i loro casamenti sopraelevati sulle case terrane
(o al massimo solerate) nel bel mezzo della storica piazza dell’Università di
Racalmuto. E dire che riuscirono a farsi credere anche dalle menti più elette
del nostro paese come dei benemeriti
filantropi!
Certo marginale appare il ruolo dei del Carretto
in questa vicenda fiscale. Quel che rileva è il ricorso pubblico al prestito,
quello cioè che oggi avviene tra i Comuni e la Cassa Depositi e Prestiti. Solo
che allora per Racalmuto siffatta Cassa DD.PP. era nient’altro che uno
strozzino di Agrigento, tal Caputo, superriverito ed adulato dal pubblico
notaio.
Sembra opportuno tracciare il grafico della
popolazione di Racalmuto che tenga conto dei dati del carteggio del 1577.
La curva dell’andamento demografico della
Racalmuto del ’500 si avvalla vistosamente, come è ovvio, nell’anno della peste
del 1576, e così si dispiega:
Il
crollo demografico del 1576, come si vede, sembra irreversibile (anche se fu
dovuto
più alla fuga che alla morte dei racalmutesi: i superstiti quindi ebbero
poi modo di ritornare nelle loro case di paese, lasciando - riteniamo - quelle
di campagna). Occorrerà aspettare il 1658 (un secolo) per risalire a quota
5.165 e solo nel 1660 la popolazione supererà quella del 1570 assestandosi a
quota 5488.
Quanto
alle finanze locali, la crisi del 1577 fu in qualche modo tamponata; il
bilancio comunale toccherà nel 1593 un disavanzo di appena 28 onze, un tarì e
quattro grani (460 onze d’introito ed
onze 488, tarì 1 e grana quattro d’esito). La forte pressione fiscale - tutta
basata sulle imposte indirette - portarono ad una asfissiante strozzatura dei
consumi da parte dei poveri. I proventi dalle rinomate salsicce racalmutesi
furono pressoché nulli: pane, foglie, pilo, vino, formaggio, legname, pesci e
qualche altra voce diedero un gettito tributario che si volatizzò essenzialmente
per le spese militari e per oltre la metà per ciò che era dovuto alla regia
Corte a titolo imprecisato. Per di più
si pagavano sei onze annue per “tande”.
* * *
In
prossimità della morte, Girolamo primo del Carretto riusciva a raggiungere un
accordo con i suoi vassalli di Racalmuto. Era l’anno 1580. Il 15 gennaio, a
rogito del notaio Nicolò Monteleone di Racalmuto veniva stilata una transazione
(transactio et accordium) [1] tra il
conte e l’università variamente articolata; tra l’altro i cittadini e gli
abitanti di Racalmuto s’impegnavano per loro e per i propri successori di
corrispondere al conte e suoi successori il terraggiolo (tirragiolum) in ragione di due salme di frumento per ogni salma di
terra dai racalmutesi seminata fuori del territorio dello stato comitale di
Racalmuto.
Il
carteggio relativo a tale transazione del 1580 è disponibile presso il Fondo
Palagonia dell’archivio di Stato di Palermo. Per i riverberi sulla storia
locale, ci si deve qui dilungare nello stralciare ampi passi.
Iniziamo
dal testo della lettera inviata dai deputati racalmutesi eletti in un apposito
consiglio del 1580:
«Illustrissimo et eccellentissimo Signore,
Bartolo Curto, Pietro Barberi, Giacomo Capobianco, Angelo Jannuzzo, Antonuzio
Morreale, Cola Macaluso, Pietro Macaluso, Antonio Lo Brutto, Vito Bucculeri,
Pietro d’Alaymo, Joan Vito d’Amella, Antonio Gulpi e Giacomo Morreale, li quali
furo deputati eletti per consiglio congregato circa la questione e lite
vertenti tra l’altri, e l’illustris.mo Conte di Racalmuto in la R.G.C. esponino
a Vostra Eccellenza che sono più anni che in detta R.G.C. ha vertuto lite fra
detto conte e suoi antecessori in detto contato ex una, e li Sindaci di detta
terra ex altera sopra diversi pretenzioni, particularmente addutti nel libello,
e processo fra loro compilato per li quali intendiano detti Sindaci essere
esenti, e liberi di certi raggioni e pagamenti, come in detto processo si
contiene, e poichè s’have trattato certo accordio fra esso conte ed essi
esponenti come deputati eletti per detta università circa le pretentioni
predetti, e circa il detto accordio s’hanno da publicare per mano di publico
notaro per comuni cautela dell’uno, e l’altro, e stante che è notorio che detti
capitoli s’habbiano da publicare con vocarsi per consiglio onde habbiano da
intervenire li genti di detta università, e la maggior parte di quella per ciò
supplicano a V. E. si degni restar servita provedere che s’abbia a destinare
uno delegato dottore degente in la città di Girgenti per manco dispendio (o di
spesa) dell’esponenti, e benvista a V.E. il quale s’abbia da conferire in detta
università di Racalmuto,, ed in quella abbia da congregare consiglio si la
detta università è contenta si o no di pubblicare il detto atto d’accordio, li
quali si abbiano di fari leggiri per il detto delegato a tutte le persone che
interverrano in detto consiglio per potersi stipulare il detto atto con lo
consenso di tutta l’università, o maggior parte di quella - e restando
l’esponenti d’accordio V.E. sia servita al detto delegato concederli autorità,
e potestà di tutto quello e quanto sarrà concluso per detto accordio che possa
interponere l’authorità, potestà, e decreto di V.E. e sopra questo possa
interponere perpetuo silenzio, e decreto con tutte le clausole, e condizioni
solite, e necessarie farsi in detti atti ut Altissimus. »
La curia
viceregia acconsente ed impartisce le opportune istruzioni con lettera Data Panormi die vigesimo nono Februarij
nonae Ind. 1580. Questa la sfilza delle firme in calce: Marcus Antonius Colonna, vidit Grimaldus,
dominus vicerex mandavit mihi Valerio Arcabaxio; visis per Grimaldum,
presententur et exequantur, Ascanius de Barone delegatus.
Il 3
gennaio 1581 si presenta a Racalmuto il magnifico ed esimio Ascanio de Barone
della città di Agrigento con le sue credenziali. Il successivo giorno 5 si
aprono i lavori del «Consilium congregatum » sotto la presidenza dell’esimio
signor Ascanio de Barone “ad sonum campanae in maiori Ecclesia terrae Racalmuti
die dominicae” chiamati e convocati i due terzi del popolo. I giurati Lorenzo
Giustiniano, Giacomo Monteleone e Antonio Alaimo assicurano la regolarità della
convocazione e certificano la presenza del numero legale. All’ordine del giorno
è l’approvazione dell’accordo fatto con l’illustre don Girolamo del Carretto.
Viene subito introdotto l’argomento:
Magnifici Nobili, et persone decorate [a.v.: honorati]
et altri populani, siti congregati in questo loco; sapiti ch’avendosi tanto tempo
ed anni litigato infra l’università di questa terra con li spettabili
illustri ed illustrissimi signori Baroni e Conti di questa terra sopra alcuni
pretenzioni ed esenzioni di tirraggi di fora [a.v.: supra alcuni pretenzioni et
exemptioni di alcuni soluptioni di dupli terragi di fora] et altri esenzioni
come più largamente si contiene per lo libello e processo contenti nella R.G.C.
con detti spettabili ed illustri signori Baroni e Conti di questa sudetta
terra, ed avendosi tant’anni litigato non s’have mai finito per tanto si
congregao consiglio, e si elessero deputati lo magnifico Gio: Vito d’Amella,
Bartolo Curto, Pietro Barberi, Cola Capobianco, Angelo Jannuzzo, Antonuzio
Morreale, Cola Macaluso, Pietro Macaluso, Antonino lo Brutto, Pietro d’Alaymo,
Antonino Gulpi e Giacomo Morreale, li quali deputati esposiro a S.E. e R.G.C.
che avendo più anni litigato in detta R.G.C. con li predecessori dell’illustre
signor Conte di questa terra di Racalmuto ed anche con detto signor conte sopra
diversi pretenzioni d’essere esenti e liberi di diversi raggioni e pagamenti in
detto processo e libello addutti, e contenti, e che s’ave trattato accordio fra
l’università e detto signor conte, e sopra ciò fatti certi capitoli li quali
s’hanno da publicare per notaro publico per commune cautela ed era di
publicarsi con la volontà della maggior parte del Popolo congregato per
consiglio supplicando S.E. resti servita provedere e comandare che si
destinasse un delegato in questa terra per congregare detto consiglio, ed
essendo la maggior parte contenta dell’ accordio, farrà leggere li capitoli ed
essendo contenti quelli detto delegato farrà publicare, e stipulare ed
interponere l’authorità di S.E. e R.G.C. per ciò S.E. mi ha destinato delegato
in questa terra, undechè personalmente mi conferisca a congregare detto
consiglio, ed intendere la vostra volontà se volete accordio per questo siti
convocati in questa maggior chiesa acciò ognuno di voi dasse il suo parere [a.
