[articoletto n.° 19quater]
LA
CONTROVERSA BARONIA DEI DEL CARRETTO NEL XV SECOLO
di Calogero
TAVERNA
Il secolo XV vede Racalmuto saldamente in mano a Giovanni del Carretto, figlio di Matteo, di
quell’avventuriero, cioè che si era arrabattato
alla fine del secolo precedente. Henri Bresc vorrebbe questo Giovanni del
Carretto come un disastrato, finito in mano degli Isfar di Siculiana. A noi risulta il
contrario. Lo vediamo rapace esportatore di grano locale dal caricatoio del suo
feudo minore di Siculiana. Appare come creditore dei Martino, socio degli Agliata. Lo
storico francese è perentorio: «La baisse
du prix de la terre - que l’on suit sur la courbe des prix moyens des fief
vendus par la noblesse - oblige - ritorna sull’argomento in pubblicazioni a
spese della Regione Siciliana e nella sua madre lingua, visto che mostra
gallica diffidenza verso un traduttore siciliano di una precedente sua opera
storica di analogo argomento - à un
endettement toujours plus grave et à une gestion très rigoureuse du patrimoine
résiduel. Et l’on s’achemine vers l’intervention de la monarchie et de la
classe féodale dans l’administration des domaines fonciers et des seigneuries:
Giovanni Del Carretto est ainsi
dépouillé en 1422 de sa baronnie de Racalmuto, confiée en curatelle à son
gendre Gispert d’Isfar, déjà maître de Siculiana.»
Attorno alla metà del secolo, subentra nella baronia di
Racalmuto Federico del Carretto. Il 3 agosto 1452 ne viene
ratificata l’investitura stando agli atti del
protonotaro del Regno in Palermo. Un grave episodio di intolleranza
religiosa contro gli ebrei - in cui però preminente è l’aspetto di comune
criminalità - si verifica nelle immediate adiacenze di Racalmuto nell’anno
1474. E’ l’efferata esecuzione dell’ebreo locale Sadia di Palermo. In un documento del 7
luglio 1474, Ind. VII vengono narrate le
circostanze raccapriccianti del crimine. Leggiamo: Il Vicere' Lop Ximen Durrea da' commissione
ad Oliverio RAFFA di
recarsi a Racalmuto per punire coloro che uccisero
il giudeo Sadia di
Palermo, e di pubblicare un bando a
Girgenti per la protezione di quei giudei
Il
Cinquecento si apre con la pia leggenda della venuta della Madonna del Monte. Dominava il barone (non
certo conte) Ercole Del Carretto. Ebbe costui il suo bel da
fare con Giovan Luca Barberi, che sembra essere venuto
proprio a Racalmuto per meglio investigare sulle usurpazioni della
potente famiglia baronale. Il Barberi arriva persino a dubitare sul
concepimento nel legittimo letto di alcuni antenati del povero barone Ercole
Del Carretto. Gli
contesta molte irregolarità d’investitura ed il padrone di Racalmuto è
costretto a ricorrere ai ripari formalizzando i suoi titoli nobiliari presso la
corte vicereale di Palermo, a suon di once. La ricaduta - oggi si direbbe:
traslazione d’imposta - sui disgraziati racalmutesi dovette essere espoliativa.
In compenso - direbbe Sciascia - fu profuso il succo gastrico delle opere di
religione. Non proprio una “venuta” miracolosa, ma una statua di marmo della
Madonna fu certamente fatta venire da Palermo - genericamente si dice dalla
scuola del Gagini - e posta in bella mostra su un altare,
maestosa, della chiesa del Monte, che ad ogni buon conto preesisteva. Ai
parrocchiani, questo non può di sicuro venire predicato. Se ne
scandalizzerebbero oltre misura. Ma qui, in un orecchio, può venire
sommessamente e riservatamente sussurrato. Chi ha orecchie da intendere,
intenda.
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