[Articoletto
n.° 13]
NE’
CASALVECCHIO NE’ SANTA MARIA
di Calogero
Taverna
Le origini di Racalmuto sono pervicamente incrostate
da due falsi storici, peraltro in contrasto fra loro. Da un lato, si indica
Racalmuto insediato a Casalvecchio con questo improbabile toponimo in lingua
volgare sin dai tempi post-arabi; dall’altro, si vuole il centro sito nei
pressi di Santa Maria per volontà di Roberto Malconvenant, sin dal 1108.
Per il primo falso, la più antica testimonianza che
siamo riusciti ad individuare risale al 1869, quando un tal prof. Amato Amati
raccoglieva l’imbeccata che a tal proposito gli forniva il sindaco di Racalmuto
di quel tempo, che crediamo essere stato il notaro Michele Angelo Alaimo (cfr. DIZIONARIO
COROGRAFICO DELL'ITALIA a
cura del prof. Amato AMATI -
Milano -Vallardi, 1869). Vi si legge: « Antica è l'origine di Racalmuto: il suo
nome è di origine arabica. Fu distrutto dalla peste del '300, indi nel
ripopolarsi non occupò il luogo primitivo, che si trova ora alla distanza di un
chilometro, e si chiama Casalvecchio.» La notizia viene, per esplicita
ammissione, riecheggiata dal nostro Tinebra-Martorana, che invero non ha la
pretesa di dare ragguagli incontrovertibili. P. Girolamo M. Morreale S.J. -
ricercatore serio e da noi particolarmente apprezzato - si lascia purtroppo
andare in arbitrarie congetture nella sua storia di “Maria SS. del Monte di Racalmuto” [pag. 24] e tenta di accreditare
la tesi secondo la quale «cessata la peste [del 1355] i Racalmutesi superstiti
non tornarono più nelle loro antiche abitazioni, ma attirati dall’acqua del
Raffo costruirono le nuove case nei dintorni; il paese abbandonato ed il
territorio circostante ebbero il nome di Casalvecchio». Ma a intorbidare del tutto le acque è stato - a
nostro avviso - L’Assessorato Turismo Comunicazioni e Trasporti della Regione
Sicilia che nel n.° 39 del 22 dicembre
1991 de “L’Amico del Popolo” propina infondatezze su Racalmuto come la seguente
«Distrutto Casalvecchio, come riferisce Michele Amari, il nuovo centro abitato
venne spostato di alcuni chilometri e dagli Arabi venne denominato Rahal
Maut...». Il passo dell’Amari non è citato ed è quindi impossibile chiarirne la
fondatezza. Noi crediamo che ci si rifersca alla Storia dei Muslmani, vol. II,
pag. 64. Se è così, l’arbitrio è totale. Vi si parla, sì, di CASTEL VECCHIO ma
è località a quattro miglia da Agrigento, chiamata Raqqâdah (Sonnolenta). Comunque la si giri, non mi sembra proprio
che Racalmuto c’entri proprio. Come nulla ha a che fare - almeno secondo me -
con Casalvecchio. Ritrovamenti archeologici provano magari indediamenti greci e
romani in quelle parti. Nulla di arabo fiinora risulta. Men che meno reperti
attestanti presenze abitative collocabili nel Basso Medio-Evo.
L’arcidiacono Bertando Du Mazel, che
ebbe a fare censimenti nel 1375 (29 marzo) proprio a Racalmuto, nella
documentazione rimessa ad Avignone, attesta l’esistenza di un centro abitato
(appena 136 “fuochi” in case per la gran parte coperte di paglia) che appaiono sparse nei dintorni della
fortezza, quella che noi racalmutesi chiamiamo “lu Cannuni”.
L’altro
plateale falso è l’erezione di una chiesa nel 1108 là dove oggi stanno i ruderi
di Santa Maria di Gesù. E qui la colpa è tutta dei canonici agrigentini,
protesi ad accaparrarsi talune rendite racalmutesi, sotto il nome di Santa
Margherita. Su loro interessate segnalazioni, il PIRRI, attorno al 1641, ebbe a
scrivere: “antiquissimum est templum olim
majus S. Margaritae V. ab oppido ad 3. lapidis jactum, anno 1108, de licentia
Episc. Agrig. à Roberto Malconvenant
domino illius agri extructum...” (pag. 758 delle Notizie della
Chiesa Agrigentina). A tre lanci di
pietra da Racalmuto sorge un’antichissima chiesa che un tempo era quella
maggiore, fabbricata nel 1108, su licenza del vescovo di Agrigento, da Roberto Malconvenant, signore di quel
territorio, attesta dunque l’abate netino. Solo che la notizia si basa su
documenti dell’Archivio Capitolare di Agrigento, che, in base a studi del 1961,
si riferiscono ad altra località, molto probabilmente sita nei pressi di S.
Margherita Belice, come più dettagliamente vedremo in seguito.
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