v.: siti convocati in questa maggior Ecclesia a tal che ogn’uno di voi dugna lo
suo pariri e vuci si vuliti accordio], se volete accordio con detto signor
conte, perché volendo accordio si leggiranno li capitoli che mi sono stati
presentati per detti deputati e notar publico, ed essendo contenti di detti
capitoli per voi s’eligeranno dui Sindaci e procuratori per potere quelli publicare
e fare instrumento pubblico con li soliti obligazioni, renunciationi, stipulazioni giuramento
firmato in forma, alli quali Io come delegato di S.E. e R.G.C. interponissi
l’autorità e decreto acciò omni futuro tempore s’habbiano inviolabilmente
osservare siché ogn’uno venga, e dona la sua vuci, e pariri, lo magnifico Gio:
Vito d’Amella capo di detta terra di Racalmuto dice che è di voto, e parere, e
si contenta che si faccia accordio stante li lite e questioni che sono stati et
su infiniti e sono immortali e non hanno mai diffinizioni e sono dubbij ed
incerti e per evitarsi tante spese che s’hanno fatto e si potranno fare tanto
più che s’ha visto la buona volontà dell’illustrissimo signor conte lo quale
per li capituli ni ha fatto molte grazie ed esenzioni in favore di
quest’Università di Racalmuto e non facendosi accordio interim esigirà come per
il passato s’have fatto e perché in l’accordio e in mancari quelle raggioni che
siamo obligati paghari per questo è contente come è detto di sopra che si faccia
detto accordio e si leggano li capitoli e doppo si contratta in forma; lo
magnifico Lorenzo Justiniano giurato contiene [a.v.: concurri] con il detto
magnifico Gio: Vito d’Amella,
1 AMELLA (D') MAGNIFICO JO: VITO Capitano della terra di Racalmuto magnifico
2 JUSTINIANO MAGNIFICO LORENZO GIURATO d'accordo con il
d'Amella magnifico
3 MONTELEONE MAGNIFICO GIACOMO
dixit ut proximus magnifico
4 ALAYMO (D') NOBILE ANTONINO ut supra nobile
5 TODISCO MAGNIFICO SIGNOR ARTALE ut supra magnifico - signore
6 PIOMENTESE MAGNIFICO GIACOMO ut proximus magnifico
7 PROMONTORO MAGNIFICO BALDASSARE ut proximus magnifico
8 PUMA (DI) MAGNIFICO GIACOMO ut proximus magnifico
9 TODISCO MAGNIFICO PIETRO ut proximus magnifico
10 BLUNDO MAGNIFICO GIUSEPPE ut proximus magnifico
11 PIOMONTESE MAGNIFICO GIO:ANTONIO ut proximus magnifico
12 ROMANO MASTRO GIOVANNI ut proximus mastro
13 PANATA MATTHEO ut proximus
14 TAYBBI ALESSANDRO ut proximus
15 CAPOBIANCO COLA ut proximus
16 MARTORANA GIACOMO ut proximus
17 MONTELEONE ANTONINO ut proximus
18 PILLITTERI GERONIMO ut proximus
19 CATALANO MAGNIFICO FRANCESCO ut proximus magnifico
20 DI BLASI DOMENICO ut proximus
21 GULPI MASTRO SIMONE ut proximus mastro
22 SFERRAZZA GERONIMO ut proximus
23 GRACI (DI) ANTONINO ut proximus
24 FALLETTA GIACOMO ut proximus
25 AGRO' (D') FRANCESCO ut proximus
26 ALAYMO (D') VINCENZO ut proximus
27 BRUCCULERI MASTRO GIACOMO ut proximus mastro
28 FARINA ANTONINO ut proximus
29 VITILLARO PIETRO ut proximus
30 MULE' (DI) MICHELE ut proximus
31 MORREALE GERLANDO DI PIETRO ut proximus
32 GRACI (DI) BATTISTA ut proximus
33 BURGIO PIETRO ut
proximus
34 MULE' (DI) MICHELE MINORE ut proximus
35 ALAYMO (D') PAULO ut proximus
36 ALAYMO (D') MARCO ut proximus
37 BURGIO VITO ut
proximus
38 LA LICATA MARIO ut proximus
39 FORTE PIETRO ut
proximus
40 GRACI (DI) FRANCESCO ut proximus
41 LO BELLO FILIPPO ut proximus
42 TAYBBI TIBERIO ut proximus
43 GOLTISI GIULIANO ut proximus
44 FACCIPONTI MASTRO PAOLO ut proximus mastro
45 LA MATINA PIETRO DI NICOLO' ut proximus
46 XICHILI (DI) JACOBO ut proximus
47 CASUCCIA PIETRO ut proximus
48 LA PAGLIA ANTONIO ut proximus
49 ACQUISTA (D') GIO: ANTONIO ut proximus
50 D'AMICO MASTRO PAOLO ut proximus mastro
51 TORRETTA ANTONIO ut proximus
52 MICCICHE' PAULO ut proximus
53 SANFILIPPO MINGAO SIMUNI ut proximus
54 GRACI (DI) MULFALETTO JO: ut proximus
55 GAGLIANO FRANCESCO ut proximus
56 VILLINA VINCENZO ut proximus
57 MARIA PIETRO ut
proximus
58 MIRENDA LUCA ut
proximus
59 AGRO' (D') PIETRO ut proximus
60 CARLINO MASTRO GIOVANNI ut proximus mastro
61 MARTORANA ANDREA ut proximus
62 BARBERI BLASI ut
proximus
63 TODARO MASTRO VINCENZO ut proximus mastro
64 GRACI (DI) ANTONIO ut proximus
65 TERRANA GERONIMO ut proximus
66 GENTILE GIULIANO ut proximus
67 MAURO SILVESTRO ut proximus
68 ARNUNI (D') PIETRO ut proximus
69 PICONE GIULIANO ut proximus
70 LONDO GIO: DOMENICO ut proximus
71 GULPI MARCO ut
proximus
72 RUGERI (DI) LISI ut proximus
73 DI PAOLINO FRANCESCO ut proximus
74 GULPI PIETRO DI GERONIMO ut proximus
75 D'ANNA FILIPPO ut proximus
76 TINEBRA GIRONIMO ut proximus
77 SALVO (DI) FILIPPO ut proximus
78 DIANA ANDREANO ut proximus
79 RANDAZZO (DI) JO: ut proximus
80 LO NOBILE PIETRO ut proximus
81 VACCARO LUCA ut
proximus
82 ZUCCARELLO SANTORO ut proximus
83 PETROZELLA FRANCESCO ut proximus
84 BELLOMO PIETRO ut proximus
85 LUPO FRANCESCO ut proximus
86 MAZZA (DI) DOMENICO ut proximus
87 RIZZO FRANCESCO DI PIETRO ut proximus
88 LO CONTI GERONIMO ut proximus
89 GIGLIA (DI) FILIPPO ut proximus
90 LO MASSARO GIUSEPPE ut proximus
91 ROMANO ANTONINO ut proximus
92 LO MALIGNO MATTHEO ut proximus
93 DRAGO MARIANO ut
proximus
94 GILARDO (DI) VINCENZO ut proximus
95 CIRAMI GIO:BATTISTA ut proximus
96 MACALUSO SEBASTIANO ut proximus
97 LA LOMIA SIMONE ut proximus
98 SIGNORINO VITO ut proximus
99 PETROZELLA LEONARDO ut proximus
100 MARTORANA GIACOMO ut proximus
101 RIZZO PIETRO DI ANTONINO ut proximus
102 GARLISI AGOSTINO ut proximus
103 LA CHIANA GIUSEPPE ut proximus
104 ALLETTO (D') GREGORIO ut proximus
105 BUCCULERI ANTONIO ut proximus
106 SAVARINO GIOVANNI ut proximus
107 CIRIO SANTO ut
proximus
108 NOTO (DI) MARCO ut
proximus
109 BRUNO FRANCESCO ut
proximus
110 CASUCCIA FRANCESCO ut proximus
111 ALLETTO (DI) FILIPPO ut proximus
112 CURTO FRANCESCO ut
proximus
113 D'AMICO FRANCESCO ut proximus
114 FURMUSO ANTONINO ut proximus
115 DI FRANCO GIOVANNI DI PIETRO ut proximus
116 CASTILLANO STEFANO ut proximus
117 CACCIATORE GIUSEPPE ut proximus
118 CAVALLARO NICOLO' ut proximus
119 MORREALE FRANCESCO ut proximus
120 SIGNORINO PAULO ut
proximus
121 PLACENTA FRANCESCO ut proximus
122 LA LICATA PIETRO DI NARDO ut proximus
123 AGRO' (D') GIACOMO ut proximus
124 CASTILLANO AGOSTINO ut proximus
125 CASTRONOVO PAOLO ut proximus
126 TAIBBI PIETRO DI MARTINO ut proximus
127 PICONE MASTRO GIACOMO ut proximus mastro
128 SARAGUSA MASTRO GIULIANO ut proximus mastro
129 LA LICATA ANGELO DI LEONARDO ut proximus
130 JANNUNI GIACOMO ut
proximus
131 BARBERI SIMONE ut
proximus
132 MISTRETTA FRANCESCO ut proximus
133 CHIAVITTELLI MASTRO FRANCESCO ut proximus mastro
134 ALAYMO (D') PIETRO D'ANTONINO ut proximus
135 ROTULO ANTONINO ut
proximus
136 LA LUMIA ANDREA ut
proximus
137 D'ALBERTO LEONARDO ut proximus
138 PERNA (DI) MASTRO GIUSEPPE ut proximus mastro
139 LA LICATA ANTONINO ut proximus
140 FIDERICO GIOVANNI ut proximus
141 MULE' (DI) ANTONINO ut proximus
142 FAILLA GERONIMO ut
proximus
143 FACCIPONTI MASTRO PIETRO ut proximus mastro
144 DI LIO MAGNIFICO FRANCESCO ut proximus magnifico
145 CACCIATORE PAOLO ut proximus
146 BARBERI PIETRO ut
proximus
147 PROMUNTORIO DI PROMONTORIO ut proximus
148 PUMA (DI) MASTRO LISI ut proximus mastro
149 INGRAO FILIPPO ut
proximus
150 MESSINA MARTINO ut
proximus
151 ACQUISTA (D') GIUSEPPE ut proximus
152 CASTRONOVO GIUSEPPE ut proximus
153 FALLETTA ANTONINO ut proximus
154 AMATO (D') VINCENZO ut proximus
155 AMATO (D') RAYMUNDO ut proximus
