzafanara (o Marzo Fanara)
|
Racalmuto (fego)
|
Fanara
|
40
|
57, 58, 60
|
40
|
Menz'Arata (o Mazzarati)
|
Racalmuto (fego)
|
Mezzarati
|
78
|
65,66,67
|
41
|
Mindulazza
|
Nuci (fego)
|
Mendolazza
|
76
|
68,69
|
42
|
Montagna
|
Racalmuto (fego)
|
Montagna
|
80
|
41,42
|
43
|
Muluna
|
Gibbillini (fego)
|
Mulona
|
81
|
35,36,51,52
|
44
|
Nina
|
Racalmuto (fego)
|
Vecchia Nina
|
138
|
71, 72
|
45
|
Nuci
|
Racalmuto (fego)
|
Noce
|
82
|
68,70,71,75
|
46
|
Nuci
|
Menta (fego)
|
|
|
|
47
|
Nuci e Menta
|
Racalmuto (stato)
|
Menta
|
77
|
61,63,71,72
|
48
|
Padre Eterno
|
Racalmuto
|
Padre Eterno
|
85
|
18
|
49
|
Pernici
|
Racalmuto
|
Pernice
|
90
|
3
|
50
|
Petra dell'Oglio
|
Racalmuto
|
Pietra dell'Olio
|
94
|
22
|
51
|
Petranella
|
Racalmuto (fego)
|
==
|
|
|
52
|
Pidocchio
|
Racalmuto (fego)
|
==
|
|
|
53
|
Pini di Zicari
|
Racalmuto (fego)
|
Piedi di Zichi
|
92
|
44
|
54
|
Pinnavaria
|
Racalmuto (fego)
|
==
|
|
|
55
|
Pumi (contrata delli Pumi)
|
Menta (fego)
|
Portella di Puma
|
100
|
63, 64
|
56
|
Puzzo
|
Gibbillini (fego)
|
Puzzo
|
103
|
35,48,49
|
57
|
Rina
|
Racalmuto
|
Arena
|
6
|
17
|
58
|
Rocca
|
Racalmuto
|
|
|
|
59
|
Rocca Russa
|
Racalmuto (fego)
|
Rocca Rossa
|
108
|
59
|
60
|
Rovetto
|
Racalmuto (fego)
|
Roveto
|
111
|
46
|
61
|
San Giuliano
|
Racalmuto (fego)
|
San Giuliano
|
120
|
21
|
62
|
San Gregorio
|
Racalmuto
|
San Gregorio
|
121
|
31
|
63
|
Sant'Anna
|
Gibbillini (fego)
|
Sant'Anna
|
115
|
33
|
64
|
Santa Domenica
|
Racalmuto (fego)
|
|
|
|
65
|
Santa Maria di Gesù
|
Racalmuto fego)
|
Santa Maria
|
122
|
19, 20
|
66
|
Saracino
|
Racalmuto (fego)
|
Saracino
|
124
|
21
|
67
|
Savuco
|
Racalmuto (fego)
|
==
|
|
|
68
|
Scacci
|
Racalmuto
|
Scaccia
|
125
|
47, 66
|
69
|
Scala
|
Racalmuto (fego)
|
Scala
|
126
|
62
|
70
|
Scavo Morto
|
Racalmuto (fego)
|
Arena
|
6
|
17
|
71
|
Scifitello
|
Racalmuto (fego)
|
Scifi di S. Bernardo (?)
|
127
|
25
|
72
|
Serrone
|
Racalmuto (fego)
|
Serrone
|
128
|
44,46,62
|
73
|
Serrone
|
Gibbillini (fego)
|
|
|
|
74
|
Stazzone
|
Racalmuto (fego)
|
==
|
|
|
75
|
Surfara
|
Racalmuto (fego)
|
==
|
|
|
76
|
Troiana
|
Racalmuto (fego)
|
Troiana
|
133
|
18
|
77
|
Turri di Barba
|
Racalmuto (fego)
|
==
|
|
|
78
|
Vallone della Difisa
|
Racalmuto (stato)
|
Vallone della Difesa
|
135
|
20
|
79
|
Zaccanello
|
Racalmuto
|
Zaccanello
|
143
|
63
|
80
|
Zubio
|
Racalmuto (fego)
|
Zubbio
|
144
|
33
|
Racalmuto secondo il rivelo del 1593.
