La venuta della Madonna del Monte: Transazione bonaria: sei mesi la Madonna qua a Racalmuto, sei mesi la Madonna là a Castronovo
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Ma per quanto imbecilli e delinquenti - in quei tempi Sciascia non era tenero manco con noi suoi conterranei, a suo dire, molto "lontani dalla libertà e dalla giustizia, cioè dalla ragione" che in termini meno letterari ciò significa che saremmo dei servi,dei delinquenti, in una parola dei folli. A tanto non sono arrivato neppure io che spesso indulgo a sferzate stigmatizzanti sui, alla fine, miei diletti compatrioti.
L'insolenza sciasciana contro i castronovesi cadde comunque nel vuoto. Scrive perspicuamente il nostro Piero Carbone che "da parte castronovese è avvenuta una sorta di collettiva rimozione psicologica del fatto: nessuno sa, nessuno ricorda. [...] Ma non è solo il popolo a non ricordare: il silenzio o quasi, è anche dei libri." Da quelli del Tirrito, a quelli del Traina "che fa un fugace riferimento (non fidandosi) alla 'tradizione popolare', ai 'si dice'. E cita il racalmutese Tinebra Martorana, che è parte in causa per essere un teste disinteressato e credibile" e si può dire anche a quelli del Vitus Mastrangelo, che "capostipite degli storici castrononesi, non ci sovviene nella nostra ricostriuzione".
Dunque? nessuno ricorda quello che non è mai avvenuto. E visto che ora tanto ci si agita per far prendere atto ai castronovesi che loro furono beffati persino dalla Madonna nel 1503, mica in tempi antidiluviani, ma addirittura più di un decennio dopo la fine del Medioevo e l'inizio dell'epoca moderna quando tutto viene minuziosamente registrato persino con minuscole "poteche" notarili , allora vorrà dire che quel brutto ceffo di Ercole del Carretto, barone o aspirante conte che fosse, ha commesso un atto di pirateria. Ha commesso una rapina in un "passo" (almeno che ci fosse tra Racalmuto e Castronovo, cosa che noi neghiamo) e quindi per "giustizia", proprio per quella giustizia che Sciascia non riconosce essere mai stata il forte dei racalmutesi, restituiscano i de cuius la statua ai legittimi proprietari, cioè ai de cuius di cui parla il frate di San Giuliano Catalanotto nel 1764 (e qui mi riferisco al ritrovamento dell'ing. Taverna nella soffitta di una casa del celebrato canonico Mantione).
Una istanza in tal senso mi pare di averla letta nel luglio di due anni fa. E francamente io concorderei. E se gemellaggio a tutti i costi si vuol fare, si faccia una transazione, un accertamento con adesione alla Guagliano: sei mesi la Madonna resta qua, sei mesi va là a Castronovo: tanto la Madonna è madre di tutti, racalmutesi e castronovesi, siano onesti e intelligenti, siano delinquenti ed imbecilli, con buona pace di Sciascia.
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