156 CAMMALLERI ANTONINO ut proximus
157 XALICI GUGLIELMO ut proximus
158 VELLA PIETRO ut
proximus
159 GUARNERI VINCENZO ut proximus
160 FORMUSO BLASI ut
proximus
161 AGRO' (D') VENTO GERONIMO ut proximus
162 MASTRO SIMONE CALOGGERO ut proximus
163 POMA (DI) MASTRO FILIPPO ut proximus mastro
164 GULPI MASTRO GIOVANNI ut proximus mastro
165 GALIFI MARCO ut
proximus
166 GANDOLFO GIO:BATTISTA ut proximus
167 LA LOMIA PAOLO ut
proximus
168 LA PORTA GERARDO ut proximus
169 SCHILLACI PIETRO ut proximus
170 CASTRONOVO TESEO ut proximus
171 DI BENEDETTO AGOSTINO ut proximus
172 PROMONTORO MARCO ut proximus
173 CURTO BARTOLO ut
proximus
174 PITROZELLA MASTRO MARIANO ut proximus mastro
175 MACALUSO GIOVANNI ut proximus
176 GULPI ANDREA ut
proximus
177 DI MARTINO GIUSEPPE ut proximus
178 CASUCCIA GIACOMO ut proximus
179 PIRRERA PASQUALE ut proximus
180 SANTALUCIA SILVESTRO ut proximus
181 RINALDO GIACOMO ut
proximus
182 MULE' (DI) PAOLINO ut proximus
183 LA LICATA GIACOMO ut proximus
184 SURCI MARCO ut
proximus
185 GUELI (DI) GIACOMO ut proximus
186 BETULO FRANCESCO ut proximus
187 MESSINA (DI) GERONIMO ut proximus
188 LA LICATA PAULINO ut proximus
189 D'ARATA MATTEO ut
proximus
190 DI MARTINO GIACOMO ut proximus
191 D'ALLETTO MASTRO ANTONINO ut proximus mastro
192 MILIOTO PAULO ut
proximus
193 SFERRAZZA PIETRO DI LEONARDO ut proximus
194 MAURO PAOLINO ut
proximus
195 TAIBBI MASTRO FRANCESCO ut proximus mastro
196 VASTA ALOISIO ut
proximus
197 LEGGIA COLA ut
proximus
198 D'ALBERTO ANTONINO ut proximus
199 SALVO (DI) VINCENZO ut proximus
200 D'AVERNA RADAMONTE ut proximus
201 SANTANGELO PAOLINO ut proximus
202 VASCUSO ANTONINO ut proximus
203 LA LOMIA PAULO ut
proximus
204 LA LUMIA LEONARDO ut proximus
205 MONASTERI MASTRO ANTONINO ut proximus mastro
206 CASTRONOVO ANDREA ut proximus
207 MAURO ANTONINO ut
proximus
208 CARROBBA ANGELO ALIAS FASCHERA O FICARRA? ut proximus
209 MORREALE VINCENZO ut proximus
210 COLLURA GIACOMO ut
proximus
211 TERRANOVA MARIANO ut proximus
212 LO PILATO GIUSEPPE ut proximus
213 GRILLETTA COLA ut
proximus
214 MALTA FILIPPO ut
proximus
215 BORDUNARO VITO ut
proximus
216 GIANCANI FRANCESCO ut proximus
217 DI FIORENZA MATTEO ut proximus
218 TUTTOBENI GIACOMO (A.V.: GERONIMO) ut proximus
219 GINGUNI GRIGOLI ut
proximus
220 LA MATINA GIOVANNI DI PASQUALI ut proximus
221 RAGUSA (DI) TOMASI ut proximus
222 MISURACA (A.V.: MISSANA) GERONIMO ut proximus
223 DI NATALI MICHELE ut proximus
224 BELLANCA (A.V.: VALLANCA) PAOLINO ut proximus
225 LA LICATA COLA ut
proximus
226 CARAVELLO FILIPPO ut proximus
227 MORREALE ANTONINO ut proximus
228 BONGIORNO VITO ut
proximus
229 AGRO'(D') SIMONE ut proximus
230 VASTA ANTONIO ut
proximus
231 GERACI (DE) GIACOMO ut proximus
232 CASUCCIA GIOVANNI ut proximus
233 D'ALLETTO COLA ut
proximus
234 GULPI GERONIMO ut
proximus
235 MELI (LO) MARIO ut
proximus
236 FANARA SEBASTIANO ut proximus
237 PALUMBO GIO:BATTISTA ut proximus
238 TERRANOVA COLA ANTONIO ut proximus
239 LA MENDOLA ANGELO ut proximus
240 DI FATIO SANTORO ut proximus
241 ALAYMO (DE) ANTONIO ut proximus
242 LA MATINA PASQUALE ut proximus
243 MORREALE PIETRO NASCA ut proximus
244 SCHILLACI ANTONINO ut proximus
245 PALUMBO STEFANO ut
proximus
246 LA LICATA PIETRO ut proximus
247 CASUCCIA SALVATORE ut proximus
248 ROTULO PIETRO DI NARDO ut proximus
249 LO PUZZO GIACOMO ut proximus
250 TAVERNA GIACOMO ut
proximus
251 JANNUZZO GIOVANNI ut proximus
252 LA LICATA PIETRO DI FILIPPO ut proximus
253 PALERMO (DI) FABIO ut proximus
254 GUAGLIANO ANTONINO ut proximus
255 CURTO PIETRO ut
proximus
256 MARINO GIACOMO ut
proximus
257 BLUNDO MASTRO GREGORIO ut proximus mastro
258 LA LUMIA PIETRO ut
proximus
259 RANDAZZO GERONIMO ut proximus
260 LO SARDO PAOLO ut
proximus
261 RUGGERI FRANCESCO ut proximus
262 PIZZUTO GIACOMO ut
proximus
263 CACCIATORE MASTRO GIUSEPPE ut proximus mastro
264 CASUCCIA VINCENZO ut proximus
265 ROMANO GIOVANNI ut
proximus
266 MIGLIURI NICOLO' ut proximus
267 MARTORANA CIUCIA MASTRO PIETRO ut proximus mastro
268 GIGLIA (DI) GIUSEPPE ut proximus
269 ALAYMO (D') MATTEO ut proximus
270 SABELLA ANTONINO ut proximus
271 CASUCCIA GIOVANNI ut proximus
272 LA LATTUCA PAOLINO ut proximus
273 SANFILIPPO PROSPERO ut proximus
274 BURGIO GIACOMO ut
proximus
275 LA MENDOLA SIMONE ut proximus
276 LA MATINA ANTONINO ut proximus
277 BLUNDO MASTRO GIUSEPPE ut proximus mastro
278 BLUNDO MASTRO GIUSEPPE ut proximus mastro
279 LA LOMIA GIUSEPPE ut proximus
280 POMA (DI) MAGNIFICO PIETRO ut proximus magnifico
281 CATALANO MAGNIFICO MICHELE ut proximus magnifico
282 SANGUINEO MASTRO TOMASO ut proximus mastro
283 FANARA NOBILE TOMASO (o RANERI) ut proximus nobile
284 GULPI MASTRO ANTONINO ut proximus mastro
285 BUTERA (DI) LEONARDO ut proximus
286 SALVO (DI) MASTRO ROGGERI ut proximus mastro
287 BUCCULERI CRISTOFORO ut proximus
288 TROVALI MASTRO ANTONUZZO ut proximus mastro
289 DI MARCO VINCENZO ut proximus
290 CANNELLA MASTRO BENEDETTO ut proximus mastro
291 APICELLA JO:LEONARDO MASTRO ut proximus mastro
292 FARINA (DI) FILIPPO ut proximus
293 RIZZO NANDO ut
proximus
294 MACALUSO PIETRO ut
proximus
295 ZITILLA GIOVANNI ut proximus
296 CAGLIARISI FILIPPO ut proximus
297 SPINA (DI) NICOLO' ut proximus
298 GUELI VITO ut
proximus
299 FACCIPONTI MASTRO VALERIO ut proximus mastro
300 FACCIPONTI MASTRO PIETRO ut proximus mastro
301 MONTANA (DI) AMBROSIO ut proximus
302 MORREALE CATALDO ut proximus
303 SAVATTERI GERONIMO ut proximus
304 FORMUSO LEONARDO ut proximus
305 FALLETTA FRANCESCO ut proximus
306 MACALUSO GIACOMO ut proximus
307 LA MATINA ANTONIO ut proximus
308 MESSINA (DI) GERARDO ut proximus
309 GIGLIA (DI) ANTONINO ut proximus
310 BALDONE MAGNIFICO FRANCESCO ut proximus magnifico
311 RIZZO MARTINO ut
proximus
312 RUSSO DOMENICO ut
proximus
313 MACALUSO ALOISIO MASTRO ut proximus mastro
314 LUPARELLO FABRIZIO ut proximus
315 RANDAZZO GIACOMO ut proximus
316 LO CUCCO ERCOLE ut
proximus
317 LO BRUTTO ANTONIO ut proximus
318 LA LICATA NICOLO' ut proximus
319 DRAGO (DI) MARIANO ut proximus
320 RAO VINCENZO ut
proximus
321 GIULIANA (DI) PIETRO ut proximus
322 FAILLA ANTONINO ut
proximus
323 VASTA VINCENZO ut
proximus
324 SFERRAZZA GERONIMO ut proximus
325 RUSSO VINCENZO ut
proximus
326 BUCCULERI VITO ut
proximus
327 SURCI GIOVANNI ut
proximus
328 SFERRAZZA ANTONINO ut proximus
329 GRACI (DI) PIETRO ut proximus
330 GRILLO GIOVANNI ut
proximus
331 CAPOBIANCO VALERIO ut proximus
332 AGRO' (D') PIETRO ut proximus
333 AGRO' (D') VINCENZO ut proximus
334 LO BRUTTO LEONARDO ut proximus
335 SANFILIPPO VINCENZO ut proximus
336 POMA (DI) LEONARDO ut proximus
337 TRAPANISI PIETRO ut proximus
338 LUPARELLO LEONARDO ut proximus
339 CINO ANDREA ut
proximus
340 AGRO' (D') ANTONINO ut proximus
341 MARTORANA ALESSANDRO ut proximus
342 LO RE FILIPPO ut
proximus
343 ALAYMO (D') PIETRO D'ANTONINO ut proximus
344 JANNUZZO ANGELO ut
proximus
345 MACALUSO NICOLO' ut proximus
346 SPINA ANDREA ut
proximus
347 CARRUBBA (LA) GERARDO ut proximus
348 CRAPARO GIO:BATTISTA ut proximus
349 GIANCANI ANTONINO ut proximus
350 ALAYMO (D') GIOVANNI ut proximus
351 TROISI MASTRO GIACOMO ut proximus mastro
352 FLORIDIA MASTRO VINCENZO ut proximus mastro
353 MONTELEONE GIUSEPPE ut proximus
354 LO BELLO GIOVANNI ut proximus
355 SCARLATA ANTONINO ut proximus
356 GRACI (DI) ANDREA ut proximus
357 FIRRERA PIETRO ut
proximus
358 LA LICATA GIO:BATTISTA ut proximus