I beni ecclesiastici di Racalmuto.
Il singolare vescovo di
Agrigento Horozco, con cui già ci siamo imbattuti, ebbe modo d’interessarsi
delle finanze ecclesiastiche concernenti Racalmuto nella seconda “Relatio ad
limina” della diocesi di Agrigento, datata 1599 (la prima è del 14 settembre,
VIII^ ind. 1599[7]). Il
vescovo dichiarava di essere affetto dalla sciatica «per la quale gli fù
bisogno andare alli bagni » e pertanto non «hà possuto venire personalmente a
baciar i piedi di Nostro Signore e visitare li santi Apostoli». Non era più suo
fiduciario l’arciprete di Racalmuto don Alessandro Capoccio. Al suo posto aveva
prescelto come suo mandatario per la visita tridentina al Papa Giovanni Chimia.
Lo stato di infermità del vescovo veniva certificato da un appartenente
all’odiata famiglia dei Del Carretto, appunto da quel don Cesare del Carretto,
preso di mira dall’Horozco nel libello prima cennato. Non si poteva evitare: il
17 di agosto 1598 il potente (e prepotente) don Cesare era “juratus civitatis
Agrigenti” [cfr. Relatio cit. f.15].
Dalla documentazione vaticana
risulta che la “Ecclesia Cathedralis Agrigentina” era in grado di
“ingabellare” 9.500 onze di rendita
diocesana. In via diretta o indiretta, Racalmuto è così chiamato in causa:
· al 15°
posto risulta censita la “prebenda di Racalmuto che vale di Mensa onze 130”;
· tra i
“Beneficij semplici de Mensa”, al n.° 3 viene rubricata “la prebenda Teologale
[che] si dà al Teologo quale eligino il Vescovo ed il Capitulo: è titulo di Sta
Agata [che sappiamo di Racalmuto,
come sappiamo che talora il vescovo la utilizzava non per remunerare teologi ma
il fratello di un letterato, per come abbiamo sopra visto, n.d.r]: [vale]
onze 100[8];
· l’arcipretura
di Racalmuto è segnata al n° 12 e “vale de mensa onze 250”.
Tirando le somme, i
racalmutesi a fine secolo XV erano chiamati per decime religiose e tasse
episcopali a qualcosa come onze 480, senza naturalmente includervi tutti gli
oneri di battesimo, matrimonio morte e simili, da conteggiare a parte. Era un
gravame misurabile in tarì 3 e 5 grana annui pro-capite.
Ma, allora - come del resto
anche oggi - le pubbliche autorità, civili e religiose, non amavano riscuotere
direttamente le loro tasse: le davano in appalto (in gabella, recita il
documento) e gli aggi esattoriali Dio solo sa a quanto ascendessero. Pensare ad
un 25% d’aggravio è forse da ottimisti.
ARCIPRETI E SACERDOTI NELLA SECONDA META’ DEL CINQUECENTO
Don Aloysio (Lisi) Provenzano
Questo
sacerdote traspare dai registri di battesimo e di matrimonio della Matrice. Il
suo ministero sembra discontinuo. Nel biennio 1575-1576 dovette avere funzioni
di cappellano ed il suo nome si alterna con quello di don Vincenzo d’Averna
negli atti di battesimo. Ancora nel 1581 è uno degli officianti della Matrice
ed il 19 settembre 1581 battezza Paolino d’Asaro, fratello del pittore e futuro
sacerdote racalmutese.
In tale
veste compare sino al 1584, dopo subentrano altri cappellani come don Paolino
Paladino e don Francesco Nicastro. Don Lisi Provenzano riappare successivamente
nei documenti della Matrice, ma come teste nella celebrazione di matrimoni (ad
es. il 28 settembre 1586) o come semplice padrino in battesimi (come quello di
Francesco Castellana del 3.10.1587 ).