359 RANDAZZO LEONARDO ut proximus
360 JANNUZZO ANTONINO ut proximus
361 SAVONA ANTONINO LO PICCIOLO ut proximus
362 GULPI ALOISI ut
proximus
363 LA MANTIA PIETRO ut proximus
364 MARTORANA LEONARDO ut proximus
365 MOLE' (DI) FILIPPO ut proximus
366 CASUCCIA FRANCESCO DI FRANCESCO ut proximus
367 ALAYMO (D') CESARE ut proximus
368 SFERRAZZA ANTONINO ut proximus
369 CURTO GERARDO ut
proximus
370 SENA (DI) ANTONINO ut proximus
371 FRANGIAMORE GIUSEPPE ut proximus
372 BARBERI GRISPINO ut proximus
373 SCOZZARO MARIANO ut proximus
374 AMORELLA (D') FRANCESCO ut proximus
Et sic dictum consilium fuit conclusum nemine discrepante eodem cum
fuissent lecta dicta capitula per me notarium Nicolaum Monteleone alta voce in
loco alto ubi ab omnibus intelligi posse fuit per dictum magnificum eximium
dominum delegatum in dicto consilio fuit expositum tenoris sequentis videlicet:
Già tutti voi esistenti in lo consiglio aviti inteso
leggiri detti capitoli per notar Cola Monteleone si restati contenti di detti
capituli ognuno dugna la sua vuci, e pariri, ed eliggia dui sindaci e
procuraturi ad effetto di putiri publicare detti capituli e farsi istrumento
publico con suoi patti renunciazioni cum juramento firmati in forma, lo
magnifico Joan Vito d’Amella capitano di detta terra dici ed è di pariri che si
contenta di detti capitoli letti nelli quali ci sù multi relasciti e gratij
fatti per lo signuri Conti, e che si pubblicano ed eliggiasi per sindaci e
procuratori ad Antonino Lo Brutto ed Antonuzzo Morreale, ad effetto di putiri
fari publicari detti capitoli dictae universitatis con li soliti obligazioni
stipulazioni juramento fitmati in forma; lo magnifico Lorenzo Justiniano
concurri con detto d’Amella; lo magnifico Giacomo Monteleone ut proximus, lo
nobile Antonino d’Alaymo ut proximus et sic omnes et singulae prenominatae
personae concurrerunt cum dicto de Amella et de Monteleone de Justiniano et de
Alaymo, capitaneus et jurati,
et sic dictum consilium fuit conclusum nemine discrepante, et postquam
fuit conclusum consilium predictum, de consensu dictorum capitulorum et
electione sindacorum et procuratorum fuit facta nota electionis sindacarum et
procuratorum in actis die quo supra et ideo concluso dicto consilio nemine
discrepante de voluntate dicti accordij fuerunt de mandato dicti magnifici et
eximij delegati et in eius presentia et coram dicto consilio et coram dictis
personis nominatis existentibus in dicto consilio dicta capitula per me
notarium infrascriptum alta voce et in loco ubi ab omnibus facile intelligi
possunt quibus quidem capitulis lectis a primo capitulo usque ad ultimum et eis
bene intellectis fuit per totum dictum consilium nemine discrepante consilium
convocatum quod sunt contenti de dictis capitulis accordatis ut publicentur et
fuerunt electi per dictum consilium prefati Antoninus Lo Brutto, et Antonutius Morreale Sindaci et Procuratores
universitatis predictae coram dicto consilio et coram dictis personis
prenominatis existentibus in dicto consilio ad contrahendum publicari faciendum
et instrumentum publicum per notarium publicum in forma publica pro ut latius
per dicta preinserta capitula accordij et capitulationis detemptorum per dictum
eximium dominum delegatum approbari ad que in omnibus et per omnia plena
relatio habeatur, et sic ad confectionem presentis transactionis et accordij et
ratificationis dictorum capitulorum devenire decreverunt modo et dorma quibus
infra quorum capitulorum tenor in omnibus et per omnia talis est ut infra
sequitur, videlicet:
Capitoli dell’accordio si fà infra l’illustrissimo
signor D. Hieronimo Carretto conte della terra di Racalmuto e per esso suoi
figli utriusque sexus et suoi eredi e successori in dicto statu
per lo quali si havi di promittiri di rato iuxta
formam ritus di ratificari lu presenti contrattu à prima linea usque ad
ultimam, ita che li masculi d’età si habbiano da fari ratificari infra mesi due
da contarsi d’oggi innanzi, e li minuri quam primum erunt maioris aetatis cum
pacto et condictione che la persona che rathifichirà s’habbia d’obligare di
rato per li suoi figli utriusque sexus, e cossì li figli di figli in infinitum
intendo per quelli che haviranno di succediri in detto stato e terra di
Racalmuto, e non altrimente ne per altro modo s’intenda detta promissione di rato
ut supra di l’una parti, e Bartolo Curto, Pietro Barberi, Cola Capobianco,
Angelo Jannuzzo, Antonuzzo Morreale, Cola Macaluso, Pietro Macaluso, Antonino
Lo Brutto, Vito Bucculeri, Pietro d’Alaymo, Joan Vito d’Amella ed Antonio Gulpi
eletto di nuovo per la morte dello quondam Jacobo Morreale, deputati eletti per
consiglio circa la questione e liti vertenti tra lo detto illustre signor conti
e l’università di detta terra in la R.G.C. ed altri differentij che tra loro
sono stati, in lo quali accordio s’intenda e sia imposto perpetuo silentio:
1. In primis perché è consuetudine ed osservanza nella
terra di Racalmuto che tutti quelli cittadini ed abitaturi di detta terra che
tenino gallini sono obligati ogn’anno darne una al Conte di detta terra per
prezzo di grana dieci, e cossì quelli che tenino pollastri averni a vendiri una
per prezzo di grana setti, e similmente di quelli che tenino galluzzi venderni
uno l’anno per prezzo di grana cinque, per tanto stante la nova convenzione ed
accordio fatto, si è convenuto ed accordato che tutti quelli cittadini di detta
terra che teniranno gallini, galluzzi ò pollastri siano obligati vendiri una
gallina, uno galluzzo ed una pollastra tantum l’anno al detto illustrissimo
signor Conti e successori in detto contato in perpetuum, li quali abbia di
pagari per prezzo di grana dieci tantum si è gallina quanto galluzzo ò
pollastra, ed avuta d’una casata che terranno detti pollami, cioè quella
pollame che si troviranno aviri delli sopradetti tre nominati, cioè gallini,
pollastri ò galluzzi ò parti di quelli di quelli secundo la pirsuna, che quelli
terrà pagati nel modo detto di sopra per una volta tantum l’anno, non pozza in
detto anno detto signor signor conti pigliarci più altra pollame di quella che
avirà comprato nel modo predetto nel presente capitulo, ita che quella persona
cittadina ò forastera abitatura di detta terra che non avirà pollastri e
gallini non sia tenuto à loco di quelli darci gallini se non tantum la gallina
predetta ogn’anno come sopra detto.
2. Item perché è antica consuetudine ed osservanza, et
prohibizione potersi lavare nello loco d’undi currino li canali di la funtana
di lo loco nominato lo fonti e la bivatura, e quelli che in tali lochi proibiti
hanno lavato su stati incorsi in pena di onze 4.7.10 applicata detta pena le
onze 4 allo barone che pro tempore sù stati ed al presente al Conte, e li tt.
7.10 a li baglij, per tanto stante la nuova convenzione ed accordio si patta e
statuisce che ogn’anno s’abbia di promulgare bando per ordine di detto
illustrissimo Signor Conte e suoi successori; lo detto bando di proibizione di
lavarsi in detti lochi per lo quale si proibiscono tutti e qualsivoglia persone
che siano in detta terra di Racalmuto di qualsivoglia stato grado e condizione
che siano altro non eccettuato ne escluso eccetto che li genti di casa per uso
di detto signor Conti, suo castello e casa, ma che tutti l’altri incorrono alla
predetta pena delle onze 4.7.10 applicati del modo infrascritto, cioè delli tt.
7.10 alli Baglij tt. 3.15 e l’altri 3.15
abbiano d’entrare in potere delli magnifici giurati della detta terra, e cossì
similmente pagandosi le dette onze 4 si debbano di partiri onze 2 à detto Conti
ed onze 2 in potiri delli jurati, delli quali dinari di pena che intriranno à detti jurati s’abbiano da
fare tutte le spese e tutti consi e cosi necessarij di detta fontana ed
aquedutti, nello quali loco si concede facoltà ad ogn’uno dell’università
putiri denunciari la pena di quella persona che ci incorrirà, ita che li
lavandari di detto illustrissimo signor conte lavando altre robbe di casa di
detto illustre conte siano nella medesima pena nell’esazione, della quale pena
sia data l’autorità e potestà alli
giurati presenti et qui pro tempore saranno di potere creare una persona
deputata ogn’anno la quale habbia potestà d’esigeri auctoritate propria le
sudette pene e pigliare in pena qualsivoglia persona che controverrà, la quale
in fine anni anni aggia di rendiri alli giurati di detta terra justo e legali
cunto della sua amministrazione e lo illustre conti non pozza impedire in cosa
nessuna si non tantum et dumtaxat in la porzione che compatisce ad essole quale
pene ch’entriranno ut supra d’erogarsi e spendiri tanto in la predetta fontana
come in l’orologio ed altre cose in beneficio dell’università, ed in quanto
alla pena di onze 4 relasciandoci il conte la sua parte, in tutto ò in parte
s’intenda relaxata la parte competente alli jurati.
3. Item ch’è solito e consueto li cittadini ed
habitatori di detta terra havendo macina et potendo macinare alli molini del
conte di detta terra aviri di macinari in detto molino di detta terra, e non à
quelli di fora, stante la penadi tarì setti e grana dieci, per tanto stante la
presente convenzione e concordia si statuisce perpetuamente che di qua innanti
li cittadini ed abitatori di detta terra dalli quindici del mese di aprile per
tutti li quindici del mese di ottobre possano e liberamente vagliano a loro
libertà andari à macinari dove più li piaceet accomodo etiam in l’altri molini,
che non siano del detto illustre conte, e delli quindeci del mese di ottobre
insino alli quindeci del mese di aprile, cui delli detti cittadini ed abitatori
vorrà andari à macinari al altri molina che non
à quelli del Conti fora lo territorio, ch’innanti siano tenuti ed
obligati andare dove li piacerà a loro, ad uno delli molina di detta terra di
detto conte, ed andando di giorno e trovando che li sia macina per tutto detto
giorno, nello quale giorno, non pozza macinari, pozza e voglia liberamente
andare dove li piacerà à macinare, e si andranno à macinari di notte, avendo
detto molino macina per tutta la notte sudetta, nello quale lo detto cittadino
non potrà macinare, pozza e voglia liberamente andare à macinare dove li
piacerà absque incursu penae, come si è detto di sopra, e di questo se n’abbia
di stare per lo giuramento dello cittadino ed abitatore della detta terra, e di
questo se n’abbia di stare per lo giuramento dello cittadino ed habitatore
della detta terra, ed allo garzone di detti cittadini ed habitatori di potere
jurare, e si trovao o ritrovao macina per tutto quello giorno, per tutta quella
notte, quando avirà andato à macinare in detti molini di detto signor conte, e
che per avere ritrovato macina se n’andao ad altri molini di fora lo territorio
di detta terra, e non osservando la forma di detto capitolo, incorrono nella
sudetta pena, applicata conforme allo bando solito prumulgarsi, benvero che
provandosi per testimonij non si stia allo juramento predetto si non alli detti
testimonij, e questo s’intenda per l’altri molini, eccettuando li molina dello
Raffo intendendo dello jorno della spunta del sole per insina ad ore ventidue,
e la notte s’intenda dalli detti ore ventidue innanti.
4. Item che è solito e consueto che li baglij tanto
della terra come del territorio, le pene che fanno delli contravenzioni delli
bandi ed osservantij e consuetudini di detta terra alle persone farli pagare
senza testimonij, ma solo in caso di controvenzione dare solamente lo
giuramento allo baglijo e per la pena dell’animali che fanno del modo detto di
sopra, doviri essere solamente con la presenzia di un testimonio, per tanto per
la convenzione e concordia perpetuo valituri si patta e costituisce che li peni
del modo detto di sopra, che li baglij faranno alle persone nella terra,
abbiano d’essere con uno testimonio, e mancando detto testimonio, non s’abbia
da stare allo giuramento del detto baglio, ma allo giuramento di quella
persona, che sarà presa in pena, e delli peni di fora della terra e suo
territorio si stia alla consuetudine ed osservanza che al presente.
5. Item perché è di consuetudine ed osservanza in questa
terra, che qualsivoglia carne di bestiame grossa, che more fora la terra, e
veni morta di fori, come bovina, e vacchina e di qualsivoglia altra bestiame,
tanto salvatica, come domestica, non si poetere vendere per li cittadini ed
abitatori di detta terra, senza che prima ne diano un quarto allo gabelloto
della bocceria del conte di detta terra, per tantoper la presente convenzione e
concordia si patta e statuisce che della bestiame bovina e vacchina che verrà
morta di fuora stia in facoltà e libertà delli cittadini ed abitatori di detta
terra padroni di detta carne, se vorranno dare lo quarto allo gabelloto della
bocceria, ò vero darci denari quattro per rotulo alli bocceri, conforme alla
gabella per tutta la quantità dello piso di detta carne, che venderà delli
sopradetti animali morti di fora, come sono bovi, vacchi ed ogn’altro animale
salvatico, ma in quanto all’altra bestiame minuta e domestica s’abbia
d’osservare la consuetudine ed osservanza come è stato ed è al presente, e non
li ptere vendere che non diano lo quarto d’ogni animali che disfarranno come
sono crapi, becchi ed altra bestiame pecorina e poichè non fossero mortizzi,
eccettuati li castrati, ed eccetto in lo caso preditto, che fossero mortizzi,
sta che, li crapi e becchi si pozzano ammazzare come è stato sempre
consuetudine ed è presenti intra la terra.
6. Item in quanto alli Borgesi e Massari che siano
esenti delle persone della giornata cossì per correri e carriare alla massaria
musto ed altro cosi, e levarci bestij ed altri servizij, e delle manne [a.v.:
manni] che si dunano a filari alli donne siano similmente esenti di tali
gravizij, benvero li giornatari, bordonari ed altre genti che sono soliti
locarsi alli servizij siano obligati serviri secondo l’osservanza e
consuetudine di detta terra, e cossì ancora s’intenda per le donne, che solino
filare e servire, benvero che quelli massari con tutto che siano massari e
borgesi e farranno offizio di giornatari siano obligati servire non ostante che
fossero massari e borgesi, quando che non aviranno à fare servizij in la robba
loro, e che vorranno fare li fatti loro, e di questo similmente si ni abbia da
stare allo juramento di detto cittadino ed abitatore di detta terra, si averà
da afre uno servizio in la robba loro, ita che sia obligato detto signor conte
pagarli sicome si pagano l’altri massari e borgesi, e similmente le donne
pagarle il prezzo che li pagano l’altri, ita che le donne che non sono solite
fare servizio stiano e non siano angariate per detto illustre signor conte, nè
per suoi in futurum nelli cosi premissi, e l’altri che non fanno tale officio,
e che fanno li fatti loro siano esenti e liberi, e cossì s’intenda per li
bestij di quelli massari e borgesi, che fanno servizio ad altri, ch’in tal caso
siano obligati servire come è di costume pagarci però li loro servizij, e detto
signor conte sia tenuto di pagare per le cose premisse conforme sono solite
pafare li massari di detta terra, ita che volendosi il conte servire delli giornateri
e di qualsivoglia altra persona che si lochirà alla giornata per un giorno
tantum, l’abbiano di servire senza pagare giornata alcuna, si non che siano
franchi delli tt. due della giornata che tocca al conte delli tarì cinque della
baglia per giornata, e volendosi servire d’altri giovani siano obligati servire
del modo sopradetto dummodo che si debbiano pagare il giusto prezzo, che
paghiranno l’altri di detta terra.
7. Item stante l’animo bono che detto signor conte have
ed ha avuto verso li suoi vassalli cittadini ed habitatori di detta terra, ci
fà grazia che li terraggi non esatti
dall’anno sesta [1578], e settima [1579] indizione, e cussì tutti l’anni
passati che forte apparisse dover avere detto illustre signor conte, terraggi
nelli quali fossero dati li terri à più somma di salme due di terraggio per
ogni salmata di terra, che quelli terraggi che non si trovano allo presente
pagamento s’abbiano da pagare à raggione di due terraggi per salmata di terre,
cioè salme due di formento, e lo resto ci lo relasciao e relascia.
8. Item perché è consuetudine in detta terra ed
osservanza che tutti li cittadini ed abitatori di detta terra pagare la decima
dello lino al detto Conte, per tanto stante la presente convenzione e concordia
perpetuamente duratura, detto Conte li fà esente e libero di detta decima.