La sua
presenza a Racalmuto è attestata sino al 1593 come dal seguente atto di
matrimonio, da cui però risulta che il Provenzano non è più cappellano della
Matrice.
La figura
di d. Lisi Provinzano emerge invero da un documento dell’Archivio Vescovile di
Agrigento che risale al 31 ottobre 1556. Se ne ricavano alcuni tratti
biografici. Ma soprattutto è la vita paesana a metà del XVI secolo che
traspare. Val quindi la pena di riportarne alcuni brani.
Siamo stati supplicati da parte del Rev. presti Aloysio Crapanzano (ma trattasi di
Provenzano) ... del tenor seguente: .. da parte del rev. presti Aloisio
Provenzano della terra di Racalmuto, subdito della giusridizione di V.S. ... In tempi passati venendo a morte lo
condam ... di Salvo della ditta terra, fece il suo testamento agli atti
dell’egregio condam notaro Vito Jandardoni et per quello inter alia capitula
legao all’esponente pro Deo et eius anima et in satisfatione de suoi peccati
tarì dudici anno quolibet sopra tutti li soi beni hereditari durante la vita di
esso esponente per una missa da dovirisi diri in die lunae cuiusvis hebdomadis
.. in ecclesia Sancti Francisci dictae terrae per ipse esponente. Et mancando,
che tali tarì dudici li havissero li
frati di ditto convento durante la vita di esso esponente, si como per ditto
legato appare in ditto testamento fatto ni li atti de ditto notaro Vito 21
novembre iiij ind. 1545. Et perché lo esponente si trovao absenti da ditta
terra alla morte del ditto testatore, che havea stato in Palermo et ad altri
parti per soi negotij et non habbi mai notitia di tale legato et li frati di
ditto convento quello si exigero con diri che ipsi voleano dire tali missa.
Appena
saputa la faccenda del legato, il sacerdote si dichiara disponibile alla
celebrazione della messa per l’anima del di Salvo. Ma i frati sono riluttanti e
non consentono al Provenzano di celebrare quella messa nella chiesa del loro
convento. Quindi il sacerdote si trova nell’impossibilità di adempiere
all’obbligo nelle modalità volute dal testatore. Egli non può celebrare
ditta missa per la repugnantia di ditti
frati in la loro ecclesia; pertanto supplica V.S. sia servita provvedere et
comandare che ipso exponente possa satisfare la volontà di ditto defunto in
diri la missa ogni lune cuiusvis hebdomadis in alcuna altra ecclesia in ditta
terra di Racalmuto ben vista a V.S. Rev.da et comandare alli heredi di ditto
defunto che di ditti tarì dudici anno quolibet
staiono de rispondere et quelli dari allo esponente con la conditione
ordinata e fatta per lo defunto che quando mancasse per sua colpa e defetto
recada al ditto convento di santo Francesco. Et ita petit et supplicat. ..
Il vicario
generale dell’epoca don Rainaldo dei Rainallis dà quindi disposizioni al
vicario del luogo perchè faccia un’inchiesta e ragguagli il vescovado.
Quel che
emerge con chiarezza è dunque la vita piuttosto girovaga di questo nostro prete
del Cinquecento che per affari si reca a Palermo ed in altre località ed è
tanto affaccendato da non sapere neppure di un legato in suo favore. Non
meraviglia certo che il di Salvo s’induca a lasciare a favore di questo
sacerdote, durante vita, un legato di dodici tarì per una messa la settimana,
il giorno di Lunedì, da celebrarsi nella chiesa di S. Francesco. Le
disposizioni testamentarie pro Deo et anima in remissione dei propri peccati
investivano i vari strati della popolazione. Non sorprende che i frati siano riluttanti
a concedere il permesso di celebrare nella loro chiesa a sacerdoti secolari. Se
messe di suffragio sono da dire, possono benissimo essere loro ad adempiere
ogni volontà testamentaria al riguardo. Ovviamente percependone le elemosine. A
chi abbia dato ragione il Vicario Generale, se ai frati o a d. Lisi Provenzano
non sappiamo, ma propendiamo a credere che sia stato quest’ultimo a venire
favorito. Non per nulla, qualche anno dopo il sacerdote si stabilisce a
Racalmuto e qui svolge funzioni da cappellano.