9. Item perché è osservanza e consuetudine in detta
terra non si potere scippare nessuna vigna che fosse nel territorio di
Racalmuto, per tanto stante la presente
convenzione e concordia detto signor conte concede alli cittadini ed
habitatori di detta terra alle persone che aviranno vigna in detto territorio,
volendo quella seu quelli fare scippare,
li possano fari scippari avuta la licenza prima di detto conte, e relazione di
esperti, e stimatore che mettirà la corte che quella vigna che vorranno
scippare sia di doversi scippare, ed avuta tale licenza e relazione possano
scippare detta vigna ad effetto di seminarsi e d’altri arbitrij , e che detti
esperti abbiano di fare relazioni in scriptis cum juramento, acciò di detta
licenza n’apparisse atto publico.
10. Item perché è consuetudine ed antica osservanza in
detta terra che ogn’anno eligersi e crearsi un rabbicoto [2],
lo quale have eletto e creato detto conte e suoi antecessori baroni di detta
terra, per tanto stante la presente convenzione e concordia si statuisce che
ogn’anno le gente cittadini ed abitatori di detta terra possano per consiglio
da tenersi dalli giurati di detta terra con licenza di detto conte e suoi
successori eligersi tre persone cittadini di detta terra, à tale officio di
rabbicoto ogn’anno, e di quelli tre eletti per detto consiglio lo rabicoto sia
quello delli tre eletti per detto consiglio, lo rabbicoto sia quello delli
detti tre sarrà confirmato per il conte il quale statim abbia di dare la
pleggeria conforme alla prammatica.
11. Item che è consuetudine ed osservanza in detta terra
li baglij delli loro diritti e raggioni di peni cossì della gabella della
baglia ed altri raggioni, ch’anno da costringersi li cittadini ed habitatori e
loro debitori à farsi pagare le pene, per tanto per la presente concordia e
convenzione perpetuamente duratura che per le pene gli baglij non possano
pigliare formento nè altro loco sopra li bestij à nessuno, che poi non sia
condannato per dette pene che domandano, e per quello che è condannato non
pozza pagare se non lo giusto prezzo che have di avere per la presente in
quanto allo pagare della baglia dritti di detti peni in denari s’osserva quello
che per lo passato s’have osservato e per lo presente s’osserva, cioè cui è
obligato pagare in formento, paga formento, e cui denari paga denari, e benvero
che il cittadino ed habitatori di detta terra per tutto lo giorno di S. Vito
per ogn’anno, ed offerendo per detti causi pagarsi denari non sia tenuto nè
obligato pagare formento.
12. Item perché è antica consuetudine ed osservanza in
detta terra di tutto lo musto che si inchiude in detta terra e suo territorio
pagare alli baroni che pro tempore sù stati ed al presente al conte, per ogni
botte di musto tarì tre per botte nominayi li grana, e perché la botte di detta
terra è la misura di quartari venti, pertanto per la presente concordia e
convenzione si patta e statuisce che lo musto lo quale s’inchiuderà in una
stipa, che fosse la caputa di quartari ventinove abbasso insino alli venti che
detta ragione di grana di tale stipa s’abbia da pagare tarì tre, ed arrivando à
quartari trenta, s’abbia da pagare per una botte e menza; se più di detti
quartari trenta in suso fosse detta stipa di caputa, che dettaraggione di grana
s’abbia di pagare quel tanto più che toccherà di caputa di trenta quartari e di
quartari venti à basso la detta raggione si debbia pagare conforme alla
consuetudine ed osservanza, che è allo presente, ita che per la quantità dello
musto in detti stipi s’abbia di stare allo giuramento delli padroni di detto
musto, ita che provandosi lo contrario tali padroni siano in pena di onze
quatro d’applicarsi all’erario [a.v. thesoriere] di detto conte.
13. Item perché è antica consuetudine ed osservanza in
detta terra, li cittadini ed habitatori di quella per li raggioni di semina,
arbitrij e massarie, che fanno e seminano in altri lochi e feghi fora dello
territorio di Racalmuto pagare allo barone, che pro tempore sù stati in detta
terra, ed al conte ch’al presente è quella quantità medesima per raggione di
terraggio[3],
che pagano alli padroni che ci dunano detti terri, si come per lo presente si
paga, per tanto per la presente convenzione e concordia si patta, e
perpetuamente statuisce, che li cittadini ed habitatori di detta terra, li
quali farranno li loro arbitrij di massaria e seminari in altri lochi, feghi e
territorio ultra lo fego di Racalmuto, che per raggione di tirraggio detto
di fora [sott. ns.] tantum et dumtaxat, abbiano e deggiano pagare due salme
di formento per ogni salmata di terra, che seminiranno, e se le terre, le quali
fuora di detto territorio di Racalmuto pigliranno à seminare s’havessero dalli
padroni per più terraggio, e per gran somma che fosse, non possano né siano
costretti né tenuti pagare più che la detta somma di salme due di formento per
ogni salmata di terre che semineranno, perché lo resto detto signor Conte si
contenta farcini grazia e relasciarcilo; e quando realmente e veramente senza
nessuna malizia nè fraude di qualunque modo si potesse commettere li detti
cittadini ed abitatori, trovassero terre aà terraggio delli patroni che
darranno le loro terre à seminare che per mera raggione di terraggio pagassero
manco di salmi due di formento per ogni salmata di terre semineranno, quel
tanto manco che sarrà delli salme due pattati per ogni salmata di terre abbiano
di pagare allo detto conte di detta terra, ita che dette persone non aggiano nè
debiano fraudare terraggio, nè fare collusione alcuna directe vel indirecte,
tacite vel expresse, e fraudando detto terraggio facendo collusione, incorrono
in quella pena, che lo conte ordenirà per suoi bandi, alli quali bandi
promettino stare ed acquiescere.
14. Item che è antica consuetudine [4]
ed osservanza in detta terra li cittadini ed abitatori di quella che tanto intra
lo territorio di Racalmuto, quanto fora di detto territorio, seminano intra
chiusi loro appatronati, pagare allo conte, come per lo passato hanno pagato
alli baruni che pro tempore sù stati in detta terra li terraggi di dette chiuse
loro appatronate, che hanno seminato e semineranno, cioè intra la baronia e
contato di Racalmuto, à raggione di un terraggio per salmata di terre, in li
chiusi fora lo territorio della baronia e contato predetto, per tummina otto
di terra che semineranno ed hanno
seminato pagare à raggione di salma una di formento per salmata di terra, e
tummina otto di formento per tummina otto di terra, per tanto per la presente
convenzione e concordia perpetuamente si patta e statuisce sopra questa
raggione di terraggio di chiuse dentro e fuora territorio, pagare sicome per lo
presente si ha pagato ed osservarsi l’osservanza e consuetudine in detto
terraggio di chiuse dentro e fora territorio.
15. Item che è antica consuetudine ed osservanza li
cittadini ed abitatori di questa terra di Racalmuto, che fora dello territorio
di detta terra averanno maisi, ristucci ò li vendono à forasteri di quelli che
non obstante non seminano pagarni lo terraggio come hanno pagato alli baroni
che pro tempore sono stati ed al presente al conto, per tanto per la presente
convenzione e concordia si patta e statuisce che li cittadini ed abitatori di
detta terra, li quali fora di detto territorio di Racalmuto ed altri terri,
lochi e feghi, che aviranno maisi e li venderanno à forestieri, che per detti
maisi aviaranno avuto le terre a due terraggi o più di detti non li pagano, né
debbiano pagare più di salme due di formento per ogni salma di terre di detti
maisi e restuccie, e si per manco per ogni salmata di terre di dette maesi e
restuccie haviranno havuto le terre per manco siano obligati pagare li dui
terraggi non innovando cosa alcuna della consuetudine e confirmandosi nel modo
del pagamento di lo terraggio con la promissione del capitolo della paga dello
terraggio di fora.
16. Item perché è
di consuetudine ed osservanza in questa terra di Racalmuto, che li cittadini ed
habitatori di quella in lo territorio e fego di Racalmuto e di Garamuli nello
metiri putirici teniri li loro bestij somerinini et bestij grossi che
s’osservano del modo e forma che al presente si costuma ed è consuetudine.
17. Item per la presente convenzione e concordia il signor conte si ha contentato
e cossì patta e statuisce perpetuamente che li genti ed habitatori di Racalmuto
patroni di loro vigne e chiuse andando a lavorare le dette vigne e chiuse per
lo tempo statuito solito e consueto che per tale effetto li cittadini predetti
ponno portare le loro bestiame lavoratori, si concede ch’essendoci vacche
lavoratori con le quali lavoreranno dette loro vigne e chiuse e dette vacche
lavoratori avessero vitelli loro figli,
quelli detti cittadini ed habitatori di Racalmuto lavorando loro proprie vigne
e chiuse possano liberamente portarceli si averanno insino al numero ò vacchi
selvatichi ò ienchi mannarini se li concedi che li pozzano portare e teneri del
modo che si ha detto di sopra.
18. Item perché è antica consuetudine ed osservanza in
detta terra e territorio di Racalmuto li
cittadini ed habitatori di quella ed altri genti che in detta terra e
territorio vendessero li loro beni stabili senza licenza delli baroni, che pro
tempore sù stati ed al presente del conte incurriri in la pena di perdiri detti
beni, e perché si ritrovano al presente alcuni beni stabili in detta terra e
territorio venduti senza ottenere licenza del conte, onde sono incorsi nella
caducità et omissione [a.v.: dimissione] di detti beni, per tanto per la
presente concordia e convenzione, stante che detto signor conte graziosamente
li relascia et li dimitti la pena delli
detti beni venduti senza licenza, in la quale hanno incorso, perpetuamente si
patta e statuisce che la detta osservanza e consuetudine di non potere vendere
detti beni stabili esistenti in detta terra e territorio senza licenza di detto
signor conte si habbia di osservare, e cossì per la persente convenzione e
concordia si patta e statuisce che detti beni stabili in detta terra e
territorio di Racalmuto non si putiri vendiri senza espressa licenza di detto
signor conte; ed havuta la detta licenza pagare la debita raggione di censi.