Il
documento è comunque importante perchè ci fornisce qualche dato sul convento e
sulla chiesa di S. Francesco. L’uno e l’altra erano dunque operanti da prima
del 1545. Stanziano a Racalmuto padri francescani che dispongono della chiesa
ed erano sottratti alla giurisdizione del vescovo agrigentino. Nella visita
pastorale del 1540-43, il vescovo Tagliavia omette ogni riferimento ai
francescani. Eppure abbiamo motivo di ritenere
che essi fossero già insediati. Nel 1548 il convento possedeva una
bottega in piazza e ciò risulta dalla bolla di riconoscimento della
confraternita di S. Maria di Juso datata
21 maggio 1548 ( A.C.V.A. - Registro Vescovi 1547-48, p. 142).
Con i padri
dell’Ordine dei Minori Conventuali di S. Francesco, ebbe dunque a confliggere
don Lisi Provenzano attorno al 1556 per un legato del 1545. Il convento
francescano precede quindi di almeno 15 anni il 1560, data ritenuta di
fondazione dal Tossiniano. Al 1560 risale, invero, il testamento di Giovanni
del Carretto che accenna alla chiesa di S. Francesco ed al convento ma in
questi termini:
Del pari lo stesso spettabile Testatore volle e diede
mandato al predetto d. Girolamo del Carretto, suo figlio primogenito ed erede
particolare, di far celebrare delle messe nel convento di S. Francesco di detta
terra. Inoltre dispone che sia costruita una cappella in un luogo da scegliersi
in detta chiesa dal suddetto erede particolare ed a tal fine saranno da
spendere 100 onze entro due anni dalla morte del testatore. La Cappella è da
fabbricarsi per l’anima del predetto testatore e dei suoi predecessori.
Inoltre
decide di venire sepolto nella chiesa di S. Francesco con l’abito francescano:
Item elegit eius corpus sepelliri in Ecclesia Sancti
Francisci dictae Terrae indutus ordinis ditti Sancti Francisci et ita voluit,
et mandavit.
Anche da
qui emerge che S. Francesco esisteva da tempo.
Il Sac.
Lisi Provenzano visse, dunque, gli anni del suo sacerdozio tra Palermo, altri
luoghi e Racalmuto. Ordinato già nel 1545, all’epoca cioè del testamento del di
Salvo, nacque a Racalmuto qualche tempo prima del 1520. Morì attorno al 1597.
Nel 1584 fa
una donazione alla chiesa di S. Maria Inferiore (di Gesù) di tt. 6 annui,
cedendo un censo annuo su una casa una volta appartenuta a Violante
Petruzzella:
Actus
donationis o. - 6.
Pro ven:
Eccl. Sanctae Marie inferioris -
cum p.ro Aloisio Provenzano.
Die xxiiij°
septembris xiij^ ind. 1584
Reverendus presbiter Aloisius Provenzano de Racalmuto
coram nobis mihi notario cognitus pro anima sua titulo donationis et omni alio
meliori modo sponte cessit et cedit ven: Eccl. Sanctae Mariae Inferioris dictae terrae per eum
Mattheo La Paxuta rettore mihi cognito omnia jura quae et quas habuit et habet
in et super tt. 6 census quolibet anno solvendi contra magistrum Joseph
Cachiatore super domo olim Violantis Petrocella virtute contractus facti in actis meis die etc.
Testes m.j Joseph Lomia et Jacobus de Poma.
Arciprete Gerlando D’Averna
Con bolla
pontificia del 13 novembre 1561 ( Archivio Segreto Vaticano - Registri Vaticano
- Bolla n.° 1911 - f. 211 e ss.), Pio IV
nomina arciprete di Racalmuto don Gerlando D’Averna (chiamato nel documento
Giurlando de Averna). La bolla viene indirizzata al diletto figlio, arciprete e
rettore della chiesa di S. Antonio di Racalmuto, diocesi di Agrigento.
Pius episcopus servus servorum Dei. Dilecto filio Giurlando de Averna rectori
archipresbitero nuncupato parrochialis ecclesiae archipresbiteratus nuncupatae Sancti Antonij terrae Rachalmuti Agrigentinae diocesis,
salutem et apostolicam benedictionem.
E’ del
tutto rituale l’apprezzamento che giustifica la concessione papale del lontano
beneficio dell’arcipretura racalmutese, ma è pur sempre un riconoscimento di
meriti:
Vitae ac morum honestas aliaque laudabilia probitatis
et virtutum merita, super quibus apud nos fide digno commendaris testimonio,
nos inducunt ut tibi reddamur ad gratiam liberalem.
Ci appare
oggi strano come una prebenda così striminzita fosse di concessione pontificia.
All’epoca era invece una consuetudine ed il papa mostra di esserne un custode
geloso et attento. Ne fa accenno nel corpo della stessa bolla, dichiarando
illegittima ogni usurpazione da parte di qualsiasi autorità:
Dudum siquidem omnia beneficia ecclesiastica cum cura
et sine cura apud Sedem apostolicam tunc vacantia et in antea vacatura
collationi et dispositioni nostrae reservavimus, decernentes ex tunc irritum et
inane si secus super hijs a quacumque quavis auctoritate scienter vel
ingnoranter contingeret attemptari.
In un
siffatto quadro giuridico si colloca, dunque, il beneficio di Racalmuto, un
beneficio che, comunque, tal Sallustio - già rettore ed arciprete di Racalmuto
- non ha reputato utile mantenere e l’ha restituito nelle mani del Papa.
Et de
inde parrochiali ecclesia archipresbiteratus nuncupata Sancti Antonij terrae
Rachalmuti Agrigentinae diocesis per liberam resignationem dilecti filij
Salustij humilissimi nuper ipsius ecclesiae rectoris archipresbiteri nuncupati,
de illa quam tunc obtinebat in manibus nostris sponte factam et per nos admissam apud Sedem predictam
vacantem.
L’arcipretura
di Racalmuto, cui rinuncia anche il chierico Cesare, viene alla fine assegnata
al D’Averna per i suoi meriti:.
Noi, quindi vogliamo concederti una speciale grazia
per i tuoi premessi meriti, e assolvendoti da ogni eventuale censura,
disponiamo che tu ottenga tutti i singoli
benefici ecclesiastici con cura e senza cura (d’anime) e tutto quanto ti
compete in qualsiasi modo, comunque e per qualsiasi quantità; ed in particolare
gli annessi frutti, redditi e proventi che costituiscono una pensione annua di
24 scudi d’oro italiani secondo la ricognizione fatta dalla Santa Sede quando
ebbe ad accordarla al predetto Sallustio, pensione che in ogni caso non supera
i sessanta ducati d’oro come tu stesso
affermi.
E vogliamo
ciò anche se sussiste una qualche
riforma insita nel corpo delle leggi visto che la predetta chiesa è riservata
alla disponibilità apostolica in forma speciale e generale.
Pertanto ti conferiamo il beneficio con l’autorità
apostolica che ci compete, giudicando irrituale ed inefficace ogni altra
contraria decisione di qualsiasi autorità che abbia ritenuto di poterne
disporre, scientemente o per ignoranza. E ciò vale anche verso chi tenterà in
futuro di arrogarsi poteri dispositivi.
Intorno a quanto precede, diamo mandato per iscritto
ai venerabili fratelli nostri, i vescovi Amerin/ e Muran/ nonché al diletto
Vicario del venerabile fratello nostro, il vescovo di Agrigento, affinché loro
due o uno di loro, direttamente o per il tramite di qualcuno introducano Te o
un tuo procuratore nel materiale possesso della chiesa parrocchiale e degli
annessi diritti e pertinenze e lo facciano per la nostra autorità. Non
manchino, altresì, di difenderti, dopo avere rimosso qualsiasi altro detentore,
facendoti dare integro il resoconto della chiesa parrocchiale e degli annessi
frutti, redditi, proventi e doti. A ciò non osti qualsiasi contraria
costituzione di papa Bonifacio Ottavo, di pia memoria, nostro predecessore, né
ogni altra decisione apostolica. Del pari, nessuno può richiedere per sé o per
il proprio legato un qualche diritto di omaggio o un qualunque beneficio
ecclesiastico in base a lettere o in forma speciale o generale, anche nel caso
in cui vi sia stato un processo e sia stato emesso decreto riformatore.