19. Item perché sole succederi spessissime volti persone
poco timorose di Dio e di la loro coscienza per travagliare ed interessari ad
altri accusarli indebitamente, pertanto s’abbia da supplicare à S.E. e Regia
G.C. che si degni concedere che si possa ordinare e statuire si come per la
presente convenzione e concordia obtenta licentia predicta e non altrimente si
ordina e statuisce perpetuamente che accusando alcuno à qualche persona
ch’elessi li termini e non facta probazione legittima di la continenzia di la
causa, statim elassi li termini e non fatta probazione contral’accusato, pozza
farsi tassare le spese per lo mastro notaro per la somma tassata farsila pagare
di l’accusaturi contra lo quali si pozza
procedere realiter et personaliter absque
quindena e che in questo non si abbia d’osservare l’atto novissimo fatto
per S.E. nella R.G.C.
20. Item che è consuetudine ed accordio che l’una e
l’altra parte, cioè che tanto detto illustre conte, come li sindachi ed
università preditta ad invicem si relasciaro e rimettino tutte le spese fatte
usque ad hiernum diem per le sopradette liti in judicij et extra, benvero che
declararo e declarano le presente spese essere alla somma di scudi ventimila
per ogn’uno, e volsero e vogliono che tentando e volendo tentare detto illustre
conte o suoi figli eredi e successori in detto stato in perpetuum alcuna cosa
directe ò indirecte, per sè, nec per submissas personas, contra la forma,
continenzia e tenore del presente contratto d’accordio, seu d’altra cosain
quello contenta, tali casu che s’intenda ipso jure et ipso facto condannato à
pagare dette spese alla detta università; né possano essere intese un cosa
alcuna nisi prius solutis dictis expensis; e similmente contravvinendo ipsi
sindaci che non possano essere intesi nisi facta soluctione predictarum
expensarum ad esso illustre conte seu suoi heredi e successori in perpetuum
perché cossì volsero ex pacto cum juramento firmato.
21. Item e qualsivoglia altre prerogative, consuetudini,
osservanzij, preminenzij, jurisdizioni, immunità, franchizzi, servitù e libertà
cossì civili come criminali soliti e consueti osservanzii non previsti nè
statuti nè fattane espressa menzione per
li presenti capituli, convenzione e concordia s’abbiano di guardare ed
osservare nel modo e forma che sù guardati ed osservati al presente non
innovando cosa nessuna ultra quelli portati e stabiliti per li presenti
capitoli et etiam ex forma juris à detto conte e suoi successori competino e
competiranno et similiter s’abbiano d’oservare in beneficio di detta università
e dello conte e suoi successori.
22. Item che per l’avvenire né in nessuno tempo s’abbiano
nè possano metteri novi vettigali, servitù, angarie, e consuetudini per detto
signor conte, suoi figli, eredi e successori in perpetuum eccetto che non si
mettessero ed imponessero con solito ed universale consiglio more solito.
23. Item che delli presenti capitulazioni e concordia se
ne abbia da fare publico istrumento con tutte quelle clausole, cauteli,
solennità debiti et necessarij, et quatenus opus est et non aliter nec alio
modo se n’habbia di impetrare licenza, autorità e corroborazione di Sua
Eccellenza e Regia Gran Corte e doppo della Mestà del Re nostro signore, le
quali licenzie detto illustre signor conte procurerà e si forzerà impetrarle e
fare ogni sforzo e debito suo, à sue dispese e non altrimente né in altro modo.
24. Item che è antica consuetudine ed osservanza che li
cittadini ed habitatori della terra di Racalmuto, che principalmente hanno in
gabella tenuti di terra inclusi et strasattati, ed altri territorij per quanto
importa pro rata la gabella delli dette terre seù territorij inclusi e
strasattati, si patta e statuisce perpetuamente che di qui innanzi quella
persona che ingabellerà tenuti di terre, che sia di salmi 50 di terre, non sia
obligato se non pagare uno terraggio per salmata di terre di quello seminerà
intendendosici in detta somma di salme 50 tutte le terre salvaggie che si
troveranno in dette terre e territorij, ita che la gabellazione della detta
tenuta sia e s’intenda ingabellata per una persona tantum e non per più persone
ed ingabellandosi per più persone che siano obligati a pagare lo terraggio à
salme due di formento giusta la forma dello capitolo precedente numero 13, ita
che la terra selvaggia non sia più della terza parte, sopra questa fraude né
collusione alcuna directe vel indirecte, tacine vel expresse, giusta la forma
del capitolo n.° 13.
25. Item che li predetti capitoli s’abbiano d’osservare
in perpetuum tanto per detto signor conte che al presente è come per l’altri
successori qui pro temporesarranno in detta università, quanto per li
cittadini, ed habitatori forestieri che verranno ad habitare in detta terra.
26. Item che tutte quelle persone tanto cittadini quanto
abitatori che ingabelleranno feghi etiam che fossero manco di salme cinquanta
per quello che semineranno li padroni tanto cittadini quanto come abitatori
della detta terra di Racalmuto abbiano di pagare à detto signor conte à
raggione di salma una di formento per ogni salmata di terre che seminerà dentro
lo sodetto fego, dummodo che siano feghi separati si come sono al presente.
27. Item perché è stato ed è consuetudine ed osservanza
che tutti quelli cittadini ed abitatori di detta terra di Racalmuto che tengono
chiuse dentro lo territorio di Racalmuto, Garamoli e Colmitelli di potere
tenere per ogni menza salma di terre un bue, per una salma di terre due per
ogni anno, ed una cavalcatura, per tanto s’abbia d’osservare detta consuetudine
ed osservanza, et etiam che ci pozzano pasciri lo bestiame somerina quanto ni
tengono giusta la consuetudine ed osservanza che per lo passato è stato ed al
presente è.
Vidit Ascanius de Barone delegatus.
* * *
Propterea per me notarium infrascriptum hodie die preadnotato, lecto,
declarato et patefacto toto tenore et continentia proximi preinsertorum
capitulorum transactionis et accordij inter dictam universitatem et per
consequens dictos sindacos et procuratores et dictum illustrem dominum don
Hieronymum del Carretto comitem dictae terrae de verbo ad verbum et de prima
linea usque ad ultimam formiter pro ut iacet, alta et intelligibili voce in
vulgari eloquio et sermone prout sunt, magnifico domino Artali Tudisco de eadem
terra Racalmuti veluti procuratori dicti illustrissimi comitis virtute
procurationis factae paulo ante in actis meis notarij infrascripti, et prefato
Antonutio Morreale et Antonino Lo Brutto sindacis et procuratoribus dictae
universitatis per ipsam universitatem electis, creatis et nominatis virtute
actus huiusmodi electionis etiam paulo ante factae in actis meis infrascripti
notarij presentibus et audientibus coram dicto consilio congregato ac coram
dictis personis nominatis existentibus in dicto consilio congregato presentibus
et audientibus et per eos bene intellecto et percepto prefatus magnificus Artalis procurator dicti illustrisssimi
domini don Hieronymi Carretto comitis dictae terrae absentis pro quo ad
cautelam de ratho promisit et promittit iuxta formam rithus M.R.C. quod
presentem contractum transactionis et accordij et rathificationis dictorum
capitulorum omniaque in eo continentia rathificabit confirmabis acceptabit
laudabit approbabis etc sub hypoteca etc. ex una parte, Antoninus Lo Brutto et
Antoniutius Morreale sindaci et procuratores dictae universitatis et nominati
virtute dicti actus electionis ex alter,
mihi notario cogniti presentes coram nobis, cum authoritate et consensu dicti
magnifici et eximij domini Ascanij Barone delegati ut supra presentis suam
judiciariam auctoritatem pariter et decretum prestantis et tribuentis dictique
sindaci et procuratores cum auctoritate
et expressa licentia, voluntate et decretu dicti consilij congregati in dicta
maiori ecclesia presentis et audientis per modum ut supra, et suam auctoritatem
et consensum prestantis coram me notario et testibus infrascriptis et
acquiescentibus et se contentantibus de presenti contractu transactionis et
accorfij et ratificationis preinsertorum capitulorum sponte dictis nominibus
per eos et eorum in futurum heredes et successores in dicta preinserta capitula
transactionis et accorfij omniaque et singula in eis contenta, descripta, specificata
et adnotata rathificaverunt, publicaverunt, promulgaverunt, confirmaverunt,
acceptaverunt, laudaverunt et approbaverunt, laudant et approbant iuxta eorum
seriem, continentiam et tenorem, ac etiam ipsi contrahentes dicti nominibus,
una pars alteri stipulanti et e converso se obligaverunt et obligant sub
omnibus et singulis illis obligationibus, clausulis, cautelis, pactis,
relaxatis, gratiis et alijs in dictis praeinsertis capitulis contentis et
expressatis singula singulis se congrue referentes quibus capitulis ipsi
contrahentes dictis nominibus promiserunt omni futuro tempore stare et
quiescere inviolabiliter observare, et si enormiter et enormissime lesi
fuissent quibus quidem lesionibus si essente tam de presenti quam de futuro
quomodocumque et qualitercumque liti cesserunt et cedunt et omni actione
careant et iura ipsarum lesionum in juficijs vel extra et non contravenire, nec
contraveniente consentire aliquo iure, titulo, ratione seu causa scita vel