Vogliamo che tu comunque entri in possesso di detta
chiesa parrocchiale, senza pregiudizio alcuno degli annessi benefici. Se
qualcuno dovesse tentare presso il venerabile fratello nostro, il vescovo di
Agrigento o presso chiunque altro che sia stato dalla Sede apostolica dotato in
comunione o frazionatamente nei beni della chiesa, non gli si accordi
costrizione o interdetto o sospensione o scomunica. Resta ribadito che quanto
ad omaggi, benefici ecclesiastici, relativa collazione, provvisione,
presentazione e qualsivoglia altra disposizione, sia congiuntamente che
separatamente, non può provvedersi per lettera apostolica che non faccia piena
ed espressa menzione, parola per parola, alla presente, la quale ha forza di
annullare qualsiasi altra indulgenza, generale e speciale, di qualsiasi tenore
della Sede apostolica.[i]
La
complessità della bolla invero illumina poco sulle peculiarità parrocchiali
della Matrice del tempo. V’è un rigonfiamento di formule curiali, del tutto
sproporzionato alla esiguità dell’affare.
L’arc.
D’Averna non pare essere racalmutese. Sembra venire da Agrigento. E’ un po'
nepotista. Con lui si sistema a Racalmuto il sac. d. Vincenzo d’Averna che è
anche cappellano. Appare un vicario a nome don Giuseppe d’Averna. Fa capolino
un chierico: Orlando d’Averna.
Come
arciprete, lo riscontriamo con una certa assiduità negli atti di battesimo dal
12.11.1570 sino al 5.7.1571; poi appare sporadicamente. Non abbiamo, però,
serie complete di atti di battesimo: il primo quinterno è incerto se si
riferisce al 1554 o al 1564. Si salta, poi al 1570-71-72 e quindi al 1575-1576.
Quindi il vuoto sino al 1584.
L’arc.
Gerlando d’Averna figura ancora il 24 di maggio 1576 in questo atto di
battesimo - ed è l’ultima testimonianza di cui disponiamo:
24 5 1576
Joannella figlia di Barbarino Vella (di)e diPalma;
madrina: Juannella di Rotulu;officiante: Don Gerlando
di Averna.
Va, quindi,
fugato il sospetto che, ricevuto il
beneficio dal papa, egli abbia soltanto percepito i proventi della sua
arcipretura e per il resto se ne sia stato lontano. La sua arcipretura sembra
durare oltre 18 anni: è, infatti, nel 1579 che subentra l’arc. Michele Romano.
[1])
Domenico De Gregorio - Giovanni Horozco
de Covarruvias de Leyva, Vescovo di Agrigento (1594-1606), in Miscellanea in onore di Mons. Canv. Dr.
Angelo Noto - per la sua messa d’oro - Agrigento 1985, pag. 73. Le
raccoglie dall’Archivio Curia Vescovile di Agrigento - Reg. 1595.
[2])
ARCHIVIO STORICO SICILIANO del 1908 , Nuova Serie, Anno XXXIII (pag. 105 e
ss.)
[3])
Archivio di Stato di Palermo: PROTONOTARO REGNO INVESTITURE - BUSTA 1538 -
PROCESSO n.° 2872 - ANNO 1584, da
cui stralciamo questo passo della celebre erezione a Contea di Racalmuto:
«“et terram Racalmuti quam sub titulo baronie justis et legitimis titulis
in feudum a nobis ac regia nostra curia prefati nostri Ulterioris Sicilie regni
cum ipsius castri terris vassallis vassallorumque redditibus juribus actionibus
jurisdictionibus et integro eorum statu aliis prehemenentiis juxta formam
suorum privilegiorum et investiturarum se asserit tenere et possidere;
«in comitatus titulum, gradum et honorem erigi, illustrari et insigniri
juberemus tenore presentium ex certa scientia consilijque nostri, penes nos
assistentis, maturaque delibera curie prohabita, ex gracia speciali regiaque
auctoritate nostra, terram ipsam
Racalmuti in comitatus titulum eregimus insignimus et illustramus,
«teque eundem don Hieronimum
Carrettum, dicte terre comitem, tuosque heredes et successores, ordine
successorio, facimus, creamus, constituimus et ordinamus illosque comites de
Racalmuto dicimus et nominamus, ab aliisque in omnibus et quibuscumque attibus et scripturis dici et nominari
volumus, et perpetuo reputari decernentes
et volentes ut deinde tu idem don
Hieronimus Carrettus tuique heredes et successores predictis omnibus et
singulis graciis, privilegiis, prerogativis, juribus, dignitatibus, favoribus,
immunitatibus, preheminentiis, libertatibus, exemptionibus uti, frui et gaudere
possint et valeant,
«quibus huiusmodi titulo et honore decorati potiti sunt seu
quomodolibet potiuntur et gaudent, potirique et gaudere possint, consueto
ordine vel de jure ita ut in parlamentis et agregactionibus titulatorum et baronum eiusdem regni et
aliorum per nos ac successores nostros et proreges in dicto regno pro tempore
existentes faciendis tamquam comes dictae terre vocari, tractari et honorari
debeas ac a nobis et ipsis tua dignitas, gradus et locus observetur ut solitum
est statuentes
«et declarantes expresse
quod presentis tituli
concessionis privilegium sit et esse debeat tibi don Hieronimo Carretto tuisque
heredibus et successoribus predictis futuro et presente stabile, reale, validum
et firmum nullumque in judiciis aut extra sentiat dubitari ob actum defectum involucrorum aut noxie
cuiuslibet alterius detrimentum sed in
suo semper robore et firmitate pervenerit,....”».
[4]) Archivio di Stato di Palermo - Protonotaro
del Regno - Processi investiture - Busta n.° 1597 - Processo n.° 5226 - Anno
1656.
[5])
Il toponimo è presente negli atti notarili per lo meno per lo meno dal 1714:
non può quindi riferirsi a nessuna Baronessa Tulumello.
[6])
Archivio Parrocchiale della Matrice di Racalmuto - LIBRO D'INTROITO
ED ESITO di denari per conto della
fabrica della Matrice Chiesa di Racalmuto, incominciando dalli 29 di novembre
8a Ind. 1654 et infra -D. Lucio Sferrazza - Vol. I “Esito n.° 7
dell’11/12/1658”.
[7])
Archivio Segreto Vaticano - Relationes ad limina - 18A - f. 5. La relazione
economica è al f. 16 e ss.
[8])
Con 100 onze donna Aldonza del Carretto poteva un decennio dopo fondare a
Racalmuto un intero convento: quello di
S. Chiara.
[i]) APPENDICE Ia
Archivio
Vaticano Segreto - Bolla della concessione dell’arcipretura di Racalmuto a don
Gerlando D’Averna
Nos tibi
premissorum meritorum tuorum intuitu specialem gratiam facere volentes teque a
quibusvis ex communicationis etc.
censentes, nec non omnia et singula beneficia ecclesiastica cum cura et sine
cura quae etiam ex quibusvis dispensactionibus apostolicis obtines et expectas
ac in quibus et ad quae jus tibi quomodolibet competit quecumque quotcumque et
qualiacumque sint eorumque fructuum, reddituum [211v] proventuum veros annuos
valores ac huiusmodi dispensantionum
tenores presentibus pro expressis habentes ecclesiam predictam cuius et
illi forsan annexorum fructus redditus et proventus super quibus pensio annua
vigintiquatuor scutorum auri Italiae dicto Salustio apostolica autoritate
reservata existit, sexaginta ducatorum
auri de Ca:[mera] se:[cundum] co:[mmunem] ex: [timationem] [omnium]: an:
non excedunt ut asseris, sine permisso sine alio quovis modo quidem etiam si ex
illo quavis generalis reformatio etiam in corpore juris clausa resultit presentibus haberi volumus pro
expresso aut ex alterius cuiuscumque persona facto inhabilitate et incapacitate
seu per similem resignationem dicti Sallustij vel cuiusvis alterius de illa in
romana curia vel extra curiam coram notario publico et testibus sponte factam
aut constitutionem felicis recordationis Johannis papae XXJJ predecessoris
nostri quae incipit Exec.lis vel assecutionem
alterius beneficij ecclesiastici quavis auctoritate collati vacet etiam
si tanto tempore vacaverit quod cuius
collatio, juxta lateranentia statuta, Concilij ad Sedem predictam legitime
devoluta.