ignorata, tacita vel expressa, intrinseca vel extrinseca, de jure vel de facto,
quomodocumque et qualitercumque renunciantes exceptioni etiam, ac etiam
beneficio restituctionis in integrum, et omni alio legum et juris auxilio in
corpore juris clauso et non clauso in favorem dictae universitatis dittante, ac
etiam dei eis de quibus hic oporteret fieri specialis mentio et non aliter nec
alio modo , quae capitula transactionis et accordij praefatus magnificus
eximius dominus delegatus confirmavit, acceptavit, laudavit et approbavit et
suam seu verius parte parte Eccellentiae Suae et Magnae R.C. judiciariam
authoritatem pariter et decretum prestitit et tribuit et non aliter nec alio
modo, quae omnia et singula predicta et infrascripta partes sibi ipsis ad
invicem solemnibus stipulantibus hinc inde intervenientibus dictis nominibus
per eos eorumque in futurum heredes et successoribus promiserunt et convenerunt
hinc ratha, grata et firma tenere, attendere et inviolabiliter obeservare
contra non facere de jure vel de facto in omnem eventum et sine aliqua diminutione
in pace etc. deplano sine lite curiae, queremonia, judiciorum strepitu et
figura juditij, omni libello, petitione, oppositione et exceptione remotis, sub
hypoteca et obligatione omnium et singulorum dictis nominibus bonorum eorum
mobilium, stabilium, burgensaticorum presentium et futurorum habentium et
habendorum cum refectione omnium et singulorum damnorum, interesse et
expensarum litis et extra etiam viaticarum, algoritij et procuratoris,
coniunctim vel divisim ad solitas dictas legitime vacatas et quod fiat rithus
seu exequtio in persona et bonis contravenientis et presertim de summa scutorum
viginti mille expensarum , pro qua quidem summa
in casu predicto et pacto possit contra partem contravenientem via exequutiva cum pacto de non opponendo et
variari possit de persona ad bona, et de bonis ad personam et è contra de bonis
ad bona, semel bis et pluries adversus quem rithum et formam presentis
contractus aut ratificationem extremorum non possit una pars contra alteram se
opponere, excipere, defendere, aliquid dicere vel alligare, nec officium
iudicis implorare, prevenire, presertim agere vel compensationem aliquam
alligare, quantumcumque essent legitime perentorie gerere juridice etiam
admittendi et tales quod orirentur ex proprio contractuex quibus exequutio
eveniret retractando et annullando omnis adiecta et ab omni judiciorum limine
excludantur quin prius adimpleant formam, continentiam et tenorem presentis
contractus et pignora super quibus exequutio procedit et effectum habeat nullo
modo adiucentur nec in solutum dentur parti creditrici in nonnullis servatis
soluptionibus in talibus servari consuetis vendantur ad discursum et
distrahantur ultimo emptori et plus offerenti M.R.C. ex quovis alio stilo curiae et ordinactione
in contrarium disponentibus in aliquo non obstantibus quibus et eorum beneficio
cum juramento renuntiaverunt et renuntiant, renuntiantes super premissis
omnibus et singulisexceptionibus, doli, mali, metus et causa actioni,
condictioni in facto sive causa propriorum et si convenerit omnibus et eis
quoque non sit ut predicitur geste dictus magnificus dominus de Tudisco nomine
dicti illustrissimi domini comitis renuncians pro comitu et personarum
potentarum dictique sindaci et procuratores renunciarum expresse omnibus et
quibuscumque privilegijs et gratijs foris, juribus, statutis et alijs de quibus
letari possint et specialiter cum juramento beneficio moratoriae guidatici
supercessoriae triennalis quinquennalis dilactionis, cessionis bonorum,
refugio, domus etiam salvaconductus et cuiuscumque dilactionis alterius maioris
et minoris impetratorum et impetrandorum quibus omnibus et singulis cum
juramento renunciaverunt et renunciant generaliter omnibus et singulis alijs
juribus legibus privilegiis pragmaticis quibus quibus et non scripturis et
talibus quibus dictae partes dictis nominibus vel in aliquo predictorum
invocare se possint aliquatenus vel tueri, et predicta omnia et singula cura
esse eaque attendere et observare et non contrafacere vel venire nec
contravenienti consentire aliquo jure titulo ratione vel causa de jure vel de
facto quomodocumque et qualitercumque juraverunt iterumque juraverunt absoluptionem petere
[a.v.: absolutionem non petere] a juramentis praedictis nec à presenti ultimo juramento
nec petere habilitationem ad effectum agendi, unde ad cautelam dictorum
contrahentium dictis nominibus in futurum heredum et successorum factus est
presens actus transactionis et accordij suis die loco et tempore valiturus et
obstensurus actum in terra Racalmuti et in predicta maiori ecclesia mense die et indictione premissis.
Testes magnificus Marianus Catalano, magnificus
dominus Antonutius Cirami Ar: et Med:
doctor, magnificus Gaspar Lo Giudice, Mazziotta di Neri, Franciscus la
Vecchia de civitate Agrigenti, reverendus d. Joseph de Averna, clericus
Orlandus de Averna, reverendus pater Monserratus de Agrò et magnificus
Hieronimus Riggio.
Ex actis quondam notarij Nicolai Monteleone extracta
est presens copia per me notarium Michaelem Castrojoanne Racalmuti; dictorum
actorum conservatorem collectione salva.
* * *
Nei 27
articoli dell’accordo tra l’università di Racalmuto e il conte del Carretto
abbiamo uno spaccato della vita sociale e civile del nostro paese, nell’ultimo
ventennio del Cinquecento.
All’art. 1
abbiamo la singolare angheria di una gallina o di un galletto che ogni
allevatore di polli doveva al governatore del castello, anche se a prezzo
prestabilito.
All’art. 2
scatta il divieto di andare a lavare i panni alla fontana. La fontana dei nove
cannoli c’era dunque anche allora e doveva avere l’aspetto che si arguisce
dall’ex voto del Monte.
All’art. 3
viene imposta la macina nei mulini del conte, anche se ne viene attenuato il
rigore con una disciplina abbastanza elastica. Interessante il richiamo ai
mulini del Raffo, di cui ancor oggi è possibile ammirare la perizia della
realizzazione, una pregevole opera di ingegneria idraulica del ’500.
L’art. 4
disciplina l’istituto della “baglia”, una magistratura feudale che giudicava
dei piccoli forti e riscuoteva le multe per contravvenzioni ai locali
regolamenti di polizia.
L’art. 5
compendia norme sulla gabella della carne bovina, vaccina, ovina.
L’art. 6
getta spiragli di luce sulle intollerabili angherie personali che massari,
donne di servizio, lavoratori subivano da parte della corte feudale.
L’art. 7 è
quello nodale: reimposta i diritti di terraggio e di terraggiolo al centro
dell’annosa controversia con il conte. Emergono arretrati d’imposta che i
racalmutesi non hanno alcuna voglia di estinguere.
L’art. 8
esonera dal terraggio sul lino, che non crediamo dovesse essere intensamente
coltivato.
L’art. 11
impartisce disposizioni sulle modalità delle estirpazioni delle vigne e sulle
licenze comitali occorrenti.
L’art. 10
concerne la nomina del “rabbicoto” il commissario per il grano.
L’art. 11
contiene giusti divieti ad esigere le contravvenzioni della baglia
in natura come frumento, bestiame, etc.
L’art. 12
concerne le tasse feudali sui mosti.
Con l’art.
13 viene stilato un nuovo accordo sul terraggiolo.
L’art. 14
reimposta invece il diritto del terraggio.
L’art. 15
scende in dettaglio e disciplina i diritti dovuti quando gli abitanti di
Racalmuto detengono campi di stoppie fuori dello stato o mantengono vacue le
terre al di fuori del territorio feudale.
L’art. 16
ribadisce e approva la consuetudine circa il modo di tenere le bestie al tempo
della mietitura nel territorio e nel feudo di Racalmuto e di Garamoli.
Con l’art.
17 viene disciplinato il diritto di portar seco animali quando si va a
coltivare vigne o ‘chiuse’.
Con l’art.
18 si concede una sorta di sanatoria per le
vendite abusive di abitazioni all’interno dell’abitato di Racalmuto.
L’art. 19
detta norme sui tempi e modi di addurre prove nei processi.
L’art. 20
stabilisce una transazione sulle spese processuali fin allora sostenute, una
sorta di reciproca rinuncia alle rispettive pretese.
Con l’art.
21 si stabilisce un rinvio ricettizio delle norme e consuetudini per quanto non
espressamente previsto e stabilito.
L’art. 22
contiene l’assicurazione da parte del conte che per l’avvenire non potranno
essere imposti nuovi tributi, servitù, angherie e consuetudini se non nelle
forme pattizie concertate con il consiglio dell’Università.
L’art. 23
attiene alle forme pubbliche da conferire all’accordo che si è raggiunto.
L’art 24
stabilisce il terraggio per le terre “strasattate”.
L’art. 25
prevede la perpetuità degli obblighi contratti sia da parte del conte che da
parte dell’Università.
L’art. 26
disciplina il terraggio in misura ridotta per le terre ingabellate inferiori a
salme 50.
[1]
) PALAGONIA . N.° 709 ANNI 1613-1749 - N.° 2
[2])
Rabbicoto: commissario del grano.
[3])
A margine dell’analogo fondo Palagonia n.° 709 (f.30v) viene segnato
il termine “terragiolo”, ma è definizione del n.° 14 delle consuetudini ad uso
dei fruitori del XVIII secolo, del tutto spuria rispetto al testo del 1580)
[4])
Annotato a margine di questa consuetudine: “terragioli” (però nel documento del
Fondo Palagonia n.° 631 f. 708v.
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