Ipsaque
ecclesia dispositioni apostolicae specialiter vel aliter generaliter reservata
existat. Et super ea inter aliquos lis cuius status presentibus haberi volumus
pro expresso pendeat indecisa, dummodo eius dispositio ad nos hac vice
pertineat cum annexis huiusmodi ac omnibus juribus et pertinentijs suis
apostolica tibi auctoritate conferimus et de illa etiam providemus decernentes
pro ut est irritum et inane si secus super his a quocumque quavis auctoritate
scienter vel ignoranter attemptatum forsan est hactenus vel in posterum
contigerit attemptari.
Quo circa
venerabilibus fratribus nostris Amerin/ et Mura/n Episcopis ac dilecto filio
Vicario Venerabilis fratris nostris Episcopi Agrigentini in spiritualibus
generali per apostolica scripta mandamus etc. quatenus ipsi vel duo vel unus
eorum per se vel alium seu alios te vel
procuratorem tuum nomine tuo in corpo[212]ralem possessionem parrochialis
ecclesiae et annexorum juriumque et pertinanciarum predictorum inducant
autoritate nostra et defendant inductum, amoto ex inde quolibet detentore,
facientes tibi de parrochialis ecclesiae et annexis eorumdem fructibus
redditibus proventibus et dotationibus universis integre responderi
contradictoris modo non obstantibus piae memoriae Bonifacij pp. VIIJ et
predecessoris nostri et alijs
apostolicis constitutionibus contrarijs quibuscumque aut si aliqui super
provisionibus sibi faciendis de huiusmodi vel alijs beneficijs ecclesiasticis
in illis partibus specialiter vel generaliter dictae Sedis vel legatori eius
literas impetrarent etiam si per eas ad inhibitionem reservationem et decretum vel aliter
quomodolibet sit processum.
Quibus omnibus
te in assecutione dictae parrochialis ecclesiae volumus aanteferri seu nullum per hoc eis quod ad
assecutionem beneficiorum aliorum prejudicium generari seu si venerabili fratri
nostro Episcopo Agrigentino vel quibusvis alijs communiter vel divisim ab eadem
sit Sede indultum quod ad receptionem vel provisionem alicuius
minime tentatur et ad id compelli aut quod interdici suspendi vel
excommunicari non possint. Quodque de huiusmodi vel alijs beneficijs
ecclesiasticis ad eorum collactionem, provisionem, presentationem seu quamvis
aliam disposictionem coniunctim vel separatim spectantibus nulli valeat
provideri per literas apostolicas non facientes plenam et expressam ac de verbo
ad verbum de indulto huiusmodi mentionem
et qualibet alia dictae Sedis indulgentia generali vel speciali cuiuscumque
tenoris existat per quam presentibus non expressam vel totaliter non insertam
effectus huiusmodi gratiae impediri valeat quomodolibet vel disferri.
Et de qua
cuiusque toto tenore habenda sit in nostris literis mentio specialis.
Nulli etc.
nostrarum absolutionis collationis provisionis decreti mandati et voluntatis
infringere [vellent] etc. Siquis autem etc.
Datum Romae
apud Sanctum Petrum Anno Incarnationis Dominicae Millesimo Quingentesimo
Sexagesimo primo Id. Novembris Pontificatus nostri Anno Secundo.
Dec. X
X
L. Lumin
C. Archintus
B.
Beltrandus
Coll.
cum originali con.
F. Hieronimus
Arditius
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